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Interventi - L'ultimo libro di Eduardo Galeano ("Espejos - Una historia casi universal", Montevideo, 2008) contiene alle pagine 328-329 poche righe, dense e brucianti, sulla condizione del popolo saharaoui e del popolo palestinese. Ne pubblichiamo una anticipazione nella traduzione in italiano di Alessandra Riccio.

 



(nella foto, Eduardo Galeano)

 

Guerre voraci

 

di Eduardo Galeano

 

 

Nel 1975 il Re del Marocco ha invaso la patria saharaui e ne ha espulso la maggior parte della popolazione.
Il Sahara, adesso, è l’ultima colonia d’Africa.
Il Marocco le nega il diritto di scegliere il suo destino, e così confessa di aver rubato un paese e di non avere la minima intenzione di restituirlo.
I saharaui, i figli delle nubi, i persecutori della pioggia, sono condannati a pena di angustia perpetua e di perpetua nostalgia. Le Nazioni Unite hanno dato loro ragione mille e una volta, ma l’indipendenza è più schiva dell’acqua nel deserto.
E anche mille e una volta le Nazioni Unite si sono pronunciate contro l’usurpazione israeliana della patria Palestina.
Nel 1948, la fondazione dello stato di Israele ha implicato l’espulsione di ottocentomila palestinesi. I palestinesi sloggiati si erano portati le chiavi di casa, come avevano fatto, secoli prima, gli ebrei cacciati dalla Spagna. Gli ebrei non sono mai potuti tornare in Spagna. I palestinesi non sono mai potuti tornare in Palestina.
Quelli che erano rimasti, sono stati condannati a vivere umiliati in territori che le continue invasioni vanno restringendo giorno dopo giorno.
Susan Abdallah, palestinese, conosce la ricetta per fabbricare un terrorista:
 

Toglietegli l’acqua e il cibo.
 Circondate la sua casa con armi da guerra.
 Attaccatelo con ogni mezzo e a ogni ora, specialmente di notte.
 Demolitegli la casa, arate la sua terra coltivata, uccidete i suoi cari, specialmente i bambini, o lasciateli mutilati.
 Complimenti: avete creato un esercito di uomini-bomba.


(Eduardo Galeano, Espejos. Una historia casi universal, Montevideo, 2008, pp. 328-329)
 
  
 

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