Siria, giugno 2013 - “La Siria è la protezione di retrovia della resistenza, il supporto della resistenza. La resistenza non può restare inerte quando la sua protezione di retrovia è in pericolo e quando il suo supporto si rompe. Se non intervenissimo saremmo degli idioti” – Hassan Nasrallah, leader di Hezbollah (nella foto)








Herzbollah si impegna militarmente in Siria a sostegno di Damasco
Luc Michel (25 maggio 2013)


“La Siria è la protezione di retrovia della resistenza, il supporto della resistenza. La resistenza non può restare inerte quando la sua protezione di retrovia è in pericolo e quando il suo supporto si rompe. Se non intervenissimo saremmo degli idioti” – Hassan Nasrallah, leader di Hezbollah

L’asse geopolitico Siria-Hezbollah, Iran
L’asse Siria-Hezbollah-Iran è una realtà geopolitica regionale. Vi sono rapporti complessi tra la Siria baathista e l’Iran islamista dei mullah, col suo protetto libanese di Hezbollah. Al di là di un’alleanza geopolitica regionale dettata dalla ragione, tutto infatti oppone, a livello ideologico o economico, i due regimi. Il socialismo laico baathista di Damasco, multiculturale, multiconfessionale, ha infatti molto poco in comune con l’islamismo militante di Teheran. Ma la geopolitica è precisamente ciò che va al di là delle ideologie ed è dettata dagli interessi vitali degli Stati. Ed è su tali interessi vitali che si opera la convergenza tra la Siria baathista e Teheran, col suo alleato libanese.


La natura dell’alleanza di Damasco col movimento sciita libanese Hezbollah si fonda così su di un’alleanza geopolitica e comuni interessi vitali. Saeed Kamali Dehghan, un giornalista iraniano che lavora per il giornale inglese The Guardian, analizza che “la Siria offre all’Iran un accesso al Libano e ad Hezbollah, cosa che riveste una importanza strategica per i governanti iraniani a cagione della prossimità geografica tra Hezbollah e Israele”. Secondo Le Nouvel Observateur che recentemente citava un responsabile libanese, “Ciò che è importante per Hezbollah, è che resti aperta la linea di approvvigionamento che passa per Damasco. Ed è pronto a fare tutto il necessario per preservarla”.


La cosa è vera anche nel senso inverso. In particolare dopo l’espulsione di Damasco dal Libano, dove l’asse strategico con Hezbollah ha consentito alla Siria di mantenere una certa presenza. L’esercito siriano fu costretto a ritirarsi dal Libano nel 2005, dopo 30 anni di presenza militare, dopo un’offensiva diplomatica occidentale.


Deve anche considerarsi il fronte politico ed elettorale che unisce in Libano lo stesso Hezbollah, il ramo libanese del Partito Baath Arabo Socialista e i loro alleati mussulmani progressisti e nazionalisti cristiani. Il Partito Baath Arabo Socialista, nato nel 1956, è il ramo libanese del Partito Baath siriano (c’è anche un Partito Baath iracheno, con un ramo libanese, eredità delle rivalità suicide tra le due capitali baathiste, Bagdad e Damasco). I suoi leader sono Fayez Chkor e il deputato libanese Assem Qanso.


L’impegno militare strategico di Hezbollah
Sembra che Hezbollah abbia deciso di impegnarsi pubblicamente in occasione della decisiva battaglia di Qusseir. Prima si era solo limitata a garantire la sicurezza della frontiera libano-siriana e delle linee di comunicazione e di approvvigionamento siriane tra Beirut e Damasco e tra Tripoli (in Libano) e Lataquié (centro della regione alawita e retroguardia del governo baathista).


Da una settimana, Hezbollah è implicato in una battaglia feroce al fianco dell’esercito siriano per la conquista di Qusseir. Hassan Nasrallah ha respinto inoltre qualsiasi ipotesi di alleanza coi ribelli. “Hezbollah non può trovarsi sullo stesso fronte degli Stati uniti, di Israele, dei takfiriti (estremisti sunniti) che praticano l’eviscerazione, decapitano e profanano le tombe”…


Il capo del movimento sciita libanese Hezbollah, Hassan Nasrallah, ha promesso sabato ai suoi la vittoria nella guerra in Siria, dove il suo movimento è impegnato militarmente al fianco dell’esercito governativo contro i ribelli.

“Dico alle persone onorate, ai mujaheddin, agli eroi: così come vi ho sempre promesso la vittoria, ve ne prometto un’altra”, ha dichiarato nel corso di una cerimonia svoltasi a Machghara, nel sud est del Libano, in occasione del 13° anniversario del ritiro israeliano dal Libano.


Il suo discorso era trasmesso su uno schermo gigante, in quanto non si mostra mai in pubblico per ragioni di sicurezza, in particolare gli assassini mirati di Tsahal (l’esercito israeliano, ndt).  “La Siria è la protezione di retrovia della resistenza, il supporto della resistenza. La resistenza non può restare inerte quando la sua protezione di retrovia è in pericolo e quando il suo supporto si rompe. Se non intervenissimo saremmo degli idioti”, ha sottolineato.


Già il 30 aprile scorso, il capo di Hezbollah aveva ufficialmente ammesso la partecipazione di combattenti di Hezbollah nei combattimenti in Siria. Aveva dichiarato che “in questi ultimi giorni si sono moltiplicate le aggressioni contro i villaggi nella provincia di Qusseir (sulla frontiera col Libano). Più di 30.000 Libanesi, di differenti confessioni, abitano in questa regione. Una richiesta di tregua è stata respinta dai gruppuscoli armati, che avevano altri progetti da eseguire. Secondo le informazioni di cui disponiamo, alcune parti libanese sono implicate in queste aggressioni, e questo ha spinto l’esercito siriano ad affrontare gli aggressori e proteggere i villaggi. Da due anni alcuni Libanesi sono coinvolti nell’invio di combattenti in Siria, attraverso la Turchia, la Giordania e l’Iraq. E se volete, un giorno saranno rivelati nomi e dettagli. Quindi è normale che noi accordiamo tutto l’aiuto possibile e necessario per sostenere l’esercito siriano, i comitati popolari e gli abitanti libanesi”.


I “Comitati popolari” sono le nuove milizie di quartiere, milizie popolari create da Damasco sul modello dei “comitati di difesa della Rivoluzione”, i CDR cubani. La loro creazione ha mutato la situazione della guerra civile e permesso la ripulitura dei villaggi dai “ribelli”. Secondo una recente inchiesta dell’emittente russa RT, “il 75% dei Siriani sostiene il governo Assad”. Molti lo fanno oramai armandosi contro la violenza, il settarismo e le atrocità delle gang jihadiste.


Hassan Nasrallah ha anche affermato il 30 aprile che la “Siria può contare nella regione e nel mondo di veri amici che non permetteranno che questo paese cada nelle mani degli Statunitensi, degli Israeliani o dei gruppi takfiriti”. Hassan Nasrallah ha respinto inoltre qualsiasi ipotesi di alleanza coi ribelli. “Hezbollah non può trovarsi sullo stesso fronte degli Stati uniti, di Israele, dei takfiriti (estremisti sunniti) che praticano l’eviscerazione, decapitano e profanano le tombe”…


Il 9 maggio 2013, il quotidiano libanese al-Akhbar precisava che il presidente Assad aveva dichiarato che la Siria avrebbe “dato tutto a Hezbollah in segno di riconoscimento per il suo aiuto e che si sarebbe uniformata al suo modello di resistenza contro Israele (…) Per la prima volta, abbiamo sentito che noi e loro viviamo la stessa situazione e che non sono solo degli alleati che appoggiamo”. Assad ha anche espresso la sua “fiducia, soddisfazione e grande gratitudine nei confronti di Hezbollah”.

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