Gli insopportabili atteggiamenti di Zelensky
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Le guerre dell'impero in declino, 24 dicembre 2022 - Un articolo datato di Éric Denécé ancora attuale. Gli insopportabili atteggiamenti del presidente ucraino, e la sua pretesa di far pagare al mondo le conseguenze della sua arroganza (nella foto, Volodymyr Zelens'kyj)
Gli insopportabili atteggiamenti di Zelensky
Éric Denécé
Parallelamente al conflitto militare nell’Ucraina orientale, prosegue a pieno ritmo anche la guerra mediatica, ed i suoi promotori – e anche chi se ne fa megafono, in modo cosciente o incosciente – sconfinano sempre di più nell’esagerazione, come dimostrato dalle scandalose bugie divulgate dai filo-Russi a proposito della morte di Frédéric Leclerc-Imhoff, giornalista di BFM TV. Ma non sono solo i filo-Russi a segnalarsi per una comunicazione francamente eccessiva, perché Zelensky e il suo entourage eccellono particolarmente in questo campo
Dopo l’adozione da parte dell’Unione Europea di una « sesta tranche » di sanzioni contro la Russia, il presidente ucraino ha bollato come « inaccettabile » il lasso di tempo che è stato necessario agli Europei per decretare l’embargo sul petrolio russo. « Una cinquantina di giorni separano la sesta tranche dalla quinta, è una situazione per noi inaccettabile », ha esclamato durante una conferenza stampa a Kiev, il 31 maggio. Ancora una volta, dopo avere precipitato il suo paese in una guerra, a causa sia della sua politica sconsiderata che per avere supinamente eseguito le direttive degli USA, Zelensky si permette anche di criticare gli Europei.
Allo stesso modo, il 4 giugno, Dmytro Kouleba, il ministro degli Affari Esteri ucraino ha aspramente criticato la Francia – che pure rifornisce Kiev di armi – a causa di una dichiarazione di Emmanuel Macron, che ammoniva a « non umiliare la Russia, se si vuole mantenere aperta qualche opzione diplomatica ». Anche lo stesso Zelensky ha apertamente criticato le affermazioni del presidente francese, ribattendo « Umiliare la Russia ? Sono otto anni che ci uccidono » (sic).
Questo continuo dispensare lezioncine e la reinterpretazione storica che caratterizzano l’atteggiamento delle autorità ucraine comincia a irritare sia i loro sostenitori che l’opinione pubblica.
L’innegabile responsabilità di Kiev nel conflitto
Se l’aggressore in questo conflitto è chiaramente la Russia, quelli che la hanno costretta ad attaccare sono altrettanto chiaramente gli Stati Uniti, la NATO e il governo Zelensky. È qualcosa che non va mai dimenticata. Se i leader statunitensi non si fossero rimangiate le promesse fatte a Mosca, se la NATO non si fosse incessantemente allargata, se la Francia e la Germania fossero state capaci di imporre a Kiev il rispetto degli accordi di Minsk e se Zelensky e la sua cricca non avessero dato ascolto ai funesti consigli dei loro mentori statunitensi, non ci troveremmo al punto in cui siamo. Tutto ciò non giustifica la Russia, ma attribuire a questo paese l’intera responsabilità del conflitto costituisce una falsa rappresentazione della realtà, se non addirittura una deliberata fake news.
Fin dal 2014, Kiev ha agito in modo assolutamente riprovevole nei confronti delle popolazioni russofone del Donbass, cui ha vietato l’uso della loro lingua e negato qualsiasi forma di autonomia all’interno dell’Ucraina, moltiplicando vessazioni, embarghi e bombardamenti, senza che nessuno in Europa levasse la voce contro una situazione così scandalosa perché avrebbe significato dare ragione alla Russia.
Allo stesso modo, gli Occidentali hanno permesso a Zelensky e agli oligarchi che lo sponsorizzano – soprattutto Kolomoïski – di finanziare i gruppi neonazisti e rafforzare l’esercito allo scopo di occupare con la forza le regioni autonomiste, respingendo qualsiasi iniziativa di riconciliazione. Addirittura, il 17 febbraio scorso, Kiev ha avviato un’azione militare finalizzata a riconquistare le repubbliche di Donetsk e di Lugansk con l’appoggio della NATO, sapendo bene che Mosca non avrebbe potuto restare a braccia conserte, e così scatenando la crisi attuale.
Seppure appaia eccessivo il discorso russo sulla de-nazificazione dell’Ucraina, esso non è tuttavia privo di fondamento. Individui e unità di combattimento che si ispirano ai valori estremisti – « battaglioni » Azov e Aïdar, partiti Svoboda e Pravy Sektor, ecc. – sono una realtà che l’Occidente cerca di minimizzare pur di giustificare il sostegno dato a Kiev, nonostante che abbiano trovato conferma le atrocità da essi commesse fin dal 2014.
Gli Europei sono dunque diventati senza vergogna gli alleati e i donatori di un regime che protegge e finanzia gruppi neonazisti, nonostante combattano in ciascuno dei loro paesi contro la crescita dell’estrema destra. E questi estremisti ucraini non sono solo dei nazionalisti inoffensivi come si vorrebbe farci credere. La loro ideologia è chiaramente antisemita e i loro combattenti portano sulle uniformi l’insegna delle tristemente celebre divisione Das Reich, composta in maggioranza da Ucraini, responsabile dei massacri di Oradour sur Glane nel 1944.
Evidenziamo en passant il paradosso più eclatante: il sostegno della Germania – soprattutto della sua militantissima ministra degli Affari Esteri Annalena Baerbock del partito Verde – al regime Zelensky, nonostante esso sia composto, fino ai più alti ranghi del suo esercito, moltissimi partigiani di un’ideologia nata al di là del Reno e che si pensava sradicata dopo il 1945. Ma ci troviamo oramai oltre ogni possibile contraddizione…
Vogliamo soprattutto ricordare che l’Ucraina ha sostenuto politicamente e con forniture di armi il regime totalitario e genocida dell’Azerbaijan nel corso della sua operazione militare contro gli Armeni dell’Alto Karabakh nel 2020, che reclamavano l’indipendenza dopo decenni di persecuzione. Kiev ha perfino festeggiato la vittoria di Baku pavesando le sue città coi colori dell’Azerbaijan nonostante quest’ultimo avesse reclutato migliaia di jihadisti siriani nelle operazioni militari, ed essi abbiano commesso numerose atrocità contro i militari e i civili armeni [2].
Dunque ci siamo sconsideratamente schierati con un regime ambiguo, assai poco democratico, e che viola senza vergognarsene il diritto dei popoli all’autodeterminazione. Supina alle ingiunzioni di Zelensky, l’Europa si è dunque trovata trascinata in un conflitto che ribadiamo non ci riguardava, tenuto conto delle enormi responsabilità del governo di Kiev che ha consapevolmente giocato col fuoco…
Una propaganda particolarmente esasperante
Il 3 marzo, il presidente ucraino dichiarava che, se il suo paese fosse stato battuto, « la Russia avanzerà fino al muro di Berlino ». Non ha smesso un attimo di tormentare Berlino con le sue continue richieste di rinunciare al gas russo, esasperando i leader tedeschi.
Il 13 marzo, la Rada, il Parlamento ucraino postava sul proprio account Twitter un video-montaggio di una quarantina di secondi nel quale Parigi appariva colpita da un bombardamento durante il quale veniva soprattutto presa a bersaglio la Tour Eiffel, e aerei russi sorvolavano la capitale francese seminando il terrore tra la popolazione. Il clip si chiudeva con un annuncio di Zelensky: « Se noi cadiamo, cadrete anche voi ».
Il 14 marzo, il presidente ucraino dichiarava che era solo questione di tempo un attacco della Russia alla NATO. In un discorso video, avvertiva i membri dell’Alleanza Atlantica che Mosca avrebbe potuto invadere il loro territorio in qualsiasi momento, li invitava a istituire una no fly zone sull’Ucraina. « Se non chiudete il nostro spazio aereo, sarà solo una questione di tempo l’arrivo dei missili russi sul vostro territorio » affermava senza arrossire.
Fin dall’inizio del conflitto, la strategia di Kiev, sostenuta e consigliata dagli USA, è stata di colpevolizzare l’Unione Europea e cercare di coinvolgerla sempre di più in questa guerra, costringendola ad una situazione di cobelligeranza. L’argomento principale agitato da Zelensky era di far credere che l’aggressione russa non fosse « una guerra in Ucraina, ma una guerra in Europa » e che l’Ucraina fosse lo « scudo dell’Europa » di fronte alla Russia. Gli Europei, privi di qualsiasi visione oggettiva, sostengono quindi, coscientemente o meno, una strategia statunitense i cui effetti sono per loro particolarmente negativi, politicamente ed economicamente.
Il presidente ucraino, commediante di talento appoggiato da sceneggiatori mai a corto di idee, si ostina a vestirsi in uniforme militare e ad ostentare una barba di diversi giorni – anche se Kiev non è più in pericolo, come dimostrano i tanti prestigiosi visitatori che la raggiungono in tutta sicurezza – e si impegna con tutti i mezzi ad imporre il proprio punto di vista all’Occidente e a denunciare chi non vi si conforma.
Gli esperti di comunicazione di Kiev e di Washington sono così riusciti a convincere l’opinione pubblica che tutto ciò che dice Zelensky è vero, e che le dichiarazioni di Putin e di Lavrov sono necessariamente menzognere. È una visione falsa e manichea delle cose che è essenziale rimettere in discussione.
Di conseguenza, dopo tre mesi, qualunque analisi obiettiva del conflitto è diventata impossibile. Anche solo proporre una lettura degli avvenimenti diversa da quella che Kiev e Washington cercano di imporre al mondo occidentale, o analizzare lucidamente questo triste conflitto – e dunque affermare che non vede l’Ucraina in posizione di vantaggio sul piano militare – risulta insopportabile a Zelensky, ai suoi sponsor e ai suoi scagnozzi, che accusano sistematicamente quelli che osano manifestare opinioni indipendenti, o che non si allineano ciecamente e integralmente al loro Story Telling, di farsi strumento della propaganda russa [1].
Per fortuna, un numero crescente di esperti, in Europa ma anche negli Stati Uniti, si ribella alla versione ufficiale dei fatti e all’omertà mediatica che regna sovrana, ed esprime la crescente irritazione suscitata da Zelensky per i suoi discorsi tutti ispirati da cruda emozione, le sue costanti critiche agli Europei, i suoi ukaz (“editto” in russo, ndt) e le sue richieste di aiuto, mentre vieta alle sue truppe di ripiegare di fronte alla superiorità dell’esercito russo.
Una testardaggine sconsiderata
Ancora, la linea dura scelta da Kiev – che tutto mostra essere stata decisa a Washington con l’appoggio dei ferocemente filostatunitensi Stati baltici [2], e soprattutto della Polonia che pensa di trarne vantaggio e sogna di appropriarsi di parte del territorio ucraino – è assolutamente inefficace e pericolosa, perché alimenta il rischio di un allargamento del conflitto.
Ciononostante, Stati Uniti e NATO spingono deliberatamente Zelensky in questa strada rovinosa, lo incoraggiano a rifiutare qualsiasi negoziato o concessione verso Mosca, contribuendo in tal modo a prolungare un conflitto che l’Ucraina non può vincere e che vede accrescersi ogni giorno il numero delle vittime civili e militari e la distruzione del paese, in una proporzione assai maggiore di quanto non indebolisca la Russia.
È per questo che appare urgente giungere ad una rapida cessazione delle ostilità e tornare ad una situazione di pace. Auspichiamo l’apertura di un negoziato tra le diverse parti (Ucraini, popolazione del Donbass, Russi) che tenga conto dei rispettivi interessi.
Ricordiamo che c’è una legge geopolitica che nessuno può violare senza conseguenze: nessuno Stato può assicurare la propria sicurezza a detrimento del vicino, soprattutto quando è il vicino ad essere più potente. Gli Stati uniti la hanno costantemente applicata senza che nessuno trovasse niente da ridire [3]. Ignorandola, probabilmente ingannati dai machiavellici incoraggiamenti di Washington, Zelensky e il suo entourage si sono lasciati fuorviare.
Noi riteniamo che :
– questa guerra non sarebbe mai scoppiata se la NATO, organizzazione che avrebbe dovuto essere sciolta alla fine della Guerra Fredda, non avesse violato le promesse fatte a Mosca e ampliato il proprio controllo fino alle sue frontiere ;
– è una guerra che gli Ucraini non sono in grado di vincere, nonostante il sostegno finanziario, politico e materiale dell’Occidente [4] ;
– l’ostinazione di Kiev non fa altro che accrescere le perdite civili e militari, la distruzione del paese e le conquiste territoriali di Mosca.
Purtroppo occorre dare atto che ogni via d’uscita dalla crisi è attualmente compromessa giacché tutti gli Europei si sono posti in una condizione di cobelligeranza più o meno pronunciata che non consente loro di assumere il ruolo di mediatori. Soprattutto, gli USA non hanno alcun interesse a vedere chiudersi rapidamente questo conflitto che arreca loro vantaggi. Hanno appena d’altronde gettato altro olio sul fuoco consegnando all’Ucraina quattro lancia missili M142 HIMARS a lunga gittata, capaci di raggiungere il territorio russo [5]. I Britannici, altrettanto guerrafondai, hanno anch’essi annunciato, il 6 giugno, che avrebbero fornito a Kiev dei lanciarazzi multipli M270.
Conclusioni
Criticare Zelensky e i suoi sponsor non significa affatto ignorare la sofferenza delle popolazioni civili e dei militari ucraini, perché sono proprio loro che pagano, giorno dopo giorno, per la testardaggine dei loro comandanti. Occorre però ricordare che la quasi totalità dei combattimenti si svolge in zone abitate da una maggioranza o comunque con una forte presenza di popolazione russofona, e non nell’Ucraina occidentale, i cui abitanti peraltro sono fuggiti in massa verso i paesi vicini.
Se è legittimo che gli Ucraini prendano le armi di fronte all’attacco russo e che i militari si battano per difendere la loro patria, ciò vale anche per le popolazioni del Donbass di fronte all’intollerabile aggressione di Kiev e delle sue unità neonaziste dal 2014.
Che Zelensky sia diventato un simbolo politico per una parte del popolo ucraino è comprensibile. Ma non dimentichiamo mai che egli è solo un attore, ed è il burattino di qualche oligarca e degli USA, e che la propaganda che egli è capace di animare non può nascondere le sue responsabilità, né l’inevitabile disfatta dell’esercito ucraino.
Note:
[1] La Turchia, il maggiore alleato di Baku, si è dimostrata riconoscente verso Kiev, rifornendola in cambio di grandi quantità di droni da guerra.
[3] Questi tre Stati, che certamente hanno sofferto della dominazione sovietica, hanno una popolazione complessivamente inferiore a 7 milioni di abitanti (Estonia : 1,3 – Lettonia : 1,9 – Lituania : 2,7), compresi molti russofoni, vale a dire che nessuno di essi ha un’importanza paragonabile nemmeno ad una singola regione francese. Eppure, insieme alla Polonia, essi orientano la politica dell’Unione Europea in questo conflitto.
[4] Cfr. Cuba 1962. Come se non bastasse, gli USA, che dichiarano alto e forte che qualsiasi Stato è libero di aderire all’organizzazione di sicurezza che preferisce, hanno appena lanciato minacce contro le Isole Salomon, per impedire che firmassero un accordo di cooperazione militare con Pechino.
[5] Gli Stati dell’Unione Europea, dall’inizio del conflitto, hanno versato all’Ucraina circa 500 miliardi di euro in materiale ed equipaggiamento militare e devono ricostituire i loro stock (cosa da cui conta di trarre grande profitto l’industria delle armi statunitense). Essi hanno anche speso 200 miliardi per l’implementazione di soluzioni di approvvigionamento energetico per affrancarsi dalla dipendenza dal gas e dal petrolio russi, 17 miliardi per l’accoglienza dei rifugiati e 9 miliardi in aiuti urgenti a Kiev, vale a dire quasi 726 miliardi di euro. (https://www.lefigaro.fr/international/guerre-en-ukraine-le-cout-eleve-de-l-autonomie-strategique-europeenne-20220529).
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