L’Algeria, tra l’avidità degli uni e il patriottismo degli altri
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Elogio del presidente Bouteflika
L’Algeria, tra l’avidità degli uni e il patriottismo degli altri
Djerrad Amar
Vi sono situazioni e fatti che obbligano a reagire per potersi spiegare o per poterle chiaramente smentire. Quanto accade sulla scena politica algerina, specialmente negli ultimi mesi, sarebbe ridicolo o addirittura privo di interesse, se non mirasse a creare disordine. Se si considera il momento, le tattiche di attacco, i temi di propaganda, gli obiettivi sottesi, si può facilmente dedurre che si tratta di una prosecuzione delle campagne di destabilizzazione, dopo il fallimento di tutte le precedenti, compresa quella di Tiguentourine.
I “manovratori” non si rassegneranno fintanto che il contesto internazionale lo premette, dà loro speranze. L’orda servile non rinuncerà se non quando avrà esaurito i suoi argomenti e, soprattutto, fin quando sarà guidata dalla cupidigia. E’ organizzata, disponendo di media, di “pensatori”, di portavoce, di analisti e manipolatori. Non può crescere senza un sostegno politico e materiale estero, vale a dire finanziario, ma esso gli viene fornito “sotto condizione”; sempre per avere dei vantaggi in caso di presa del potere.
Da anni tutti questi ambienti – tra cui quello chiamato “opposizione algerina all’estero”, finanziato da gruppi di interesse locali ricchi e/o stranieri legati al grande capitale – si accaniscono sull’Algeria e soprattutto sul suo esercito invincibile che impedisce l’auspicata “primavera”, o sul suo presidente “dittatore” che ostacola loschi arricchimenti, varando misure ferme. Occorre dunque attaccarli e accusarli, l’esercito e il presidente, utilizzando i medesimi registri dei tecnici della manipolazione, vale a dire la persuasione o la suggestione mentale, cercando di alterare la capacità di giudizio del pubblico. Per fare ciò si suscita la paura e l’angoscia, si divulgano false informazioni, si utilizzano pressioni fisiche e psichiche, si cercano capri espiatori e, soprattutto, si demonizza l’avversario per neutralizzarlo, inventando le accuse più strambe, e ciò per indurre la gente a condividere le loro convinzioni.
Si sottolinea che c’è stato bisogno della malattia del Presidente perché essi abbiano trovato, all’unisono, il pretesto – perfino abietto- di rilanciare il loro progetto di destituirlo, diffondendo notizie menzognere. Da Parigi e da Londra, passando per certe “code” mediatiche di Algeri, si sono messi d’accordo, non certo per informare, ma per gettare senza sosta ombre sul presidente – descrivendolo in termini malevoli, meschini, pieni di approssimazione – sfruttando vergognosamente la sua malattia per obiettivi contrari agli interessi del loro paese, per mettere in agitazione il paese e istaurare il disordine. Sono giunti perfino a criticarlo per essersi andato a curare in Francia invocando il pretesto che il popolo è, qui, mal curato e che non gode degli stessi privilegi. Tutti sanno che è una questione di tecnologia specialistica e non di medici. In realtà volevano che crepasse per lasciare libera la piazza. Che bassezza!
Contrariamente a quello che insinuavano, la malattia dell’uomo di stato ha consentito degli utili chiarimenti. Abbiamo infatti capito, tra l’altro, che la temporanea incapacità di un presidente non produce dei pericoli particolari e non influenza necessariamente il normale funzionamento delle istituzioni. La campagna portata avanti, sui rischi e i pericoli, era solo nella loro testa, senza alcun rapporto con la realtà delle cose. “Non tutto il male viene per nuocere”, si dice. E infatti è nella disgrazia che si riconoscono i veri amici.
Si rimprovera al Presidente Bouteflika di non rappresentare gli Algerini, “decretando” che egli è stato “malamente eletto”. Si specula dipingendo strambi scenari, illogici e contraddittori. Lo si presenta in conflitto con l’esercito e gli apparati di sicurezza. Ci si affanna a dipingere l’esercito come se fosse diviso. Si ritorna sull’argomento qualche giorno dopo per dire il contrario. Si è giunti perfino, in un fetore di pensiero unico, a chiedere all’esercito di destituirlo mostrandosi sicuri che l’avrebbe fatto, dimenticando che una simile azione è propria delle dittature, dalle quali L’Esercito Nazionale Popolare attuale è completamente lontano.
L’alienazione di questi oppositori è tale che essi non si rendono conto di mostrare in tal modo più la loro mancanza di probità e di esperienza, che un soprassalto “patriottico” diretto a “salvare” il paese dalla “deriva”. E quando tutti questi argomenti non producono effetto, si attribuiscono allora al presidente dei poteri esorbitanti che è difficile capire da dove possa attingere.
Si sospetta così il presidente di tendenze fellone, accusandolo di essere amico del Marocco, addirittura di non essere di origine algerina. Ma le stesse persone lo rimproverano di mantenere chiuse le frontiere col Marocco, lo denigrano e lo collocano nello storico “clan di Oujda”, una ben nota tattica di manipolazione che intende dividere credendo di poter risvegliare i “vecchi demoni”. Alcuni parlano perfino dell’esistenza di un “clan Bouteflika-tlemceniano” che ha maggiore potere di quanto ne abbiano le istituzioni! Che scoperta! Sarebbe dunque più forte dell’esercito o è invece sostenuto dall’esercito? In quest’ultimo caso, la cosa non potrà che fare bene all’Algeria! E infine alcuni mascalzoni sono giunti a sostenere che il presidente avrebbe “riabilitato” il salafismo, cosa che nemmeno il più mediocre manipolatore oserebbe affermare. Sì, quando sono a corto di argomenti, questi oppositori sono campioni di chiacchiere, dispensando consigli dei quali non sopporteranno le conseguenze e critiche quando si tratta del lavoro degli altri.
Il Marocco effettivamente moltiplica i suoi atti di ostilità perché l’Algeria non si è piegata alle sue richieste di riaprire le frontiere. E questa cosa è stata decisa proprio da questo Presidente che si vorrebbe esporre sulle Gemonie (scalinata sulle pendici del Campidoglio, dove nell’antica Roma venivano esposti i cadaveri dei giustiziati, prima di gettarli nel Tevere, ndt). Gli “oppositori” di cui parliamo usano ogni argomento per interesse, rivalsa o frustrazione, per non avere beneficiato di un pizzico di potere, o per abbrutimento o ignoranza.
Niente di tutto quello che hanno detto è vero. Solo chiacchiere, menzogne e manipolazioni, contro un patriota che ha posto fine all’arricchimento facile e illecito assumendo delle misure economiche e giuridiche che nessuno aveva prima osato prendere. E i nostri “oppositori” vengono piuttosto “orientati” dai loro padroni he stanno in Francia, in Inghilterra o nel Qatar.
La verità è che questi ambienti non perdonano al presidente di avere concluso la pace coi terroristi, varando il progetto di “concordia civile” che ha posto fine all’instabilità, perché essi si arricchiscono approfittando del disordine. Il presidente Bouteflika li ha così neutralizzati, ponendo termine alle loro speculazioni. E certamente essi raddoppieranno la loro virulenza dopo la recente decisione di istituire un controllo sulle “uscite” dei capitali. Lo Stato algerino cerca da molto tempo di porre fine al danno che rappresenta il salasso delle valuta esportata all’estero, attraverso dubbie importazioni e trasferimenti illeciti. La verità è che è stato proprio il presidente Bouteflika a porre un termine alla loro insaziabile ingordigia (perché loro mangiano tutto senza saziarsi fin dal tempo di Chadli; fino a svuotare la cassa), ed è per questa ragione che essi si sono coalizzati per attaccarlo su tutti i piani. Essi si auguravano che il terrorismo fosse continuato, perché vi trovavano il loro tornaconto.
Bouteflika è ancora il presidente dell’Algeria fino alle prossime lezioni che si avvicinano. Diverse personalità che hanno già governato fanno la ressa per essere i “favoriti” di questo esercito, che peraltro fustigano, sperando di essere aiutati a vincere o addirittura che si manipolino le urne in loro favore. Di questo si tratta.
L’ANP (l’esercito nazionale del popolo) è l’erede dell’ALN (l’esercito di liberazione nazionale) e anche Bouteflika. Il DRS (il servizio di informazione) è il fiore all’occhiello dell’esercito. Questo esercito popolare e i suoi quadri sono la colonna vertebrale dell’Algeria. Esso è composto da patrioti che continuano a sventare tutti i complotti che si sono succeduti dalla indipendenza. Esso non si ingerisce nella politica se non in caso di grave attentato alla sicurezza e alla sovranità popolare, in conformità con quanto prevede la Costituzione.
Noi non crediamo che attualmente sia suo interesse di immischiarsi nella scelta dei futuri governanti. Le istituzioni sono abbastanza forti da assicurare da sole la stabilità e la continuità. Prova ne sia la vacanza dovuta alla malattia del presidente, anche se si sono mossi cielo e terra per dimostrare che vi sarebbe stato il disordine se non fosse stato immediatamente sostituito, invocando per questo l’articolo 88 della Costituzione. Ma niente di tutto questo è accaduto.
Se un tempo era l’esercito a decidere tutto quello che era strategico e addirittura alcuni dettagli, è perché le nostre istituzioni erano incapaci di modernizzarsi e di mettersi a livello. E’ perché non c’era una élite, degli uomini competenti, integri e onesti, capaci di governare un popolo – privo di punti di riferimento e in maggioranza analfabeta al tempo dell’indipendenza – che mancava di tutto. Le sparute élite che hanno guidato l’indipendenza hanno finito per diventare antagoniste, addirittura nemiche. E ciò poneva il paese in una situazione grave. Il paese rischiava di cadere nelle mani di avventurieri cupidi che avrebbero potuto portarlo verso l’incognito, soprattutto dopo sette anni di guerra contro le forze coloniali. In quell’epoca era molto meglio per il paese e per la sua stabilità che esso fosse guidato dall’esercito, sola istituzione solida, piuttosto che da un potere civile che non disponeva di istituzioni adeguate o di élite competenti e patriote, perfino dopo 40 anni di indipendenza. La prosperità, il progresso e la tranquillità non possono aversi senza un esercito omogeneo e potente.
Un governo viene apprezzato per i suoi risultati e per le sue capacità di organizzare e assicurare la coesione sociale e non per la sua propaganda e la sua capacità di manipolare o reprimere.
La maggioranza degli Algerini, ma anche degli stranieri, riconosce che la presidenza di Bouteflika ha prodotto grandi realizzazioni in tutti i campi. Il livello di vita è considerevolmente migliorato, i cittadini sono più liberi, la libertà di espressione è reale anche se qualcuno ne abusa servendosene come alibi o sotterfugio per nuocere al paese; il paese dispone di riserve e divise importanti “protette” (dai predatori in agguato) che stimolano la cupidigia di molti, che si impegnano a destabilizzare il paese per accaparrarsele, di qui la loro insistenza per allontanarlo il più presto possibile. Ovviamente la propaganda dice che Bouteflika non ha fatto niente e che i 200 miliardi di dollari di riserva sono solo il frutto della vendita degli idrocarburi e di circostanze favorevoli. In parte è vero, ma un simile exploit non sarebbe stato possibile senza un clima di pace che rilancia la produzione e riduce gli sprechi. Perché allora i predecessori non hanno fatto lo stesso? Restano, è vero, delle insufficienze nella gestione dei servizi pubblici, nella utilizzazione delle competenze e questa maledetta corruzione; mali che tuttavia non sono specifici dell’Algeria.
La maggioranza degli Algerini conosce questi falsi oppositori, questi energumeni, questi felloni. Sanno che le loro sono solo dispute per il potere tra gente che si conosce, che era al potere e poi è stata allontanata per diverse ragioni, talvolta a causa di sperperi o per incompetenza, spesso per ragioni legate al cambio di potere. Essi non hanno mai fatto niente di importante, salvo il disordine e una guerra civile, quando erano al potere. Dire che adesso faranno meglio e subito, nelle medesime condizioni e con la mentalità che dimostrano di avere, è un inganno.
Quello che noi sentiamo e vediamo, qui e là, sono solo menzogne, manipolazioni e diversioni finalizzate al potere e sostenute da forze straniere.
Non vi sarebbe niente di tutto questo se non vi fosse all’orizzonte questo tesoretto di 200 miliardi di dollari. Senza di esso, l’Algeria sarebbe dimenticata, lasciata ai suoi sogni.
Diffidiamo dunque! Questi finti oppositori cercano solo i loro interessi personali tentando di manipolare i nostri figli, spingendoli ingannevolmente a ribellarsi, mentre i loro rampolli fanno affari e attendono di essere piazzati da qualche parte. E’ un “armiamoci e partite”. Non ci sono morale né sentimenti nel loro comportamento, ma solo interessi e nient’altro.