Crisi Siriana
Siria, la posta strategica della battaglia di El Quseir
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Irib, 4 giugno 2013 (trad. Ossin)
Siria, la posta strategica della battaglia di El Quseir
Alain Corvez
Posta sul confine siro-libanese, a circa 150 chilometri a nord di Damasco, la regione che ospita la città di El Quseir è strategica per il controllo delle vie di accesso al Libano, da un lato verso sud-ovest, attraverso la pianura della Bekaa libanese con Hermel e poi Baalbek, attraversate dall’Oronte (Nahr el Assi), dall’altro a nord, con Homs a 30 chilometri, collega la regione di Tripoli, la città più settentrionale del Libano e anche la regione alawita, con Tartus e Latakieh.
Talmente strategica, che Kadesh, la collina che domina la regione, è stato luogo di battaglie storiche, tra cui quella che vide gli Egiziani di Ramses II opporsi agli Ittiti nel 1300 a.c.
La cartina illustra la battaglia per il controllo della località strategica
di El Quseir. Le forse lealiste sono indicate con la bandiera siriana.
Quelle di Hezbollah libanese con il vessillo giallo. Carta pubblicata
il 23 marzo 2013 da Strategika51
I ribelli siriani si erano impossessati della regione da diversi mesi e i combattenti islamisti avevano annunciato la loro intenzione di allargare la loro lotta al vicino Libano, per installarvi un califfato in aiuto dei combattenti sunniti libanesi della regione di Tripoli. Molti imam salafiti avevano annunciato il piano nei villaggi di frontiera. Il progetto aveva evidentemente come obiettivo di infliggere un colpo fatale alle posizioni di Hezbollah in Libano.
In aprile il vice ministro degli affari esteri russo, Bogdanov, si era incontrato con Hassan Nasrallah a Beirut, insieme a un emissario iraniano, ed è probabile che in quella occasione sia stata presa la decisione che, diventata pressante la minaccia, Hezbollah doveva impegnare le sue forze nella battaglia di El Quseir, tanto più che molti villaggi della regione sono abitati da sciiti, anche libanesi.
Appoggiati e sostenuti dalle forze regolari dell’esercito siriano, i combattenti di Hezbollah, circa 5-6000 tra cui una maggioranza di abitanti della regione, hanno riconquistato in pochi giorni una quarantina di villaggi, mettendo contemporaneamente in sicurezza la regione del Nord Libano, onde impedire qualsivoglia reazione da parte delle milizie sunnite libanesi che trovano rifugio in molti campi della regione di Tripoli, dando peraltro spesso del filo da torcere all’esercito libanese. Hanno poi attaccato la collina centrale di Kadesh, che hanno finito col conquistare dopo quattro giorni di combattimento, dal 21 al 25 aprile, accerchiando 17.000 ribelli, composti da Siriani e 2500 jihadisti stranieri, 400 dei quali Libanesi. La manovra di accerchiamento è continuata e il 30 maggio, vedendo la partita persa, 12.000 ribelli siriani originari della regione hanno rinunciato alle armi, ritornando in abiti civili nel corso di una sola notte. Sono rimasti 4000 combattenti, tra cui 2500 stranieri di diverse nazionalità, 400 dei quali Libanesi.
Circa 90 combattenti di Hezbollah sono rimasti uccisi dopo il 21 aprile in questi combattimenti asperrimi e più di un migliaio di ribelli. Essendo difficili per i ribelli le possibilità di fuga, alcuni rinforzi hanno tentato di venire loro in soccorso da nord, indubbiamente dalla Turchia, ma non sembra che abbiano, per il momento, potuto portare loro soccorso. Tutto lascia pensare che l’esercito siriano, soprattutto la Guardia Repubblicana, controlli ormai la zona con l’aiuto di Hezbollah e che la prossima offensiva potrebbe puntare su Aleppo.
Vi sono circa 350.000 sciiti in Siria, un decimo almeno dei quali sono combattenti dalla parte del regime. La complessità dell’Oriente complicato” deve spingere i decisori occidentali ad avere delle “idee semplici”, ma non sempliciste.
L’alleanza Iran, Iraq, Siria, Hezbollah è un’alleanza forte, in quanto si fonda su interessi comuni, sostenuti peraltro dalla Russia e dalla Cina. All’avvio di una conferenza di pace promossa dalla Russia e dagli Stati Uniti, ma auspicata da numerosi altri paesi, tra cui la Cina, non bisogna assumere delle posizioni volontariamente vendicative contro questo o quel protagonista della crisi, né fare dichiarazioni intempestive che potrebbero in seguito nuocere allo sviluppo dei negoziati.
Hezbollah nella lista nera del terrorismo
Prevedere, su forte istigazione degli Inglesi, di collocare la parte militare di Hezbollah nella lista nera delle organizzazioni terroriste sarebbe un grave e pericoloso errore che, inoltre, non porterebbe alcun vantaggio alla Francia. Hezbollah è un partito politico che ha deputati e ministri del governo libanese e una simile decisione nuocerebbe alle nostre relazioni equilibrate col Libano; la maggioranza della popolazione sciita si sentirebbe offesa, ma anche i cristiani del CPL del generale Aoun, che sono loro alleati e senza dubbio maggioritari in Libano, oltre ai sunniti che condividono i loro obiettivi.
Assumere una simile decisione a causa dell’intervento in Siria delle truppe di Hezbollah evidenzierebbe inoltre che molti paesi sostengono i ribelli in modo diretto e che la morale del diritto internazionale non è uguale per tutti. La definizione di terrorismo, come diceva De Gaulle, dipende dal punto di vista da cui si guarda (1).
Hezbollah si è impegnato nei combattimenti di El Quseir per difendere il suo alleato siriano, ma soprattutto per difendere il Libano contro gli jihadisti che l’esercito libanese non sarebbe in grado di fermare. Compiere atti ostili nei confronti di Hezbollah equivarrebbe anche a porre in pericolo la posizione dei nostri 900 soldati membri del FINUL, cosa che non dispiacerebbe agli Inglesi che non sono presenti militarmente in Libano.
Attualmente i rapporti tra i capi francesi del FINUL e Hezbollah, attraverso l’intermediazione dell’esercito libanese, consentono di evitare molte difficoltà e di risolvere i conflitti, quando si presentano, in tutto il sud del Libano. Non avremmo dunque niente da guadagnare prendendo una simile decisione, al contrario. Come a Fontenoy, nel 1745, lasciamo dunque gli inglesi sparare per primi, fu questo che consentì la vittoria del Maresciallo de Saxe e di Luigi XV.
(1) Nel corso della sua conferenza stampa all’Eliseo del 27 novembre 1967, facendo il bilancio della recente guerra dei Sei Giorni, il generale diceva: “Ora (Israele) organizza sui territori conquistati l’occupazione, che non può esercitarsi senza oppressione, repressione, espulsioni e contro di essa si manifesta una resistenza, che (sempre Israele) definisce terrorista”.