Ma quale pagina intende voltare, signor Macron ?
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Ma quale pagina intende voltare, signor Macron ?
Ahmed Bensaada (10 dicembre 2017)
Ma che cos’è questa mania che ha preso i presidenti francesi post-indipendenza algerina di mostrarsi per strada, ad Algeri o in altre città algerine, durante i loro viaggi ufficiali ? Vogliono tutti rivivere l'epopea di Napoleone III quando scopriva, nel XIX secolo, il suo « regno arabo » ? Hanno tutti nostalgia dei bagni di folla del generale De Gaulle che, nel 1958, pronunciò i famosi « Vi ho capito ! » o, peggio, « Viva l’Algeria francese ! » ? Oppure amano tanto i dolcetti e i confetti che piovono dai balconi ?
Si è mai visto un presidente algerino pavoneggiarsi sugli Champs-Elysées, acclamato da una folla francese che gli dà il benvenuto?
Il presidente Macron non è dunque venuto meno alla regola durante il suo recente e breve viaggio ad Algeri, giusto per mantenere quella che è oramai diventata una tradizione franco-algerina, purtroppo unilaterale. Dolcetti, confetti e bagno di folla c’erano ovviamente, quel mercoledì 6 dicembre per l’occasione soleggiato.
E’ andato spontaneamente incontro a questo popolo d’Algeri. Qualche bambino scherzoso, che gli arrivava al ginocchio, gli ha rivolto un « One, two, three, viva l’Algérie ». Un adulto gli ha augurato il benvenuto precisando « siamo un solo popolo, il popolo francese e il popolo algerino ». Guarda un po’, vestigia del periodo coloniale ? Questo signore avrà letto le parole dello scrittore Boualem Sansal [1] « L'Algeria, è la Francia, e la Francia, è l’Algeria ! » ?
Un giovane Algerese è riuscito a stuzzicare il giovane presidente, trascinandolo sul terreno del passato coloniale. Non riuscendo a convincerlo, Macron gli ha chiesto: « Ma lei, quanti anni ha ? ». Quando il giovane gli ha risposto di avere 26 anni, il presidente ha ribattuto seccamente: « Ma lei non ha mai conosciuto la colonizzazione ! Che cosa mi viene a fare confusione ? Lei, la sua generazione, deve guardare al futuro ».
Certamente, i giovani devono dimenticare la colonizzazione e guardare al futuro. E’ la reazione di un ex colonizzatore, o quella di un amico, come ha confidato esclusivamente a El Khabar e El Watan [2] (due giornali, pare, vicini all’ambasciata di Francia) ? Macron non è l’unico a sollecitare questa volontaria amnesia verso oltre un secolo di colonizzazione. Kamel Daoud, un autore algerino tanto « ammirato » dall’inquilino dell’Eliseo [3], lo ha ripetuto spesso: « Lo sfruttamento del concetto di colonizzazione dell’Algeria deve cessare » [4], « Lo sfruttamento commerciale della Guerra di Algeria deve cessare » [5] o « Il postcoloniale mi soffoca » [6].
Sul versante dei media francesi, il ritornello canticchiato all’unisono è quello che « Macron vuole voltare pagina ». Ma quale pagina il presidente vuole voltare ? Ne ha scelta una in particolare ? Una che figura nell’enciclopedia delle atrocità perpetrate dal colonialismo francese ? Da dove cominciare e dove finire ? 132 anni di torture, vendite di orecchini insanguinati e di braccialetti ancora attaccati ai polsi, di fame, di miseria economica e intellettuale, di stupri e di centinaia di migliaia di morti durante le rivolte che si sono ripetute dall’occupazione fino all’indipendenza dell’Algeria.
Signor presidente, ha scelto una pagina ? Forse quella dei crani di valorosi combattenti algerini curiosamente conservati nel museo dell’Uomo a Parigi ?
Ricordiamo che lo scorso febbraio – meno di dieci mesi fa – quando era ancora candidato alla presidenza, Macron dichiarò ad Algeri, a proposito della colonizzazione:
« E’ un crimine. E’ un crimine contro l’umanità. E’ una vera barbarie e appartiene a quel passato che dobbiamo guardare in faccia presentando anche le nostre scuse a quelle e quelli contro i quali abbiamo compiuto questi gesti. Nello stesso tempo, questo passato non è tutto da cancellare, e questo non mi dispiace perché c’è qualcosa di buono che vale per l’Algeria: la Francia ha portato i diritti dell’uomo in Algeria, solo ha dimenticato di leggerli » [7].
Queste parole avevano suscitato proteste in Francia. E lui le ha ritrattate. La discussione col giovane Algerese dimostra l’ampiezza del suo ripensamento.
Perché allora non ha continuato, se davvero voleva voltarla questa pagina !
Diverse personalità sono state invitate a questo viaggio presidenziale. Tra essi, lo storico Benjamin Stora e il cineasta Alexandre Arcady, due pied-noir originari della comunità ebraica dell’Algeria. Specialista di storia di Algeria, Stora è stato soprannominato « lo storico che mormora all’orecchio del presidente [Macron]» [8]. Tutto fa dunque pensare che sia stato invitato per servigli da volta-pagina. Bisogna dire che lo storico è un esperto, anche lui, di volta-faccia, soprattutto quando sposa quella del presidente.
In febbraio diceva che la colonizzazione è davvero un crimine contro l’umanità: « Da moltissimo tempo gli storici hanno fornito le prove di massacri, di crimini, di torture durante il lungo periodo della colonizzazione », precisava [9].
A dicembre, rispondendo a una domanda sul rapporto tra l’età di Macron e la sua propensione a « voltare pagina », ha dichiarato che il presidente «non ha lo stesso rapporto di temporalità con questa storia perché, non solo è nato dopo la guerra d’Algeria, ma non ha relazioni “fisiche” con l’Algeria attraverso la famiglia o altro » [10].
Così l’età del presidente sarebbe un argomento nella sua volontà di « voltare pagina » su alcuni gravi avvenimenti storici e nel suo gran desiderio di guardare al futuro.
Se così fosse, « colui che mormora all’orecchio » potrebbe quindi spiegarci ad alta voce perché Macron ha solennemente commemorato il 75° anniversario del Rastrellamento del « Vel d'Hiv » (Velodromo d’inverno, ndt), un fatto accaduto nel 1942, vale a dire 8 anni prima della nascita del padre ! Il presidente francese ha riconosciuto la responsabilità della Francia nella deportazione di migliaia di persone di confessione ebraica, con grande soddisfazione del governo israeliano e Benjamin Netanyahu invitato per la circostanza [11]. Ha approfittato dell’occasione per fare un altro piacere al « caro Bibi », affermando che « l'antisionismo è la forma reinventata dell’antisemitismo », una stupidaggine già enunciata da un certo Manuel Valls.
Fatto sta che Stora ha dato qualche lezione di storia « live » al presidente durante la sua passeggiata algerese. Davanti alla statua dell’Emiro Abdelkader, l’universitario ha declamato la sua lezione : « L'emiro oppose grande resistenza alla penetrazione coloniale francese. Ebbe poi la forza di trovare la strada della riconciliazione pur restando fedele a se stesso. Il suo percorso è esemplare » [12].
Ma è Alexandre Arcady che si è preoccupato di mostrargli il « Milk Bar », precisando trattarsi del « caffè dei pied-noir che venne colpito da un sanguinoso attentato » [13]. Un attentato provocato da una bomba posta il 30 settembre 1956 e di cui si parla nel famoso film « La Battaglia d’Algeri ». Si riferiva a questo fatto Larbi Ben M’Hidi, eroe della Rivoluzione algerina, quando pronunciò la celebre frase : « Dateci i vostri aerei e noi vi daremo le nostre culle ! » [14].
Nativo di Algeri, Alexandre Arcady lasciò l’Algeria con la famiglia nel 1961, poco prima dell’indipendenza. Da giovane ha fatto parte del movimento giovanile sionista « Hachomer Hatzaïr ». Nel 2013, ha patrocinato la serata che ha celebrato il centenario dell’organizzazione [15]. Tra il 1966 e il 1967, ha vissuto in Israele, in un kibbutz vicino alla frontiera libanese. Era durante la guerra arabo-israeliana del 1967 [16].
Arcady ha portato sugli schermi il romanzo di Yasmina Khadra « Quello che il giorno deve alla notte », una storia d’amore che idealizza la relazione colonizzatore-colonizzato tacendo sulla miseria e l’oscurantismo nei quali le popolazioni autoctone sono state mantenute dal colonialismo. Qualcuno l’ha perfino accusato di avere scritto questo romanzo per compiacere i nostalgici dell’Algeria francese. Ha dichiarato al giornale La Croix : « Per me non c’è alcun dubbio: l’Algeria, che è il mio paese, è anche il paese dei pied-noir. Ogni pied-noir, per me, è un Algerino, e non dirò mai il contrario. Restano nella nostra memoria, di noi Francesi ed Algerini, queste amicizie ferite, questo vicinato sparito… » [17].
Quando uscì il film, un giornale algerino titolò, non senza ironia: « Gli effetti positivi della decolonizzazione secondo Arcady » [18].
La cosa non pare aver dato fastidio al cineasta del kibbutz, che si considera sempre uno specialista della gioventù algerina: « I giovani di questo paese desiderano che la si smetta con le vecchie discussioni; vogliono che le porte si aprano, e che si aprano gli occhi ! » [19].
Alexandre Arcady, un altro « volta-pagina » ?
A proposito di scrittori algerini, Macron ama bene circondarsene. Ma non tutti. Per la sua colazione algerina, ne ha invitati quattro: Kamel Daoud, Maïssa Bey, Adlène Meddi e Boualem Sansal. Stranamente i primi tre hanno lo stesso editore: le edizioni « Barzakh » (assai vicine all’ambasciata di Francia, secondo fonti bene informate). Nella lista mancava solo Ferial Furon. Macron non ha avuto fortuna, giacché avrebbe potuto raccontargli le prodezze di suo nonno, illustre tagliatore di orecchie dei valorosi resistenti algerini.
Ma c’è da chiedersi perché il presidente francese abbia pensato bene di incontrarli ad Algeri durante una visita lampo, quando aveva tutto il tempo di intrattenersi con loro in Francia, giacché è in questo paese che questi scrittori passano la maggior parte del tempo (salvo, forse, Maïssa Bey).
Si tratta sicuramente di un modo « culturale » di veicolare il messaggio politico del « volta pagina » e dell’effetto positivo della colonizzazione. Altrimenti avrebbe invitato altri scrittori algerini, soprattutto il più grande di loro nella persona di Rachid Boudjedra. Ma quest’ultimo non fa parte di questo club selezionato e il ricevimento non aveva niente a che vedere con la letteratura.
Gli autori scelti sono stati definiti dalla stampa francese come « figure trasgressive della scena algerina » [20], « voci libere o fonti di irritazione per il governo » [21] o come « figure dell’opposizione al regime » [22]. Ma questa stampa benevola passa tuttavia sotto silenzio la loro posizione sulla colonizzazione.
E come si può non essere invitati quando si hanno simili opinioni? Giudicate voi.
Boualem Sansal : « In un secolo, a forza di braccia, I coloni hanno, di una palude infernale, preparato un paradiso luminoso. Solo l’amore poteva osare una simile sfida… Quarant’anni è un tempo onesto, ci sembra, per riconoscere che questi fottuti coloni hanno amato questa terra più teneramente di noi, che siamo i suoi figli » [23].
Kamel Daoud : « La terra appartiene a chi la rispetta. Se noi Algerini ne siamo incapaci, tanto vale restituirla ai coloni » [24].
O ancora:
« Si osa allora il tabù perché è un grande sogno ad occhi aperti: un’Algeria che non avesse cacciato i Francesi algerini, ma che ne avesse fatto l’avanguardia del suo sviluppo, della sua economia e il vivaio della sua risorsa umana » [25].
Quanto ad Adlène Meddi, non ha esitato a pubblicare le elucubrazioni più stravaganti di Michel Onfray nelle pagine del giornale che dirigeva, « El Watan Week-end ». Ecco che cosa Onfray ha scritto sulla guerra di indipendenza algerina: « Dall’8 maggio 1945 e la repressione di Setif e Guelma, è anche dimostrato che i militanti dell’indipendenza si sono augurati che si chiudesse ogni spazio sul versante della pace, dei negoziati, della diplomazia, dell’intelligenza, della ragione. Le ricordo in proposito che sono stati gli Algerini a scegliere la strada della violenza e sono perciò responsabili della maggior parte delle morti nel campo… algerino! » [26].
Inezie che hanno sollevato un coro generale di proteste in Algeria [27], ma che non sono riuscite a smuovere il rigido silenzio di Meddi e di El Watan.
Durante il pasto, oso immaginare Arcady seduto tra Sansal e Daoud. Tra Sansal che è stato nello Stato ebraico con la benedizione del CRIF (Consiglio rappresentativo della comunità ebraiche in Francia) e Daoud che ha confessato « Perché non sono “solidale” con Gaza » [28], mentre le bombe israeliane massacravano i Palestinesi nel 2014.
Pur convinto della squisitezza dei piatti serviti durante la colazione presidenziale – cucina francese oblige -, mi auguro solo che Maïssa Bey abbia potuto prendere la parola. Avrebbe potuto raccontare come suo padre venne rapito e torturato dall’esercito francese e il suo corpo gettato ai cani [29].
Poco appetitoso durante un pranzo offerto da Sua Eccellenza l’Ambasciatore francese, vero? Sarebbe una pagina da strappare, signor Macron ?
Riferimenti
[1] Boualem Sansal, « L'Algeria, è la Francia, e la Francia, è l'Algeria ! », Marianne, 6 dicembre 2017,
[2] In prima pagina di El Watan, si poteva leggere : « Torno con i sentimenti di un amico dell’Algeria »,
In quella di El Khabar : « Sono in Algeria un amico, ma non sono ostaggio del passato », http://www.elkhabar.com/press/article/129821/
[3] Vincy Thomas, « Emmanuel Macron ammira Kamel Daoud », Livres Hebdo, 30 agosto 2017,
[4] Le Figaro, « Kamel Daoud : "Lo sfruttamento della colonizzazione francese deve finire"», 20 febbraio 2017,
[5] Europe 1, « Kamel Daoud : "Lo sfruttamento commerciale della guerra di Algeria deve cessare" », 20 febbraio 2017,
[6] Kamel Daoud, « Il postcoloniale mi soffoca », Le Point, 24 ottobre 2017,
[7] Le Point, « Emmanuel Macron : "La colonizzazione è un crimine contro l’umanità" », 16 febbraio 2017,
[8] Yaël Goosz, « Visita di Emmanuel Macron in Algeria : "Non ha lo stesso rapporto temporale con la storia della colonizzazione », France TV Info, 5 dicembre 2017,
[9] Jannick Alimi, « Macron sulla colonizzazione : "Gli storici hanno fornito le prove dei massacri ", dice Stora », Le Parisien, 17 febbraio 2017,
[10] Vedi rif. 8
[11] Sito dell’Eliseo, « Discorso del Presidente della Repubblica francese in occasione della commemorazione del rastrellamento del Vel d'Hiv », 17 luglio 2017,
[12] Thierry Oberlé, « A Algeri Macron vuole aprire "una pagina del futuro coi giovani"», Le Figaro, 6 dicembre 2017,
[13] Id.
[14] Le culle erano usate per trasportare le bombe artigianali
[15] CRIF, « I 100 anni della gioventù militante », 10 giugno 2013,
[16] Studio Canal, « Voix Off »,
[17] Julia Ficatier, « Yasmina Khadra :"Il mio paese, l’Algeria, è anche il paese dei pied-noir" », La Croix, 17 marzo 2010,
[18] Adel Mehdi, « L'effetto positivo della colonizzazione secondo Arcady », L’Expression, 2 luglio 2012,
[19] La Depêche, « Alexandre Arcady : "Gli Algeresi vivono in una città francese" », 6 dicembre 2017,
[20] Vedi rif. 12
[21] Farid Alilat, «Emmanuel Macron ad Algeri : "La sua generazione deve guardare al futuro"», Jeune Afrique, 7 dicembre 2017,
[22] Myriam Encaoua, « Macron è giunto ad Algeri per una visita lampo », Le Parisien, 6 dicembre 2017,
[23] Philippe Bonnichon e Pierre Gény, « Présences françaises outre-mer, XVIe-XXIe siècles : Science, religion et culture », Karthala Éditions, Paris (2012), p.549
[24] Kamel Daoud, « Un’Algeria incredibilmente sporca: un altro popolo di plastica », Le Quotidien d’Oran, 18 agosto 2014, p.3
[25] Kamel Daoud, « Purtroppo non avevamo un Mandela nel ‘62 », Le Quotidien d’Oran, 7 dicembre 2013, p.3
[26] Hamid Zanaz, « Camus non ha mai detto "sì" all’ordine coloniale ! », El Watan, 10 agosto 2012,
[27] AhmedBensaada.com, « Polemica Onfray-Camus-El Watan », 16 agosto 2012,
[28] Kamel Daoud, « Per questo non sono "solidale" con la Palestina », Le Quotidien d’Oran, 12 luglio 2014, p.3
[29] Le Matin, « Colonizzazione : "Il corpo di mio padre è stato gettato ai cani", confida Maïssa Bey a Brtv (Vidéo) », 26 febbraio 2017,