Irib.fr, 30 novembre 2014 (trad. ossin)


Un triangolo contro l’accordo Iran/5+1 ?


Riuniti da alcuni giorni a Vienna, l’Iran e i 5+1 hanno convenuto alla fine di prolungare di sette mesi i negoziati


Ciò, mentre procedevano speditamente le discussioni sul come le due parti avrebbero potuto raggiungere un accordo definitivo, o almeno intendersi su un accordo-quadro politico. Tuttavia le iniziative di alcuni paesi della regione hanno consigliato ai negoziatori di accordarsi sul prolungamento dei negoziati.

La missione del Ministro saudita degli Affari Esteri e l’incontro nel suo aereo col Segretario di Stato USA, John Kerry, il colloquio telefonico di Netanyahu con Obama, e l’incontro del vice presidente statunitense, Joe Biden, col presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, ad Ankara, testimoniano dell’impegno con cui il triangolo Turchia/Arabia/Israele si sforza di sbarrare la strada ad un esito positivo dei negoziati. A ciò si aggiungano le iniziative dei Repubblicani e le lettere inviate a Barack Obama. Ma una cosa è certa, l’asse Arabia/Turchia/Israele si formerà, sarà nocivo per un accordo Iran/5+1.

L’Arabia saudita ne sarebbe danneggiata dal punto di vista politico e della sua influenza regionale, la Turchia subirebbe un pregiudizio economico nei confronti della sua economia moribonda e il regime sionista subirebbe un danno in termini di sicurezza.

Rappresentando questi gruppi di lobbie, i Sauditi si sono infilati nel processo di negoziato. La visita del ministro saudita degli affari esteri, Saoud al Faiçal, a Mosca e l’incontro con Putin, e poi il viaggio a Vienna e l’incontro all’aeroporto col Segretario di Stato USA, e anche le iniziative del Sauditi durante le elezioni di medio mandato, sono tutte cose che mostrano che i leader sauditi fanno ogni sforzo per impedire che si giunga ad un accordo Iran/5+1.

Questi tre paesi, che formano il triangolo contrario all’accordo sul nucleare Iran/5+1, sembra abbiano chiesto al gruppo dei 5+1 e alla comunità internazionale un rinvio di sette mesi.

Il regime sionista chiede il rinvio per rafforzare il sistema difensivo “Cupola di ferro”, la Turchia per ricostruire e risanare la sua economia, in vista della revoca delle sanzioni e la ripresa degli scambi finanziari tra l’Iran e il resto del mondo, cosa che arrecherà alla Turchia una perdita di dieci miliardi di dollari. Anche i Sauditi hanno bisogno di un rinvio per ricostituire le loro relazioni con l’Iran e giungere a soluzioni auspicate concernenti i conflitti regionali.

Allo stato, l’Arabia Saudita deve confrontarsi con questioni quali le elezioni presidenziali libanesi, la crisi in Bahrein, gli sviluppi della situazione in Iraq e Siria, oltre alla situazione in Egitto e Libia. Dunque l’Arabia saudita ha bisogno di diversi incontri con l’Iran per trovare soluzioni a queste situazioni.

E’ per queste ragioni che gli Statunitensi e gli Occidentali hanno accettato di accordare a questi tre paesi un rinvio di 7 mesi, affinché abbiano modo di risolvere i loro problemi.

E, nell’ambito di una tale logica, gli Statunitensi hanno chiesto all’Arabia Saudita di risolvere i loro problemi con l’Iran. Occorre attendere per vedere se in questi 7 mesi le relazioni tra Iran e Arabia Saudita miglioreranno onde favorire un accordo sul nucleare tra Iran e i 5+1.

Oltre a questo triangolo, vi sono altri paesi coinvolti nel processo, paesi come l’Australia e il Canada. Ma l’iniziativa diplomatica iraniana ha saputo fronteggiare il vasto fronte finanziario, propagandistico, politico, securitario e militare che si era formato.

Un altro punto da sollevare è che uno dei risultati dei negoziati, nel corso dell’anno scorso, è stato che i paesi che avevano sostenuto, patrocinato e creato i Takfiriti hanno finito col ritirare il loro sostegno. Non dimentichiamo che, quando Daesh si era impadronita di Mossul, i media arabi e occidentali li avevano considerati come dei rivoluzionari che erano stati emarginati dal governo di Nouri al-Maliki. Gli sceicchi wahhabiti sauditi e qatarini parteciparono, apertamente e pubblicamente, alle preghiere del venerdì degli jihadisti. Ma attualmente siamo in una situazione in cui nessuno osa sostenerli ancora.

Questo è il segno di come sia stato vincente il punto di vista della Repubblica islamica dell’Iran e di come abbia influenzato i negoziati. Le grandi potenze sono state obbligate a mettersi al tavolo dei negoziati, tanto più che l’evolversi della situazione aveva dimostrato che l’Iran aspira al dialogo e all’anti-terrorismo. Le grandi potenze hanno accettato tutto ciò.     

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