Crisi Siriana
Nelle vie di Damasco
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Countercurrents, 19 dicembre 2012 (trad.ossin)
Nelle strade di Damasco
Franklin Lamb
“Ma chi si crede di essere questa donna orribile?” esclama “Viktor”, uno degli addetti stampa dell’Ambasciata russa a Bagdad, un massiccio complesso senza finestre di stile sovietico, protetto da grandi muri.
Il nostro affascinante ospite, uno sceicco membro del Parlamento siriano che lo conosceva, aveva invitato Viktor a raggiungerci alla nostra tavola nel ristorante “La Signora di Damasco” (“sitt a cham”), sito nel quartiere Shalam, dove vive la classe media. E Viktor, dopo aver commentato senza peli sulla lingua una notizia che lo aveva certamente contrariato, ha chiuso il telefono portatile con aria furiosa. Ciò che aveva fatto arrabbiare Viktor erano state le recenti dichiarazioni della portavoce della Segretaria di Stato USA, Victoria Nuland, e soprattutto le sue parole oltraggiose e altezzose nei confronti della Russia, l’alleato della Siria, e l’interpretazione deformata, secondo Viktor, di quanto detto dall’inviato russo in Medio oriente, Mikhail Bogdanov. Il 13.12.2012 Bogdanov aveva risposto ad una domanda in questi termini: “Bisogna guardare le cose in faccia… Malauguratamente niente esclude che l’opposizione siriana possa vincere”. Bogdanov aveva anche notato che il governo siriano “ perde il controllo di parti sempre maggiori di territorio”.
Viktor ci ha spiegato che quello che aveva esasperato i Russi e i suoi colleghi dell’ambasciata erano le parole arroganti di Nuland, una persona nota per le sue posizioni filo-sioniste, anti-siriane, anti-russe, anti-arabe e anti-mussulmane: “Ci felicitiamo con il governo russo per essersi infine arreso all’evidenza e per avere ammesso che i giorni del regime sono contati”.
Viktor ha aggiunto: “Bogdanov non ha detto niente di nuovo. E noi faremo rapidamente chiarezza. Tutti sanno che, teoricamente, i ribelli aiutati dall’estero possono vincere. Non è una novità ed è sempre possibile in una sollevazione.
Ma la signora Nuland sa certamente che il governo siriano è obbligato a ritirarsi da alcuni spazi rurali quasi disabitati, per concentrare le sue forze sui luoghi maggiormente popolati e proteggere la popolazione. E’, da sempre, il fondamento della strategia militare. In inglese è quello che si chiama, se non mi sbaglio, “ritirata strategica” o “ripiegamento strategico”. E’ male che i media del Golfo e occidentali si servano delle dichiarazioni dei nostri inviati in Medio Oriente per portare avanti una guerra psicologica fatta di menzogne. Noi abbiamo evidentemente dei piani di emergenza per evacuare i nostri cittadini se necessario. E’ del tutto normale e abbiamo, come gli altri paesi, dei piani per evacuare l’Afghanistan, l’Iraq, il Libano, i paesi del Golfo e la Palestina, tra gli altri. Il sostegno della Russia alla Siria non si è ridotto e pensare il contrario è un ennesimo errore di interpretazione da parte di Washington”.
E di fatti, solo qualche ora dopo, il portavoce del ministro degli affari esteri, Alexander Lukashevich, un amico di Viktor, ha dichiarato: “Vorremmo portare a conoscenza del pubblico che Bogdanov non ha recentemente rilasciato alcuna dichiarazione né ha accordato interviste. Confermiamo la posizione di principio della Russia a proposito del fatto che l’unica soluzione alla crisi siriana è una soluzione politica”.
Dopo aver detto quello che pensavano di Nuland, Viktor ed altri commensali hanno criticato le dichiarazioni rilasciate dal Segretario Generale della NATO, Anders Fogh Rasmussen, ad alcuni giornalisti di Bruxelles dopo un incontro col primo ministro olandese nel quartiere generale della NATO: “Ritengo che il regime di Damasco stia per crollare; credo che sia solo una questione di tempo”.
Il parlamentare siriano ha spiegato che Rasmussen non aveva più alcuna credibilità dopo tutte le menzogne che aveva raccontato sulla NATO in Libia e il modo in cui i 9.000 bombardamenti avevano “protetto la popolazione civile”, mentre tutti quelli che vi erano stati all’epoca (ivi compreso l’autore di questo articolo) sapevano benissimo che, da marzo 2011 a metà ottobre, la NATO aveva costituito la principale minaccia per la popolazione libica. Da Sorman a Sabna, le forze della NATO hanno seminato la morte a casaccio tra la popolazione civile libica e il presidente russo, che deve incontrare Obama a febbraio, ha accusato gli Stati Uniti e la NATO di avere mentito alla Russia e alla comunità internazionale sui loro veri obiettivi. Viktor ha aggiunto che il suo paese teme che la stessa cosa possa accadere in Siria.
Secondo gli studenti dell’università e i colleghi che ogni giorno incontro con piacere, il loro presidente Bachar Assad gode sempre del sostegno della maggioranza della popolazione. Molti di loro, al pari del governo Assad, accettano la Proposizione di Ginevra di aprile 2012. Si tratta di una iniziativa che si propone di mettere in campo un governo di transizione fondato sul dialogo, in attesa delle elezioni del 2014, libere e aperte a ogni candidatura. Questo processo permetterebbe al popolo siriano di scegliere democraticamente il prossimo presidente.
Tamara, studentessa all’università, ha spiegato che le intimidazioni dei ribelli verso gli studenti, i sequestri, l’occupazione delle case e il furto di vetture colpiscono il settore scolastico, ma che quasi tutte le scuole e le università sono funzionanti.
E’ evidente qui a Damasco che la ragione di maggiore inquietudine per la popolazione sono i tanti problemi creati dalle sanzioni USA unanimemente considerate illegali e immorali.
L’autore di queste righe ha svolto una inchiesta con un piccolo gruppo di studenti universitari sugli effetti delle sanzioni imposte dagli Stati Uniti sulla popolazione civile. Quasi tutti quelli che hanno risposto erano dell’avviso che il solo obiettivo delle sanzioni era quello di provocare un cambiamento di regime. Facendo soffrire la popolazione ed aizzandola ad atti di ribellione durante le lunghe file davanti alle panetterie ecc… gli Stati Uniti sperano che il popolo si rivolterà contro Bashar Assad. La gente qui pensa che anche le sanzioni contro l’Iran abbiano come obiettivo il cambiamento di regime e per niente il tentativo di ottenere l’abbandono da parte dell’Iran del suo programma nucleare perfettamente legale.
Ecco i risultati dell’inchiesta degli studenti nelle drogherie di Damasco che si è conclusa il 12.12.2012: essa dimostra un aumento dei prezzi degli alimentari in un contesto che colpisce, secondo gli economisti, tra il 40 e il 60% della popolazione.
Inchiesta degli studenti di Damasco: Aumento dei prezzi degli alimentari tra maggio 2011 e dicembre 2012:
(il tasso di cambio ufficiale è di 80 lire siriane per un dollaro USA)
Il montone è passato da 500 lire siriane (ls) a 750, il pollo da 200 ls a 450, un litro di latte da 40 ls a 95, il riso da 400 ls a 1000. 30 uova da 160 ls a 300, un litro d’olio di oliva da 30 ls a 60, un chilo di zucchero da 40 ls a 85, un pacco da dieci pani da 20 ls a 55 a Damasco, ma a 220 ad Aleppo o, come a Homs, Hama e a est, dove si va rapidamente approfondendo una grave crisi umanitaria.
La Russia ha promesso grano alla Siria. Ma il tempo stringe. Nella maggior parte delle zone più povere non vi sono ONG che distribuiscono i prodotti di base.
Il prezzo della bombola di gas da cucina è passato da 500 a 1000, e diventa sempre più difficile trovarne alla periferia di Damasco.
Il gasolio da riscaldamento è passato da 100 ls a 250 e si trova con difficoltà. Perfino gli hotel a 5 stelle di Damasco sono stati costretti a ridurre il riscaldamento e l’acqua calda, a causa della penuria di nafta, alle sole fasce orarie tra le 7 e le 10 del mattino e le 20 e le 22 della sera. La Russia avrebbe promesso una nave di gasolio ma sarebbe pericoloso trasportarlo su strada perché, secondo gli studenti volontari della Mezzaluna Rossa e di altre organizzazioni umanitarie, le forze ribelli rubano e distruggono un numero sempre maggiore di convogli umanitarie e imperversano nelle campagne.
Gli studenti qui a Damasco hanno intenzione di pubblicare una lista più dettagliata di prodotti di consumo ogni 15 giorni. Ieri alcuni studenti hanno manifestato davanti all’Ambasciata USA per protestare contro le sanzioni. “Il popolo siriano non dimenticherà la campagna USA per sottometterci e affamarci e non perdonerà mai gli Stati Uniti”, si leggeva su un cartello.
Sembra all’autore di queste righe che le sanzioni illegali e immorali imposte alla popolazione civile siriana sotto l’egida degli Stati Uniti – e che bisognerebbe d’urgenza contestare a la Haye – producono un effetto opposto a quello sperato dai loro sinistri promotori. L’accumulo delle sanzioni dà credibilità al governo Assad che, impegnandosi seriamente, seppur senza grandi successi, a contenere l’aumento dei prezzi, ha buon gioco nell’ accusare i nemici sionisti e statunitensi della Siria di esserne responsabili. La stragrande maggioranza degli studenti e degli abitanti di Damasco sono sello stesso avviso.
Franklin Lamb è ricercatore a Damasco. Gli si può scrivere a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Per consultare l’originale: http://www.countercurrents.org/lamb151212.htm