The Independent, 17 marzo 2015 (trad. ossin)


Iraele, una democrazia?

Yara Hawari


Israele è considerata come la sola democrazia del Medio Oriente, e tuttavia 4,5 milioni di Palestinesi sono sottoposti al suo controllo senza poter votare. Uno Stato che non si cura dei diritti del popolo autoctono non ebraico sul quale esercita il proprio dominio non è una democrazia


Oggi gli Israeliani eleggono il prossimo governo in un paese spesso definito come “la sola democrazia del Medio Oriente”. Ironia della sorte, essi voteranno usando delle schede fabbricate in una colonia israeliana illegale della Cisgiordania, da Palestinesi esclusi dalla vita politica.

Di fatto, a circa 4,5 milioni di Palestinesi in Cisgiordania e a Gaza non è consentito di scegliere il partito politico israeliano che controllerà ogni momento della loro vita.

Gli accordi di Oslo, dell’inizio degli anni 1990, hanno diviso la Cisgiordania nelle zone A, B e C. La zona A è controllata dall’Autorità Palestinese (AP), la zona B è sottoposta al controllo congiunto della Autorità Palestinese e delle forze di occupazione israeliane (FOI) e la zona C, sottoposta al controllo delle sole FOI. Che lo esercitano in modo brutale. I movimenti dei Palestinesi sono strettamente controllati, viene loro negato l’accesso alle risorse e sono frequenti le incursioni militari israeliane nelle città e nei villaggi. I Palestinesi subiscono quotidianamente i violenti attacchi dei coloni che bruciano le loro terre agricole e aggrediscono fisicamente chi li infastidisce.

A Gaza la situazione è anche peggiore. Anche se i Palestinesi hanno un loro governo, Hamas, le loro vite sono letteralmente alla mercé di Israele e della sua tattica politica. Nel corso dell’estate 2014, più di 2000 Palestinesi sono stati massacrati e una gran parte delle infrastrutture è stata distrutta a Gaza.

Per ricevere il materiale necessario alla ricostruzione delle case, i Palestinesi sono obbligati a fornire le coordinate delle loro case alle FOI. Si espongono in tal modo a diventare i bersagli privilegiati dei missili di precisione della prossima incursione militare israeliana. Quel che è più grave, Israele è accusata di mettere gli abitanti di Gaza a dieta forzata, avendo tenuto sotto controllo il numero esatto di calorie introdotte nella striscia di Gaza dal 2007 al 2010.

Gli 1,7 milioni di Palestinesi israeliani che hanno diritto di voto, ad ogni votazione, si trovano di fronte ad un dilemma. Perché saranno comunque fregati, che votino o no. Essi sono in linea di massima cittadini israeliani, ma a titolo nominativo (non trasmissibile) e vi è tutto un corpo di leggi israeliane che tendono a discriminarli. La loro situazione è quella di un popolo colonizzato dall’interno e il tipo di occupazione che subiscono, più che sottile, è assai reale.

Vi è un importante movimento storico, tra i cittadini israeliani di Israele, per il boicottaggio delle elezioni. Per molte di queste persone, votare equivale a legittimare l’apartheid e il regime attuale. Vedono il boicottaggio come un atto di solidarietà verso i loro fratelli e sorelle di Cisgiordania e Gaza.

Ma un altro gruppo di Palestinesi israeliani ritiene sia possibile cambiare il regime e porre fine all’occupazione dall’interno e, quest’anno, è successo qualcosa di inedito: è stata presentata una lista araba comune. Essa raggruppa i quattro principali partiti politici arabi di Israele. Si calcola che questa lista comune potrebbe riuscire a costituire il terzo gruppo al Parlamento israeliano. Di fatto, perfino Netanyahu sembra inquieto del fatto che gli Arabi utilizzino il proprio diritto di voto, e se ne è servito per spaventare gli Ebrei e indurli a votare per lui.

Per i cittadini palestinesi di Israele la questione se votare o astenersi è cruciale e, al di là della diversità di posizioni, tutti concordano nel ritenere che Israele non sia una democrazia. Uno Stato che esercita il controllo su un altro popolo con una occupazione illegale che dura da decenni non è una democrazia. E uno Stato che si dichiara “Stato ebraico” e ignora i diritti degli autoctoni non ebrei lo è ancora di più.

Israele non appartiene affatto a tutti i suoi cittadini e a tutti quelli che sono posti sotto il suo controllo. E’ uno Stato coloniale etnocentrico che si prende gioco ogni giorno del diritto internazionale, opprimendo i Palestinesi con una occupazione dalle molte facce. E lo fa con la complicità europea e statunitense. Israele, il faro illuminante della democrazia in Medio Oriente? Ma non ci fate ridere!

 

 

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