Le Grand Soir, 19 maggio 2013 (trad.ossin)



Un dittatore muore sul cesso
Jean Ortiz


Mentre in Spagna ci sono ancora nove ex ministri di Franco viventi e in libertà, il dittatore e torturatore argentino Videla è morto qualche giorno fa in prigione, mentre defecava. Le agenzie di stampa dicono che “purgava” (è l’espressione giusta!) una condanna a cinquanta anni di reclusione per “crimini contro l’umanità”


Videla era il più noto dei tre servi degli Stati Uniti che organizzarono il colpo di stato del 1976 per combattere “il nemico interno, il comunismo”, con metodi barbari. Il “mondo libero” aveva tutti i diritti, tutte le scuse… 30.000 persone sparite, decine di migliaia torturate, e una sanguinosa cooperazione tra aguzzini: il “Plan Condor”. Era il prezzo da pagare per impedire una “nuova Cuba”.


Le vittime, prima dell’ultima tortura fatale, ricevevano la benedizione di un prete. I religiosi andavano e venivano dai centri di tortura, i campi, come si passeggia in un museo degli orrori. Essi hanno coperto e addirittura organizzato il furto di centinaia di bimbi alle madri detenute, che partorivano in prigione e poi venivano assassinate. Tenuti senza dubbio al “segreto religioso”, nessun dignitario in tonaca, nessun ufficio ecclesiastico ha sollevato la minima protesta. Chi non dice niente… si rende complice della barbarie.


Il simbolo della dittatura è appena morto, decine di militari sono stati processati e condannati, molti luoghi di tortura trasformati in musei della memoria. La giustizia e la verità sono in cammino… I coniugi Kirchner hanno annullato le “leggi di amnistia”. Quella del 1977 in Spagna è ancora in vigore, e il governo spagnolo ha minacciato di ritorsioni il suo omologo argentino, nel caso autorizzasse la giudice Maria Servini ad aprire una istruttoria sul “genocidio e i crimini contro l’umanità” del franchismo, richiesta di molte famiglie delle vittime spagnole.


Non è la prima volta che si cerca di intimidire questa giudice. Il governo Zapatero le impedì di viaggiare in Spagna. In realtà non è stata la giudice, ma il Tribunale Superiore argentino (la “Camera federale”), che ha deciso di aprire l’istruttoria spagnola… nel 2010. Le autorità spagnole del bipartitismo trascinano le cose in lungo, moltiplicando gli ostacoli.


Il dittatore Videla, quanto a lui, è morto detenuto sul suo cesso. Tiriamo lo sciacquone. 


 

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