Iran : Impiccata una spia
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Cf2R (Centre Français de Recherche sur le Renseignement), 10 agosto 2016 (trad.ossin)
Iran : Impiccata una spia
Alain Rodier
Il 3 agosto 2016, Shahram Amiri, uno scienziato iraniano, è stato impiccato per spionaggio nel suo paese. La famiglia cui sono state rese le spoglie, non riesce a capire che cosa sia successo in quanto, se è vero che Amiri è stato condannato a dieci anni di reclusione per spionaggio a favore degli Stati Uniti, nessuna condanna alla pena capitale, però, è mai stata ufficialmente pronunciata.
La spia Shahram Amiri
Gholamhossein Mohseni Ejei, il portavoce del ministero della giustizia iraniana, ha confermato che Amiri aveva «passato informazione vitali al nemico». L’esecuzione pone la parola fine ad una avventura alquanto fuori dall’ordinario che è balzata agli onori della cronaca a partire dalla metà del 2009.
L'affaire
Nato l’8 novembre 1977, l'Iraniano di origine curda Shahram Amiri era uno scienziato specialista in isotopi radioattivi per uso medico, in servizio all’Università di tecnologia Malek-Ashtar di Teheran. Si tratta di un istituto che opera in stretti rapporti col ministero della difesa, il cui rettore è un generale dei pasdaran.
A maggio o giugno 2009, Shahram Amiri sparì misteriosamente durante un pellegrinaggio a La Mecca. A ottobre Teheran affermò che nella sparizione erano convolti gli Stati Uniti e l’Arabia Saudita. A dicembre, Ali Akbar Salehi, il direttore dell’Organizzazione dell’energia atomica dell’Iran (OEAI) dichiarò che Amiri non lavorava per il suo istituto.
Tre mesi dopo, filtrarono sulla stampa delle informazioni concernenti l’esistenza di un centro di arricchimento dell’uranio nei pressi della città di Qom. Vi sono forti sospetti che sia stato Amiri a fornire questa informazione e che di fatto egli avrebbe lavorato al servizio degli Statunitensi dal 2008[1]. Infatti fu durante un viaggio professionale a Vienna presso l’Agenzia internazionale dell’energia atomica (AIEA) ch’egli sarebbe stato avvicinato da un uomo d’affari tedesco [2] che fungeva da intermediario per alcuni ufficiali dei servizi USA. La sua sparizione sarebbe dunque una fuga organizzata da molto tempo. E’ poco probabile che Amiri abbia fornito delle informazioni quando si trovava ancora in Iran, ma è possibile che abbia raccolto quante più informazioni possibile in vista del futuro interrogatorio da parte dei servizi USA.
Sta di fatto che egli riapparì a giugno 2010, negli Stati Uniti; in tre video circolanti in rete lo si vede fornire versioni contraddittorie degli avvenimenti. In uno afferma di essere stato rapito, interrogato, torturato psicologicamente e trattenuto contro la sua volontà dalla CIA. In un altro dice di essere libero e di avere intenzione di continuare i suoi studi negli Stati Uniti... Ma il 13 luglio 2010, Amiri si recò all’ambasciata del Pakistan – che rappresenta gli interessi iraniani negli Stati Uniti, in quanto questo paese non ha relazioni diplomatiche con Washington dal 1979 – ed espresse l’intenzione di tornare in Iran.
Il 15 luglio 2010, giunse in aereo a Teheran, via Istanbul[3]. Qui venne accolto da eroe, con la stampa locale che lasciava perfino intendere che si era infiltrato nella CIA per scoprirne i metodi di funzionamento. Gli Statunitensi replicarono che egli non aveva avuto accesso ad alcuna informazione confidenziale nel loro paese. Alcune mail scambiate all’epoca tra Hillary Clinton – all’epoca segretaria di Stato – e alcuni collaboratori, rese pubbliche da Wikileaks nel 2016, lasciano però intendere che l'«agente» Amiri era oramai diventato completamente inutile, che presentava problemi psicologici e che aveva rifiutato di sottoporsi al programma di protezione dei testimoni. Questi messaggi esprimono anche inquietudine da parte di Washington e il timore che il rientro di Amiri nel suo paese avrebbe reso più difficili altre defezioni dello stesso tipo.
Amiri venne alla fine arrestato nel maggio 2011 dai servizi di sicurezza iraniani, vale a dire sei mesi dopo il rientro. Venne condannato a dieci anni di reclusione per spionaggio, ma non alla pena capitale. E tuttavia è stato giustiziato il 3 agosto 2016.
I retroscena
Come in ogni vicenda di spionaggio la versione ufficiale è manipolata. Pare infatti che, per convincerlo a rientrare, Teheran avrebbe minacciato Amiri di ritorsioni nei confronti della sua famiglia, specialmente sua moglie – che non aveva voluto lasciare il paese natale – e suo figlio, all’epoca di sette anni. E’ anche possibile che Teheran gli abbia promesso un trattamento indulgente, giacché le promesse impegnano solo che le riceve.
Per fare pressione su Washington, come per caso, gli Iraniani arrestarono il 31 luglio 2009 – uno o due mesi dopo la sparizione di Amiri a La Mecca - tre turisti statunitensi, per spionaggio, lungo la frontiera irano-irachena, mentre effettuavano una escursione alle cascate di Ahmed Awa, nel Kurdistan iracheno. E’ probabile che, al momento dell’arresto, essi si trovassero in territorio iracheno, anche se la frontiera nella regione non è ben definita. Sarah Shourd è stata liberata il 14 settembre 2010 per motivi di salute. I suoi compagni, Joshua Fattal e Shane Bauer, hanno riconquistato la libertà solo il 21 settembre 2011. Gli Statunitensi avrebbero anche versato un riscatto per la loro liberazione, che sarebbe stato negoziato dal sultanato di Oman.
Ulteriori numerose questioni si pongono: perché gli Iraniani hanno atteso dieci mesi prima di arrestare Amiri e sei anni per giustiziarlo? A prescindere dal fatto che è impossibile stabilire l’effetto che può avere avuto la divulgazione delle mail di Hillary Clinton sula vicenda – tenuto conto del fatto che Amiri non vi è menzionato per nome ma è facilmente identificabile come «agente» degli Statunitensi - la risposta è verosimilmente politica. Sul piano interno, l’esecuzione dissuade chiunque sia tentato dal frequentare troppo da vicino il «grande e il piccolo Satana» (gli Stati Uniti e Israele); sul piano internazionale, segnala la scontentezza di Teheran per la lentezza con cui procede la procedura di revoca delle sanzioni dopo l’accordo negoziato sul nucleare con il gruppo dei 5+1 (gli Stati membri del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite + la Germania).
Infine, oltre ad avere trasmesso informazioni sull’impegno nucleare iraniano agli Statunitensi – in particolare sulle ambigue relazioni degli istituti di insegnamento superiore scientifico -, le informazioni trasmesse da Amiri avrebbero consentito la realizzazione di diverse operazioni "homo" (omicidi) e "arma" (sabotaggi) contro i responsabili del nucleare iraniano tra il 2010 e il 2014[4]. Queste operazioni sono state attribuite ai servizi segreti israeliani che collaborano strettamente con gli omologhi USA.
Conclusioni
Gli USA hanno sempre incoraggiato i responsabili iraniani a fare defezione. Per esempio il generale dei pasdaran Ali Reza Asgari, ministro aggiunto della Difesa, è sparito in circostanze analoghe a quelle di Amiri, a Istanbul nel 2007[5]. Gli Iraniani dicono che sarebbe morto in una prigione israeliana nel dicembre 2010, ma si tratta di una versione poco credibile. E’ assai probabile che egli stia facendo la bella vita negli Stati Uniti – o altrove – avendo, lui, accettato di beneficiare del programma di protezione dei testimoni.
Il problema di quelli che fanno defezione è che sono difficilmente ancora utili dopo avere raccontato tutto quanto sanno. Se accettano, possono diventare analisti molto competenti sul loro paese di origine, ma molti tradiscono per ragioni ben precise e non vogliono più continuare a «cantare» contro il loro paese. Infine, una persona che fa defezione costa assai caro perché occorre generalmente fare espatriare i suoi familiari per evitare che accada quello che è accaduto con Amiri e conviene poi assicurare loro una vita decente. E’ un’operazione carissima che solo i grandi paesi possono realizzare con successo...
Note:
[1] La data non è certa. Alcuni osservatori ritengono che possa essere stato reclutato prima del 2007.
[2] Avrebbe ricevuto fino a cinque milioni di dollari per la sua collaborazione.
[3] Non vi sono collegamenti aerei diretti tra Stati Uniti e Iran.
[4] Cf. Note d'actualité n°369, «Iran-Israël : sabotage à Parchin ?», ottobre 2014, www.cf2r.org
[5] Cf. Note d'actualité n°70, «Exfiltration d'un responsable iranien de haut rang», marzo 2007, www.cf2r.org.