Il vertice di Ginevra tra Putin e Biden. Aria fritta o vera svolta?
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- Categoria: Le guerre dell'Impero in declino
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Analisi, 21 giugno 2021 - Russia/Putin avranno veramente vinto solo quando l'ultimo Impero della storia avrà finalmente lasciato il posto a un civile ordine mondiale internazionale (nella foto, Biden e Putin a Ginevra)
Unz review, 17 giugno 2021 (trad.ossin)
Il vertice di Ginevra tra Putin e Biden. Aria fritta o vera svolta?
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Il tanto atteso vertice tra i presidenti Putin e Biden ha avuto finalmente luogo, ma è stato un successo? Cambierà qualcosa? La risposta a questa domanda dipende molto dalle aspettative che ciascuno vi aveva riposto. Diamo uno sguardo più da vicino, partendo dal contesto
Contesto del vertice
Più o meno l'unica cosa su cui gli osservatori statunitensi e quelli russi concordano è che lo stato delle relazioni russo-statunitensi è il peggiore possibile (a me personalmente pare addirittura peggiore di quanto lo era durante la crisi missilistica cubana o in qualsiasi altro momento della Guerra Fredda). Come ho detto molte volte, credo che l'Impero anglo-sionista e la Russia siano in guerra almeno dal 2013. Ricordate Obama e la sua “economia russa a brandelli”? E’ quanto Obama aveva promesso al popolo degli Stati Uniti (una rapida verifica: la società Deloitte ha recentemente intervistato gli amministratori delegati delle principali società russe, e solo il 4% ha manifestato "pessimismo" sulle proprie prospettive finanziarie, il 40% ha risposto "come prima" e il 56% si è definito "ottimista"). Naturalmente, quella in corso non è una guerra convenzionale, è per circa l'80% informativa, per il 15% economica e solo per il 5% cinetica. Ciò, tuttavia, non cambia il fatto che sia una guerra esistenziale per entrambe le parti, il cui esito è la vittoria di una sola di esse, mentre l'altra è destinata, se non a scomparire del tutto, quanto meno a perdere totalmente lo stato di superpotenza. Quella in corso è una guerra di civiltà, che vede contrapposti i due modelli di civiltà, quelli occidentali e quelli russi (culturali, sociali e persino religiosi) più o meno lungo le seguenti linee:
La visione del mondo USA/anglo-sionista:
Noi siamo la “città sulla collina”, faro di luce e di speranza per l'umanità. Il nostro “destino manifesto” è quello di “espandere lo spazio di libertà” in tutto il mondo. Abbiamo le migliori forze armate della storia, l'economia più forte, il meglio in tutto. Siamo i "leader del mondo libero" la cui "responsabilità" è quella di guidare il mondo. Questo non è imperialismo, questo è il “dovere” e la “responsabilità” che la storia ci ha affidato. I nostri valori sono valori universali e devono essere universalmente accettati da tutti. Coloro che si rifiutano di aderire al nostro modello sono “Stati canaglia” autoritari. La Russia deve accettarlo perché ha perso la Guerra Fredda ed hanno vinto i valori occidentali. Chi si rifiuta di accettare questo stato di cose è un "revanscista" che vorrebbe ribaltare l'esito della Guerra Fredda e ricostruire l'Unione Sovietica. Gli Stati Uniti hanno dovuto espandere la NATO a est per proteggere l'Europa dall'"aggressione russa".
Visione del mondo russa:
La Russia rifiuta ogni forma di imperialismo, nei suoi confronti e nei confronti di chiunque altro. La Russia vuole un ordine mondiale multilaterale, basato sul diritto internazionale e sulla piena sovranità delle nazioni. Ogni nazione dovrebbe avere il diritto di perseguire il proprio modello culturale, economico, spirituale e di civiltà, senza essere minacciata, sanzionata, bombardata, sovvertita o invasa. La Russia rifiuta i cosiddetti "valori occidentali" (turbocapitalismo, imperialismo, politicamente corretto, multiculturalismo, ateismo militante, teoria critica della razza, fluidità di genere, ecc.). Gli Stati Uniti possono sventolare bandiere omosessuali nelle loro ambasciate, ma non hanno il diritto di imporre agli altri il loro stile di vita. In effetti, gli Stati Uniti devono accettare due dati di fatto strettamente collegati tra di loro: il primo è che gli Stati Uniti non hanno i mezzi per imporre la propria ideologia al resto del pianeta; il secondo è che il resto del pianeta è perfettamente consapevole dell’ipocrisia assoluta di un paese che sostiene di difendere valori che esso stesso viola a piacimento. E quando gli viene contestato, la risposta è sempre immediata “ma si tratta di cose completamente diverse!!! ”.
Ancora una volta, la Russia pensa che gli Stati Uniti siano liberi di vivere nelle loro illusioni post-verità e post-realtà, se lo desiderano, ma crede anche, e lo dice, che l'Occidente non abbia il diritto di imporre i suoi finti valori agli altri, specialmente dal momento che è il primo a violarli costantemente quando gli conviene.
Il problema centrale
La convinzione fondamentale che sta alla base di queste visioni del mondo molto diverse è estremamente semplice: gli Stati Uniti si considerano eccezionali e, quindi, dotati di diritti speciali, e considerano dunque la Russia come un interlocutore di rango inferiore che deve accettare l'egemonia degli Stati Uniti sul mondo. In netto contrasto, la Russia nega agli Stati Uniti qualsiasi status speciale e chiede che i leader statunitensi riconoscano la Russia come un interlocutore paritario, prima ancora di discutere di qualsiasi confronto o cooperazione significativa.
Penso che sia giusto dire che, all'incirca tra il 2013 e il 2020, entrambi i paesi hanno compiuto sforzi immani, in una sorta di enorme braccio di ferro, per prevalere l’uno sull’altro.
Per un brevissimo tempo, Trump ha cercato di avviare una sorta di dialogo, ma è stato rapidamente e completamente castrato dai neocon e dagli imperialisti messianici del suo stesso campo (penso a Pompeo per esempio), e i suoi sforzi, per quanto sinceri, non hanno prodotto assolutamente alcun risultato: Trump non è riuscito a porre fine alla guerra iniziata da Obama.
Poi è arrivato Biden e, all'inizio, le cose sembravano senza speranza. Alla luce del totale fallimento del primo incontro USA-Cina in Alaska, era legittimo attendersi un risultato simile, o anche peggiore, da un qualsiasi incontro tra Biden e Putin. Molti (da entrambe le parti) credevano che un simile incontro fosse quanto meno inutile, dal momento che gli Stati Uniti si erano chiusi in un angolo a somma zero, e che qualsiasi esito che non si fosse tradotto in uno scambio di insulti sarebbe stata visto dai media statunitensi (e dall'opinione pubblica che i media plasmano) come una “sconfitta”, una “resa” e forse anche un “tradimento” di Biden. E’ questo il messaggio veicolato da gran parte dei media statunitensi, Fox compreso.
NOTA A MARGINE - Voglio esprimere il mio totale disgusto per i repubblicani statunitensi che, per quattro anni, sono stati letteralmente messi in croce dai media statunitensi per il presunto "cedimento" di Trump a Putin, o addirittura perché Trump era una specie di "candidato della Manciuria" messo al potere da "Putin". Ebbene, adesso i repubblicani usano lo stesso identico linguaggio, accusando Biden di “debolezza” e di “cedimento” a Putin. Veramente i Dem e il GOP sono come Coca e Pepsi: etichette diverse, stesso prodotto. Peggio ancora, sia i democratici che il partito repubblicano mettono i loro meschini interessi al di sopra del benessere degli Stati Uniti e del loro popolo. Considero entrambi i partiti come traditori degli Stati Uniti e del loro popolo.
Cosa è successo davvero?
Nonostante tutti gli oppositori (da entrambe le parti!), Putin e Biden si sono incontrati. È vero, l'incontro non ha prodotto risultati spettacolari, ma sarebbe sbagliato concludere che non sia successo nulla di importante.
Innanzitutto, il tono dell'amministrazione Biden nei confronti della Russia e di Putin è cambiato, in modo sorprendente, soprattutto dopo il famigerato "uhu, è un killer" di Biden. Alcune sanzioni sono state revocate, gli Stati Uniti hanno sostanzialmente rinunciato a cercare di impedire il completamento di North Stream 2 (NS2) e sono stati fatti una serie di piccoli passi, tra cui:
- Un accordo per discutere di cybersecurity a livello di esperti (qualcosa che i Russi chiedevano da anni, ma che gli Usa rifiutavano a priori).
- Una dichiarazione congiunta di stabilità strategica (maggiori informazioni di seguito)
- Un accordo per discutere delle questioni in sospeso a livello di esperti
- Un ritorno degli ambasciatori statunitensi e russi ai loro posti
- Una discussione su un possibile scambio di prigionieri
- Una discussione su possibili futuri accordi sul controllo degli armamenti
Sono interessanti anche i punti citati di sfuggita, per lo più da parte degli Stati Uniti, ma che non sono stati chiaramente approfonditi. Tra essi:
- Ucraina e Bielorussia
- Diritti umani (alias "Navalyi" & Co.)
- Presunta interferenza russa nelle elezioni occidentali
- Presunte operazioni segrete russe contro gli Stati Uniti
- La presunta minaccia russa all'UE o nell'Artico
- Legami russi con Cina e Iran
Questa è l'immagine ufficiale. Ma cerchiamo di essere un po' più saggi su questo: le delegazioni statunitense e russa (circa 400 persone ciascuna) includevano alcuni funzionari di altissimo livello, tra cui il capo di stato maggiore russo. Nessuna delle due parti avrebbe messo in campo presenze così importanti solo per scambiare minacce, ultimatum o insulti. E non si organizzano vertici di questo tipo, a meno che le parti non abbiano almeno una ragionevole prospettiva di un qualche tipo di intesa (ecco perché il ritorno degli ambasciatori è stato annunciato prima del vertice!).
Allora, cosa è successo veramente?
Per rispondere a questa domanda, dobbiamo prima esaminare che cosa NON è successo.
In primo luogo, è abbastanza chiaro che il linguaggio/tono dell'amministrazione Biden è cambiato radicalmente. Lo hanno subito notato i media (mentalmente infantili) statunitensi, che hanno attaccato Biden durante la sua conferenza stampa per non aver messo abbastanza pressione su Putin. Oh certo, Biden a parole ha convenuto con le solite sciocchezze russofobe su cui i media statunitensi sembrano definitivamente bloccati, ma è abbastanza chiaro che i media sionisti statunitensi non hanno ottenuto ciò che volevano: volevano che Biden "unisse l'Occidente dietro il USA” e poi “dicesse” a Putin di “comportarsi bene” e di ammettere qualcosa – qualsiasi cosa – sulle “malefatte” russe. Putin non ha dato loro assolutamente niente. Semmai, potremmo dire che ha mostrato uno specchio allo zio Shmuel e che lo zio Shmuel non aveva nulla da dire.
In secondo luogo, e per la prima volta da molto tempo, gli Stati Uniti non hanno lanciato alcuna minaccia o ultimatum. Semmai, è stato abbastanza sorprendente vedere Biden arrabbiarsi con un giornalista imbecille della CNN (credo) che gli ha chiesto perché si aspettasse che Putin "cambiasse il suo modo di fare" quando quest'ultimo non ammette alcun errore. In seguito Biden si è scusato, ma era chiaramente frustrato dal livello di imbecillità della stampa statunitense.
NOTA A MARGINE - I media statunitensi hanno mostrato davvero il loro vero volto durante entrambe le conferenze stampa. A Putin hanno posto domande stupide e suggestive, suggerite dai loro pregiudizi deliranti, che Putin ha facilmente respinto sottolineando fatti innegabili e ben noti. La conferenza stampa di Biden è stata, come al solito, completamente resa asettica da una lista preparata in anticipo di giornalisti e domande, e dalla esclusione dei giornalisti russi (pluralismo, libertà di stampa o di parola?!). Il pubblico statunitense infantilizzato non se ne è nemmeno accorto, ma nel resto del mondo – nella Zona B se volete - la gente ha subito notato la sorprendente differenza tra i due leader e tra le due conferenze stampa. Sarà terribilmente difficile per gli Stati Uniti invocare la "libertà di parola", quando non si fidano nemmeno che il loro presidente parli da solo con la sua controparte (Bliken non si è mai allontanato, proprio come Dick Cheney fece con Bush Jr., o Don Regan con Reagan negli ultimi anni), e accettano solo domande scritte in precedenza dai media (sedicenti) "liberi". I media statunitensi volevano chiaramente che Biden andasse a Ginevra e dicesse a Putin "ora ti sottometti, altrimenti..." e solo un pubblico completamente ignorante e infantilizzato come quello statunitense poteva effettivamente prendere sul serio una simile sciocchezza. Quando hanno visto che così non era stato, hanno criticato Biden, accusandolo di debolezza per "non aver fatto minacce"!
In terzo luogo, e soprattutto, NON discutendo questioni stupide ma concentrandosi sui veri, importanti argomenti alla base delle relazioni USA-Russia, Biden ha ammesso di fatto due cose:
- La politica degli Stati Uniti nei confronti della Russia dal 2013 è fallita e
- La Russia è un partner alla pari con gli Stati Uniti e non può essere oggetto di bullismo, minacce o attacchi
Alla faccia di quel “parlare ai Russi da una posizione di forza”, che TUTTI i leader occidentali ci hanno promesso mantricamente. Al contrario, il Cremlino non ha avuto bisogno di fare alcuna minaccia: le recenti esercitazioni militari, che hanno davvero spaventato la NATO e l'UE, hanno reso del tutto superflua qualsiasi minaccia della Russia.
Non sono così ingenuo da credere che tutto questo sia scolpito nella pietra.
Innanzitutto, sappiamo che i politici statunitensi di solito si incontrano con le loro controparti russe e dicono "A", solo per poi tornare a casa, cedere alla lobby della guerra, e dichiarare "non-A". Trump lo ha fatto, così come Kerry e molti altri. I diplomatici statunitensi sono per lo più dei nominati politici ignoranti e/o dei neocon guerrafondai, che semplicemente non sono intellettualmente attrezzati per trattare con le loro controparti russe (James Baker è stato probabilmente l'ultimo segretario di Stato statunitense veramente raffinato). In secondo luogo, sappiamo tutti che Biden in realtà è "Biden" (l'uomo Biden è solo una facciata, le vere decisioni sono prese dal collettivo "Biden"), il che significa che ci si può anche intendere con lui, e perfino con Bliken, ma questo non significa che poi manterranno gli impegni assunti. Infine, è oggettivamente molto difficile disfare ciò che è stato fatto: otto anni di delusioni autodistruttive nei loro rapporti interni e col resto del mondo hanno prodotto danni immensi agli Stati Uniti, e ci vorrebbe qualcosa di molto vicino a un miracolo per invertire adesso una rotta che almeno due amministrazioni statunitensi hanno così stupidamente insistito nel perseguire.
Tuttavia, ciò che Biden ha fatto e detto si vedeva che era stato molto pensato e preparato. Non è apparso come un vecchio presidente che non riesce a mantenersi concentrato e si contenta di vomitare sciocchezze (disfattiste). Dobbiamo quindi concludere che, nell'attuale configurazione di potere (reale) degli Stati Uniti, ci sono anche quelli che hanno deciso che Biden deve cambiare rotta o, per lo meno, cambiare retorica. Non so chi/cosa sia questo segmento della configurazione di potere degli Stati Uniti, ma penso sia successo qualcosa che ha costretto almeno una parte della classe dirigente degli Stati Uniti a decidere che la guerra di Obama alla Russia era fallita e che un approccio diverso era necessario. Almeno questa è la visione ottimistica.
La visione pessimistica suggerirebbe che, proprio come un pugile che ha tirato così tanti pugni che ora ha bisogno di riprendere fiato, i leader dell'Impero sentano solo il bisogno di una breve pausa, per "riprendere fiato", prima di riavviare il ciclo infinito di piccoli attacchi, minacce e accuse contro la Russia.
Il tempo mostrerà quale visione sia quella reale. Io (come al solito) punto su quella pessimistica.
Allo stato, possiamo solo dire questo: il periodo 2013-2021 ha registrato un enorme declino della potenza degli Stati Uniti all'estero e l'esplosione di una crisi politica e sociale interna altrettanto grave, che sta ancora provocando danni catastrofici agli Stati Uniti (Obama e Trump sono davvero stati i peggiori e i più deboli presidenti della storia degli Stati Uniti). Nettamente al contrario, gli stessi anni 2013-2021 hanno registrato un enorme aumento del potere militare, politico, economico e sociale russo. Continuare a negare questa realtà non è semplicemente possibile per gli Stati Uniti (anche se i media statunitensi non ne parlano mai). Sembra che l'amministrazione Biden abbia deciso di mantenere lo stesso linguaggio infantile dei suoi predecessori per il consumo interno, ma abbia ritenuto fosse urgente un cambio di passo sul fronte internazionale, se non altro per evitare di dovere, contemporaneamente, affrontare sia la Russia che la Cina (e, forse, l’Iran). La storia dimostra che anche solo parlare con la Russia da una presunta "posizione di forza" è inutile, nel migliore dei casi, e suicida nel peggiore. La storia dell'imperialismo occidentale in Cina offre un'immagine più ambigua, ma l'attuale rinascita del potere cinese sotto Xi suggerisce anche che i Cinesi non cederanno ai loro ex padroni coloniali.
E la Cina?
Se pure si è parlato della Cina, non risulta dai resoconti ufficiali. Il Cremlino aveva già chiarito in numerose dichiarazioni che cercare di mettere Cina e Russia l'una contro l'altra non era un'opzione realistica, quindi non c’era da aspettarsi qualche concessione russa su questo fronte. Inoltre, mentre la Cina ha molto da offrire alla Russia, gli Stati Uniti non hanno letteralmente assolutamente nulla che la Russia vorrebbe o di cui abbia bisogno. Lo stesso vale per l'Iran, anche se in misura minore. C’è qualcuno, nella classe dirigente statunitense, che considera la Cina come un nemico molto più pericoloso per l'impero anglo-sionista della Russia, ed è possibile che sia stata questa idea a spingere Biden verso una posizione più realistica. La verità è che chiunque sappia qualcosa del rapporto sino-russo (che i Cinesi ora chiamano ufficialmente il "partenariato strategico globale di coordinamento per la nuova era") capisce che questi due paesi hanno un bisogno vitale l'uno dell'altro. I diplomatici statunitensi speravano davvero di poter portare la Russia dalla parte degli Stati Uniti? Probabilmente no. Quindi, al massimo, quello di cui avevano bisogno era solo una breve pausa o, almeno, una sorta di stabilizzazione temporanea del "fronte russo".
E gli Europei?
Gli Europei sono bloccati in una sorta di terra di nessuno politica: alcuni vogliono uno scontro a tutti i costi (3B+PU), tanto più che la UE ha smesso di finanziarli, mentre altri sono chiaramente stufi (Germania, Francia, Italia, ecc. ) della situazione attuale. Tutti si rendono conto che qualcosa sta per cambiare, ma non sanno cosa, perché e come. E come si comporterà adesso la UE con Biden? In primo luogo, mentre odiare Trump era considerato "politicamente corretto" dalle classi dirigenti dell'UE, odiare Biden è abbastanza impensabile. In secondo luogo, per quanto Biden abbia "consultato" il G7 e la NATO, queste "consultazioni" non hanno prodotto risultati significativi. A differenza del vertice con Putin, questi "vertici preparatori" sono stati solo belle pubbliche relazioni, una specie di evento simbolico di benessere, "evviva, siamo tutti uniti". Pensate ad un sovrano imperiale in visita alle sue colonie: divertente ma poco importante. Al contrario, l’incontro con una “stazione di servizio mascherata da paese” ha richiesto la presenza di circa 400 alti funzionari statunitensi e mesi di preparativi. Infine, il fatto che "Biden" abbia dovuto cedere alla Germania su NS2 dimostra che la presa di zio Shmuel sulla Germania si sta indebolendo, "un'altra scritta sul muro" che sembra che "Biden" abbia letto.
Allora chi ha vinto?
A questo punto non credo si possa dire che qualcuno abbia vinto. In effetti, la guerra esistenziale che oppone l'impero anglo-sionista alla Russia non è finita. Al massimo, questo sarà un cessate il fuoco temporaneo che consentirà allo zio Shmuel di riprendere fiato. Ma penso che possiamo anche concludere che la guerra di Obama alla Russia è fallita, e che l'amministrazione Biden è più in contatto con la realtà di quanto non lo sia mai stato Obama. Quanto durerà questo nuovo realismo, nessuno lo sa. Non credo che dovremmo dare molto credito all'idea che ora sia iniziata una nuova era di pace o di collaborazione. Ma forse, solo forse, gli Stati Uniti smetteranno di giocare a quello che io chiamo il "gioco del pollo nucleare" con una superpotenza che è più avanti almeno di un decennio intero nella tecnologia nucleare militare (e civile!) e che ora sta lavorando in stretto coordinamento con un'altra superpotenza nucleare, la Cina.
Conclusione: la dichiarazione congiunta USA-Russia sulla stabilità strategica
Questo è il testo completo della dichiarazione congiunta USA-Russia sulla stabilità strategica che ho citato sopra:
Noi, Presidente degli Stati Uniti d'America Joseph R. Biden e Presidente della Federazione Russa Vladimir Putin, rileviamo che Stati Uniti e Russia hanno dimostrato, anche in periodi di tensione, di essere in grado di andare avanti verso l’obiettivo condiviso di garantire prevedibilità in ambito strategico, riducendo il rischio di conflitti armati e la minaccia di una guerra nucleare. La recente estensione del nuovo Trattato START dimostra il nostro impegno per il controllo degli armamenti nucleari. Oggi riaffermiamo il principio che una guerra nucleare non può essere vinta e non deve mai essere combattuta. Coerentemente con questi obiettivi, nel prossimo futuro gli Stati Uniti e la Russia avvieranno insieme un dialogo bilaterale integrato per la stabilità, deciso e solido. Attraverso questo dialogo, cerchiamo di gettare le basi per future misure di controllo degli armamenti e di riduzione dei rischi.
Il linguaggio qui è molto importante: è il ripudio di una grande illusione statunitense iniziata con "Star Wars" di Ronald Regan, e che è stata poi condivisa da ogni presidente successivo: l'idea che gli Stati Uniti possano vincere una guerra nucleare contro la Russia e sconfiggere, tecnologicamente o economicamente, la Russia. Il sito web "Defense One" (che non è certo uno "sportello di disinformazione russo") ha detto questo su questa illusione durata decenni:
Biden può correggere gli errori del passato. Il futuro della difesa missilistica sarà studiato a fondo nell'ambito di una più ampia revisione della posizione/deterrenza nucleare che verrà avviata nelle prossime settimane. Consapevole del fatto che è possibile costruire armi offensive meno costose, capaci di sfuggire, sabotare o distruggere qualsiasi sistema difensivo concepibile, la sua amministrazione può tornare alla diplomazia, trattare riduzioni reciproche verificabili, prevenire lo sviluppo di nuove minacce e affrontare le crescenti preoccupazioni come l'armamento dello spazio e le minacce informatiche. Ciò consentirebbe il trasferimento di fondi dalle armi che non funzionano a programmi che ricostruiranno e aumenteranno la sicurezza degli Stati Uniti.
Se questo è davvero ciò che sta accadendo (e dobbiamo attendere prima di giungere a conclusioni affrettate!), allora questa è una buona notizia. Una buona notizia per la Russia, che non ha nulla da guadagnare da una “rinnovata Guerra Fredda” con l'Occidente, una buona notizia per gli Europei che hanno bisogno di recuperare almeno un po' di sovranità, una buona notizia per gli USA, che si stanno dissanguando e stanno rapidamente diventando un paese del terzo mondo sottosviluppato, e una buona notizia per l'intero pianeta che sarebbe devastato da qualsiasi guerra nucleare tra qualsiasi combinazione di superpotenze. Se davvero questo è quello che è successo.
Per il momento, i "pazzi in cantina" continuano a essere pazzi come prima (vedi qui e qui per alcuni buoni esempi). Lo sono gli squilibrati del politicamente corretto (vedi qui e qui), e le lobby omosessuali (vedi qui e qui). Tutti odiano la Russia e Putin con passione, e non libereranno presto la scena. D’altronde "Biden" li approverà, darà loro appoggio e milioni di dollari alla loro causa: queste "minoranze" (più precisamente: questa coalizione di minoranze) sono il fondamento ideologico della presidenza Biden, sono loro che lo hanno fatto vincere, e lui non può rinunciarvi.
Tuttavia, nessuno sa per quanto tempo le pecore superbenpensanti sottoposte a lavaggio del cervello continueranno a "inginocchiarsi" di fronte al "razzismo sistemico".
Sul fronte esterno, gli Stati Uniti non possono rinunciare alla loro ideologia messianica e alle pretese di eccezionalismo. Questo sarebbe davvero impensabile per la stragrande maggioranza degli Statunitensi. Ciò anche se, come ho scritto molte volte, l'impero anglo-sionista e l'attuale sistema politico statunitense non sono né sostenibili, né riformabili. Inoltre, gli Imperi sono quasi impossibili da riformare. Ecco perché di solito finiscono per crollare. E spesso crollano cercando di attaccare quelli che considerano causa dei loro fallimenti. Questo è esattamente quello che sta succedendo dal 2013, e questo non cambierà e, di fatto, non potrà cambiare fino al crollo finale – e inevitabile –.
Non ci sarà amicizia o collaborazione tra Stati Uniti e Russia finché gli Stati Uniti continueranno ad ospitare il parassita impero anglo-sionista. Il portavoce di Putin, Peskov, ha esattamente dichiarato: “Finora non ci sono ragioni per escludere gli Stati Uniti dalla lista dei Paesi ostili”.
Infine, Putin ha “vinto”?
Risponderei sia sì che no. Sì, ha vinto, nel senso che la sua strategia di trattare con un Impero sul sentiero di guerra contro la Russia si è dimostrata estremamente efficace. Tutti gli oppositori (liberali o neo-marxisti) hanno accusato Putin di aver ceduto praticamente su tutto, eppure sono gli Stati Uniti che hanno dovuto ingoiare il rospo, abbandonare tutte le loro precondizioni e chiedere un vertice. Nessuno dei tanti attacchi di propaganda contro la Russia (MH17, Skipal, armi chimiche, Bielorussia, guerra del Karabakh, Navalnyi, doping, sport e bandiere, sequestro di uffici diplomatici russi, rapimento di cittadini russi, sanzioni economiche e politiche, minacce, attacchi alle frontiere, ecc. ecc. ecc.) ha funzionato o ha prodotto qualche risultato significativo. In questo senso, sì, Putin ha vinto. Ma quella guerra esistenziale non è finita, non per gli Stati Uniti, non per la Russia, e non è finita per la Cina, per l’Iran o per qualsiasi altro paese che intenda esercitare una vera sovranità.
In questo senso, quello che è successo a Ginevra non è l'inizio della fine (principalmente perché quell'inizio della fine è già avvenuto da tempo, anche se non se ne è parlato in Zona A), ma è sicuramente un'occasione per cambiare alcune dinamiche nel panorama internazionale. L'infinita arroganza di personaggi come Trump e Pompeo è stata sostituita da un approccio molto più cauto e realistico, almeno nei rapporti con le superpotenze. Ma Putin/Russia avranno veramente vinto solo quando gli Stati Uniti avranno accettato la realtà che l'Impero è morto e che gli Stati Uniti, come tutti gli ex Imperi, devono ora diventare un paese "normale" (come tutti gli ex Imperi hanno dovuto fare). Sembra facile, ma è quasi impossibile quando l’Imperialismo è ciò con cui sei nato, cresciuto, sei stato educato e condizionato a vivere, e quando credi sinceramente che il tuo tipo di imperialismo sia in qualche modo benevolo, persino altruista. Russia/Putin avranno veramente vinto solo quando l'ultimo Impero della storia avrà finalmente lasciato il posto a un civile ordine mondiale internazionale.
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