Crisi Siriana
Opposizione siriana, uno sguardo al suo interno
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Voice of Russia, 27 luglio 2012 (trad. Ossin)
Opposizione siriana. Uno sguardo al suo interno
Konstantin Garibov
La defezione di ogni nuovo alto funzionario siriano che si unisce all’opposizione non manca di essere segnalata sui media occidentali. Ma questi stessi media non parlano intenzionalmente dei transfughi all’inverso. Voice of Russia dispone di un’intervista esclusiva, rilasciata da un ex combattente dell’Esercito Siriano Libero, Youssef Naami, che è appena passato dalla parte delle Autorità
Youssef Naami, 27 anni, lottava contro il governo legittimo nella regione di Hama, dove l’Esercito Siriano Libero dispone di basi più sicure. E’ stato per colpa della sua ingenuità che era diventato un ribelle intransigente:
“Io e i ragazzini con cui sono cresciuto conoscevamo lo sceicco Aiman Al-Halid. Parlava con noi, diceva che noi dovevamo impegnarci per il bene della patria, in nome della fede, che una missione importante ci era affidata. Diceva che consisteva nella lotta contro i peccatori che stavano al potere. E così di seguito. Oggi capisco che ci facevano il lavaggio del cervello. E, come risultato di queste conversazioni, è cresciuta in noi l’idea che bisognava fare qualche cosa, esprimere ad alta voce il nostro disaccordo, partecipare ad una manifestazione, dire a tutti che non avevamo bisogno di un simile governo, che bisognava salvare il paese. La pensavamo così e vi credevamo sinceramente”.
Perché Youssef Naami ha deciso di chiuderla col suo passato di combattente?
“Durante un’operazione un mio amico è stato fatto prigioniero. Aveva nel suo telefonino registrato il mio numero, e qualche tempo dopo un uomo mi ha telefonato, non mi ricordo più il suo nome, e mi ha detto di essere un militante dell’Unione della gioventù siriana e che voleva solo parlarmi. Ha cominciato a farmi domande come: ‘Perché lo fate? Voi siete giovani, è compito vostro costruire il paese’, e altre simili. Le prime volte troncavo la comunicazione, lo insultavo. Ma continuava a chiamarmi e mi parlava con gentilezza. Poco a poco ho cominciato a riflettere su ciò che mi diceva. E un giorno ci siamo messi d’accordo per incontrarci vicino ad Hama. Sono andato solo, per paura che qualcuno venisse a saperlo. All’appuntamento ho trovato dei ragazzi dell’Unione della gioventù siriana e il loro presidente Mohammad ad-Deri. Abbiamo parlato a lungo, ci siamo scambiati domande. Dopo non ho più avuto voglia di continuare ad essere un combattente ribelle. Sono tornato ad Hama, ho parlato ai miei compagni. Abbiamo deciso di partire insieme e arrenderci. Qualche tempo dopo siamo riusciti a prepararci ed a fuggire".
Hanno deposto le armi, e Mohammad ad-Deri si è personalmente speso a loro favore, perché fossero graziati e non fossero processati. Ha garantito per loro personalmente. La loro storia ha accreditato la dichiarazione del presidente Bachar al-Assad sul perdono degli ex-ribelli che riconoscono il loro errore e depongono spontaneamente le armi. 24 ore dopo che hanno deposto le armi, sono stati cancellati dalla lista nera della autorità siriane.
Youssef Naama confessa di sentirsi rinascere. Sta seguendo un trattamento per disintossicarsi dal consumo di droga, molto diffuso nei ranghi dell’opposizione intransigente. Le autorità locali gli hanno trovato un lavoro. Come gli era stato promesso, adesso lavora in una impresa di approvvigionamento d’acqua. Molti dei suoi compagni sono riusciti anch’essi a trovare un lavoro normale. Youssef Naama riconosce che in passato si era sbagliato.