Crisi Siriana
Al Qaeda avanza in Siria
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Crisi siriana, aprile 2015 - Come tutti, anche voi avete saputo che i ribelli affiliati ad Al Qaeda hanno preso il controllo di quasi tutta l’ultima città ancora nelle mani del governo nella provincia di Idlib, nel nord della Siria (nella foto, elementi del gruppo jihadista Al-Nusra)
Russia Today, 29 aprile 2015 (trad.ossin)
Una crisi, quale crisi?
Al Qaeda avanza in Siria
Neil Clarck
Come tutti, anche voi avete saputo che i ribelli affiliati ad Al Qaeda hanno preso il controllo di quasi tutta l’ultima città ancora nelle mani del governo nella provincia di Idlib, nel nord della Siria
E’ una notizia importantissima perché vuol dire che le regioni costiere ancora sotto il controllo del governo, come il porto di Laodicea che è una piazzaforte baatista, sono direttamente minacciate. E’ un successo importante per la causa islamista, ma la cosa che colpisce di più di questi fatti è l’assenza totale di preoccupazione e di reazione da parte dei governi occidentali.
Ci sarebbe da aspettarsi che questi governi siano in allarme per l’avanzata di Al Qaeda, visto l’alto numero di occidentali uccisi nella “guerra contro il terrore” in Afghanistan.
Di fatto, l’assenza di inquietudine nei confronti dell’avanzata dei militanti islamisti in Siria dimostra la totale ipocrisia della politica estera occidentale. Le sue élite pretendono di combattere l’islamismo radicale e contemporaneamente, in Siria, fanno di tutto perché chi combatte contro questo stesso islamismo radicale, vale a dire il governo laico siriano di Bachar el Assad, venga indebolito e alla fine sconfitto.
Il mese scorso, il presidente siriano Assad ha attirato l’attenzione sulla sedicente guerra occidentale contro il gruppo Stato Islamico. Ha sottolineato che si registrano solo dieci raid aerei al giorno da parte di paesi che si dicono ricchi e moderni. “L’aviazione siriana, che è debole a confronto di quella della coalizione, compie ogni giorno molti più raid aerei di quanti non ne faccia una coalizione che raggruppa sessanta paesi. Tutto questo è privo di senso. Dimostra una mancanza di serietà… Non si fa alcuno sforzo per vincere il gruppo terrorista Stato Islamico”, ha detto Assad.
Invece di tentare di battere il terrorismo, l’Occidente e i sui suoi alleati lo sostengono.
Israele, il paese del quale i nostri propagandisti ripetono all’infinito che si trova “sulla linea del fronte nella guerra contro il terrore”, opera come un alleato di Al Qaeda sul fronte siriano. A partire dal 2012, ha lanciato una decina di raid aerei sulla Siria, ma nessuno di essi era diretto contro il gruppo islamista in guerra contro l’esercito di Assad; tutti questi raid avevano di mira, o bersagli governativi, o gruppi che si battono al fianco di Assad contro i terroristi, come per esempio il raid che ha ucciso un generale siriano e sei combattenti di Hezbollah (Oggi si apprende che un altro attacco aereo ha ucciso quattro militanti sulla frontiera israelo-siriana, ma non è precisato a quale gruppo appartengano questi militanti).
Elementi del gruppo jihadista Al-Nusra
In marzo vi è stato l’annuncio che Israele aveva aperto le sue frontiere con la Siria per fornire assistenza medica ad alcuni militanti di al Nusra, gruppo affiliato ad Al Qaeda, e che, dopo averli curati, Israele li aveva riaccompagnati alla frontiera siriana perché continuassero a combattere contro un governo siriano secolare che protegge i cristiani e le altre minoranze religiose.
L’aiuto fornito dalle forze di difesa israeliane ai ribelli siriani sull’altopiano del Golan è stato documentato da una serie di rapporti dell’ONU.
Ma Israele non ha visibilmente piacere che le proprie attività in Siria vengano messe in luce.
Un druso siriano che postava in internet delle informazioni relative alla cooperazione di Israele con il Fronte al Nusra è stato arrestato, qualche tempo da, nella parte del Golan occupato da Israele.
Ovviamente nessuna campagna “Je suis Sidqi al-Maqt” è stata ancora lanciata dai “moralisti della libertà di espressione” in Occidente. Come ha fatto notare Media Lens, organizzazione di monitoraggio dei media: “Non ci sono Je suis Charlie, quando si tratta di criticare Israele”.
“Sembra che attualmente Israele si sia direttamente alleata con Al Qaeda in Siria”, scrive Asa Winstanley nel Middle East Monitor. E’ un’alleanza tattica per fare sì che la guerra civile prosegua e il sangue continui a colare”.
Su questa alleanza tra Israele ed Al Qaeda si parla pochissimo in Occidente, se non per niente. Non si discute, nelle nostre società sedicenti “aperte e democratiche”, del fatto che uno dei nostri principali partner aiuti quelli che ci vengono presentati come i nostri più mortali nemici. Invece un dibattito animato dai neocons filo israeliani e dalla falsa sinistra, che si atteggiano a umanitari preoccupatissimi per il popolo siriano, preme per l’imposizione di un blocco aereo che indebolirebbe ancor di più il governo siriano nella sua difesa del paese contro il terrorismo. Essi vogliono rovesciare il governo siriano, non certo per come opera in materia di diritti umani, ma a causa della sua alleanza con l’Iran ed Hezbollah.
Certamente Israele non è l’unica potenza in Medio oriente che voglia eliminare Assad. Anche l’Arabia Saudita cerca di rovesciarlo e sembra avere accelerato il suo impegno in questa direzione dopo l’ascesa del re Salman al trono all’inizio dell’anno. Sul Washington Post, Liz Sly attribuisce gli ultimi successi dei ribelli all’accresciuto ruolo dell’Arabia saudita e dei suoi alleati regionali.
Le armi fornite ai sedicenti “ribelli moderati” sono – sorpresa ! – cadute nelle mani dei gruppi affiliati ad Al Qaeda. Nel marzo scorzo, il giornale britannico Daily Mail ha mostrato delle foto di combattenti del Fronte al Nusra in posa vicino a dei missili statunitensi che avevano sottratto ai “ribelli appoggiati degli Occidentali”.
“Al Qaeda si impadronisce delle città siriane grazie ad armi sofisticate statunitensi fornite ai ‘moderati’. Se pensate che questo non sia stato pianificato, fareste meglio a ripensarci”, twitta Edward Dark, un analista e attivista che si trova in Siria.
L’imminente caduta di Assad è stata già molte volte falsamente proclamata, soprattutto dai neocon che non possono soffrirlo. Ma le recenti vittorie di Al Qaeda sono molto preoccupanti e, a meno che la situazione sul campo non muti rapidamente, i giorni che restano al governo laico di Damasco sono davvero contati.
Gli islamisti sarebbero già a Damasco se il Parlamento britannico avesse votato per il bombardamento della Siria nel 2013, come auspicavano i neocon. “Se David Cameon avesse ottenuto l’autorizzazione che chiedeva, adesso i jihadisti controllerebbero Damasco”, ha scritto Peter Ford, ex ambasciatore britannico in Siria, in una violenta critica alla politica britannica in Siria pubblicata su The Guardian. “Invitare al rovesciamento del governo laico siriano, demonizzarlo in modo grottesco, predire il suo crollo imminente come hanno fatto Cameron e (il ministro degli affari esteri) Hague nel 2012 e 2013, per poi gemere che non c’entravano niente quando i mussulmani britannici sono andati laggiù per unirsi ai jihadisti è un non senso totale”, ha dichiarato l’ambasciatore.
Questo approccio è davvero un non senso, ma solo se si prendono per moneta sonante le dichiarazioni dei responsabili politici che pretendono di condurre una guerra implacabile contro Al Qaeda. In realtà la loro guerra è tutt’altro che implacabile. Se lo fosse, allora i dirigenti occidentali dovrebbero lavorare mano nella mano con Assad contro i jihadisti, e non il contrario, come fanno attualmente.
Il fatto che non sembrano per nulla preoccupati per le recenti vittorie di Al Qaeda in Siria dimostra, una volta di più, che non è l’islamismo radicale a preoccupare l’Occidente, ma un governo laico, indipendente, che semplicemente non vuole curvare la schiena dinanzi alla lobbie della guerra senza fine.