Crisi Siriana
Gli obiettivi di Al Qaeda in Siria, raccontati da Al Qaeda
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Crisi siriana, maggio 2016 - L'ultimo messaggio del dottor Ayman Al-Zawahiri (attuale leader di Al Qaeda, nella foto di lato insieme a Osama Bin Laaden) consente di meglio comprendere quali sono gli obiettivi di Al Qaeda in Siria
Cf2r (Centre Français de Recherche sur le Renseignement), 14 maggio 2016 (trad. ossin)
Gli obiettivi di Al Qaeda in Siria, raccontati da Al Qaeda
Alain Rodier
Il giorno 8 maggio 2016, il dottor Ayman Al-Zawahiri ha diffuso, attraverso la struttura mediatica di Al Qaeda “canale storico”, As-Shahab, un nuovo messaggio audio[1] di una decina di minuti sulla situazione in Siria e, più generalmente, sul Fronte Al-Nosra (Jabhat Al-Nosra), il braccio armato ufficiale della nebulosa nel paese[2]. Questa dichiarazione, letta insieme a quelle periodicamente diffuse da Abou Mohammed Al-Joulani, l'emiro del Fronte Al-Nosra, consentono di meglio comprendere come funziona questa organizzazione terroristica in Medio Oriente e quali siano i suoi obiettivi a lungo e medio termine.
L’obiettivo finale di Al Qaeda « canale storico » resta quello sempre propugnato, fin dai tempi di Osama Bin Laden: la creazione di un « califfato mondiale » governato dalla sharia (legge islamica). E’ certo che, per gli ideologi di Al Qaeda, un simile obiettivo non potrà essere raggiunto se non tra moltissimi anni, attraverso una lenta avanzata che, partendo dalle terre di Islam (Dar Al-Islam), che saranno le prime ad essere “liberate” dal giogo dei leader considerati apostati dai jihadisti, si estenderà poi ai paesi empi, la « dimora dei miscredenti » (Dar Al-Harb).
Verso la creazione di un califfato iniziale ?
Ciò che muta nel discorso di Al-Zawahiri, è che adesso egli non esclude più la possibilità di creare già da subito un « califfato », verosimilmente da insediare in un primo momento nella provincia di Idlib[3], nel nord est della Siria, che dovrebbe poi diventare una sorta di « appartamento pilota » rispetto alla « residenza planetaria » che spera poi di costruire. Una tale eventualità era fino ad oggi esclusa, in quanto la fondazione di una entità « visibile » veniva considerata un rischio eccessivo da parte di Al Qaeda, che conserva la memoria della sua espulsione dall’Afghanistan nel 2001, dopo l’invasione USA seguita agli attentati dell’11 settembre 2011.
E’ proprio qui che emerge una differenza fondamentale con Daesh, che invece pretende un atto di sottomissione da parte di tutta la comunità mussulmana (l’Umma) al « califfo Ibrahim », Abou Bakr Al-Baghdadi, dal suo vero nome Ibrahim Awad Ibrahim Ali Al-Badri. Al-Zawahiri delinea un califfato mondiale retto dalla sharia, ma assicura che il suo movimento riconoscerà tutte le autorità che rispettano i principi fondamentali dell’islam. In sostanza, non pretende di imporre la leadership di Al Qaeda sulle altre formazioni, se queste condividano gli stessi obiettivi. « Al-Qaeda fa parte dell’Umma ma non ne è il leader » ha dichiarato. Precisando altresì che la nebulosa ha accettato il giuramento di fedeltà solo di coloro che lo hanno fatto spontaneamente, senza mai forzare nessuno... Joulani si è spinto ancora più oltre, affermando che « il dottor Ayman [Al-Zawahiri] sarà un soldato obbediente ad un comando (...) che esegua tutte le prescrizioni dell’islam ».
Queste affermazioni rispondono verosimilmente a delle preoccupazioni tattiche locali, dal momento che il Fronte Al-Nosra non è abbastanza forte da poter vincere da solo. E’ stato infatti costretto a mettere insieme una coalizione battezzata Jaich Al-Fatah (l'Esercito della Conquista) per conquistare la provincia di Idlib. Essa comprende i gruppi Ahrar Al-Cham[4], Jund Al-Aqsa, Liwa Al-Haqq, Jaysh Al-Sunna, Ajnad Al-Cham e la legione del Cham. Per mettere un piede anche nella parte ovest del teatro siriano, il Fronte Al-Nosra si è anche alleato con molti gruppi ribelli, aderendo ad altre occasionali coalizioni, come Ansar Al-Charia (I Partigiani della sharia) nella regione di Aleppo[5] o anche Jund Al-Malahim (I Soldati dell’Avventura) a Damasco[6]. Ciò che non esclude qualche sbavatura sul campo, poiché gli attivisti del Fronte Al-Nosra non esitano, quando lo ritengano necessario, a sparare contro gli alleati, un modo di ricordare « chi è che comanda ».
Al-Zawahiri esclude un distacco del Fronte Al-Nosra da Al-Qaeda « canale storico », ricordando che il mullah Omar si rifiutò di consegnare Bin Laden dopo gli attentati dell’11 settembre 2001. Si tratta di una voce che corre insistentemente da quando l’Arabia Saudita, la Turchia e il Qatar tentano di rendere più presentabili i movimenti islamisti ribelli, compreso il Fronte Al-Nosra. Infatti, se Joulani recidesse i legami che lo uniscono al comando di Al Qaeda, il suo movimento potrebbe essere cancellato dalla lista delle organizzazioni considerate « terroriste » dalle Nazioni Unite. Si noti che Mosca ha chiesto al Comitato antiterrorista dell’ONU di aggiungere alla lista Ahrar Al-Cham e Jaïch Al-Islam, che la Russia considera segretamente legate ad Al Qaeda « canale storico ». Entrambi i movimenti fanno parte del Fronte islamico (FI) fondato il 22 novembre 2013 per iniziativa di Riyadh. Con una forza stimata tra i 50 000 agli 80 000 combattenti, questa coalizione è la più importante formazione ribelle della Siria.
Cosa riserva il futuro ?
Al-Zawahiri dice che il « Levante attualmente costituisce la speranza della comunità dei mussulmani » perché è l’unica « rivoluzione popolare » che vi è stata durante le « primavere arabe e l’unica che abbia seguito la strada giusta » che esige allo stesso tempo dawa (proselitismo) e jihad, per fondare un « califfato governato armoniosamente ». A suo avviso, le altre rivoluzioni hanno tentato di mettere in piedi regimi fondati su un islam contraffatto, influenzato da secolarismo e nazionalismo. Soprattutto mette in guardia contro i fallimenti dei Fratelli Mussulmani in Egitto e prima ancora del Fronte Islamico di Salvezza (FIS) in Algeria.
A suo avviso, occorre dapprima rovesciare il regime dei Nusayri (espressione peggiorativa per indicare gli Alauiti) e colpire i suoi alleati sciiti (Iran e Hezbollah libanese) e i “crociati” occidentali e russi. Sarà solo in seguito che Al Qaeda e i suoi alleati potranno fondare un califfato locale. A questo scopo chiede unità ai mujaheddin, dal momento che per essi si tratta di una questione di « vita o di morte ». Facendo propri gli atteggiamenti vittimisti di Dash, afferma essere dovere di tutti i mussulmani « difendere il jihad nel Levante » contro le varie « cospirazioni » guidate dagli USA, dalla Gran Bretagna e dall’Arabia Saudita. Detto fatto, il Fronte Al-Nosra ha ripreso l’offensiva contro le forze governative siriane a nord di Laodicea, e da sud su Aleppo, Hama e Damasco.
Al-Zawahiri nega di volere perseguire i medesimi obiettivi di Daesh, i cui membri vengono definiti « Kharigiti » dal nome di una setta estremista apparsa nei primi tempi dell’islam. A proposito di Daesh, ricorda anche la figura di Al-Hajjaf Ben Yusef, un governatore dell’Iraq particolarmente sanguinario, vissuto durante il califfato omayyade (661-750). Parla anche del « califfato di Ibrahim Al-Badri », chiamando Al-Baghdadi col suo vero nome, cosa che l’interessato certamente considera come un affronto insopportabile. Peraltro il Fronte Al-Nosra non disdegna gli scontri a fuoco con Daesh, attualmente soprattutto nella regione di Deraa, nel sud-est del paese.
Hamza Bin Laden, uno dei figli del guru di Al Qaeda, ha pubblicato un suo proprio messaggio due giorni dopo quello di Al-Zawahiri. Anch’egli lancia un appello all’unità dei jihadisti e all’azione dei “lupi solitari” contro l’Occidente. Ma la parte più interessante della sua dichiarazione è che :« il jihad nel Levante è il migliore campo di battaglia verso la liberazione di Gerusalemme (...) e che non è la guerra di questa o quella organizzazione, ma dell’Umma intera ». Al-Zawahiri aveva dal canto suo evidenziato che gli Occidentali erano preoccupatissimi per la presenza di jihadisti alla frontiera con Israele. Queste affermazioni, se fossero seguite da fatti sul campo, potrebbero costituire una relativa novità per la nebulosa che, fino ad oggi, si è sostanzialmente disinteressata della causa palestinese e dello Stato ebraico. Resta da stabilire se Al Qaeda « canale storico » disponga di mezzi adeguati alle proprie ambizioni o se la nebulosa tenti solo di federare sotto la sua bandiera tutta l’Umma[7]. Al-Zawahiri usa d’altronde lo slogan della rivoluzione siriana che rischia di essere ripreso, per imitazione, anche dagli estremisti palestinesi: « la morte piuttosto che l’umiliazione ».
Note:
[1] Gli ultimi (due audio e uno scritto) risalgono al gennaio 2016.
[2] Chiamato in ossequio alla tradizione Levante (Cham) nel testo.
[3] Conquistata dai ribelli nel marzo 2015.
[4] Benché Ahrar Al-Cham non abbia giurato formalmente fedeltà ad Al Qaeda, questo movimento è segretamente legato alla nebulosa.
[5] Raggruppa il Fronte Al-Nosra, Ahrar Al-Cham, il Fronte Ansar Dine, Harakat Moudjahidin Al-Islam, Liwa Ansar Al-Khalifah, la katiba Al-Tawihad Wam-Djihad, Al-Fol Al-Awal, la katiba Abou A'Mara, la katiba Fajr Al-Kilafah, la saraya Al-Mee'ad, la katiba Al-Shahaba, Jund Allah e Liwa Sultan Al-Mirad.
[6] Il Fronte Al-Nosra, Ahrar Al-Cham e l'Unione islamica Ajnad Al-Cham.
[7] L'autore propende per questa ipotesi.