Un mondo in ansia
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La memoria collettiva non è tanto corta da dimenticare il ruolo diabolico svolto da Manmohan Singh come Ministro delle Finanze nel governo di Narasimha Rao che ha dato il via alla depressione in agricoltura. Quel governo in linea con i dogmi delle istituzioni finanziarie internazionali (FMI e Banca Mondiale), che consigliavano una riduzione ulteriore delle spese statali in sussidi agricoli, a partire dal Luglio 1991 avviò una politica di contrazione della spesa e di deflazione, volta a colpire principalmente i settori deregolamentati: drastica riduzione degli investimenti statali, tagli ai sussidi per fertilizzanti, svalutazione della rupia, deregolamentazione delle esportazioni di beni primari, ecc. Per la prima volta in 30 anni il prodotto interno lordo pro capite indiano crollò ed aumentarono le morti. Nel 1994 venne riformato il settore finanziario, fu ridefinita la priorità dei prestiti bancari che escluse i contadini dal credito spingendoli nelle braccia degli usurai.
Dopo un breve interregno, il governo della NDA a partire dal 1998 perseguì la stessa politica deflattiva, deregolamentò ulteriormente il commercio, espose i commercianti indiani ai prezzi internazionali che avevano cominciato a scendere da metà anni '90. I contadini che avevano contratto dei prestiti per accrescere i proventi dalla vendita del raccolto si trovarono rapidamente insolventi. I suicidi dei contadini cominciarono in questo periodo e proseguono da un decennio.
Per tutti gli anni '90 la spesa del governo diminuì, dopo essere cresciuta ad un ritmo del 6% durante gli anni '70 e '80, sia sotto la guida del precedente Partito del Congresso che di governi alternativi.
Tutto ciò è storia. Si potrebbe rispondere che ultimamente la spesa del governo ha preso a crescere di nuovo, per cui sarebbe inopportuno aggrapparsi alla critica del passato. Il punto è, che dopo un decennio di attacchi ai contadini, si sono prodotti degli effetti tanto traumatici, come l'aumento della disoccupazione, la riduzione del tasso di crescita, la depressione del salario e dell'incentivo all'investimento, che solo un pacchetto di misure coordinate potrebbero ridare ossigeno a questo settore.
La recessione mondiale ha aggravato la crisi indiana, andando a pesare ulteriormente su quelle fasce sociali già colpite dalla deflazione.
Le previsioni degli esperti su una rinascita agricola sono del tutto fuori luogo e assomigliano più ad una lista dei desideri che ad un concreto piano d'azione. Un piano d'azione dovrebbe prevedere misure di alleggerimento del debito sui contadini, valorizzazione dei raccolti, stabilizzazione del prezzo dei raccolti tramite le “Commissioni delle materie prime”, aumenti dei redditi per ravvivare la domanda. I nostri politici continuano a rifiutare l'idea che sono state proprio le loro cieche azioni a dare luogo alla crisi attuale.
L’impegno del Governo dell’UPA nel combattere la depressione agricola è stato controproducente, la Reserve Bank of India due anni fa congelò il credito di cui godeva la National Bank for Agriculture and Rural Development (NABARD). Questo paese è seduto su una montagna di riserve, usate dalla Reserve Bank of India per sostenere la bilancia dei pagamenti degli Stati Uniti, viceversa l’agricoltura nazionale venne lasciata marcire.
Le esportazioni di materie prime svuotarono i supermercati delle regioni del Nord indiano, dando luogo ad un crollo della disponibilità di cibo pro capite. Gli economisti della Commissione di Pianificazione parlano di una crescita della produzione agricola superiore al 4% durante il periodo del governo dell’UPA. Il gioco è semplice: prendono come anno di riferimento il 2004-05, biennio caratterizzato da una bassa produzione agricola (198 milioni di tonnellate, mentre l’anno precedente 213 milioni di tonnellate), e lo comparano con il 2007-08 che invece ha avuto un output agricolo di 230 milioni di tonnellate. In realtà l’anno di riferimento da prendere dovrebbe essere il 1996-97, anno in cui ci fu l’ultimo picco nella produzione agricola (199 milioni di tonnellate). Se lo si compara con il 2007-08, si vede che in questi anni la crescita agricola è stata del 1.3% l’anno, molto al di sotto del tasso di crescita della popolazione (1.8% l’anno).
Con questa scarsità agricola l’inflazione avrebbe dovuto crescere molto rapidamente invece il Consumer Price Index riferito ai prodotti agricoli è cresciuto solo del 11% nei 5 anni che vanno dal 1999-2000 al 2004-05, Come si spiega? Il 60% della popolazione ha ridotto la domanda a causa di misure governative volte ad operare una consistente riduzione del reddito.
I paesi avanzati, con una storia alle spalle di sfruttamento coloniale e parassitismo, hanno maturato la brutta abitudine di appropriarsi delle risorse di altri popoli. La loro paranoia verso l’India e la Cina, con la loro vasta popolazione, é emblematica. I paesi ricchi hanno insistentemente consigliato politiche di deflazione (del reddito) per l’India ed altri paesi, tali da deprimere i consumi e il potere d’acquisto. In questo modo si è ridotto il consumo domestico delle risorse, così da permettere le esportazioni verso l’Occidente a basso costo. Purtroppo le riforme di orientamento del mercato verso l’export operate in Cina hanno avuto proprio questo effetto.
Tuttavia l’ex presidente americano Bush e il famoso economista Krugman sembrano essere all’oscuro delle politiche deflattive operate in India e in Cina. Secondo Krugman e Bush, questi due colossi sarebbero invece colpevoli, attraverso la crescita del loro reddito pro-capite, di accrescere eccessivamente il prezzo delle materie prime e del grano. In realtà costoro ignorano completamente che negli ultimi 15 anni c’è stato un declino non solo nell’output pro-capite, ma anche nella domanda pro-capite dei due colossi asiatici. Questo declino ha corrisposto alle politiche di market-oriented operate in entrambi i paesi. Sebbene il reddito di una minoranza crescesse il reddito della maggioranza declinava o rimaneva stagnante. L’effetto prodotto dall’aumento dei consumi di una minoranza era reso vano dal crollo dei consumi della maggioranza. La conseguenza è la fame.
Bush, Krugman ed i nostri economisti credono che i comportamenti di una minoranza della popolazione siano rappresentativi dei comportamenti della maggioranza. L’Istituto di statistica nazionale ha registrato che tra il 1993-94 e il 2004-05 più del 60% della popolazione rurale indiana ha visto un declino assoluto nel consumo di cereali e derivati animali, quali latte, uova e carne. Viceversa un 10% ha beneficiato di un aumento nel consumo di prodotti animali, ma non di cereali. L’esercito è stato costretto ad abbassare gli standard fisici dei candidati per il reclutamento di effettivi. La percentuale di persone incapacitate a raggiungere un quantitativo energetico di 2.200 calorie giornaliere crebbe dal 58.5% del 1993-94 al 69.5% del 2004-05.
Il modello Kerala
Quali sono le misure che dovrebbe prendere un governo che decida di invertire questo trend? Molto dipende dal governo e dal suo impegno nel migliorare il welfare. Le misure che il Kerala prese dopo il Maggio 2006 possono servire come modello.
Prima di tutto fu varata una disposizione di alleggerimento del debito per i contadini incapaci di ripagare i propri debiti, in questo modo il tasso di suicidio dei contadini indebitati crollò rapidamente.
Il prezzo di approvvigionamento del riso venne mantenuto alto, così si ridussero i suicidi nelle zone delle risaie e la coltura del riso ricrebbe lentamente.
Fu implementato un sistema di garanzia dell’impiego nelle zone agricole soprattutto nei distretti più depressi. Si è garantito un salario equo a donne e uomini, così da garantire una ripresa della domanda. Con il recente crollo dei prezzi delle materie prime causato dalla recessione mondiale il Kerala si è impegnato a garantire un sostegno economico ai produttori che non ricaveranno abbastanza dalla vendita dei prodotti.
Ma ci sono molte misure che possono essere prese dal governo centrale, si dovrebbe interrompere l’indiscriminato proliferare di trattati di libero mercato che fanno crollare i prezzi. Le tariffe di importazione per alcuni prodotti dovrebbero essere aumentate.
In secondo luogo bisognerebbe ravvivare i “Commodity Boards ” (Tavoli delle materie prime) meglio conosciuti come “Spices Board”, “Thè Board”, “Coffe Board”. Questi tavoli servivano per intervenire sul mercato ed acquistare quantità variabili di prodotti per aumentarne il prezzo se necessario.
Senza una politica dei redditi, un impegno nella spesa per lo sviluppo e il sostegno all’impiego non si potrà combattere la fame.
L’inchiesta sulla terra e sul bestiame del 2002-03 ha mostrato che rispetto al 1999 si verificò un allarmante perdita di bestiame vicina ai 9/10 ed una crescita spaventosa del costo per l’affitto delle terre dal 19.8% al 31.2%. Gli unici stati dove invece la crescita fu perfettamente proporzionata furono il Kerala e l’Andhra Pradesh.
Molti articoli dei nostri intellettuali progressisti sulla questione dell’affitto delle terre sono talmente pietrificati che risolvono la questione dicendo che i due dati non sono comparabili. Nascondere la testa sotto la sabbia non significa risolvere il problema. E’ necessario invece una approccio più maturo alla questione.
UTSA PATNAIK
Front Line, Volume 26 - Issue 07 :: Mar. 28-Apr. 10, 2009
Traduzione a cura di Ossin