Jeune Afrique - 16/22 gennaio 2011


Io Fouad… futuro harraga
di Cherif Ouazani


“Se dico queste cose in forma anonima è per due ragioni. La prima è che non voglio essere confuso coi rivoltosi. Se comprendo la loro rabbia, disapprovo però la loro follia distruttrice. La seconda è che non dispero di trovare un modo per andare a vivere in Francia o in Spagna. Perché partire a 27 anni? Dal 2006, anno nel quale ho ottenuto un diploma in scienze economiche, sono disoccupato. Le imprese pubbliche assumono solo i “maarifa” (le “conoscenze”, i “raccomandati” nel gergo popolare), ma la disoccupazione non è il peggio nel mio quotidiano. E’ il modo di vivere che è disgustoso, io non ho né tempo libero né prospettive. E’ già un’impresa potermi incontrare con la mia ragazza, avere rapporti intimi con lei è un miracolo. Anche lo stadio di calcio, un tempo il massimo dello sfogo, è diventato infrequentabile: troppa violenza. Non lo confesserò a mia madre, la cosa la addolorerebbe troppo, ma ho preso l’abitudine di fumare il kif, unica scappatoia al non far niente. Le offerte di impiego per i giovani e gli aiuti ai giovani imprenditori? Una impostura totale. L’Ansej (Agence nationale de soutien à l’emploi des jeunes) è burocratizzata come l’amministrazione e chiede garanzie come se fosse una banca privata. Tutte le domande che ho presentato sono state respinte e i miei progetti disapprovati da dirigenti che non avevano nemmeno il mio livello di istruzione. E’ da molto che ho smesso di mandare il mio CV agli uffici di reclutamento e passo le mie giornate vicino al mare, immaginandomi la costa di fronte. Immolarmi col fuoco o diventare un kamikaze? Preferisco rischiare la vita cercando di raggiungere l’Europa su una barca di fortuna. E’ la sola prospettiva che mi resta. Il solo sogno che mi salva dalla follia e dalla disperazione”.

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