Siria, maggio 2012 - “Non c’è più rivoluzione, non ci sono più manifestazioni. C’è solo del banditismo e il mondo intero si rifiuta di riconoscerlo”. Queste parole non sono state pronunciate dal presidente siriano Bachar el-Assad, né da qualcuno dei suoi ministri, e neppure da qualche membro di uno dei governi arabi che sostengono il regime, ma dal patriarca della Chiesa greco-cattolica melchita, con sede a Damasco (nella foto, Gregorio III)












Résistance.fr, 9 maggio 2012 (trad. Ossin)



Gregorio III: “Una dittatura della stampa sulla crisi siriana”
Capitaine Martin


“Non c’è più rivoluzione, non ci sono più manifestazioni. C’è solo del banditismo e il mondo intero si rifiuta di riconoscerlo”. Queste parole non sono state pronunciate dal presidente siriano Bachar el-Assad, né da qualcuno dei suoi ministri, e neppure da qualche membro di uno dei governi arabi che sostengono il regime, ma dal patriarca della Chiesa greco-cattolica melchita, con sede a Damasco.


Il prelato non è ricorso ad espressioni ambigue per descrivere lo stato attuale delle crisi in cui è piombata la Siria: “alcuni stranieri sono entrati nel paese e hanno anche cominciato a colpire i cristiani, che sono stati costretti ad abbandonare Homs, data la pericolosità della situazione”, ha spiegato il patriarca che non ha nascosto una certa insoddisfazione di fronte all’atteggiamento del Vaticano, a suo avviso troppo morbido. Gregorio III se l’è presa poi con la stampa europea con la quale ha avuto dei contatti nel corso della sua recente visita nel Vecchio Continente, per raccontare cosa stava succedendo in Siria. “Io non giustifico il regime, come ho sentito dire in Francia, ma affermo una realtà. I giornali sono stereotipi, hanno delle fonti uniche e non sono disposti ad ascoltare nessuno, nemmeno me”, ha sostenuto il prelato che non ha esitato a  parlare di una vera e propria “dittatura della stampa al servizio degli Stati Uniti”. Il patriarca ha anche raccontato un aneddoto capitato al nipote di un vescovo che lavora a Dubai (Emirati Arabi Uniti) e che, un giorno che si recava al lavoro, ha sentito dietro di sé un uomo che diceva di trovarsi ad Homs mentre le truppe del governo stavano dando l’assalto alla città, uccidendo donne e bambini.


“Si parla di complotto, ma è ben più grave di questo: c’è una volontà internazionale di recare danno alla Siria”, ha affermato ancora Gregorio III chiedendosi anche come sia possibile che alcuni Stati intendano cambiare in pochi mesi “un regime che ha fatto tanto per il suo popolo”, mentre questi stessi Stati non riescono a mettere fine al conflitto israelo-palestinese. “Nessuna sanzione è stata varata contro le colonie israeliane , ha aggiunto, nonostante siano illegali. Tutti lo sanno ma nessuno fa niente”.


Infine, rispondendo alla domanda dei giornalisti sul comportamento dell’esercito siriano nei confronti della popolazione, il patriarca non ha esitato ad affermare che l’intervento dell’esercito è stato “tardivo e troppo tenue” per sperare di poter porre fine alle violenze delle bande ribelli.


Una testimonianza importante sulla situazione reale della Siria che fa giustizia di tutto quanto riportato dai  principali media , che non si preoccupano per niente di fornire informazioni chiare e obiettive

 

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