Quando Morsi faceva morire gli Egiziani… dal ridere
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Cf2R (Centre Français de Recherche sur le Renseignement), 1° marzo 2015 (trad. Ossin)
La pausa comica
Quando Morsi faceva morire gli Egiziani… dal ridere
Eric Dénecé
Nonostante la tragica situazione che l’Egitto ha conosciuto durante il regime settario e sanguinario dei Fratelli Mussulmani e del loro presidente, Mohamed Morsi, il popolo egiziano non ha perso il suo senso dell’humor, ampiamente alimentato dalle dichiarazioni grottesche e ridicole, ma soprattutto comiche, di colui che fu, almeno nominalmente, gravato della responsabilità di guidare il paese per un anno
Infatti Mohamed Morsi aveva il dono di profondersi, nei suoi interventi, in una sfilza di dichiarazioni ed espressioni incomprensibili e senza senso, che tradivano l’inattitudine alla funzione, a causa sia dei propri limiti intellettuali, che dell’ignoranza del protocollo. I suoi molti discorsi, involontariamente comici, erano uno spettacolo per gli Egiziani che ne morivano dal ridere, nonostante gli sforzi della televisione nazionale che era costretta a montaggi plurimi, per nascondere le gaffe peggiori di Morsi.
E adesso, quando elencano i presidenti succeduti alla rivoluzione contro la monarchia, il 23 luglio 1952, gli Egiziani recitano: “Abbiamo avuto Mohamed Naguib, poi Gamal Abdel Nasser, poi Anuar El-Sadat, poi Hosni Mubarak, poi una pausa comica, poi Adili Mansur (presidente ad interim), e infine Abdelfattah El Sisi”. La “pausa comica” si riferisce all’intermezzo dei Fratelli Mussulmani che sono stati al potere in Egitto dal 30 giugno 2012 al 30 giugno 2013, prima di essere rovesciati da un vasto movimento popolare sostenuto dall’esercito.
Ecco un piccolo florilegio di qualcuna delle migliori “perle” di Morsi.
- Appena eletto, Morsi convocò il comandante della Guardia repubblicana e gli chiese di accompagnarlo in una passeggiata per visitare il palazzo presidenziale. Il generale gli rispose che non rientrava nelle sue funzioni, che erano di assicurare la protezione sua e della sua famiglia. Ma Morsi insistette, sostenendo che la Guardia repubblicana era al servizio del presidente. Il generale continuò a rifiutarsi, precisando che le visite riguardavano le competenze dell’ufficio di protocollo. Morsi si infuriò, pensando che il comandante della Guardia repubblicana non volesse fare una passeggiata con lui.
- Quando nell’agosto 2012, dei terroristi di Al Qaeda sequestrarono alcuni soldati egiziani, Morsi dichiarò alle forze dell’ordine: “Auspico che stiano in buona salute, i sequestrati e i rapitori”.
- Il 19 settembre, apponendo una firma su una bandiera nazionale sulla quale un Egiziano collezionava per ricordo firme prestigiose, scrisse: “Martiri, figli miei, coraggio!”
- Nel corso di un incontro con l’ex Primo Ministro australiano Julia Gillard a New York, durante l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite (settembre 2012), Morsi ebbe un comportamento quanto meno sorprendente. I media egiziani, australiani e statunitensi hanno tutti notato che i suoi occhi rimasero per tutto il tempo fissi sulle gambe della collega australiana, mentre si accarezzava con la mano sinistra l’organo genitale (1). Pochi giorni dopo, veniva sorpreso nello stesso atteggiamento di fronte alla femminilità della presidente argentina, Cristina Kirchner.
- Nel novembre 2012, in occasione di un discorso ai suoi fedeli dei Fratelli Mussulmani in piazza, di fronte al Palazzo presidenziale, Morsi dichiarò: “Io li conosco i miei oppositori: si raggruppano in una stradina e non sono più di 5,6,7,3,4…”.
- Pochi giorni dopo, sempre nel novembre 2012, dichiarò durante un intervento pubblico: “La mia anima, il mio corpo e il mio spirito sono adesso con voi, ma la mia anima e il mio spirito sono presenti in diversi altri posti contemporaneamente”.
- Sempre nel 2012, in occasione della visita ad una associazione caritatevole e ad un orfanatrofio, Morsi affermò: ”Ho incontrato degli orfani e ho sentito veramente che, probabilmente, i loro genitori sono morti”.
- Durante una visita in Germania, il 31 gennaio 2013, nel corso di una conferenza stampa, Morsi tentò di convincere i tedeschi a non bere alcol, soprattutto birra. Cercando un esempio, dichiarò in un pessimo inglese: “Gas and alcool don’t mix”.
- Nel corso di questo stesso viaggio, durante il discorso della cancelliera Angela Merkel, Morsi si è improvvisamente messo a guardare l’orologio in pubblico, come se la sua ospite si fosse presa troppo tempo. La cosa provocò l’interruzione del discorso della cancelliera tedesca, che si volse verso di lui e lo fissò, in modo da fargli intendere che il suo comportamento non era rispettoso dell’etichetta. Egli reagì come se nulla fosse.
- “Saluto la donna con tutti i suoi generi”. Dichiarazione in occasione della Giornata mondiale della donna, l’8 marzo 2013.
- “Popolo di Porto Said… se siete il popolo di Porto Said”. Discorso tenuto alla televisione, il 14 marzo 2013, per placare gli abitanti di Porto Said, in disobbedienza civile contro il regime dei Fratelli Mussulmani.
- “Siamo nella discesa verso la salita!” Commentando la situazione allarmante del paese durante un discorso, il 24 marzo 2013.
- Durante una allocuzione, il 25 marzo 2013, Morsi dichiarò: “Il dito che sta entrando in Egitto, lo taglierò (…) Io vedo due o tre dita che si allungano dentro”. Nessuno ha capito che cosa volesse dire.
- Durante un viaggio In Qatar, il 28 marzo 2013, si incontrò con quelli che chiamò “i rappresentanti della comunità egiziana” (i realtà erano membri dei Fratelli Mussulmani) e dichiarò; “Il mago può fare uscire un coniglio dal cappello e può far uscire un serpente. Se la scimmia muore, che cosa farà il suo padrone?”
- Poi, nell’aprile 2013, durante un incontro coi giovani della squadra nazionale egiziana, dichiarò: “Ho notato che siete giovani”.
- Nel maggio 2013, durante un discorso per la festa del lavoro, annunciò: “Il grano non ha bisogno di granai, il grano ha bisogno di granai, i granai hanno bisogno di granai”. Gli Egiziani si chiedono ancora cosa volesse dire.
- Il 3 giugno 2013, presiedendo un gabinetto di crisi, nel corso del quale i dirigenti dei Fratelli Mussulmani rivaleggiavano in proposte strampalate per fare pressione sull’Etiopia che intendeva costruire una diga sul Nilo, uno dei partecipanti, Magdi Ahmad Hussein – un celebre militante islamista – esclamò: “Tutte queste idee devono restare segrete e tutti i presenti devono giurare che non riveleranno nulla”. Fu allora che un consigliere di Morsi, Pakinam El-Charkawi annunciò: “Ma siamo in diretta alla televisione”. I Fratelli Mussulmani si presero allora la testa tra le mani. Nel corso della riunione, Morsi dichiarò ai suoi interlocutori; “Sono certo che sapremo succhiare il colpo”. Voleva dire assorbire…
- Durante il suo ultimo discorso, pronunciato il 26 giugno 2013, vale a dire quattro giorni prima della rivoluzione popolare, Morsi dichiarò, commentando il deterioramento della situazione di fronte alla pressione popolare e agli avvertimenti di El-Sisi:”L’Egitto è un paese che non si piega alle pressioni”. Poi rivolgendosi ai suoi partigiani, confidò loro: “Io vedo cose che nessuno vede a parte me”.
- All’apertura del processo, al Cairo il 28 gennaio 2014, Morsi, alla sbarra, gridò al magistrato che gli intimava di alzarsi all’ingresso della Corte: “Ehi, tu! Tu chi sei?”. Il giudice lo fissò e gli rispose con calma: “Io sono il giudice”.
A parte gli scherzi, questi esempi danno una idea di chi fosse il “presidente dei Fratelli Mussulmani”. E’ perché è necessario ristabilire la verità su cosa fu il suo “regno” e porre termine alla favola che ancora viene alimentata sul fatto che egli è stato eletto democraticamente e che la confraternita islamista cui appartiene sia un interlocutore rispettabile.
Una descrizione luminosa ed edificante della “rivoluzione egiziana” e dell’ideologia e degli obiettivi dei Fratelli Mussulmani ci viene dal recente libro del ricercatore egiziano Cherif Amir (2), che pubblica uno studio rimarchevole e solidissimamente argomentato sulla faccia nascosta di questa organizzazione terrorista alla quale l’Occidente continua, a torto, ad accordare una certa rispettabilità, mentre essa è “all’origine di tutte le degenerazioni del jihaidismo planetario, da Al Qaeda a Daech (3)” Fortunatamente i nostri dirigenti sembrano dare infine prova di lucidità, come il primo ministro Manuel Valls che ha affermato, lunedì 9 febbraio, che occorre combattere “il discorso dei Fratelli Mussulmani nel nostro paese”. E’ effettivamente indispensabile. Non si può lasciare prosperare questa nefasta confraternita.
Note:
(1) https://www.youtube.com/watch?v=mu5BSZMNlG0
(2) Chérif Amir, Histoire secrète des Frères musulmans, Ellipses, Paris, 2015.
(3) René Naba « La bataille de la modernité du monde arabe », www.madaniya.info, 26 dicembre 2014