Crisi Siriana
Hassan Nasrallah sulla Siria…
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Crisi siriana, 16 marzo 2019 - Colloquio del Segretario generale di Hezbollah, Sayed Hassan Nasrallah (nella foto), il 26 gennaio 2019, con Ghassan Ben Jeddou, fondatore dell’emittente panaraba e antimperialista Al-Mayadeen
sayed7asan, 3 marzo 2019 (trad.ossin)
Hassan Nasrallah sulla Siria…
Sayed Hasan
…Washington ha protetto Daesh fino alla fine, i Curdi e la Turchia sono i grandi perdenti
Colloquio del Segretario generale di Hezbollah, Sayed Hassan Nasrallah, il 26 gennaio 2019, con Ghassan Ben Jeddou, fondatore dell’emittente panaraba e antimperialista Al-Mayadeen.
Questa intervista in diretta, molto attesa in Israele e nel mondo arabo, è durata più di 3 ore. Qui l’introduzione, il primo, il secondo e il terzo estratto.
Trascrizione:
[…] Ghassan Ben Jeddou : Cari ascoltatori, benvenuti alla seconda parte del nostro colloquio con Sayed Hassan Nasrallah, il segretario generale di Hezbollah.
Eminente Sayed (discendente dal Profeta), per prima cosa, durante la pausa (pubblicitaria) siamo stati informati che diverse emittenti israeliane stanno ritrasmettendo questa intervista in diretta (doppiata in lingua ebraica), e alcune hanno anche cominciato a commentare le sue parole. E’ davvero una cosa notevole.
(Parliamo adesso) del dossier siriano, dal punto di vista generale e strategico. Possiamo dire precisamente e chiaramente che ci avviamo verso una vittoria finale, decisiva, definitiva e completa in Siria? O non piuttosto che il problema resta complesso, e quindi che non si può dire che la guerra volga al termine, né che l’Asse della Resistenza, o la Siria in primo luogo, possa già parlare di una vittoria prossima?
Hassan Nasrallah : In Siria possiamo ben parlare di una vittoria grandiosa e eclatante, e affermare che siamo giunti all’ultima tappa. Ovviamente non sarebbe ragionevole, prima che trovi soluzione la situazione al Nord (vale a dire a Idlib e la parte nord di Aleppo), e che trovi una soluzione anche la situazione a Est dell’Eufrate – ben valutando le differenze tra queste situazioni che sono ben distinte in queste due regioni – affermare che il dossier è chiuso, e che la vittoria è completa e finale, se vogliamo parlare con precisione (e in modo giusto). Ma tutti i pericoli che si succedevano, e che temevamo nel 2011, all’inizio dei fatti, e durante tutti i colpi di scena che si sono prodotti poi, noi li abbiamo (definitivamente) superati, per Grazia di Dio Onnipotente e Esaltato.
Oggi, e sono categorico, la Siria si trova relativamente in una situazione ben migliore che mai da quando è iniziata la guerra nel 2011. Anche per quanto riguarda i dossier restanti, e anche – cosa assai importante – lo Stato siriano e i suoi dirigenti sono oggi in una condizione di forza e dominio, e in una posizione assai più agevole e tranquilla per quanto riguarda la loro situazione (e quella del paese).
Oggi il problema a Est dell’Eufrate è un problema che riguarda lo Stato e i dirigenti, perché si tratta di territorio siriano. Ma in quei territori la crisi e l’impasse sono in primo luogo tra i Turchi, i Curdi e gli Stati Uniti. E c’è anche una crisi interna tra Curdi e Arabi. Vado a spiegare questo punto.
Lo stesso vale per Idlib e la regione del Nord. Lo Stato siriano, i dirigenti della Siria e l’esercito siriano, con l’aiuto dei loro alleati, sono del tutto in grado di vincere la battaglia nel Nord della Siria, è un fatto evidente e innegabile. Erano già in grado, e si apprestavano a farlo, dopo la liberazione del Sud della Siria ma, durante questo periodo, le ingerenze internazionali, regionali e i (negoziati dei) paesi (della conferenza) di Astana, oltre che i singoli e diretti interventi dei Turchi sulla Russia, anche durante gli incontri di Astana – l’Iran non era ai margini di queste discussioni – hanno spinto verso una soluzione differente (non militare) della situazione nel Nord per ragioni umanitarie, a causa (della presunta presenza) di milioni di rifugiati, della volontà di non spargere sangue ecc, e si è dunque optato per la formula che non è stata coronata da successo fino ad oggi ed è a tutt’oggi oggetto di valutazione, confusione e incomprensioni nelle relazioni turco-russe.
Pertanto penso che siano ancora due i dossier oggi, almeno se parliamo della realtà sul campo. Sul campo, oggi, in tutte le regioni su cui lo Stato siriano ha ripreso il controllo – e le zone su cui il controllo dello Stato siriano è totale sono vastissime – restano solo questi due dossier.
(Il primo) è la questione dell’Est dell’Eufrate. Se si va verso un accordo tra… Ovviamente, prima di considerare questo, (mi è doveroso ricordare) verso cosa ci si dirigeva (prima): le unità militari e i partiti curdi, con l’appoggio degli Stati Uniti, della Francia, del Regno Unito e dell’Occidente – ma di fatto era solo un sostegno statunitense – e attraverso la presenza diretta USA (in Siria), stavano radicando la loro presenza e erano sul punto di assumere il controllo della totalità della regione a Est dell’Eufrate, fino alla frontiera siro-turca. I Curdi si trovavano in posizione di forza e volevano negoziare col governo (siriano) da questa posizione: nessun pericolo li minacciava e non avevano alcun problema, erano assolutamente tranquilli. E tentativi di negoziato col regime ci sono pure stati – e io non ho alcun problema a parlare del «regime» siriano, anche se per qualcuno si tratta di un’espressione non corretta (perché peggiorativa secondo loro), perché per me l’espressione «regime» (= ordine in arabo) è l’opposto del «caos», anche se nelle dichiarazioni arabe la parola «regime» è diventata peggiorativa. Comunque sia, lo Stato è il regime…
I partiti e i movimenti curdi, sostenuti dagli USA, e la presenza USA a Est dell’Eufrate si trovavano in una posizione molto confortevole e avevano (dunque) pretese notevoli (autonomia e perfino indipendenza, mantenimento di una forza armata curda, ecc.), ma secondo me lo Stato siriano non avrebbe mai potuto accettare accordi o soluzioni di tale natura. Ma si tratta di dettagli nei quali adesso è inutile perdersi.
Di fronte a ciò, i Turchi avevano un problema. Nella soluzione di cui parliamo, i Curdi chiedono ad esempio il mantenimento di truppe curde, anche se integrate nell’esercito siriano. Ma per la Turchia questo rappresenterebbe un enorme problema. Naturalmente, per come conosco i dirigenti dello Stato siriano, mi sembra impensabile che l’esercito siriano possa costituirsi su base razziale o settaria, con unità o componenti settarie o razziali (sunniti/sciiti; Arabi/Curdi, ecc.). La cultura, la visione politica e l’ideologia siriane non permetteranno mai qualcosa del genere. Comunque sia, la Turchia considera i partiti e i movimenti curdi…
Ghassan Ben Jeddou : Il regime e anche la popolazione.
Hassan Nasrallah : Sì, è qualcosa che è (anche) radicato nella cultura popolare. I Turchi considerano i partiti curdi come una copia siriana del PKK (Partito dei lavoratori del Kurdistan, gruppo armato considerato terrorista da Ankara), e di conseguenza come una organizzazione terrorista che minaccia la Turchia e la pace civile in Turchia, perché sui due lati della frontiera (siro-turca) ci sono Curdi. La Turchia ha dunque un problema (con questa soluzione), nonostante che Turchi e Curdi siano entrambi alleati degli USA, ma c’è un contenzioso tra di loro. I Curdi ritengono che la Turchia rappresenti una minaccia esistenziale per loro, e la Turchia ritiene che i Curdi costituiscono una minaccia per la sua sicurezza nazionale. C’è dunque qui un problema che persiste.
Ma per quanto riguarda la Siria, è tutto il contrario e, alla fine dei conti, lo Stato e il regime (siriano) rappresentano forse addirittura la soluzione. Perché ho parlato di posizione di forza e di dominio? Perché il regime siriano rappresenterebbe la soluzione? Quali sono gli scenari possibili e prevedibili? Tra la Turchia e gli Stati Uniti, tra Trump e Erdogan – è anche una questione personale – le cose sono quasi arrivate a un conflitto e ad una rottura (delle relazioni) a causa del dossier dell’Est dell’Eufrate. (Erdogan diceva): «Oh Trump, tu proteggi gruppi e partiti terroristi, e questo minaccia la nostra sicurezza nazionale, nonostante siamo alleati, ecc.» (Di fronte a questo), Trump è venuto e ha preso la decisione di ritirare (le truppe statunitensi dalla Siria) – ed è un tema che dovremo affrontare a parte – e ha detto (a Erdogan): «La Siria è tua, (fanne quello che vuoi)». Questo ha terrorizzato i Curdi, i partiti curdi, e anche gli alleati degli Stati Uniti nella regione – e questo ha anche un rapporto con la situazione nella regione, di cui parleremo poi.
La Turchia è diventata più incline a lanciarsi in una battaglia militare (contro i Curdi), che avrebbe significato uno scontro tra alleati degli Stati Uniti. Cioè l’esercito turco, dietro il paravento di fazioni armati della (sedicente)opposizione siriana, contro le unità (armate) curde sostenute dagli Stati Uniti e l’Occidente, e finanziate dal Golfo – in quanto l’Arabia Saudita continua a finanziare (i gruppi armati). Dunque…
Ghassan Ben Jeddou : Mi scusi, quindi le forze curde, alleate degli USA in Siria, sono finanziate da (i paesi del) Golfo?
Hassan Nasrallah : Certo, l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti le finanziano. E’ insieme una decisione statunitense e una scelta dell’Arabia Saudita e degli Emirati. Ci torneremo quando parleremo delle (relazioni dei paesi) arabi (con) la Siria.
Attualmente, se la Turchia vuole realizzare un’incursione armata nel territorio siriano, questo le creerà dei problemi con gli Stati Uniti e con l’Europa, violerà la sovranità siriana e non avrà garanzie di risultato. La Russia non è d’accordo (con una incursione turca), e un simile intervento comprometterebbe anche le relazioni russo-turche. Qual è dunque la soluzione logica?
Quando Erdogan è tornato da Mosca – e non mi sono ancora informato su quanto si è detto durante quest’ultimo incontro (tra Mosca e Ankara il 23 gennaio a Mosca) – ma negli incontri che l’hanno preceduto, quando il Ministro degli Affari esteri, il Ministro della Difesa e i responsabili dei servizi di sicurezza turchi sono andati in Russia, qualche tempo fa, per discutere della situazione di Idlib e dell’Est dell’Eufrate, non sono giunti ad alcun risultato, e fu un (completo) fallimento. La dichiarazione comune che venne divulgata era assai generica. Poi …
Ghassan Ben Jeddou : Queste sono informazioni (non un’analisi)?
Hassan Nasrallah : Sì, sono informazioni (di prima mano). Poi, quando Erdogan è andato (di persona) a Mosca, fu per trovare una soluzione a questo problema (e ottenere l’assenso russo ad un intervento armato turco in Siria). Ma al rientro di che cosa ha parlato Erdogan? Dell’accordo di Adana. Se si torna all’accordo di Adana che venne firmato nel 1998, vale a dire all’epoca del presidente defunto Hafez al-Assad, per regolare la situazione alla frontiera siro-turca e il problema del PKK, alcuni principi sono stati fissati di comune accordo tra Siria e Turchia.
Ghassan Ben Jeddou : All’epoca del Presidente (turco Süleyman) Demirel.
Hassan Nasrallah : Sì. Quindi quando (Erdogan) dice che occorre tornare all’accordo di Adana, che cosa significa? Significa riconoscere che l’unica soluzione a Est dell’Eufrate è il dispiegamento dell’esercito siriano legale e legittimo lungo tutta la frontiera (con la Turchia), e quando l’esercito siriano, i dirigenti siriani e il regime siriano riprenderanno la responsabilità della frontiera con la Turchia, e le loro forze saranno presenti nella regione a Est dell’Eufrate, saranno loro i garanti dell’applicazione dell’accordo di Adana.
E proprio oggi, qualche ora fa – e questo consente anche di dimostrare che il nostro colloquio viene trasmesso in diretta (ride) – il Ministero degli Affari Esteri siriano ha annunciato che la Siria rispetta l’accordo di Adana, ma che il problema è che la Turchia non lo rispetta, perché viola la frontiera, sostiene i (gruppi) terroristi, li arma, ecc. E’ questa quindi la soluzione (L’Est dell’Eufrate deve tornare sotto il controllo dell’esercito siriano).
Ghassan Ben Jeddou : Ma col suo permesso, Eminente Sayed, sembra che i Turchi vogliano modificare l’accordo di Adana, nel senso che non vi sia solo il controllo dell’esercito siriano alla frontiera, ma anche un accordo che consenta all’esercito turco di pattugliare (le due parti) della frontiera siriana, anche in territorio siriano.
Hassan Nasrallah : Il fatto stesso che il Presidente Erdogan parli di un ritorno all’accordo di Adana, se non altro come base di discussione – talvolta dice che basterebbe applicare questo accordo, e va benissimo; talvolta parla di modifiche all’accordo. Ma anche questo, secondo me, è un progresso positivo.
Ghassan Ben Jeddou : La Turchia vuole adesso dialogare con lo Stato siriano (sul ripristino di questo accordo), mentre in precedenza rifiutava il dialogo col governo (ufficiale).
Hassan Nasrallah : Secondo me, i dirigenti siriani non hanno fretta di risolvere questa questione. Hanno tutto il tempo che occorre loro. Le unità curde e la Turchia possono prendere tempo su questa questione. Ecco dunque per quanto riguarda il primo dossier (l’Est dell’Eufrate).
In proposito mi consenta di precisare un ultimo punto: penso che tra poco Daesh sarà sradicata dall’ultima sacca in cui resta presente, nei dintorni di Boukamal.
Ghassan Ben Jeddou : Chi se ne occuperà?
Hassan Nasrallah : Le unità curde con l’appoggio della coalizione internazionale. L’area controllata ancora da Daesh si è molto ristretta, 7 chilometri di larghezza e 10 di larghezza, solo due città o villaggi piccoli e medi, e la maggior parte di loro ha cominciato ad arrendersi, le loro famiglie partono, ci sono stati accordi. E penso che, come sempre, i più irriducibili saranno i combattenti stranieri, ma alla fine si arrenderanno e saranno presi in carico dalle unità curde, i cui campi militari ospitano attualmente migliaia di Daeshisti. I Curdi hanno proposto (di restituire) questi prigionieri ai paesi di origine (dicendo loro): «Riprendetevi i vostri figli, non spetta a noi tenerli prigionieri e nutrirli!» Daesh sta dunque per essere liquidata in questa ultima sacca. Il dossier resta dunque aperto.
E in questo dossier aperto, quando Daesh sarà sradicata, per noi sarà molto positivo. Lo sarà per lo Stato siriano, e anche per l’esercito siriano, giacché sapete che la sua presenza a Boukamal, a Deir-Ezzor e in molti altri luoghi si deve al pericolo rappresentato da Daesh. Non c’è possibilità di guerra o di scontro (serio) tra l’esercito siriano e le unità curde. L’atmosfera è quella del negoziato, del dialogo e della ricerca di soluzioni, giacché tutte le linee (di comunicazione) sono aperte. Le linee militari, securitarie e politiche sono aperte. Questo alleggerirà (la pressione che pesa su) l’esercito siriano, sullo Stato siriano e su noi (gli alleati della Siria: Hezbollah, Russia, Iran) su questo fronte in particolare. Certo che (gli Stati Uniti) hanno fatto tutto il possibile per ritardare …
Ghassan Ben Jeddou : Avete dei combattenti lì?
Hassan Nasrallah : L’estate scorsa, quando Deir-Ezzor e Boukamal sono state liberate, sono stati gli Stati Uniti che hanno impedito all’esercito siriano e ai suoi alleati di liquidare Daesh (definitivamente), si sarebbe potuto fare l’estate scorsa. Hanno fatto sapere ai Russi che qualsiasi avanzata delle forze siriane sarebbe stata bombardata dagli aerei USA. Ed è per questo che le forze sono arretrate fino al fiume Eufrate, e l’obiettivo (di liquidare Daesh) è restato sulle spalle delle unità curde sostenute (dall’Occidente). E’ solo una piccola sacca, ma sono 7 o 8 mesi che la tengono. Ciò dimostra il carattere politico della questione (Daesh è una carta che gli Stati uniti vogliono tenersi in mano). Perché oggi invece accelerano? Perché Trump vuole ritirarsi dalla Siria, e l’esistenza di questa sacca (daeshista) non gli permette di andarsene dalla Siria dichiarando che ha battuto Daesh. Ecco per quanto riguarda l’Est dell’Eufrate.
Ghassan Ben Jeddou : E per quanto riguarda Idlib ?
Hassan Nasrallah : Per la questione di Idlib, pure occorre riferirsi alle discussioni tra Turchia e Russia.
Ghassan Ben Jeddou : Mi scusi, lei ci ha sorpreso dichiarando qualcosa che si è letta più volte nei media, ma il fatto che il Segretario generale di Hezbollah la confermi rende la cosa certa in termini assoluti. L’anno scorso eravate – l’esercito siriano e i suoi alleati – sul punto di lanciare un’offensiva militare per liberare Idlib. Ho ben compreso quanto ha detto?
Hassan Nasrallah : Sì, è vero.
Ghassan Ben Jeddou : Eravate in procinto di liberarla completamente?
Hassan Nasrallah : Sì, e numerosi battaglioni e unità militari sono state trasportate dal Sud e dai dintorni di Damasco verso questa regione (Idlib), e sono stati effettuati dei preparativi, ma le comunicazioni internazionali, la Turchia, la Russia e Astana, ecc. (hanno ritardato l’operazione).
Ghassan Ben Jeddou : Anche la Russia era d’accordo (per lanciare l’offensiva), indipendentemente dall’interferenza turca?
Hassan Nasrallah : Almeno, per quanto so, al livello militare spingeva per lanciare l’operazione rapidamente, almeno i comandi militari.
Ghassan Ben Jeddou : I Russi?
Hassan Nasrallah : Sì.
Ghassan Ben Jeddou : Ma l’interferenza politica…
Hassan Nasrallah : Erano i Russi a insistere con le forze siriane e i loro alleati perché si dispiegassero in massa nella regione del Nord. Poi la politica è entrata nella questione, e siamo arrivati a questo accordo.
Ghassan Ben Jeddou : E cosa c’è da attendersi per il futuro? Perché lei sa, Eminente Sayed, che il Fronte Al-Nosra, che adesso si chiama Hayat Tahrir al-Cham, si è impadronito di quasi tutte le regioni del Nord….
Hassan Nasrallah : Controlla Idlib. Controlla diverse zone. Controlla Idlib e la zona ovest di Aleppo, ma c’è anche il sud di Aleppo, la regione di Der-Eizzor sulla riva dell’Eufrate, la regione di Osn al-Zeitoun, ecc. (che non sono sotto il suo controllo).
Ghassan Ben Jeddou : Ma io parlo specificamente di Idlib. Attualmente il Fronte al-Nosra o Hayat Tahrir al-Cham controlla tutta questa regione.
Hassan Nasrallah : Controlla Idlib e la parte ovest di Aleppo.
Ghassan Ben Jeddou : (Questo movimento) è una carta nelle mani della Turchia nei negoziati e gli accordi, addirittura per lanciare provocazioni? O ci si può infine dirigere verso una risoluzione militare contro Al-Nosra ?
Hassan Nasrallah : Tutte le opzioni sono aperte. Ma attualmente tutti danno la priorità ad una risoluzione politica, fino a nuovo ordine. In ogni caso, non sarebbe…
Per raccontare fedelmente le cose, il fatto di rinviare lo scontro a Idlib è una cosa che ci si aspettava. Perché era prevedibile che le varie fazioni terroriste avrebbero finito con il farsi guerra tra di loro, ed è quello che è avvenuto. In termini generali, questo è uno dei problemi inerenti a questi gruppi in Siria. I combattimenti che vi sono stati nelle ultime settimane sono stati violentissimi, atroci, e oltre ogni limite. Si dicono islamici, ma in queste battaglie che io ho seguito sono stati violati anche i limiti imposti dalla religione, dalla morale e dall’umanità.
Nei fatti, il Fronte al Nosra ha liquidato tutte le altre fazioni che erano più vicine alla Turchia. La Turchia era d’accordo con questa operazione? Non è chiaro. La Turchia non è stata capace di impedirlo? La Turchia reagisce a questo come un fatto compiuto e tenta di trarne profitto politico? Queste domande meritano di essere poste, e la risposta non è facile da trovare. (Per trovare una risposta), occorrerebbero informazioni e dati più precisi.
Ma comunque sia, io penso che la presa del controllo di questa vasta regione da parte del Fronte al-Nosra costituisca una pressione supplementare sulla Turchia, che riduce i suoi margini di manovra, giacché il Fronte al-Nosra è considerato dal Consiglio di Sicurezza (dell’ONU), dalla comunità internazionale e da tutti i paesi del mondo, con poche eccezioni, come una organizzazione terrorista. Non è dunque una fazione siriana dell’opposizione, islamica o nazionalista, che Erdogan potrebbe pretendere di proteggere in nome di presunte rivendicazioni legittime e di un preteso diritto a partecipare ad una soluzione politica del conflitto in Siria. C’è dunque una grande forza nella regione di Idlib, considerata e riconosciuta come terrorista, di fronte alla quale la Russia si comporta come dinanzi a un gruppo terrorista che controlla la regione e non ha alcun diritto a partecipare ad una soluzione politica. Come si può quindi risolvere questa questione (se non con la forza)? E’ per questo che la considero una soluzione problematica, e che una soluzione politica sarà difficile.
Ci sono stati tentativi di convincere il Fronte al-Nosra/Hayat Tahrir al-Cham di costituire, insieme ad altri, un gruppo con un diverso nome nel quale diluirsi, e che potrebbe essere presentato come un nuovo movimento nazionalista, islamico e siriano, senza alcun rapporto con Al-Qaeda, e alcune relazione col il Fronte al-Nosra. Così avrebbe cancellato – o almeno tentato di cancellare – la sua componente e la sua identità (terrorista) precedente, e si sarebbe riformato come un nuovo movimento e una nuova organizzazione coi caratteri di un movimento nazionalista o islamico siriano, che avrebbe potuto partecipare alla soluzione (politica) della situazione in Siria. Perché il progetto di far cadere il regime, di cambiare il regime e di prendere Damasco, è oramai sepolto. Ma il Fronte al-Nosra ne è indegno e incapace: né Abou Mohammed al-Joulani (leader fondatore di Al-Nosra/Hayat Tahrir al-Cham), né nessun altro può accettare una simile cosa: è un problema essenziale nella cultura, l’ideologia e la mentalità di questi combattenti, parte dei quali viene da ogni parte del mondo e vi sono molte nazionalità straniere nei loro ranghi.
A mio modo di vedere, la questione del futuro di Idlib non è chiarissima, e la Turchia è bloccata su questo problema. Per questo le dichiarazioni di Erdogan… Non sono sicuro a proposito di Erdogan, ma almeno i livelli dirigenti tirchi, forse anche lo stesso Erdogan, dichiarano di essere d’accordo sull’importanza di combattere il terrorismo a Idlib. E cos’altro c’è a Idlib?
Pertanto, anche al tavolo dei negoziati, la Turchia non può più difendere Al-Nosra di fronte alla Russia, pretendendo che debba partecipare alla soluzione politica (e così ritardare ulteriormente la soluzione militare). Quindi o la Turchia trova una soluzione alla questione di Idlib, o, in fin dei conti – non necessariamente adesso, è possibile attendere uno, due o tre mesi, perché non sappiamo come evolverà la situazione – la regione di Idlib è una regione siriana importante, e io conosco la determinazione del Presidente Bachar al-Assad e dei leader siriani, e non penso che sia possibile che lascino la minima parte del territorio siriano ai gruppi armati, soprattutto a simili gruppi takfir e terroristi.
Ghassan Ben Jeddou : Per riassumere la situazione a Nord, la Turchia, gli Stati Uniti e i Curdi, le forze armate curde presenti laggiù sono in grave crisi in quella regione. Per quanto riguarda Idlib, controllata da Al-Nosra/Hayat Tahirir al-Cham, la soluzione politica è impossibile perché 1/ Al-Nosra è considerata internazionalmente come un gruppo terrorista, e 2/ la sua ideologia, fondamentalmente, non le consente di dialogare con Damasco. La soluzione sarà alla fine la liberazione di questa regione perché i dirigenti siriani non possono tollerare che vi sia una sacca di territorio che resta nelle mani di questi gruppi terroristi takfir, anche se sono sotto il controllo di altri paesi (la Turchia). E, in terzo luogo, lei pone un punto interrogativo sul ruolo e la posizione della Turchia […]