Crisi Siriana
Salva di missili nel cielo di Damasco
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Crisi siriana, 26 aprile 2018 - Questa salva di missili sulla Siria non muterà in alcun modo il corso degli avvenimenti. La Ghuta è liberata, e le altre province lo saranno presto. La guerra a distanza combattuta dai nemici della Siria è persa in anticipo...
Oumma, 15 aprile 2018 (trad. ossin)
Salva di missili nel cielo di Damasco
Bruno Guigue
E’ fatta. La gang Washington-Parigi-Londra ha bombardato la Siria. Evitando ogni prudenza, l’abituale trio esperto in tradimenti ha lanciato i suoi ordigni di morte contro uno Stato membro delle Nazioni Unite. Con tanti missili, un Occidente in declino ha fatto il duro a distanza, guardandosi bene dall’affrontare sul campo un avversario che gli avrebbe assestato una sonora sculacciata.
Attaccando l’apparato militare siriano, questa coalizione ristretta guidata da marionette vanitose ha creduto di potersi imporre con la sua chincaglieria di lusso. Ma pensare questo significa dimenticare che la situazione strategia sta rapidamente cambiando. Nelle questioni militari, tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, soprattutto quando ci si propongono obiettivi esagerati. Sperimentata durante la presidenza Clinton, la tecnica degli attacchi chirurgici mette oggi in campo un nuovo avatar, e non è per niente sicuro che sia il più riuscito.
Non se ne dolgano questi leader tanto soddisfatti di sé, ma questa operazione lampo ha brillato per la sua inconsistenza, e l’inganno politico di cui è espressione è pari solo alla sua vacuità militare. In realtà, il bilancio è prossimo allo zero. Nessun risultato operativo, nessun impatto psicologico, nessun interesse politico. E’ stata solo una pioggia di petardi bagnati su Damasco, una esercitazione a grandezza naturale per la difesa anti-aerea siriana, un tiro al piccione nel quale il missile occidentale, questo pretenzioso giocattolo, ha finito per giocare la parte del piccione. I « bei missili » di Trump sono finiti in pezzi, penosi mucchi di rottami destinati al futuro museo dell’imperialismo a Damasco. E questo risultato è tanto più significativo, se si pensi che la DCA ha operato da sola contro l’aggressore straniero, senza l’aiuto degli alleati, anche se il sostegno tecnico russo ha indubbiamente giocato un ruolo decisivo.
Identico disastro sul piano della guerra psicologica. Non si giungeva certo a immaginare, a Washington, Londra e Parigi, che il popolo siriano sarebbe rimasto paralizzato di fronte a questa vile aggressione. Ma essa ha piuttosto prodotto l’effetto contrario, perché la codardia dell’avversario, in genere, rafforza il morale delle truppe. Le prime immagini provenienti da Damasco sono state quelle di una popolazione sorridente, che sventola con fierezza la bandiera nazionale e il ritratto del presidente Bachar Al-Assad. I tre piedi nichelati della geopolitica non impressionano i Siriani. Distruggendo i tre quarti dei missili nemici, la difesa anti aerea siriana ha riassunto a suo modo la risposta di questo popolo coraggioso all’aggressore neocoloniale. La DCA dell’esercito arabo siriano è come la metafora di un popolo che resiste vittoriosamente, dal 2011, ad un tentativo di distruzione multiforme.
Ovviamente I guerrafondai occidentali hanno fatto girare le rotative di una propaganda menzognera per tentare di giustifica la loro impresa distruttrice. Ma la truffa non è riuscita. Bisognava, hanno detto, punire il regime siriano per l’uso di armi chimiche contro i civili della Ghuta. Ma che prove avevano i tre aggressori?
Ci rispondono che sono schiaccianti, ma che non possono essere divulgate, perché sono « classificate ». Anche un bambino di quattro anni capirebbe l’inganno. Se ci sono « prove », del resto, è sul posto che possono essere trovate, ed è per questo che l’Organizzazione internazionale per l’interdizione delle armi chimiche ha accettato l’invito del governo siriano. Ma lo stesso giorno dell’arrivo di questi esperti, il trio occidentale ha bombardato Damasco. E’ inutile ribadirlo: quando si accusa senza prove un colpevole già designato, non c’è bisogno di indagini.
In realtà, la politica bellicista di un Occidente a corto di egemonia corrompe tutto quel che tocca. Essa brandisce i diritti dell’uomo, ma lo fa per sostenere i terroristi. Canta le lodi del diritto internazionale, ma lo fa per meglio distruggerlo. Parla della democrazia, ma la viola a domicilio mentre nega alle altre nazioni il diritto all’autodeterminazione.
Quando Macron annuncia che « punirà » il presidente siriano durante una conferenza congiunta col principe ereditario dell’Arabia Saudita, si fa beffe del popolo francese. La tripletta bellicista USA/France/Gran-Bretagna è come la rana che vuole diventare più grossa del bue. Crede di essere il centro del mondo, mentre ne è un’appendice. E’ null’altro che il club dell’oligarchia occidentale, ma pensa di essere la « comunità internazionale ».
E quando il mondo assiste sbigottito ad una spacconata che non si capisce se sia più criminale o grottesca, immagina di avere riportato una vittoria. Questa salva di missili sulla Siria non muterà in alcun modo il corso degli avvenimenti. La Ghuta è liberata, e le altre province lo saranno presto. La guerra a distanza combattuta dai nemici della Siria è persa in anticipo.