L’Algeria, l’Unione Europea e le sue lobby
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L’Algeria, l’Unione Europea e le sue lobby
Ahmed Bensaada - 1 dicembre 2020
Migliaia di lobbysti vanno su e giù per i corridoi delle diverse istituzioni dell’Unione Europea, affannandosi a promuovere gli interessi degli ambienti affaristici, ma anche quelli di organizzazioni che operano nel campo dei «Diritti dell’uomo» e della «esportazione della democrazia»
Per definizione, le lobby sono gruppi di influenza, di pressione o di interessi che hanno come missione quella di influenzare le decisioni dei politici.
Come prevedibile, un simile «lavoro» non si può fare senza scantonare. Una recente inchiesta sui rapporti finanziari di una di queste istituzioni europee ha infatti dimostrato come essa fosse fortemente infiltrata finanziariamente da talune influenti ONG. Quella che ha richiamato più di altre l’attenzione è certamente l’Open Society Foundations (OSF) del miliardario statunitense (di origine ungherese), George Soros. Questa fondazione aveva fatto parlare di sé pubblicando una lista dei suoi «amici fidati» presenti nel Parlamento Europeo (2014-2019). In un articolo pubblicato nel 2017 da RT, si leggeva: «Stilandone un elenco, la fondazione di George Soros fa dunque l’inventario dei decisori, deputati e dirigenti europei che aderiscono agli ideali della «società aperta» (Open Society)[…]. Questo documento elenca 226 parlamentari (su 751) considerati come disponibili a sostenere i valori della «società aperta» promossi da G. Soros e dalla sua ricchissima fondazione.
Tra le varie attività, l’OSF è attivamente impegnata nella promozione della democrazia. In tale ambito, opera di concerto con molte organizzazioni statunitensi specializzate nella «esportazione» della democrazia come la National Endowment for Democracy (NED), la United States for International Development (USAID) e Freedom House.
E’ di pubblico dominio che l’OSF di G. Soros si è molto impegnata, insieme a queste organizzazioni, nelle rivoluzioni colorate e nelle «primavere» arabe.
E ciò spiega il perché esse siano bollate come indesiderabili in molti paesi, specialmente in Russia.
Ma che cosa c’entra l’Algeria con tutto questo?
C’entra sì, perché giovedì scorso la blogsfera ha fatto da scatola di risonanza ad una notizia interessante: una risoluzione del Parlamento Europeo contro l’Algeria. Un’altra ancora, direte. No, in questo caso l’interesse non era nelle minacce appena velata, ad esse ci siamo abituati con gli altri paesi «colorati» o «primaverizzati».
L’interesse sta nelle sedici organizzazioni che hanno firmato la dichiarazione comune (redatta in tre lingue), poi ampiamente divulgata dai media sociali dopo l’adozione della risoluzione. Eccole:
1 Human Rights Watch
2 Amnesty International
3 Fédération internationale des droits de l’homme (FIDH)
4 Reporters Sans Frontières (RSF)
5 CIVICUS : Alliance mondiale pour la participation citoyenne
6 Article 19
7 EuroMed Droits
8 Ligue algérienne pour la défense des droits de l’homme (LADDH)
9 Collectif des familles de disparus en Algérie (CFDA)
10 Syndicat National Autonome des Personnels de l’Administration Publique (SNAPAP)
11 Confédération générale autonome des travailleurs en Algérie (CGATA)
12 Action pour le Changement et la Démocratie en Algérie (ACDA)
13 Riposte Internationale
14 Forum de solidarité euro-méditerranéen (FORSEM)
15 Institut du Caire pour les études des droits de l’homme (CIHRS)
16 Cartooning for Peace
A prima vista, sembra un elenco assai eterogeneo. Che cosa c’entrano, per esempio, un istituito cairota e una ONG sud-africana (CIVICUS) con le vicende politiche algerine? Perché non anche una organizzazione del Bhutan o del Belize?
Per rispondere a questa domanda, andiamo ad analizzare ciascuna di queste organizzazioni e a capire quali rapporti le legano tra di loro.
Cominciamo dalle prime sette della lista. Sono tutte e sette lobbyste presso l’Unione Europea e sono tutte finanziate dall’OSF di Soros (anch’essa lobbysta).
Da notare che RSF e Article 19 sono finanziate anche dalla NED. La palma del finanziamento «democratico» spetta certamente ad Article 19 che riceve sovvenzioni anche da Freedom House e dall’USAID, oltre a quelle del Dipartimento di Stato USA.
Attivissime durante lo Hirak (la recente ondata di manifestazioni che si è registrata in Algeria), le cinque organizzazioni successive (da 8 a 13) sono tutte algerine. La LADDH e il CFDA sono (o sono state) finanziate dalla NED.
D’altra parte, le organizzazioni sindacali SNAPAP e CGATA sono guidate da un attivista i cui contatti con la centrale sindacale USA AFL-CIO (Solidarity Center) sono noti, come dimostrano queste due lettere.
Ricordiamo che il Solidarity Center è uno dei quattro satelliti della NED, come anche il National Democratic Institute (NDI), l’International Republican Institute (IRI), e il Center for International Private Enterprise (CIPE).
E’ importante sottolineare che il NDI e l’AFL-CIO sono anch’essi lobbysti presso l’Unione Europea.
Un’altra informazione interessante: la LADDH, il CFDA e il SNAPAP sono tutti e tre membri regolari di EuroMed Droits.
L’ACDA e Riposte internationale sono ONG che hanno avuto un ruolo molto importante durante le manifestazioni dello Hirak che hanno avuto luogo in Piazza della Repubblica a Parigi.
Le relazioni dell’ACDA con ONG algerine finanziate dalla NED come, ad esempio, il Rassemblement Actions Jeunesse (RAJ) o il CFDA non hanno più bisogno di essere dimostrate.
Lo scorso settembre, Riposte internationale ha depositato un rapporto sulle «violazioni delle libertà in Algeria» presso l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti dell’uomo. Il suo presidente, che si presenta come «uno dei principali iniziatori del Movimento Culturale Berbero (MCB)», è molto presente sugli schermi di Al Magharibia, il canale TV dei militanti dell’ex-FIS (Front Islamique du Salut – Fronte Islamico di Salvezza).
Secondo quanto si legge sul suo sito, il Forum de solidarité euro-méditerranéen (FORSEM) «è stato fondato da militanti associativi e universitari solidali coi movimenti popolari di cui taluni paesi della riva sud del Mediterraneo sono il teatro dal 2010». Nel Comitato scientifico di questo Forum, si ritrova il sociologo algerino Lahouari Addi, che dice di esserne un co-fondatore. Servirà ricordare che questo sociologo è stato componente, per molti anni, dell’«International Forum for Democratic Studies Research Council», il think tank della NED?
Esattamente come le tre ONG algerine prima citate, l’Istituto del Cairo per lo studio dei diritti dell’uomo (CIHRS) è anch’esso associato a EuroMed Droits come membro regionale». E’ finanziato dalla NED e collabora regolarmente con l’Open Society Foundations.
Quando il direttore e co-fondatore del CIHRS venne condannato in contumacia, lo scorso agosto, da un tribunale egiziano specializzato in «fatti di terrorismo», un appello alla solidarietà venne lanciato dalla FIDH. Esso venne firmato dalla LADDH, dal CFDA, dallo SNAPAP, dalla CGATA, dall’ACDA, da Riposte internationale, HRW, Amnesty International, FIDH, CIVICUS, EuroMed Droits, vale a dire da 11 delle 16 organizzazioni che hanno applaudito la risoluzione del Parlamento Europeo contro l’Algeria.
Solidarietà finanziaria, quando ci mantieni !
In calce a quell’appello figuravano altri illustri nomi: Issandr Amrani, direttore regionale del programma MENA dell’OSF, Carl Gershman, presidente della NED, Jeffrey Feltman, ex sottosegretario statunitense per gli affari medio-orientali, e anche qualche sopravvissuto del Consiglio Nazionale Siriano (CNS) come Bassma Kodmani, Burhan Ghalioun o Radwan Ziadeh, ben noti alla NED.
La sedicesima organizzazione della nostra lista si propone di operare per la pace, facendo ridere. Si tratta di Cartooning for Peace che pare abbia una missione politica in Algeria. Co-fondata da Plantu, il caricaturista del giornale Le Monde, Cartooning for Peace raggruppa disegnatori della stampa algerina, come Dilem o Le Hic. Il ruolo svolto da costoro durante la Hirak non è stato assai diverso da quello delle ONG algerine di cui ho trattato prima. D’altronde ho scritto un articolo dettagliato su di loro.
Non bisogna dimenticare che anche Le Monde collabora con una delle Fondazioni di Soros, attraverso l’OSIWA (Open Society Initiative for West Africa).
Non chiuderemo questa esposizione senza ricordare il nome della signora Maria Arena, Presidente della Sottocommissione per i diritti umani del Parlamento europeo, che ha tanto parlato della situazione in Algeria, incensando uno dei «tenori autoproclamati dell’Hirak» nella persona del signor Karim Tabbou. Occorre sapere che questa deputata europea fa parte dei 226 parlamentari europei che figurano nella lista degli «alleati fedeli» di George Soros!
Per quanto concerne la risoluzione stessa, colpisce la sfilza di ingiunzioni che contiene. Ma bisogna arrendersi all’evidenza: questa risoluzione non si sarebbe mai potuta scriverla senza la complicità e la collaborazione stretta di colpevoli ONG algerine.
Logico anche concludere che le ONG algerine citate in questo articolo, che sono direttamente o indirettamente legate all’amministrazione USA, hanno collaborato con organizzazioni internazionali che fanno soldi coi «Diritti dell’uomo» o l’«esportazione della democrazia». Tali organizzazioni finanziate dall’OSF costituiscono un gruppo di lobbying estremamente efficiente, e non solo presso il Parlamento europeo, ma anche presso tutte le istituzioni europee ed internazionali.
La risoluzione di cui sopra dunque è essenzialmente un lavoro di lobbying contro gli interessi del nostro paese, con la complicità, purtroppo, di nostri connazionali.
E, al contrario di quel che pensano il signor Karim Tabbou e i suoi fan, la risoluzione del Parlamento europeo e la dichiarazione del presidente Macron sono entrambe chiarissime ed inammissibili ingerenze negli affari interni algerini.
In politica contano gli interessi, e il signor Macron e la signora Arena si preoccupano solo di quelli del loro paese. Al contrario, per quanto riguarda noi, è la terra del nostro paese che circola nelle nostre vene.
E tutta questa iperattività politica straniera che assale la nostra patria da ogni dove, e il Parlamento europeo è solo uno dei tanti ad ingerirsi, ha un unico obiettivo: la «primaverizzazione» (destabilizzazione e asservimento agli interessi stranieri, ndt) dell’Algeria.
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