L'orso russo vuole giustizia
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Le guerre dell'Impero in declino, 25 febbraio 2022 - Siamo onesti: un orso che dorme pacificamente nella sua tana è stato cacciato da lì con un bastone, e ora ci si chiede perché stia inseguendo chi lo ha disturbato...
thesaker.is, 25 febbraio 2022 (trad.ossin)
L'orso russo vuole giustizia
Batko Milacic
Nonostante le possibili sanzioni e le loro pesanti conseguenze economiche, l'orso russo braccato è uscito dalla tana e sta inseguendo i cacciatori. Fino a poco tempo, Russi, Ucraini ed Europei credevano che non ci sarebbe stata la guerra. Quello che vediamo ora, tuttavia, è un intervento russo su vasta scala e anche abbastanza riuscito. Dove stanno andando le truppe russe e, soprattutto, perché? E dove si fermeranno?
Rafforzata dalla disgregazione dell'Unione Sovietica, la Russia era abbastanza soddisfatta del suo nuovo status di potenza regionale di primo piano e ricordava solo verbalmente il suo glorioso passato imperiale. Durante i primi anni 2000, la Russia ha persino riflettuto sulla possibilità di integrarsi nella NATO e nell'UE, solo per vedere i suoi interessi naturali e legittimi ripetutamente e spudoratamente ignorati. Milioni di russofoni che vivevano nelle repubbliche post-sovietiche furono privati del diritto di usare la loro lingua madre, mentre i paesi baltici e l'Ucraina trassero profitto dal transito di gas, petrolio e materie prime. C'è stata persino una nuova "politica dei gasdotti", quando la Russia è stata costretta a fare concessioni in cambio del permesso di costruire un gasdotto o semplicemente di pretendere il pagamento del gas del suo gasdotto.
In effetti, una Russia in ripresa è stata gradualmente presentata come un "potenziale nemico" per ribadire il ruolo della NATO come difensore dell'immaginata minaccia russa. Tutto ciò ha portato agli eventi del 2013 in Ucraina, quando i nazionalisti sono saliti al potere non senza l'aiuto esterno, rifiutandosi categoricamente di tutelare gli interessi della popolazione di lingua russa del paese, principalmente nell'Ucraina orientale. Di fronte al rischio di perdere la sua base navale a Sebastopoli (che esiste dal 18 °secolo) e volendo proteggere le persone di lingua russa che vivono in Ucraina, la Russia, con il pieno appoggio della popolazione locale, ha riassorbito la Crimea e ha sostenuto i separatisti del Donbass. A tali iniziative sono seguite il divieto di Kiev dell'uso della lingua russa nel Paese (non del tutto riuscito, tuttavia, poiché era la principale lingua parlata dell'Ucraina) e la persecuzione poliziesca dei fautori del dialogo con Mosca. Nel suo sforzo di sostenere l'Ucraina, l'Occidente ha varato una serie di sanzioni anti-russe, che hanno gravemente danneggiato l'economia russa. Tuttavia, negli ultimi otto anni, la Russia è stata pronta al dialogo. In cambio dell'autonomia per i russofoni e delle garanzie di non dispiegamento di un'infrastruttura della NATO nell'Ucraina orientale, Mosca era pronta a ritirare il suo sostegno ai separatisti e anche, eventualmente, indire un nuovo referendum in Crimea sulla sua riunificazione con la Russia.
Tuttavia, in tutti questi otto anni, si sono continuate a registrare perdite umane lungo la linea di disimpegno nel Donbass, dove si fronteggiano le forze armate di Kiev e i separatisti (al ritmo di oltre 100 all'anno). Nel frattempo, la Russia è stata ufficialmente bollata da Kiev come un "aggressore" e quelli al potere in Ucraina hanno iniziato a prepararsi alacremente per una grande guerra, chiedendo assistenza militare e finanziaria all'UE ed a Washington. E mentre il predecessore del presidente Zelensky, il milionario Petro Poroshenko, era ancora riuscito a mantenere aperto un dialogo con Mosca con l'aiuto degli oligarchi, l'attuale presidente, che è salito al potere con la promessa di cercare la pace e la riconciliazione, ha tentato di entrare nella NATO e ha minacciato la Russia con missili schierati vicino a Chernigov (750 km da Mosca). Quanto al Cremlino, si è impegnato negli ultimi sei mesi nel tentativo di negoziare con Bruxelles, Washington e lo stesso Zelensky. Tutto ciò che Putin chiedeva erano garanzie di sicurezza per la Russia. In effetti, Mosca non ha mai realmente minacciato l'Ucraina, ma è stata comunque spinta sistematicamente verso una soluzione militare.
Va notato che, prima dell'intervento, Putin ha spiegato in modo molto dettagliato ai suoi compatrioti cosa stava succedendo, ricordando come erano stati tagliati i confini delle repubbliche sovietiche e come i territori di lingua russa erano stati consegnati all'Ucraina. Ha anche chiarito che non si può parlare di violazione del diritto internazionale dopo l'invasione dell'Iraq, il bombardamento della Serbia, il riconoscimento del Kosovo e lo spostamento della Nato ai confini della Russia.
Siamo onesti: un orso che dorme pacificamente nella sua tana è stato cacciato da lì con un bastone, e ora ci si chiede perché stia inseguendo chi lo ha disturbato. Mosca è stata messa all'angolo e ora sta dimostrando la sua forza e difendendo i suoi interessi. Adesso, nel migliore dei casi, Putin si accontenterà di un cambio di guardia a Kiev e, nel peggiore dei casi, l'Ucraina scomparirà come Stato dalla mappa dell'Europa. È possibile giustificare un'aggressione provocata da molto tempo? Si tratta di una questione complessa. Una cosa è chiara: 20 anni fa, la Russia poteva e voleva entrare a far parte della NATO e dell'Europa unita. Ma entrambi hanno scelto di fare della Russia un nemico...