Crisi Siriana
Nona settimana dell’intervento russo in Siria: l’Impero contrattacca
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Crisi siriana, dicembre 2015 - Considerando il rimarchevole successo dell’intervento russo in Siria, almeno fino ad ora, non avrebbe dovuto sorprendere il fatto che l’Impero avrebbe potuto contrattaccare. L’unica domanda era dove e quando. Adesso conosciamo la risposta (nella foto, Assad e Putin)
La prospettiva del Falco, 6 dicembre 2015
Nona settimana dell’intervento russo in Siria: l’Impero contrattacca
Considerando il rimarchevole successo dell’intervento russo in Siria, almeno fino ad ora, non avrebbe dovuto sorprendere il fatto che l’Impero avrebbe potuto contrattaccare. L’unica domanda era dove e quando. Adesso conosciamo la risposta.
Il 24 novembre, l’Aviazione Turca ha compiuto un atto assolutamente senza precedenti nella storia recente: ha deliberatamente abbattuto un aereo militare di un’altra nazione, anche se era assolutamente evidente che il velivolo in questione non rappresentava nessuna minaccia per la Turchia o per i Turchi. La blogosfera russa è piena di indiscrezioni, più o meno ufficiali, sull’accaduto. Secondo queste versioni, i Turchi mantenevano 12 F-16 di pattuglia lungo il confine, pronti ad attaccare; erano guidati da un AWACS e “coperti” dagli F-15 dell’Aviazione degli Stati Uniti, nel caso ci fosse stata una immediata risposta russa. Può essere, o può non essere. Ma questo ora non ha più importanza, perché ciò che è assolutamente innegabile è che gli USA e la NATO si sono immediatamente assunti la responsabilità dell’attacco, dando il loro pieno sostegno alla Turchia. La NATO è arrivata al punto di dichiarare che avrebbe inviato navi ed aerei a protezione della Turchia, come se fosse stata la Russia ad aver attaccato la Turchia. E per quanto riguarda gli USA, non solo hanno dato il loro pieno appoggio alla Turchia, ma hanno anche negato categoricamente tutte le prove sul contrabbando di petrolio fra Turchia e Daesh. Infine, come previsto, gli USA stanno inviando il Gruppo da Battaglia della portaerei Harry S. Truman nel Mediterraneo Orientale, ufficialmente per colpire il Daesh, ma in realtà per sostenere la Turchia e minacciare la Russia. Anche i Tedeschi stanno ora schierando i loro aerei, ma con l’ordine specifico di non condividere nessuna informazione con i Russi.
Che cosa sta accadendo realmente?
Semplice: l’Impero si è giustamente reso conto della debolezza del contingente russo in Siria e ha deciso di usare la Turchia per darsi la possibilità di una smentita plausibile. Questo attacco è probabilmente solo il primo passo di un intervento molto più ampio per “allontanare” i Russi dal confine turco. Il passo successivo, a quanto pare, comprende l’invio di truppe occidentali in Siria, all’inizio solo “istruttori”, ma in seguito truppe speciali e per il coordinamento aereo di prima linea. Il ruolo principale qui lo avranno le forze aeree americane e turche, con un assortimento di velivoli tedeschi e inglesi, che daranno quel tocco di diversità che permetta di usare il termine “coalizione internazionale”. Per quanto riguarda i Francesi, stretti fra la loro controparte russa e i loro “alleati” della NATO, essi saranno irrilevanti, come sempre: Hollande ha di nuovo capitolato (sai che novità!). Alla fine la NATO creerà di fatto una zona rifugio per i suoi “terroristi moderati” nel Nord della Siria e la userà come base per attaccare Raqqa. Dal momento che un intervento del genere sarebbe completamente illegittimo, si userà come pretesto la necessità di tutelare la minoranza turcomanna, la “responsabilità di proteggere”, e quant’altro. La creazione di un santuario per i “terroristi moderati”, garantito dalla NATO, sarebbe il primo passo verso la disintegrazione della Siria in diversi stati più piccoli.
Se questo è davvero il piano, allora l’abbattimento del Su-24 è un duro messaggio alla Russia: noi siamo pronti a rischiare un conflitto per farti arretrare, tu sei pronta ad entrare in guerra? La triste risposta è che no, la Russia non è pronta a portare avanti una guerra per la Siria contro tutto l’Impero, semplicemente perché non ha la forza per poterlo fare.
Come ho già ripetuto parecchie volte, la Siria è ben oltre la capacità di proiezione dell’apparato militare russo (circa 1000 km.), specialmente se questa proiezione deve essere attuata attraverso un territorio ostile (e la Turchia sicuramente lo è). Fino ad ora i Russi sono stati molto brillanti ad organizzare e a sostenere il loro piccolo contingente in Siria, ma questo non significa affatto che essi abbiano la capacità di reggere una campagna aerea di maggiori proporzioni o, anche meno, un’operazione di terra. Il fatto è che l’intervento russo in Siria è sempre stato rischioso e difficile, e all’Impero non c’è voluto molto per approfittarsene. Anche se nel dire questo riceverò un sacco di critiche dagli sciovinisti e dai patriottardi, rimane il fatto che la Russia non può “proteggere” la Siria dagli Stati Uniti, dalla NATO o anche dal CENTCOM. Almeno non in termini puramente militari. Però non significa che la Russia non abbia possibilità di ritorsione e questo è ciò che la Russia sta attualmente facendo.
Sanzioni economiche: la Russia ha messo in atto un certo numero di sanzioni economiche nei confronti della Turchia, compreso il congelamento del progetto del Turkish Stream. Inoltre, il turismo russo verso la Turchia, una grande fonte di reddito, è destinato a ridursi ad una piccola parte di quello che era: ai Russi non sarà vietato recarsi in Turchia, ma le agenzie di viaggio russe non offriranno pacchetti viaggio-vacanze. Alcune merci turche saranno vietate in Russia e ai Turchi verranno ritirate le offerte per diversi contratti. Tutte queste sanzioni danneggeranno la Turchia, ma non in modo significativo.
Sanzioni politiche: qui la Russia farà uso di una delle sue armi più potenti: la verità. Le Forze Armate Russe hanno reso pubbliche una serie devastante di riprese fotografiche, da ricognitore e da satellite, che provano come la Turchia, realmente, acquisti il petrolio del Daesh. Quello che è particolarmente scioccante è in realtà l’enorme proporzione di questo contrabbando: una foto mostra 1.722 autocisterne nella regione di Deir Ez-Zor, mentre un’altra ne mostra 8.500 usate dal Daesh per trasportare l’equivalente di 200.000 barili di petrolio. Questi numeri significano non solo che questo contrabbando è organizzato dalla Turchia a livello statale, ma è anche assolutamente evidente che gli USA sanno tutto riguardo ad esso.
Come previsto, i media occidentali, non hanno dato nessun risalto a queste prove, hanno soltanto parlato di “immagini che secondo i Russi mostrerebbero…”, ma ormai il danno è fatto, almeno nel lungo periodo. Adesso tutti quelli con un minimo di intelligenza sanno che Erdogan è un bugiardo criminale. Ancora più importante, è diventato innegabile il fatto che la Turchia non è solo un alleato, ma anche un protettore ed uno sponsor del Daesh. Infine, alla luce di queste prove, diventa anche abbastanza evidente il motivo per cui la Turchia ha deciso di abbattere il Su-24: perché i Russi stavano bombardando i percorsi del contrabbando del Daesh verso la Turchia.
Il colpo finale al prestigio ed alla credibilità di Erdogan e della Turchia è arrivato dallo stesso Vladimir Putin che, nel suo discorso annuale al Parlamento ha detto:
Sappiamo chi si sta riempiendo le tasche in Turchia e lascia che i terroristi prosperino con la vendita del petrolio che rubano in Siria. I terroristi usano questi introiti per reclutare mercenari, comprare armi e progettare attacchi terroristici disumani contro i cittadini russi e contro la popolazione in Francia, Libano, Mali ed altri stati. Ricordiamo che gli attivisti che operavano nel Caucaso Settentrionale negli anni ’90 e nel 2000, hanno trovato rifugio ed hanno avuto assistenza morale e materiale in Turchia. E sono ancora lì.
Allo stesso tempo, il popolo turco è cortese, lavoratore e pieno di talento. In Turchia abbiamo molti amici buoni ed affidabili. Lasciatemi sottolineare che questi devono sapere che noi non li metteremo sullo stesso piano di una certa parte dell’attuale classe politica, direttamente responsabile della morte dei nostri militari in Siria.
Noi non dimenticheremo mai la loro complicità con i terroristi. Abbiamo sempre considerato il tradimento come la peggiore e più vergognosa delle cose, e continueremo a farlo. Questo vorrei ricordare a loro, a quelli in Turchia che hanno sparato alla schiena dei nostri piloti, a quegli ipocriti che hanno cercato di giustificare le loro azioni e proteggere i terroristi.
Non ho capito nemmeno perché lo abbiano fatto. Ogni loro questione, ogni problema, ogni disaccordo di cui non fossimo stati a conoscenza poteva essere sistemato in modo diverso. In più, eravamo pronti a cooperare con la Turchia su tutti gli argomenti più delicati ed eravamo disposti ad andare oltre, anche dove non sarebbero arrivati i loro stessi alleati. Credo che solo Allah sappia perchè lo abbiano fatto. E probabilmente Allah ha deciso di punire la cricca al governo in Turchia facendogli perdere la ragione.
Ma se si aspettavano da noi una reazione nervosa o isterica, se volevano vederci trasformati in un pericolo per noi stessi e per il mondo, rimarranno delusi. Non avranno nessuna risposta intesa a dare spettacolo o destinata ad un immediato successo politico. Non la avranno. In primo luogo le nostre azioni saranno sempre guidate dalla responsabilità, verso noi stessi, la nostra nazione, il nostro popolo. Non faremo tintinnare le sciabole. Ma se qualcuno pensa di poter commettere un brutale delitto di guerra, uccidere la nostra gente e cavarsela, senza subire nient’altro che un divieto sulle importazioni di pomodori, o qualche restrizione nel campo dell’edilizia o simili, allora rimarrà deluso. Ricorderemo loro quello che hanno fatto, più di una volta. Se ne pentiranno. Sappiamo cosa fare.
Naturalmente, per una società completamente assuefatta alla menzogna, alla disonestà e all’ipocrisia, queste sono solo parole e verranno ignorate. Ma nel Medio Oriente e nel resto del mondo queste sono parole importanti, che i Turchi troveranno molto difficili da cancellare dalla loro reputazione.
Risposte militari: queste sono limitate, naturalmente, ma non irrilevanti. Primo , la Russia ha ammesso di aver appena dislocato gli S-400 in Siria (sospetto che già ci fossero). Secondo, la Russia ha iniziato a costruire una seconda base aerea, questa volta a Shaayrat, nella Siria centrale. Se questa base venisse effettivamente costruita, allora avrebbe senso farvi arrivare qualche AWACS e/o MIG-31 russi. Terzo, la Russia farà ora un uso maggiore, nel Nord della Siria, di SU-34 armati con missili aria-aria di ultima generazione e gli aerei da attacco al suolo russi saranno scortati da caccia SU-30SM appositamente schierati. Questo insieme di misure renderà molto più arduo ai Turchi ripetere un attacco del genere, ma personalmente dubito che ne abbiano l’intenzione, almeno non nell’immediato futuro.
Valutazioni: Per capire in pieno quello che sta accadendo ora, dobbiamo guardare il quadro generale. La prima, importante conseguenza dell’abbattimento del SU-24 russo è stata che la NATO è diventata un’alleanza che gode dell’impunità. Ora che l’azione di guerra della Turchia nei confronti della Russia ha creato un precedente, perchè questo è ciò che indubbiamente l’abbattimento ha costituito, qualunque altro membro della NATO può fare la stessa cosa sentendosi protetto dall’alleanza. Se domani, mettiamo, i Lituani decidessero di colpire una nave russa nel Baltico o se i Polacchi abbattessero un aereo russo sopra Kaliningrad, godrebbero immediatamente della protezione della NATO, proprio com’è successo alla Turchia: gli Stati Uniti avallerebbero in pieno la versione lituana/polacca per “proteggere” queste nazioni da ogni “minaccia dall’est” e i media corporativi mondiali farebbero finta di non vedere le prove dell’aggressione lituana/polacca. Questo è uno sviluppo estremamente pericoloso ed è un forte incentivo a tutte quelle piccole nazioni con il complesso di inferiorità a mostrare “il coraggio” e “la determinazione” di sfidare la Russia, anche se, naturalmente, nascondendosi dietro le spalle della NATO.
Inoltre, la Nato sta intensificando deliberatamente la sua guerra alla Russia facendo entrare il Montenegro nell’Alleanza e riprendendo a discutere l’ingresso della Georgia. In termini prettamente militari, l’incorporazione del Montenegro nella NATO non fa comunque alcuna differenza, ma in termini politici questo è solo un altro modo per l’Occidente di fare gli sberleffi alla Russia e dirle “guarda, nel nostro Impero facciamo entrare anche i tuoi alleati storici e tu non ci puoi fare proprio nulla”. Per quanto riguarda la Georgia, il motivo principale dietro i colloqui sul suo ingresso nella NATO è quello di ribadire la “politica alla Saakashvili”, coè rinnovare l’aggressione alla Russia. E la Russia, anche questa volta non può farci nulla.
Abbiamo così di fronte una situazione estremamente pericolosa:
– Il contingente militare russo in Siria è relativamente debole ed isolato
– La Turchia può, e lo farà, continuare le sue provocazioni sotto la copertura della NATO
– L’Occidente sta preparando un (illegale) intervento in Siria
– L’intervento occidentale sarà rivolto contro la Siria e contro la Russia
– I politicanti della NATO hanno ora compito facile per guadagnare punteggio “patriottico”, provocando la Russia
Se ci liberiamo di tutta la verbosità NATO del “difendere i nostri membri”, quello che sta succedendo è che l’Impero ha chiaramente deciso che l’opzione bellica è sicura, in quanto la Russia non oserà “iniziare” una guerra. In altre parole, questo è un gioco al rialzo, in cui una parte sfida l’altra a fare qualcosa di più. Questo è esattamente quello a cui si riferiva Putin quando ha detto:
Ma se si aspettavano da noi una reazione nervosa o isterica, se volevano vederci trasformati in un pericolo per noi stessi e per il mondo, rimarranno delusi. Non avranno nessuna risposta intesa a dare spettacolo o destinata ad un immediato successo politico. Non la avranno. In primo luogo le nostre azioni saranno sempre guidate dalla responsabilità, verso noi stessi, la nostra nazione, il nostro popolo.
Quello che sfugge allo Stato nello Stato imperiale è il fatto che alla Russia potrebbe non rimanere altra scelta che quella di affrontare l’Impero. Certo, i Russi non vogliono la guerra, ma qui il problema è che, considerando l’arroganza assolutamente sconsiderata e l’alterigia imperiale delle elites occidentali, ogni sforzo russo di evitare la guerra è visto dai centri di potere dell’Ovest come un segno di debolezza. In altre parole, agendo in maniera responsabile, i Russi stanno ora incentivando l’Occidente ad agire in maniera ancora più irresponsabile. Questa è una dinamica degli eventi molto, molto pericolosa con cui il Cremlino deve fare i conti. Sembra però che Putin abbia qualcosa in mente, almeno è così che io interpreto il suo avvertimento:
Ma se qualcuno pensa di poter commettere un brutale delitto di guerra, uccidere la nostra gente e cavarsela, senza subire nient’altro che un divieto sulle importazioni di pomodori, o qualche restrizione nel campo dell’edilizia o simili, allora rimarrà deluso. Ricorderemo loro quello che hanno fatto, più di una volta. Se ne pentiranno. Noi sappiamo che cosa fare.
Non ho idea a cosa possa riferirsi, ma credo proprio che questa non sia una sfuriata e basta: non è una minaccia rivolta ai nemici della Russia, ma piuttosto una promessa al popolo russo. Spero ardentemente che ci sia un qualche piano di sorta, perchè ora siamo proprio in rotta di collisione con una guerra. Per finire, qui ci sono alcune parole di Putin che i leaders occidentali farebbero bene a ponderare:
50 anni fa, le strade di Leningrado mi hanno insegnato una lezione: se lo scontro è inevitabile, colpisci per primo