Crisi Siriana
La Siria alla prova del “falso flag”, della sovversione, della forza e della resistenza
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Il nuovo equilibrio mondiale
La Siria alla prova del “falso flag”, della sovversione, della forza e della resistenza
Djerrad Amar
Di menzogna in menzogna, di manipolazione in manipolazione, l’Occidente, Stati Uniti in testa, continua la sua offensiva contro il resto del mondo per saziare la sua cupidigia e restare la forza dominante, il referente ideologico, politico ed economico. Non abbandona una menzogna e una manipolazione se non per crearne altre più sottili o più stupide. La menzogna che ieri ha fatto cilecca viene subito sostituita da quella di oggi e così di seguito fino a renderla una “verità” che consente di raggiungere l’obiettivo. “In politica, non si condanna la menzogna di ieri se non per favorire la menzogna di oggi” (Jean Rostand)
Aggressione pianificata, menzogna e manipolazione
La guerra contro la Siria si fonda da molto tempo solo su questo. La Siria sarebbe il “ponte”, “l’ultima chiave” per colpire il temibile Iran che costituisce, con Siria e Hezbollah, l’asse di resistenza. Questo potente Iran che gli Israeliani vogliono attaccare cercando di coinvolgere gli Stati Uniti. Ma questi ultimi hanno repentinamente trasmesso un discreto messaggio agli Iraniani assicurando loro che non sarebbero entrati in guerra e chiedendo, in cambio, di non colpire i suoi siti strategici del Golfo Persico. E’ un messaggio sincero?
Soprattutto quando il generale Dempsey, presidente del comitato dei capi di stato maggiore delle forze armate USA, ha annunciato che “non avrebbe voluto che gli Stati Uniti fossero ‘complici’ di un attacco israeliano”, dopo le reiterate certezze espresse da Netanyahu a proposito del fatto che gli Stati Uniti non avevano “altra scelta se non quella di farsi trascinare in un’altra guerra…”. Come l’Arabia Saudita che ha tentato di trascinarli rassicurandoli che il prezzo del petrolio non crescerà e che sarebbe pronta a finanziare un eventuale attacco contro l’Iran.
Anche se le dichiarazioni del generale sono importanti per i soli “effetti”, restano tuttavia un avviso sui gravi pericoli che una simile avventura provocherebbe. I pareri contraddittori degli alti responsabili israeliani su queste questioni di sicurezza, tanto gravi quanto importanti, ci interroga sul se non siano le fondamenta stesse di Israele che si vanno sgretolando.
Dopo essersi serviti di tutti i sotterfugi, le voci, le menzogne, gli inganni, le manipolazioni, le sanzioni, gli assassini ciechi, la distruzione delle infrastrutture di base, tutto ciò sostenuto da una formidabile propaganda – tra cui una folla di media audiovisivi e scritti, detti “mainstream”, trasformati in vili strumenti di guerra psicologica che “fabbricano” gli avvenimenti, deformano la realtà – questo paese, simbolo delle dinastie mussulmane, resiste restando sempre ostinata e fedele ai suoi valori. Anche il problema dei rifugiati è stato strumentalizzato in modo abietto per far credere ad una persistenza della repressione, per strumentalizzarli al fine di poter ospitare i gruppi armati o per trasformarli in una massa di pressione e occasione di arricchimento. Se la Giordania chiede 700 milioni di dollari al posto dei 400 già preventivati per i “suoi 120.000 rifugiati”, che dire della Turchia. Ricordiamo che i milioni di Iracheni che si erano rifugiati in Siria non sono stati confinati in campi profughi e per essi la Siria non aveva sollecitato l’aiuto dell’ONU. Gli Stati Uniti ricorrono a tutti i mezzi per esacerbare la crisi ed evitare una soluzione. In una intervista accordata all’emittente al-Mayadine, Moqdissi afferma che “i paesi occidentali non posso fare la parte dei pompieri e dei preoccupati per la sorte del popolo siriano, mentre continuano, con l’aiuto dei paesi vicini, a favorire l’ingresso di armi e combattenti in Siria, accogliendoli e addestrandoli”. Ed ha aggiunto: “Alcuni paesi… cominciano a sabotare il tentativo di Brahimi (l’inviato speciale dell’ONU, ndt) attraverso un tentativo di mutare i suoi riferimenti fuori dell’ONU, ma la Russia intende riaffermare la dichiarazione di Ginevra, tagliando la strada a simili tentativi”.
L’evoluzione della situazione in Siria mostra che non è riuscita né la strategia della divisione tra mussulmani e cristiani, né tra mussulmani sciiti e sunniti, né tra le etnie, né dello sgretolamento dell’esercito.
Rendendosi conto del loro fallimento imminente, rieccoli riprendere con fracasso l’ennesima menzogna, la stessa che ha giustificato l’invasione dell’Iraq; l’eventuale “uso di armi chimiche” da parte del “regime di Assad” contro il suo popolo. Questa nuova menzogna arriva subito dopo la sconfitta delle loro truppe terroriste islamiche, jihadiste, salafo-wahabite – dopo il loro annientamento a Damasco e sul punto di esserlo ad Aleppo, secondo quanto riferiscono i loro stessi media – nel tentativo di seminare il caos e la desolazione.
Israele tira le fila
L’idea di riportare improvvisamente sulla scena queste armi chimiche è venuta da Israele, per essere poi lanciata dagli Stati Uniti. La Francia, la Gran Bretagna e gli altri vassalli Turchi e arabi del Golfo, vale a dire quelli che addestrano, ospitano, finanziano, armano e reclutano i mercenari arabi, hanno seguito le indicazioni dei padroni.
E’ il ministro Ehoud Barak che ha coniato questa parola d’ordine sul Golan: “L’esercito israeliano non permetterà in alcun modo il trasferimento di armi di distruzione di massa siriani… in Libano. Noi sorvegliamo strettamente… Hezbollah che potrebbe tentare di trarre vantaggio dalla situazione… agiremo”. Il suo capo di stato maggiore, Yair Naveh, conferma alzando la posta: “la Siria ha accumulato il più importante arsenale di armi chimiche… e dispone di missili e razzi capaci di colpire qualsiasi parte del territorio israeliano… “. “E’ una cosa inaccettabile per noi, per gli Stati Uniti e noi dovremo agire per impedirla”, ha avvertito Netanyahu.
La risposta della Siria, attraverso le parole del ministro degli Affari Esteri, è giunta tanto chiara quanto minacciosa: “Nessuna arma chimica… sarà mai utilizzata contro i nostri concittadini… queste armi saranno utilizzate solo in caso di aggressione straniera”. E’ stato solo dopo che Barak Obama ha ripreso il messaggio israeliano e lo ha così rilanciato: “Noi siamo stati molto chiari… una linea rossa sarebbe quella di vedere un arsenale completo di armi chimiche sul punto di essere trasferito o utilizzato. Questo cambierebbe i miei calcoli… noi non possiamo trovarci in una situazione nelle quale delle armi chimiche o biologiche cadano nelle mani di cattivi personaggi”.
François Hollande rincara la dose: “… restiamo molto vigili… per prevenire l’impiego di armi chimiche da parte del regime (siriano) che sarebbe per la comunità internazionale una causa legittima di intervento diretto”. Tutto questo per superare il triplo doppio veto di Cina e Russia, come conferma il megafono stonato Alain Juppé: “fare a meno del semaforo verde dell’ONU… nel caso in cui si delineasse il rischio di proliferazione di armi chimiche”.
Il pretesto è dunque “adottato” per dare luogo ad una nuova fase di menzogne che i loro vassalli e i loro media-stupidi dovranno ripetere fino alla nausea. Come questa stupida informazione secondo la quale i servizi di informazione occidentali sarebbero “convinti che queste armi siano sparse in una ventina di arsenali in tutto il paese”. Perché no… una trentina! Preferirebbero fossero concentrati in un solo posto?
L’arma chimica, un falso flag!
Questa storia “di arma chimica” non può essere altro che un altro “falso flag”, vale a dire una di quelle operazioni segrete che vengono realizzate in modo da apparire come fatte da altri. I “Falsi Flag” sono delle “grandi menzogne, una deformazione grossolana e deliberata della verità, utilizzata come tattica di propaganda” (Wikipedia). Di qui questa “Preparazione di un attacco ‘falso flag’ all’arma chimica, pretesto per un intervento armato della NATO”, rivelato da Paul Jospeph Watson.
Si tratta di un attacco con armi chimiche dell’Esercito Siriano Libero nella città di Daraa, vicino alla Giordania, con l’obiettivo di prendere in trappola il presidente siriano spingendolo ad usare le stesse armi, cosa che giustificherebbe un intervento armato straniero.
Secondo la televisione siriana Eddounia, una fonte avrebbe rivelato che un’azienda saudita avrebbe equipaggiato 1400 ambulanze con sistemi anti-gas e anti-chimici, in preparazione di un attacco che sarebbe effettuato dall’Esercito Libero Siriano, usando degli obici di mortaio imbottiti di fosforo bianco, di gas sarin e di gas mostarda. Un altro gruppo di 400 veicoli sarebbe stato preparato per il trasporto di truppe. Le ambulanze, di fatto piene di soldati, sarebbero una “copertura” con la scusa di “soccorrere la popolazione” in uno spirito umanitario e con lo slogan “aiuto al popolo siriano”. I veicoli sarebbero utilizzati per creare una “zona tampone”, che condurrà all’intervento militare della NATO col pretesto di punire Assad per le sedicenti atrocità commesse, secondo la fonte. Insomma degli obiettivi nobili perseguiti con mezzi immorali?
In tutto questo, Israele consolida senza problemi l’occupazione di Al Qods (Gerusalemme, ndt) e gli assassini.
Sconfitta dei gruppi armati e sintomi di fallimento
Si prende in giro la gente a voler “dimostrare” che “Bachar” utilizzerebbe “armi chimiche contro il suo popolo”, dopo avere sostenuto ch’egli lo “massacrava” poco tempo prima e soprattutto nel momento in cui i loro rinnegati vengono sterminati o fuggono in disordine. A proposito della “popolazione”, è al loro Esercito Siriano Libero che contano di andare in soccorso, se no perché si insiste tanto su questa “zona di esclusione aerea” e su questo “corridoio militare” che intendono imporre equipaggiando i loro gruppi di ‘Stinger” (missili terra-aria, ndt), secondo alcune informazioni.
La Siria sarebbe tanto stupida da utilizzare una simile arma contro un Esercito Siriano Libero che si serve della popolazione civile come scudo, proprio nel momento in cui riesce a infliggere perdite considerevoli con un ridotto impiego di uomini?
Il comunicato dell’esercito siriano, che pure aveva deciso di non emetterne più, ha recentemente annunciato: “Abbiamo impegnato ad Aleppo 3000 soldati. Abbiamo già eliminato quasi 2000 terroristi, sui 7000 presenti in città, e le nostre operazioni proseguono, dentro e fuori città. La conquista del loro bastione di Salaheddine è stata loro fatale. Questo ha contribuito a disperderli. Cionondimeno abbiamo bisogno di 10 giorni (a partire dal 3 settembre 2012) per riconquistare l’intera città e il suo circondario. In effetti ogni giorno ha la sua parte, sempre più importante (a centinaia) di terroristi abbattuti, feriti o arrestati e, in tutte le città che affermano di avere conquistato, essi si trovano spesso a dover scegliere tra la resa, gli attentati con bombe contro i civili o gli attentati suicidi; esclusa ogni possibilità di fuga perché l’esercito controlla tutte le vie di uscita, comprese quelle che portano alla frontiera. Ecco che i ministri italiano e francese degli Affari esteri, Giulio Terzi e Laurent Fabius, nel corso di una riunione a Paphos (Cipro), avvertono che “se falliamo in Siria, la stabilità del Medio Oriente sarebbe compromessa e la sicurezza dell’Europa… dal terrorismo alla proliferazione delle armi… sarebbe gravemente minacciata”.
L’intelligenza e i metodi operativi dell’esercito siriano hanno dato risultati tali, che perfino la “nave spia” tedesca che fornisce informazioni militari ai gruppi armati non ha impedito diversivi e tattiche fatali ai gruppi . Anche i famosi telefoni Thuraya che utilizzano sono diventati degli strumenti che permettono la loro localizzazione e il loro annientamento.
I leader occidentali, il cui fallimento si misura in rapporto ai loro comportamenti sempre più stupidi e insensati – l’ultimo essendo stato l’oscuramento delle emittenti siriane che, con le immagini che diffondono, mettono a nudo le loro menzogne e nello stesso tempo hanno diffuso le dichiarazioni del presidente siriano che ha fornito verità scomode per i complottatori nel corso di una intervista all’emittente Eddounia – sarebbero quindi diventati tanto pazzi da dare il via a questo attacco chimico? Reagire irragionevolmente denuncia spesso il fallimento o la debolezza.
I Siriani, i Russi, i Cinesi e gli Iraniani sono anche loro tanto stupidi da credere a questo “falso flag” che dovrebbe giustificare una guerra “umanitaria”? L’Impero, rendendosi conto che il suo piano satanico sta crollando di fronte alla resistenza costante e ostinata, darà il via ad una guerra totale? Che sarebbe costosa, distruttiva e inutile, dal momento che il primo a subirne danni, a rischio di sparire, è Israele.
La mano delle lobbie sioniste
I “sostenitori” di Israele non lo saranno indefinitamente in caso di guerra totale, tenuto conto che essi sanno che Israele, attraverso il suo sionismo e le sue lobbie, è il primo fattore di destabilizzazione degli Stati, il promotore di guerre dirette o “per procura”, che mira a instaurare la propria egemonia mondiale dominando i governi, le ONG e le istituzioni internazionali, infiltrandosi e controllando i più importanti media del mondo, che ricorre a tutti i mezzi di pressione, per occidente interposto, per piegare qualsiasi paese per raggiungere i propri obiettivi strumentalizzando perfino l’ebraismo e la Shoah.
A proposito di ONG – tra cui le più importanti sono finanziate dalla Fondazione del sionista Georges Soros, l’Open Society Institute o la NED – se il Parlamento russo ha recentemente approvato una legge “ONG, agenti dello straniero” è perché queste organizzazioni presentano un pericolo a causa delle loro azioni sovversive nascoste.
Sono appunto le lobbie sioniste, soprattutto l’AIPAC, che godono di solidi appoggi nel Congresso USA, a dettare al mondo quello che è bene e quello che è male. “E’ l’organizzazione di lobbie più influente in tema di politica estera”, afferma il suo sito internet.
Il rabbino newyorkese Y. Dovid Weiss, membro del Neturei Karta diceva bene che “i tentacoli del sionismo sono tali da rendere i paesi occidentali i loro lacché… gli uomini politici USA sono sottoposti a pressioni o minacce di calunnie di ogni tipo se non sono abbastanza leali… a Israele… Fanno loro fare guerre e organizzare embarghi in funzione delle eventuali ricadute su Israele”. Ha aggiunto: “Hanno creato delle organizzazioni ebraiche che pretendono di controllare i popoli, le nazioni e le altre religioni, col pretesto di difendere gli interessi ebraici… Il terrore e il contro-terrore, le espropriazioni, una nuova guerra non appena finisce quella precedente, ecco che cosa è diventata la vita quotidiana di ebrei e arabi”.
Ricordiamo l’affermazione di Freeman quando asseriva: “La strategia della lobbie israeliana tocca il fondo del disonore e dell’indecenza e comprende la diffamazione, le citazioni selettive inesatte, la deformazione volontaria di un dossier, la fabbricazione di menzogne, e un totale disprezzo della verità. L’obiettivo di questa lobbie è il controllo del processo politico attraverso l’esercizio di un diritto di veto sulla nomina di persone che contestano la fondatezza del loro punto di vista, la sostituzione della correttezza politica di una analisi, e l’esclusione di tutte le opzioni, nelle decisioni degli USA e del nostro governo, diverse da quelle che favorisce”.
Da ciò è chiaro chi domina, di fatto, chi manipola chi in questa lotta di influenza. Il mondo ha acquisito abbastanza esperienza per non farsi ingannare. E’ il sionismo mondiale! Ricordiamo anche questa citazione di Ariel Sharon a Shimon Peres: “Ogni volta che facciamo qualcosa, lei mi dice che gli USA faranno questo o quello… Io sto per dirle qualcosa di molto chiaro: non si preoccupi della pressione degli USA su Israele, noi, gli ebrei, controlliamo gli USA, e gli USA lo sanno”.
Fino a quando?
Fino a quando? Mentre alcuni imbecilli credono al “dopo Assad”, altri pianificherebbero “un Medio Oriente senza Israele”, secondo un rapporto intitolato: “Preparing For A Post Israel Middle East” (Si prepara un Medio Oriente post-Israele), che sarebbe stato redatto “su richiesta della comunità della intelligence USA che raggruppa non meno di 16 agenzie il cui budget annuale supera i 70 miliardi di dollari”. Questa comunità raggrupperebbe il dipartimento della marina, dell’esercito e dell’aeronautica, dei corpi dei marines, dei guardiacoste, il ministero della difesa e agenzie di intelligence, i dipartimenti dell’Energia, la sicurezza interna, il Tesoro, l’agenzia di lotta antidroga, lo FBI, l’agenzia di sicurezza nazionale, l’agenzia di informazioni geo-special, l’agenzia di ricognizione nazionale e la CIA; niente di meno! Il documento conclude che “gli interessi nazionali USA e Israeliani divergono profondamente… Israele è attualmente la più grande minaccia per gli interessi nazionali USA in quanto la sua natura e i suoi comportamenti impediscono relazioni normali tra gli USA e i paesi arabi e mussulmani e sempre di più con l’intera comunità internazionale”.
Eccone qualche estratto (da Mireille Delamarre, planetenonviolence):
“Israele, tenuto conto della sua brutale occupazione e della sua bellicosità non può essere salvata, esattamente come il regime di apartheid dell’Africa del Sud…”; “La direzione israeliana è sempre più lontana dalle realtà politiche, militari ed economiche del Medio Oriente”; “Il governo di coalizione… Likud è… complice e influenzato… dai coloni e dovrà fronteggiare… più sollevazioni civili interne cui il governo USA non dovrà partecipare né esservi coinvolto”; “Il potere arabo e mussulmano che si estende rapidamente… e la crescita della potenza dell’Iran… con il declino della potenza e dell’influenza USA a un Israele bellicoso e oppressivo che diventa impossibile difendere… tenuto conto degli interessi USA… con i 57 paesi islamici”. “L’enorme ingerenza di Israele negli affari interni degli USA attraverso lo spionaggio e il trasferimento illegale di armi”; “Il governo USA non dispone più delle risorse finanziarie né del sostegno popolare per continuare a finanziare Israele”; “Le infrastrutture di occupazione segregazioniste di Israele sono la prova di una discriminazione legalizzata”; “Israele è fallito come Stato democratico auto-proclamato e il sostegno finanziario e politico degli USA non ne frenerà la deriva come Stato paria internazionale”; “I coloni ebrei manifestano sempre di più un violento razzismo rampante in Cisgiordania”; “sempre più ebrei USA sono contro il Sionismo e le pratiche israeliane, incluso gli omicidi e le brutalità contro i Palestinesi”; “L’opposizione internazionale ad un regime sempre di più Apartheid…”.
In ogni caso, ecco delle verità nascoste che non possono manifestarsi se non quando i rapporti di forza cominciano a pendere da un’altra parte e quando la caduta degli interessi pone di fronte a conseguenze di ordine esistenziale.
Declino delle marionette arabo-mussulmane
Che cosa contano allora questi Emiri vassalli delle petro-monarchie del Golfo, questi cancri purulenti, con i loro centinaia di miliardi di dollari che non controllano o questa Turchia di Erdogan, questo zimbello della NATO che ha rinunciato all’idea di fare la preghiera a El Qods (Gerusalemme, ndt) per promettere di farla a Damasco, che scambia i suoi bislacchi sogni imperiali per realtà. E’ passata dalla strategia “zero-problemi” a “zero-amici”, dicono i suoi detrattori, con in più i terroristi ospitati sul suo territorio. Che cosa contano questi altri arabo-mussulmani ossequiosi, per debolezza di spirito o opportunismo, che passano presto dal ruolo di ausiliari dell’imperialismo oggi – unendo la loro voce all’aggressione contro la Siria, sommersi dalle imbecillità di imam di merda dalle idee diaboliche – a partigiani, domani, delle cause antimperialiste, anticoloniali, e viceversa.
Quando vediamo Morsi e la sua combriccola, appena arrivato al potere, comportarsi al contrario di quanto da anni hanno strombazzato a proposito degli USA, dei sionisti, dell’occidente, gli oppressi, i Palestinesi – spingendo il servilismo fino all’ingerenza, chiedendo “l’allontanamento di Bachar” – comprendiamo perfettamente gli effetti del danaro corruttore sulle coscienze. E’ anche il caso della Tunisia di Ennahda, dei burattini libici, del Libano della coalizione del 14 marzo, del reuccio della Giordania e di una moltitudine di associazioni e di intellettuali “khobsisti”(*) – dal Maghreb al Machrek – obbedienti ai loro mecenati islamo-liberali del Golfo. Quanto alla Lega degli Stati arabi, questo tranello che non osa neppure reagire all’ultimo bombardamento dell’aviazione israeliana a Gaza che ha provocato morti civili, o al massacro dei 21 Palestinesi del campo-profughi di al-Yarmouk a Damasco da parte dei terroristi, preoccupati che parteggiassero per il “regime di Bachar”, meglio fermarsi a questo aggettivo e a questa constatazione.
Ma con questi burattini, basterà una sola dichiarazione di segno contrario dei loro padroni, perché il giorno stesso cambino idea!
Il vicinissimo avvenire ci mostrerà come i due vecchi “blocchi” di influenza troveranno, nella regione nodale del Medio Oriente, l’equilibrio necessario alla coesistenza pacifica delle ideologie e degli interessi, per un mondo più sicuro e meno oppressivo, senza dover ricorrere ai mezzi estremi e inutili.
La Russia e la Cina tengono ai loro principi di non ingerenza negli affari interni degli Stati e ad un mondo multipolare più equilibrato. Nel corso di una intervista all’emittente Russia Today, Putin ha precisato che “ci sono di quelli che vogliono utilizzare Al-Qaida e altre organizzazioni estremiste per realizzare i loro obiettivi in Siria, e questa è una politica pericolosissima capace di provocare gravi ripercussioni”. Ha aggiunto, a proposito di un mutamento della posizione della Russia, che non spetta “solo alla Russia di rivedere le proprie posizioni, ma anche i nostri partner dovranno rivederle”, ritenendo che “ciò che occorre fare è di fermare la vendita di armi… Quando mi rammento – ha precisato – quanto accaduto negli ultimi anni, mi rendo conto che molte iniziative prese dai nostri partner non hanno prodotto i risultati sperati”.
L’esito e la direzione si decideranno sul terreno, in Siria, da parte di un esercito nazionale strutturato, esperto, provvisto di una dottrina di fronte ad una massa eteroclita, chiamata ESL (Esercito Siriano Libero), composto da mercenari a buon mercato, da banditi, da frustrati, da revanscisti e integristi stupidi!
L’evoluzione delle cose sul piano militare e diplomatico prefigura il nuovo “rapporto di forza” che si delinea.
(*) Aggettivo qualificativo algerino che viene da “Khobz” (pane); indica mascalzoni opportunisti, indolenti e senza principi che possono mettersi insieme a chiunque o a nessuno, sempre che vi trovino un vantaggio anche minimo (il pane, appunto)