Crisi Siriana
I Russi in Siria. Alea iacta est
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The Unz Review, 3 settembre 2015 (trad. ossin)
I Russi in Siria. Alea iacta est
Israel Shamir
Nonostante i dubbi e le smentite, la Russia avrebbe deciso una ambiziosa espansione della sua presenza in Siria, probabilmente per ribaltare la situazione in questo paese dilaniato dalla guerra. La piccola e vecchia installazione di riparazione navale russa a Tartus sarà ingrandita, mentre Jable, vicino a Lattakia (la Laodicea dell’antichità) diventerà una base aerea e una vera e propria base navale russa nel Mediterraneo, oltre lo stretto del Bosforo
Le moltitudini jihadiste che muovono all’assalto di Damasco potrebbero essere ridotte all’obbedienza e al rispetto, e il presidente Assad liberato dai pericoli e dall’assedio. La guerra contro Daech (Stato Islamico) serve da copertura per questa operazione. Quello che segue è il primo articolo su questo fatidico sviluppo della situazione, fondato su fonti confidenziali russe di solito affidabili
Thierry Meyssan, il giornalista investigativo e dissidente francese bene informato che vive a Damasco, ha notato l’arrivo di molti consiglieri russi. I Russi hanno cominciato a condividere con l’alleato siriano – ha aggiunto – delle immagini satellitari in tempo reale. Un sito di informazioni israeliano (ynetnews) ha scritto che “la Russia ha cominciato il suo intervento militare in Siria” e ha preconizzato che “nelle prossime settimane migliaia di militari russi atterreranno in Siria”. I Russi hanno immediatamente smentito.
Il presidente Assad vi ha fatto però allusione, qualche giorno fa, esprimendo totale fiducia nel sostegno russo al suo governo. I primi sei aerei da combattimento MiG-31 sono già giunti a Damasco, secondo quanto riportato dal giornale ufficiale russo. Michael Weiss, sul Daily Beast, di estrema destra, ha pubblicato delle immagini da brivido per illustrare la penetrazione russa in Siria. Il giornale Al-Quds Al-Arabi ha indicato Jable come luogo di costruzione di una seconda base.
Noi possiamo adesso confermare che, per quanto ne sappiamo, nonostante le smentite (vi ricordate della Crimea?), la Russia ha varcato il Rubicone e assunto l’importantissima decisione di entrare nella guerra di Siria. Essa può ancora salvare la Siria dalla totale distruzione e, al tempo stesso, salvare anche l’Europa che rischia di essere sommersa da ondate di rifugiati. L’aviazione militare russa combatterà apertamente contro lo Stato Islamico, ma probabilmente (come ha detto Michael Weiss), non bombarderà solo Daech, ma anche l’opposizione alleata degli Stati Uniti, al-Nusra (ex Al Qaeda) e altri estremisti islamici che non appartengono a Daech, per la semplice ragione che non è possibile distinguere gli uni dagli altri.
Il ministro russo degli affari esteri, Sergei Lavrov, ha proposto di organizzare una nuova coalizione contro lo Stato Islamico, che comprenda l’esercito di Assad, i Sauditi e alcune forze di opposizione. L’inviato degli Stati Uniti in visita in Russia ha affermato che non c’è alcuna possibilità che i Sauditi e gli altri Stati del Golfo accettino di allearsi con Assad. La Russia si augura di riuscire a mettere insieme questa coalizione ma, aspettandosi un rifiuto statunitense, il presidente Putin ha visibilmente deciso di agire.
La Russia è preoccupata per i successi dello Stato Islamico, che attacca e costringe all’esilio i cristiani di Siria, tenuto conto che la Russia si considera la protettrice tradizionale di queste persone. La Russia è anche preoccupata che ISIS possa lanciare delle operazioni nelle proprie zone mussulmane, il Caucaso e il Volga. E la colazione anti-ISIS guidata dagli Stati Uniti non si è dimostrata all’altezza.
Gli Stati Uniti e la Turchia sostengono di combattere contro ISIS, ma perseguono solo i loro propri interessi, assai diversi da quelli dei Siriani, degli Europei e dei Russi. La Turchia combatte i Curdi, che sono avversari acerrimi di ISIS. Gli Stati Uniti usano la guerra contro ISIS come paravento per combattere contro il governo legittimo di Bachar el-Assad, recentemente rieletto da una larga maggioranza di Siriani. ISIS non è troppo danneggiata dagli attacchi statunitensi, lo è molto di più l’esercito siriano. Inoltre gli Stati Uniti hanno mandato in Siria centinaia di terroristi, dopo avere loro fornito un addestramento militare in Giordania e altrove. Recentemente David Petraeus (generale USA, comandante delle truppe in Afghanistan ed ex direttore della CIA, ndt) ha lanciato un appello ad armare Jabhat al-Nusra perché possa combattere contro ISIS. Questa stupida idea è stata ridicolizzata, ma non archiviata.
Gli Stati Uniti e i loro alleati hanno provocato disastri in Siria. Gli Stati Uniti sono lontani geograficamente e possono godersi lo spettacolo. In tutto questo casotto, è l’Europa ad essere perdente, giacché subisce l’afflusso dei rifugiati. La Turchia è direttamente perdente, perché subisce sia l’arrivo dei rifugiati, che il terrorismo, il rapido declino della popolarità del presidente e un abbassamento del livello di vita, tutte conseguenze dei suoi errori politici in Siria.
Adesso la Russia si è caricata del difficile compito di salvare la situazione. Se Erdogan, Obama, Kerry e i Sauditi avevano pensato che Putin avrebbe abbandonato Assad al suo destino, oggi vengono brutalmente strappati alle loro illusioni. La posizione russa è piuttosto sfumata. La Russia non vuole combattere per Assad, come non ha combattuto per Janukovyc (il presidente dell’Ucraina, ndt). La Russia pensa che spetti ai Siriani di decidere chi debba essere il loro presidente. Assad o un altro – è un affare interno della Siria. Dall’altra parte, Obama e i suoi alleati combattono invece contro Assad. Egli – dicono – avrebbe perduto la sua legittimità. Hanno un problema con Assad, come essi stessi ammettono. La Russia non ha alcun problema con Assad. Finché il suo popolo lo sostiene, lasciamolo governare, dicono i Russi. Se qualcuno dell’opposizione vuole allearsi con lui, tanto meglio.
La Russia non ha intenzione di combattere l’opposizione armata in quanto tale, fin quando questa sia pronta a negoziare pacificamente e non chieda l’impossibile (diciamo, la testa di Assad). Nella fuoco dello scontro, non è possibile distinguere tra i gruppi, legittimi e illegittimi, e lo Stato Islamico. Tutti potranno subire delle negative conseguenze quando i Russi cominceranno a fare il lavoro serio. Sarebbe meglio per loro negoziare col governo e giungere ad un accordo. L’alternativa (la distruzione della Siria, milioni di rifugiati, lo sradicamento dei cristiani dal Medio Oriente, l’attacco jihadista contro la Russia propriamente detta) è troppo orrenda per essere presa in considerazione.
La guerra in Siria è gravida di pericoli per la Russia; per questo Putin non ha mai voluto impegnarvisi direttamente dal 2011. L’avversario è bene armato, gode di appoggi sul territorio, ha dalla sua i ricchi Stati del Golfo e combattenti fanatici capaci di scatenare un’ondata di attacchi terroristi in Russia. La posizione degli Stati Uniti è ambigua: Obama e i suoi non mostrano segni di reazione di fronte al crescente coinvolgimento della Russia. Thierry Meyssan pensa che Obama e Putin abbiano finito con l’intendersi sulla necessità di sconfiggere lo Stato Islamico. Secondo lui, alcuni responsabili e generali statunitensi (Petraeus, Allen) vorrebbero sabotare questo accordo; lo stesso fanno i Repubblicani e i neocon.
Alcuni dirigenti russi sono inquieti. Sospettano che Obama resti in silenzio per attirare Putin nella guerra in Siria. Ricordano il precedente degli Stati Uniti che hanno incitato Saddam Hussein a invadere il Kuwait. Gli aerei russi e statunitensi nel cielo della Siria potrebbero finire con l’essere coinvolti in scontri. Altri dicono: la Russia non potrebbe impegnarsi in Ucraina invece che in Russia? Ma una eventuale decisione di Putin di entrare in guerra in Siria ha un senso.
Una guerra lontana dal proprio territorio presenta sfide logistiche, come gli Stati Uniti hanno sperimentato in Vietnam e in Afghanistan, ma presenta molti minori pericoli di estensione al territorio della Russia stessa. Su di un lontano teatro di guerra, l’esercito, la marina e l’aviazione militare russe avranno modo di dimostrare il loro coraggio.
Bachar el-Assad con Putin
Se riusciranno, la Siria ritroverà la pace, i rifugiati potranno rientrare, e la Russia resterà per sempre nel Mediterraneo orientale. Un successo russo scoraggerebbe i guerrafondai di Washington, Kiev, Bruxelles. Ma se fallisse, la NATO penserà che la Russia è pronta per essere colta e potrebbe tentare di portare la guerra più vicino al suo territorio.
Dei precedenti coi quali può essere interessante fare il raffronto sono le campagne militari degli anni 1930. I Russi, sotto il comando del brillante maresciallo Joukov, hanno definitivamente sconfitto i Giapponesi a Khalkhin Gol nel 1939, e questi ultimi hanno firmato un patto di neutralità con i Russi e si sono astenuti dall’attaccare i Russi durante la guerra tedesco-sovietica. Per contro, l’esercito russo non è stato altrettanto brillante contro il maresciallo Mannerheim in Finlandia nel 1940, e ciò ha incoraggiato Hitler ad attaccarli.
Stavolta la Russia intende muoversi nel rispetto del diritto internazionale, al contrario di quanto accaduto con l’avventura di Saddam Hussein in Kuwait. Mentre gli Stati Uniti e la Turchia bombardano e mitragliano la Siria senza nemmeno chiedere il permesso del governo legittimo, la Russia interviene col permesso e su invito delle autorità siriane, come loro alleato. Vi è un Trattato di reciproca difesa tra la Russia e la Siria. Il governo siriano ha messo a disposizione dei Russi le proprie istallazioni e i suoi porti, in funzione difensiva.
Le Chiese cristiane del Medio oriente augurano il benvenuto ai Russi e chiedono loro aiuto contro le aggressioni jihadiste. L’antica Chiesa ortodossa di Antiochia e la Chiesa ortodossa di Gerusalemme hanno approvato l’impegno russo. Il più autorevole e importante ecclesiastico palestinese, l’arcivescovo Theodosius Atallah Hanna, ha espresso la speranza che i Russi possano riportare la pace in Siria e che i rifugiati potranno rientrare.
Per gli Europei, è un’occasione per rivedere il loro cieco sostegno alle politiche statunitensi, e per poter rimpatriare i milioni di rifugiati accampati nelle stazioni europee e nei loro hotel.
Se tutto va bene, questa iniziativa di Putin in Siria sarà uno dei suoi massimi successi. Sta giocando con le sue carte strette al petto e questo articolo è il primo che proviene dal suo entourage.