Verso un nuovo colpo di mano occidentale in Algeria?
- Dettagli
- Visite: 5977
Tunisie-secret, 15 marzo 2013 (trad.ossin)
Cloni dei cyber-collabos tunisini per destabilizzare l’Algeria
Tunise-secret
La Tunisia esporta i suoi terroristi in Siria e i suoi cyber-collabos in Algeria. E’ quanto rivela Luc Michel nell’articolo qui sotto che è stato pubblicato il 13 marzo scorso in cameroonvoice.com, col titolo “Verso un nuovo colpo di mano occidentale in Algeria?”. Il coinvolgimento di Ghannouci e Marzouki (1) nella esportazione della jihad in Siria non è più un segreto per nessuno. Ciò che è meno chiaro, però, è che la Tunisia è diventata la capitale dei cyber-collabos che, secondo una agenda USA, lavorano per distruggere gli ultimi Stati arabi ancora gelosi della propria indipendenza. Da più di un anno, molti giovani attivisti tunisini, che sono stati formati e formattati per distruggere il loro paese, oltre che la Libia, l’Egitto e la Siria, hanno capito di essere stati vittime di un lavaggio del cervello e di manipolazione. Si sono ritirati e non collaborano più con quelli che li hanno abbindolati. Altri, una minoranza conosciuta da tutti, si ostinano nel tradimento e nel mercenariato. Il declino della Tunisia, le migliaia di morti in Libia e in Siria non è loro bastata. Essi continuano il loro sporco lavoro mobilitandosi contro l’Algeria. Denunciarli è diventato un dovere nazionale perché non si tratta più di giovani strumentalizzati a loro insaputa, ma oramai di veri e propri traditori e criminali venduti alle grandi potenze. Di qui l’interesse a diffondere questo articolo di Luc Michel , che traccia l’origine del cyber-collaborazionismo citando le pseudo ONG USA, soprattutto Freedom House e OTPOR, incaricate di reclutare e formare i giovani candidati alla “rivoluzione 2.0”. Notiamo che Samir Dilou, in un comunicato del 13 febbraio scorso, ha smentito l’informazione secondo cui Freedom House avrebbe formato 200 attivisti algerini, come anche l’apertura di un ufficio di Freedom House a Tunisi. Si tratta evidentemente di una menzogna, giacché è stato proprio David Kramer, presidente di questa pseudo-ONG, ad annunciare nel novembre 2012, durante la sua visita in Tunisia, l’imminente apertura di un loro ufficio a Tunisi.
Samir Dilou ha ragione di mentire: è lui stesso membro della Freedom House.
Cameroonvoice, 13 marzo 2013 (trad.Ossin)
Verso un nuovo colpo di mano occidentale in Algeria?
Luc Michel
In Algeria le reti di destabilizzazione sono operative dalla fine del 2010, si sono già fatti la mano in gennaio, poi in agosto-settembre 2011. La crisi libica, l’assalto contro la Siria e le operazioni della NATO in Sahel hanno semplicemente rinviato il momento in vista di un colpo di stato filo-occidentale.
OPTOR/Canvas, ancora e sempre…
Queste reti di destabilizzazione non devono essere confuse con quelle jihadiste incaricate, dal canto loro, di trasformare poi l’insurrezione in guerra civile. Dietro queste reti si ritrovano gli attivisti arabi formati a Belgrado e negli USA da OTPOR e da CANVAS (2), la sua scuola di sovversione. OTPOR, direttamente finanziata e sostenuta dalla CIA e dalle associazioni facenti capo a Soros, ha dirette responsabilità nello scoppio delle sedicenti “rivoluzioni arabe”, attraverso la scorciatoia di colpi di stato striscianti che sono opera dei mercenari USA e della NATO. Si tratta puramente e semplicemente di questo, come non ci siamo stancati di dire fin dal primo colpo di stato, accuratamente orchestrato e preparato dai servizi speciali della NATO. Con l’aiuto di mercenari occidentali, i professionisti della destabilizzazione made in NATO, “OPTOR & C.”…
Srdja Popovic, che ora dirige il Center for Applied Nonviolent Action and Strategies (CANVAS) con sede a Belgrado (Serbia), lo ha confermato nel marzo 2011 in una intervista accordata all’Associated Press. I veterani del movimento OTPOR – quelli che hanno provocato la caduta di Milosevic a Belgrado nell’ottobre 2000 – hanno mantenuto operativa l’organizzazione cominciando a formare in Serbia e negli USA dei mercenari filo-occidentali specializzati nell’arte della sovversione, col pretesto di una “rivoluzione pacifica” (sic). Essi hanno formato uno dei più importanti gruppi protagonisti della rivoluzione in Egitto e precisano di “avere influenzato la ribellione libica”. “E’ probabile che alcuni gruppi di giovani libici abbiano ricevuto consigli, sul modo di rovesciare il leader libico Muammar Gheddafi, dai militanti egiziani che noi avevamo formato”, ha dichiarato l’ex capo di OTPOR Popovic. OTPOR ha anche organizzato dei gruppi in Tunisia, in Yemen, in Bahrein, in Marocco. E in Algeria (3). Noi abbiamo approfonditamente analizzato i due colpi di mano occidentali tentati in Algeria in gennaio e settembre 2011. Consigliamo ai lettori interessati di leggerle (4).
Verso una nuova aggressione dell’Algeria: “blogger addestrati dalla CIA in Tunisia”
Rieccoli dunque questi mercenari dell’agitazione politica che si interessano di nuovo dell’Algeria. Leader del Partito dei lavoratori algerini (sinistra laica), Louisa Hanoune ha rivelato domenica scorsa, durante un comizio ad Annaba in occasione della Giornata internazionale della donna, che “una società statunitense privata recluta più di 200 giovani algerini residenti in Tunisia per servirsene nel prossimo episodio della primavera araba previsto tra poco in Algeria”. Il numero di blogger algerini coinvolti in questo programma è di 200, impegnati ad “individuare le restrizioni delle libertà in Algeria e a definire i bisogni sociali della popolazione “. Alcuni hanno la missione di “documentare gli avvenimenti del decennio nero in Algeria e gli abusi di potere durante gli anni 1990”.
Hanoune ha poi “confermato la presenza di altre organizzazioni non governative appartenenti ai servizi di informazione statunitensi che lavorano per la destabilizzazione dell’Algeria, approfittando delle condizioni socio-economiche difficili delle regioni del sud dell’Algeria dove si assiste ad un proliferare di slogan stranieri che chiedono la secessione”.
Secondo il quotidiano algerino Al-Fajr, “sembra che il Movimento per la Rinascita (Ennahda) (5) lavori in coordinamento con la società statunitense Freedon House per reclutare 200 giovani blogger algerini e farli attivare sui siti dei social network o per organizzare dei forum che denuncino una sedicente crisi in Algeria e addirittura un restringimento delle libertà nel paese”. Il tutto nell’ambito di un programma dal nome seguente: “Nuova generazione di militanti per la democrazia in Algeria”.
Scenario di tipo libico in Algeria
Un programma che mira a destabilizzare l’Algeria, supervisionato dietro le quinte dal ministro tunisino per i diritti dell’uomo ed esponente del Movimento per la Rinascita, Samir Dilou. Perché il cavallo di Troia filo-occidentale è già stato piazzato all’interno stesso del regime, che ha aperto a formazioni islamiche sedicenti “moderate”.
Uno scenario che ricorda la Libia di Gheddafi dove l’ala liberale filo-occidentale, venuta alla ribalta nel 2003, ha destabilizzato la Jamahiriya e preparato il colpo di stato del CNT. Questi liberali, anche lì alleati ad islamisti come Mustapha Abdeljalil, avendo assunto il comando del CNT (6).
Anche la Libia, dal 2003, aveva un’ala liberale, opposta a quella dei socialisti patrioti. Ed era guidata da Seif Al Islam (7) che ha portato liberali e islamisti (come il presidente dello pseudo CNT Abdel Jalil) al potere.
Conviene leggere le pagine rivelatrici di Bernard-Henry Levy su Seif nel suo ultimo libro di auto-propaganda personale “La guerra senza amarla”, dove pone una domanda scioccante: “Come ha potuto lui che era dei nostri (l’espressione è sua) correre in difesa del padre?”…
Il regime libico è stato destabilizzato ed attaccato dall’interno, fin dal 2003. Prima che bombe, eserciti e mercenari della NATO e degli USA venissero a concludere il lavoro. Io ho vissuto dall’interno questa conquista della Libia, al fianco dei nostri compagni socialisti del MCR. Noi abbiamo visto come le illusioni di Tripoli sulla coesistenza pacifica e l’economia globalizzata, ma anche sul dialogo con “gli islamisti moderati”, hanno permesso ai liberali libici di trasformarsi in cavallo di Troia e preparare l’aggressione esterna. Tutti questi liberali, ad eccezione del figlio di Gheddafi che ha poi scelto la fedeltà verso suo padre e la sua patria, si sono poi ritrovati nella giunta di Bengasi, e poi oggi nella istituzioni fantoccio della Libia ri-colonizzata.
Ancora e sempre i Fratelli mussulmani
Il quotidiano Al-Fajr svela che “si è tenuto un corso di formazione alla disobbedienza civile, patrocinato dal Movimento per la Rinascita (Ennahda), in collaborazione con Freedom House”. Ora, il ramo algerino di questa organizzazione è diretto da Abdul Razzaq, vice presidente del Movimento della società per la pace, un movimento che è il rappresentate algerino dei Fratelli Mussulmani.
Washington non ha – beninteso – mai rinunciato a imporre la sua sedicente “primavera araba” in Algeria. E, come dovunque altrove, la punta di lancia della sua politica imperialista sono i suoi vecchi protetti – dal 1947 … prima i Fratelli Mussulmani erano aiutati dai Nazisti del II Reich – i Fratelli Mussulmani!
Noi abbiamo analizzato anche approfonditamente analizzato il ruolo degli islamisti algerini, salafisti e Fratelli mussulmani, nell’assalto contro l’Algeria organizzato da USA e NATO. Rinviamo il lettore a queste analisi (8)
L’utilizzazione del secessionismo Cabile per destabilizzare l’Algeria
Per realizzare uno scenario di tipo libico, occorre anche una “Bengasi algerina”. E’ esattamente il ruolo assegnato alla riattivazione del secessionismo Cabile, argomento tabù in Algeria dove si preferisce parlare dei “problemi del sud”. La segretaria generale del Partito dei Lavoratori (PT), Louisa Hannoune, mette così “in guardia contro una eventuale sollevazione del sud algerino se le autorità non agiranno il più in fretta possibile per contenere la situazione e dare risposte alle rivendicazioni dei giovani di questa regione.
Sempre in occasione del comizio ad Annaba, la segretaria generale del PT ha “rivelato l’esistenza di alcuni rapporti redatti da organizzazioni occidentali, relativi al rispetto dei diritti umani, che hanno ad oggetto la debole crescita registrata nella regione Cabila e nel sud del paese, meravigliandosi del fatto che questo fatto avrebbe un vero legame con le velleità separatiste di Ferhat M’henni” (9).
Echorouk online scrive che Louisa Hanoune ha anche lasciato intendere che “alcune ONG finanziate dai servizi segreti USA mirano a destabilizzare il paese, approfittando delle situazioni difficili che esistono nelle regioni del sud, in cui si sono recentemente levate delle voci separatiste. Nonostante abbia sottolineato l’attitudine eroica e lo spirito nazionalista constatato tra la popolazione del sud che è fortemente attaccata all’integrità nazionale, ella ha rilevato, per contro, l’esistenza di importanti anomalie che occorre affrontare, invitando a risolvere i problemi sociali della popolazione del sud”.
Hanoune ha concluso, assai giustamente, sul “pericolo che minaccia il paese se Bouteflika non affronterà con urgenza queste questioni onde evitare al paese i tormenti della guerra in Mali ed un eventuale intervento straniero nel paese che alcuni Stati e organizzazioni preparano”.
Il 2013 sarà veramente l’anno di tutti i pericoli per Algeri. Una Algeria isolata con dei governi islamisti in Tunisia, Libia ed Egitto, col tradizionale nemico marocchino dove pure gli islamisti sono al governo, infine con un Sahel dove NATO e AFRICOM sono sempre presentissimi, grazie all’intervento nel Mali.
(1) Rachid Gannouchi è il capo del partito islamista di maggioranza Ennahda. Moncef Marzouki è il presidente della Tunisia
(2) Su OPTOR e Canvas, vedi: http://www.ossin.org/analisi-e-interventi/canvas-otpor-google-dipartimento-stato-usa.html
(3) Documenti e foto sulla rete OTPOR-CANVAS : http://www.facebook.com/pages/SOLIDARITE-ALGERIE-SOLIDARITY-ALGERIA/132174676879663#!/media/set/?set=a.108354945911450.16812.100002108352182
(4) Sul colpo di stato strisciante del settembre 2011, cfr :
http://www.elac-committees.org/2011/09/17/luc-michel-assaut-organise-ce-17-septembre-2011-contre-l%e2%80%99algerie-comme-en-libye-et-en-syrie-le-meme-complot-americano-sioniste/
(5) Il partito islamista che ha ottenuto la maggioranza relativa alle elezioni legislative
(7) Saif al-Islam Mu'ammar Gheddafi è il secondogenito dell'ex premier libico Muammar Gheddafi, e unico maschio sopravvissuto della famiglia agli attacchi NATO e islamisti. Il 19 novembre 2011 viene annunciato il suo arresto presso il confine tra la Libia e il Niger ed il suo trasferimento in aereo presso il carcere di Zintan, dove è detenuto tuttora in stato di isolamento. Il suo avvocato nel luglio 2012 ha denunciato la mancata tutela dei diritti del figlio dell'ex leader libico: “I diritti del mio cliente Saif Al-Islam Gheddafi sono stati irrimediabilmente compromessi nel corso della mia visita a Zintan – ha detto Taylor – Fra l’altro le autorità libiche hanno deliberatamente indotto in errore la difesa riguardo alla sorveglianza dei colloqui. Hanno anche confiscato documenti coperti dal segreto professionale e tutelati dalla Corte penale internazionale”.
(9) Cantante e leader del MAK, movimento per l’autonomia della Cabila, regione algerina di popolazione berbera