Syriza, il saccheggio e il crollo
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Mondialisation.ca, 24 giugno 2015 (trad.ossin)
Quando la “sinistra dura” si piega alle politiche della destra dura
Syriza, il saccheggio e il crollo
James Petras
La Grecia si è meritata le prime pagine della stampa finanziaria internazionale nel corso degli ultimi cinque mesi, perché vi è un partito di sinistra che ha da poco vinto le elezioni, “Syriza”, che si oppone ostentatamente alle sedicenti “misure di austerità”, sfidando la troika (il Fondo Monetario Internazionale, la Commissione Europea e la Banca Centrale Europea).
Fin dall’inizio, però, i leader di Syriza, guidata da Alexis Tsipras, hanno adottato diverse misure strategiche le cui conseguenze contraddicono tuttavia fatalmente le loro promesse elettorali di elevare il livello di vita, di porre fine al vassallaggio nei confronti della “troika” e di dotarsi di una politica estera indipendente.
Andiamo a descrivere i fallimenti sistemici iniziali di Syriza e le ulteriori concessioni che hanno ancor più immiserito il livello di vita dei Greci, nello stesso tempo accentuando il ruolo della Grecia come attiva collaboratrice dell’imperialismo statunitense e israeliano.
Vincere le elezioni e cedere il potere
La sinistra europea e nord-americana ha salutato la vittoria elettorale di Syriza come una rottura coi programmi di austerità neo-liberale e la proposta di una alternativa radicale, capace di attivare una iniziativa popolare verso cambiamenti sociali fondamentali. Misure finalizzate alla creazione di posti di lavoro, ad abolire le riduzioni delle pensioni, ad annullare le privatizzazioni e ripensare le priorità del governo in favore del pagamento dei salari prima che del rimborso del debito. La elaborazione di questo programma di riforme radicali è nel “Manifesto di Salonicco”, che Syriza ha promesso sarebbe stato il proprio programma.
Tuttavia, prima ancora di vincere le elezioni ed immediatamente dopo, i leader di Syriza hanno preso tre decisioni fondamentali che ostacolano qualsiasi profonda riforma. Infatti queste decisioni hanno impostato un percorso reazionario.
Per prima cosa, Syriza ha riconosciuto il proprio debito estero di oltre 350 miliardi di dollari come legittimo, nonostante fosse stato contratto dai cleptocrati del precedente governo, delle banche corrotte e degli interessi commerciali, immobiliari e finanziari. Praticamente nulla di questo debito è stato utilizzato per finanziare attività produttive o servizi cruciali capaci di rafforzare l’economia e la futura capacità della Grecia a rimborsare i debiti.
Centinaia di miliardi di dollari sono stati nascosti in conti bancari e beni immobiliari all’estero, o investiti in azioni e obbligazioni all’estero. Dopo avere preliminarmente affermato la “legittimità” del debito illecito, Syriza ha poi dichiarato la propria “volontà” di pagarlo. La “troika” ha immediatamente compreso che il nuovo governo Syriza sarebbe stato un nuovo ostaggio volontario, pronto a sottomettersi ad altre coercizioni, altri ricatti e al pagamento del debito.
In secondo luogo, coerentemente con quanto detto prima, Syriza ha dichiarato la propria determinazione a restare nell’Unione Europea e nella zona euro, rinunciando in tal modo alla propria sovranità e alla sua capacità di elaborare una politica indipendente. Il partito ha espresso la propria volontà a sottomettersi ai desiderata della troika. Ciò che ha comportato che l’unica politica che Syriza ha potuto fare è stata quella di “negoziare”, “rinegoziare” e fare nuove concessioni alle banche estere della UE in un processo totalmente unilaterale. La sottomissione rapida di Syriza alla troika è stato il secondo tradimento strategico del suo programma elettorale, ma non l’ultimo.
Una volta che Syriza ha dimostrato alla troika la propria volontà di tradire il suo programma elettorale, quest’ultima ha cominciato a dimostrarsi più esigente e intransigente. Bruxelles ha considerato la retorica goscista di Syriza e i suoi gesti teatralmente radicali come polvere negli occhi dell’elettorato greco. I banchieri europei sanno che, quando giungerà il momento di negoziare di nuovo il debito, i leader di Syriza capitoleranno. Nel frattempo la sinistra euro-statunitense si è fatta completamente incantare dalla retorica radicale di Syriza, senza guardare le sue pratiche.
In terzo luogo, fin dalle elezioni, Syriza ha contrattato un accordo di governo coi Greci indipendenti, un partito di estrema destra, filo NATO, xenofobo e anti-immigrati, che garantiva la prosecuzione dell’appoggio greco alle politiche militari della NATO in Medio Oriente, alla brutale campagna di Ucraina, e a Israele contro la Palestina.
In quarto luogo, la maggior parte dei ministri nominati dal primo ministro Tsipras non aveva alcuna pratica di lotta di classe. Peggio, la maggior parte è costituita da professori universitari ed ex consiglieri del PASOK, che non hanno alcuna capacità o volontà di rompere con i diktat della troika. La loro “pratica” accademica si esaurisce per lo più in “lotte” teoriche che non hanno molto a che vedere con lo scontro reale con delle potenze imperiali aggressive.
Dal graffio alla cancrena
Capitolando di fronte alla UE fin dall’inizio, accettando, tra l’altro, di pagare un debito illegittimo, alleandosi con l’estrema destra e sottomettendosi ai diktat della troika, si sono poste le condizioni perché Syriza tradisse tutte le sue promesse e aggravasse le condizioni economiche di chi l’aveva votata. I tradimenti peggiori riguardano: (1) non avere aumentato le pensioni; (2) non avere fissato un salario minimo; (3) non avere annullato le privatizzazioni; (4) non avere posto fine al programma di austerità; e (5) non avere aumentato gli stanziamenti per la scuola, la sanità, la casa e lo sviluppo locale.
La troika i suoi editorialisti della stampa finanziaria esigono che Syriza riduca ancor più le pensioni, impoverendo in tal modo più di 1,5 milioni di lavoratori in pensione. Contrariamente agli esempi bidone fatti dai media a proposito delle pensioni di cui beneficia meno del 5% dei pensionati, i Greci hanno subito le più grandi riduzioni dei fondi pensione in tutta l’Europa dell’ultimo secolo. La troika ha ridotto le pensioni greche otto volte solo nel corso degli ultimi quattro anni. La maggior parte delle pensioni sono state ridotte di quasi il 50% dal 2010. La pensione media è di 700 euro al mese, ma il 45% dei pensionati greci ricevono meno di 665 euro al mese, un reddito che è al di sotto della soglia di povertà. Tuttavia la troika esige ulteriori riduzioni.
Riduzioni che comprendano la cessazioni delle sovvenzioni per i pensionati che vivono in condizioni di estrema povertà, un aumento dell’età della pensione a 67 anni, l’abolizione delle deroghe per i lavori pericolosi e delle misure che favoriscono il lavoro delle madri. Le precedenti misure regressive, imposte dalla toika e realizzate dal regime della coalizione di estrema destra precedente, hanno seriamente svuotato le casse dei fondi pensione. Nel 2012 il programma di “ristrutturazione del debito” della troika ha comportato la perdita di 25 miliardi di euro in riserve, detenuti dal governo greco in obbligazioni governative.
Le politiche di austerità della troika si sono preoccupate di impedire la ricostituzione delle riserve dei fondi pensione. I contributi si sono ridotti quando la disoccupazione ha raggiunto quasi il 30% (Financial Times, 5-6-15 p. 4). Nonostante l’assalto frontale della troika al regime pensionistico greco, gli esperti economici di Syriza hanno manifestato l’intenzione di elevare l’età della pensione, di ridurre le pensioni del 5% e di tradire nuovamente le pensioni sociali. Syriza non solo ha mancato alla sua promessa, fatta in campagna elettorale, di revocare le precedenti misure regressive, ma si impegnata essa stessa in ulteriori tradimenti “pragmatici” d’intesa con la troika.
Peggio ancora, Syriza ha implementato le politiche dei suoi predecessori reazionari. Syriza (1) ha promesso di congelare le privatizzazioni, ma il partito si impegna oggi ad aumentarle di 3,2 miliardi di euro ed a privatizzare altri settori pubblici; (2) ha accettato di trasferire risorse all’esercito, stanziando per esempio 500 milioni di euro per l’ammodernamento dell’aeronautica militare greca; (3) ha saccheggiato il fondo nazionale delle pensioni e le tesorerie municipali per più di un miliardo di euro, per pagare il debito alla troika; (4) ha ridotto gli investimenti pubblici finalizzati alla creazione di posti di lavoro in progetti di infrastrutture, pur di rispettare i termini imposti dalla troika; (5) ha accettato un avanzo di bilancio dello 0,6%, mentre in realtà la Grecia ha registrato quest’anno un deficit dello 0,7%, ciò che comporterà prossimi ulteriori tagli; (6) ha promesso di ridurre l’IVA su beni essenziali come quelli alimentari, ma accetta oggi una aliquota fiscale del 23%.
La politica estera di Syriza imita quella dei suoi predecessori. Il ministro della difesa di Syriza, Panos Kammenos, di estrema destra, era un fervente sostenitore delle sanzioni statunitensi ed europee contro la Russia. Nonostante una prima manifestazione di falsa “dissidenza” nei confronti della politica della NATO, in seguito Syriza ha completamente capitolato, pur di mantenere una buona reputazione in seno alla NATO. Syriza ha consentito a tutti i cleptocrati ed evasori fiscali ben conosciuti di conservare le proprie ricchezze illecite e di accrescere i propri depositi esteri, grazie a trasferimenti massicci di capitali all’estero. A fine maggio 2015, il Primo Ministro e il Ministro delle Finanze, Tsipras Varoufakis, hanno svuotato il tesoro pubblico per pagare il debito, accrescendo così la prospettiva che i pensionati del settore pubblico non potranno più ricevere le loro prestazioni. Dopo avere svuotato il Tesoro greco, Syriza vuole adesso imporre la “soluzione della troika” alle masse greche impoverite: o accettate un nuovo piano di austerità, riducendo le pensioni, elevando l’età pensionistica, abrogando le leggi sul lavoro che proteggono i lavoratori dal licenziamento e promuovono la contrattazione collettiva, o le casse dello Stato si troveranno vuote, non avrete più pensioni, crescerà la disoccupazione e la crisi economica si aggraverà. Syriza ha deliberatamente svuotato il Tesoro pubblico, saccheggiato i fondi pensione e i fondi municipali per ricattare la popolazione e spingerla ad accettare come un “fatto compiuto” le politiche regressive di banchieri intransigenti della UE, i sedicenti “programmi di austerità”.
Fin dall’inizio, Syriza si è piegata ai diktat della troika, anche quando simulava una resistenza “di principio”. Ha prima di tutto mentito all’opinione pubblica greca definendo la troika come “partner internazionali”. Ha poi mentito nuovamente quando ha definito il memorandum della troika che imponeva nuova austerità come un “documento di negoziato”. Gli inganni di Syriza dovevano nascondere il fatto che essa oggi mantiene inalterata la “cornice” assai impopolare imposta dal precedente regime discreditato della destra dura.
Mentre saccheggiava le risorse del paese per pagare i banchieri, Syriza si è ancor più sottomessa alle potenze straniere. Il suo ministro della difesa ha offerto nuove basi militari alla NATO, tra cui anche una base aerea-marittima sull’isola greca di Karphatos. Ha accresciuto il sostegno politico e militare della Grecia all’intervento militare degli Stati Uniti e dell’UE in Medio Oriente, e anche il proprio appoggio ai “terroristi moderati”, invocando il ridicolo pretesto di “proteggere i cristiani”. Syriza si è così guadagnata la simpatia dei sionisti europei e statunitensi, ha rafforzato i legami don Israele, evocando una “alleanza strategica” con lo Stato terrorista che pratica l’apartheid. Fin dai primi giorni del suo mandato, Kammenos, il ministro della Difesa della destra dura, ha proposto la creazione di “uno spazio di difesa comune” comprendente Cipro e Israele, appoggiando il blocco aereo e marittimo di Gaza da parte dello Stato ebraico.
Conclusioni
La decisione politica di Syriza di continuare a far parte a pieno titolo della UE e della zona euro dimostra che la Grecia continuerà ad essere uno Stato vassallo, che tradisce il suo programma e adotta politiche profondamente reazionarie, pur continuando a strombazzare la sua falsa retorica goscista e fingendo di “resistere” alla troika. Per quanto Syriza abbia saccheggiato la cassa del fondo pensione e le tesorerie locali, molte persone di sinistra in Europa e negli Stati Uniti, smarrite, continuano ad accettare ed apprezzare le decisioni di questo partito, definendole come un “compromesso realistico e pragmatico”.
Syriza avrebbe potuto confiscare ed utilizzare 32 miliardi di dollari in proprietà immobiliari delle Forze Armate greche, per avviare piani di investimenti e di sviluppo diversi o destinare queste proprietà alla realizzazione di porti commerciali, aeroporti, istallazioni turistiche.
Syriza ha sprofondato la Grecia ancor più pesantemente nella gerarchia dominata dalla finanza tedesca, rinunciando al suo potere sovrano di imporre una moratoria sul suo debito, di abbandonare la zona euro, gestire le risorse finanziarie, tornare ad una moneta nazionale, imporre controlli sui movimenti dei capitali, confiscare i miliardi di euro che si trovano nei conti illegali all’estero, utilizzare le risorse finanziarie locali per finanziare la ripresa economica e riattivare il settore pubblico e privato. Più volte ila falsa “ala sinistra” di Syriza ha formulato impotenti obiezioni, mentre la mascherata Tsipras-Varoufakis andava avanti fino alla capitolazione finale.
Alla fine dei conti Syriza ha aggravato la povertà e la disoccupazione, incrementato il controllo straniero sull’economia, ancora più indebolito il settore pubblico, reso più facili i licenziamneti dei lavoratori e ridotto le indennità di fine rapporto, accrescendo contemporaneamente il ruolo dell’esercito greco e rinserrando i rapporti con la NATO e Israele.
Altro fatto molto importante, Syriza ha totalmente svuotato di ogni significato gli slogan della sinistra: per loro, la sovranità nazionale si traduce in vassallaggio verso le potenze straniere, e l’anti-austerità consiste nel capitolare pragmaticamente dinanzi ad una nuova forma di austerità. Quando l’accordo Syriza-troika sarà finalmente firmato e l’opinione pubblica greca prenderà finalmente coscienza dei danni che l’austerità provocherà nei prossimi decenni, speriamo che questo tradimento susciti una reazione di massa. Potrà così accadere che Syriza si scinda e che la “sinistra” abbandoni i suoi posti di governo per unirsi ai milioni di malcontenti e formare un altro partito.