Crisi Siriana
Una « zona di sicurezza » turca nel nord della Siria non è una buona idea
- Dettagli
- Categoria: crisi siriana
- Visite: 4196
Crisi siriana, 18 gennaio 2019 - La Turchia non ha alcun interesse a combattere Stato Islamico. Suo unico interesse è di impedire la costituzione di una entità curda armata che potrebbe minacciare il suo ventre molle meridionale (nella foto, l'attentato di Manbij del 16 gennaio 2019)
Moon of Alabama, 16 gennaio 2019 (trad.ossin)
Una « zona di sicurezza » turca nel nord della Siria non è una buona idea
Moon of Alabama
Il presidente Trump vuole che le truppe USA lascino il nord-est della Siria. Il suo consigliere per la Sicurezza Nazionale, John Bolton, e il segretario di Stato Mike Pompeo hanno cercato di sabotare questa mossa. Trump aveva l’idea di lasciare il nord-est della Siria alla Turchia, ma gli hanno subito spiegato che la Turchia avrebbe preso le armi contro le YPK/PKK curdo, un gruppo di combattenti che gli Stati Uniti avevano armato e utilizzato come forza sostitutiva contro lo Stato Islamico.
La Turchia non ha alcun interesse a combattere Stato Islamico o a occupare Raqqa e altre città etnicamente arabe lungo l’Eufrate. Suo unico interesse è di impedire la costituzione di una entità curda armata che potrebbe minacciare il suo ventre molle meridionale. E’ così che è nata l’idea di una « zona di sicurezza » in Siria che la Turchia occuperebbe per tenere i Curdi lontani dalle sue frontiere.
Ma quella striscia di confine si situa esattamente dove si trovano le principali colonie curde. Ayn al-Arab, in curdo Kobane, e molte altre città sulla frontiera, hanno tutte una popolazione in maggioranza curda. Essa sicuramente si leverebbe in armi contro una occupazione turca. La Turchia mira a anche ad assumere il controllo della regione di Manbij, a ovest dell’Eufrate.
La Russia non permetterà che la Turchia controlli altre terre siriane :
« Il ministro russo degli Affari Esteri, Sergueï Lavrov, ha dichiarato mercoledì che il governo siriano dovrà assumere il controllo del nord del paese, dopo gli inviti degli Stati Uniti a realizzare una ‘zona di sicurezza’, controllata dalla Turchia, in questa regione.
‘Siamo convinti che la migliore e unica soluzione sia il trasferimento di questi territori sotto il controllo del governo siriano, delle forze di sicurezza e delle strutture amministrative siriane’, ha dichiarato il signor Lavrov ai giornalisti ».
« ‘La Siria afferma che qualsiasi tentativo di mettere in discussione la propria unità territoriale verrà considerato come una esplicita aggressione ed un’occupazione dei suoi territori, oltre che come un sostegno ed una protezione del terrorismo internazionale da parte della Turchia’ , ha dichiarato [una fonte ufficiale del Ministero degli affari esteri e degli espatriati] ».
La Turchia ha dispiegato sufficienti truppe alla sua frontiera per lanciare un’invasione, ma il rischio per la sua economia è elevato. Vi saranno elezioni locali a marzo e il presidente turco Erdogan non vuole turbarle infilandosi in un pantano. Erdogan tornerà presto in Russia e discuterà della questione col presidente Putin. E’ assai probabile che Erdogan sarà convinto che il controllo esercitato dal governo siriano sulle regioni curde e le garanzie russe di una frontiera tranquilla costituiscano una soluzione migliore dell’occupazione di una popolazione ostile, che gli costerebbe cara.
Oggi un kamikaze ha ucciso 4 soldati statunitensi e ne ha feriti almeno tre in un attentato nella città di Manbij (video). Sono rimasti uccisi o feriti anche un certo numero di combattenti o passanti delle YPK/PKK. L’attentato è stato realizzato davanti a un ristorante dove le truppe USA dovevano incontrare qualcuno. A marzo 2018, un attacco con esplosivo aveva già ucciso due soldati statunitensi a Manbij.
Fonti curde hanno accusato di questo attentato cellule dormienti di gruppi terroristi appoggiati dai turchi. Ahmad Rahhal, un leader sponsorizzato dalla Turchia dell’ « Esercito Siriano Libero », ha accusato invece gli « agenti del governo siriano » infiltrati nello Stato Islamico. Un servizio segreto turco ha accusato le YPG di esserne responsabili. Altri sospettano che l’operazione potrebbe essere stata organizzata dalla Cia per costringere Trump a restare in Siria. Nessuna di queste ipotesi è probabilmente fondata. Stato Islamico se ne è attribuito il merito attraverso le sue agenzie di comunicazioni abituali, fornendo anche il nome del kamikaze.
Le truppe USA – morti e feriti – sono stati evacuati a bordo di un elicottero Sikorsky S-92.
Il S-92 non ha un pilota né statunitense, né francese, né britannico. L’elicottero armato appartiene probabilmente ad una azienda militare privata ingaggiata dall’esercito USA per i servizi di evacuazione sanitaria. Ciò dimostra ancora una volta che il numero ufficiale di 2 000 soldati USA nel nord della Siria non fornisce un quadro completo della situazione. Ve ne sono certamente diverse migliaia di altri, tra cui più di 1 000 soldati francesi, 200 SAS britannici e diverse centinaia, addirittura migliaia, di soldati privati statunitensi che partecipano anch’essi alle missioni di combattimento.
L’attentato-suicida di Manbij conferma anche che Stato Islamico, anche se ha perso quasi tutto il suo territorio, continua a esistere come organizzazione terrorista clandestina. Una delle ragioni di tale sopravvivenza è che molti suoi combattenti riescono a fuggire corrompendo le truppe filo-statunitensi incaricate di evacuare i civili dall’ultimo territorio controllato da Stato Islamico:
« L’Osservatorio siriano ha appreso che alcuni di coloro che sono scappati dall’enclave in cui è stretta l’organizzazione hanno pagato somme superiori a 10.000$, mentre venivano trasportati a Al-Omar Oilfield, e prima di essere allocati in campi come Al-Busayrah, Theban e Gharanij, per evitare di essere arrestati quando avessero raggiunto tali campi. Le fonti suggeriscono che, nella maggior parte dei casi, sono elementi di ISIS o le loro famiglie a pagare tali somme ai responsabili del trasporto con partenza dal campo petrolifero di Al-Omar… »
L’Osservatorio segnala anche che gli elementi di ISIS che riescono a scappare spesso hanno con sé somme di denaro a sei cifre che potranno essere utilizzate per futuri attacchi. Occorreranno anni e molta cooperazione da parte della popolazione locale per stanare completamente tali soggetti.
I politici statunitensi che intendono proseguire l’occupazione della Siria utilizzeranno l’attentato di Manbij per sostenere la necessità di una presenza illimitata degli Stati Uniti. ISIS avrebbe vinto. Quelli che, come Trump, vogliono il ritiro approfitteranno dell’attentato per reclamare un disimpegno urgente degli Stati Uniti dalla regione.
Trump potrebbe sostenere quest’ultima posizione.