Crisi Siriana
La Turchia sta scatenando la Terza Guerra Mondiale?
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Crisi siriana, febbraio 2016 - Erdogan il furioso sta dando seguito alle sue minacce e ha cominciato a bombardare le postazioni del PYD curdo, unilaterlamente bollandolo come "terrorista" (Non si era mai preoccupato di bormbardare prima i veri "terroristi"). Quale sarà la reazione dei Russi? Siamo agli inizi della Terza guerra mondiale?
Cf2R (Centre Français de Recherche sur le Renseignement), 13 febbraio 2016 (trad. ossin)
La Turchia sta scatenando la Terza Guerra Mondiale?
Alain Rodier
Il 13 febbraio 2016 la Turchia ha posto in esecuzione una parte delle sue minacce. Avendo unilateralmente designato il Partito dell’Unione Democratica (PYD) curdo siriano come “terrorista”, a cagione dei rapporti che intrattiene con il PKK, Ankara ha cominciato a bombardare alcune postazioni che le Unità di protezione del popolo (YPG), il braccio armato del PYD, avevano da poco conquistato nel “corridoio di Azaz” a nord di Aleppo (1). Bersaglio principale del fuoco turco è la base aerea di Mennagh, che il Fronte el-Nusra era stato costretto ad abbandonare alle forze curde dopo averlo tenuto occupato per due anni. Quando la base era occupata dal Fronte al-Nusra – movimento davvero riconosciuto come terrorista dalle Nazioni Unite – la Turchia si era ben guardata da qualsiasi azione di guerra contro di essa. I bombardamenti turchi su questa base non sono per caso giacché essa, una volta rimessa in sesto, potrebbe servire eventualmente da piattaforma di rifornimento per le forze curde del PYD, attraverso un ponte aereo, opzione che sembra sedurre i Russi. E’ tuttavia evidente che, fintanto che le piste saranno sotto la minaccia dei bombardamenti turchi, saranno inutilizzabili!
Per i Curdi siriani e il governo di Damasco, è molto difficile rispondere a questi tiri che partono dal territorio turco, per due ragioni. La prima è politica, perché questo sarebbe considerato come una aggressione di un paese membro della NATO e ciò potrebbe provocare un intervento dell’Alleanza al fianco di Ankara, anche se sono stati i Turchi ad aprire per primi il fuoco. La seconda è tecnica: se l’artiglieria turca può effettuare dei tiri a lunga distanza (tra i 20 e i 30 chilometri) grazie ai suoi obici di 155 mm Firtina o M-52T, i Curdi non dispongono di alcuna arma capace di fare fuoco di controbatteria. La Turchia aveva già effettuato dei tiri di intimazione qualche mese fa… quando unità del PYD avevano accennato ad attraversare l’Eufrate in direzione est per dirigersi verso la città di Jarabulus, controllata dal gruppo Stato Islamico (GSI o Daesh).
Il regime turco non vuole che i Curdi siriani prendano il controllo della regione di frontiera che si estende dalla regione di Afrin, a ovest, fino all’Eufrate, a est. Infatti questo creerebbe una continuità territoriale tra le altre porzioni di territorio già controllate dai Curdi lungo la frontiera turco-siriana. E ciò consentirebbe la creazione di una zona autonoma, peggio forse, di uno “Stato” curdo, ipotesi che Ankara non vuole nemmeno prendere in considerazione.
La comunità internazionale attende di vedere che cosa farà Ankara nei prossimi giorni. C’è un accordo con Riyadh per un eventuale intervento terrestre in Siria per “combattere Daesh”. Già i primi caccia bombardieri sauditi sarebbero giunti alla base aerea di Inçirlik, dove si trovano anche gli aerei statunitensi che intervengono quotidianamente in Siria, nell’ambito della coalizione internazionale di cui fanno parte pure Arabia Saudita e Turchia. Anche se l’ipotesi dell’intervento al suolo sembra al momento solo una pia intenzione, la Turchia possiede i mezzi militari per lanciare una ampia operazione dalla sua frontiera per “liberare” una “zona tampone” di una trentina di chilometri di profondità che si estenderebbe da Azaz, a ovest, fino a Jarabulus, a est.
Infatti questa zona si trova sotto il comando della 2° armata (la Turchia ne ha 3), il cui stato maggiore si trova a Malatya. Essa comprende il 6° corpo d’armata, di stanza ad Adana (vicino alla base aerea di Inçirlik) e il 7° corpo d’armata di Diyarbakir. Quest’ultimo è principalmente impegnato contro il PKK nel sud-est del paese, lungo la frontiera irachena e iraniana, e all’interno del paese fino alla regione del lago Van. Potrebbero dunque essere impiegate la 5° e la 20° brigata blindata e la 39° brigata meccanizzata, con l’aiuto delle brigate commando e di artiglieria. In totale sarebbero tra i 15.000 e i 20.000 uomini, centinaia di carri armati M-60T e M-60 ATT, mezzi di trasporto per truppe FNSS ACV-15 e dei MRAP, che la Turchia possiede in gran numero. Da notare che non potrà essere usato materiale tedesco come il carri Leopard 2A4 di cui la Turchia possiede 354 esemplari. Infatti Berlino ha sempre vietato l’uso del materiale militare fornito alla Turchia nella lotta contro i separatisti curdi. E la 2° Armata non ne è dunque dotata. Ovviamente l’operazione terrestre avrà l’appoggio di caccia bombardieri e velivoli ad ala rotante.
La partecipazione saudita si limiterebbe senz’altro all’invio di qualche forza speciale, giacché tutto l’esercito è attualmente impegnato nella guerra in Yemen e nella protezione della frontiera con l’Iraq.
Diverse questioni si pongono:
- Erdogan sarà abbastanza folle da passare all’azione?
- Quali saranno le reazioni dei Russi e, in misura minore, dell’esercito siriano?
- Quale potrà essere la reazione della comunità internazionale?
- E la principale: sarà l’inizio della Terza Guerra Mondiale?
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