Qui e li si sentivano grida di vittoria
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Quando poi, questo venerdì 9 febbraio, è stato annunciato il nome del vero primo ministro la delusione e la rabbia sono state enormi.
I primi pneumatici sono stati subito incendiati nei quartieri di Hamdallaye e di Bambèto. La società civile, per bocca di alcuni suoi rappresentanti, incontra qualche giornalista ancora presente nel cybercafé Mouna. Consegna dichiarazioni di protesta: “Nemmeno i tradizionali 100 giorni vogliamo accordare al nuovo capo del governo. Le cose si presentano oramai in termini di sfida. Bisogna cambiare discorso. Eugéne ha 12 anni di carriera governativa alle sua spalle, quello suo è un disco rotto. Questa nomina è una pura e semplice provocazione…”
Sabato 10 febbraio 2007 è il giorno in cui si manifesta in tutta la sua forza il malcontento popolare. Immediatamente alcuni accorti capi d’istituto, prevedendo il pericolo, prendono la decisione di mettere in libertà gli studenti.
Mentre rientravano a casa, in alcuni quartieri della capitale, era possibile ascoltare dalle loro bocche propositi di tutti i generi. Secondo loro, “contrariamente alle sue dichiarazioni demagogiche, che ha detto di dedicare il suo mandato ai giovani, il nuovo primo ministro vuole piuttosto ipotecare il nostro futuro. La Guinea non è sua proprietà privata, lo capisca una volta per tutte. Ne abbiamo piene le tasche.”
Un altro gruppo di studenti passa cantando l’inno nazionale accompagnato da grida: “Non vogliamo questo primo ministro, riprenditelo. E’ tutto tuo…”
Nel frattempo il capo dello stato esce per prendere l’autostrada. Arrivato a Dabondy, il corteo presidenziale incontra una barricata.
Ritorna indietro, ma a Bonfi si trova davanti una barriera umana formata da studenti del collegio e del liceo Bonfi. Gridano contro il presidente. La barricata viene forzata dal corteo presidenziale che apre il fuoco sulla folla. Due studenti (un collegiale e un liceale) sono colpiti, uno alla gamba e l’altro alla testa.
Una signora che tornava dal mercato riceve una palla in pieno cuore.
Vista la piega degli avvenimenti, si vedono gli ambasciatori degli USA, della Francia, della Germania, i delegati dell’Unione Europea e la rappresentante del PNUD (Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo) recarsi all’Ufficio del Ministero per gli affari presidenziali per incontrare Eugène Camara. Si trattengono dalle 9.37 alle 11.7. Non è trapelata alcuna indiscrezione sul contenuto dei colloqui.
Verso le 12 dei manifestanti si dirigono verso il liceo Sylla Lamine di Taouya: si tratta di un edificio di proprietà di Aboubacar Sylla, ex ministro dell’informazione.
Uno dei pochi sindacalisti che è stato possibile raggiungere ha dichiarato: “Piuttosto che Eugène Camara sarebbe stato meglio nominare Fodé Bangura, che si era guadagnato l’ammirazione generale per la sua lotta contro la corruzione. Eugène Camara è una persona corretta, ma ha il terribile difetto di appartenere a un gruppo di potere che tutti i guineani detestano”.
Il bilancio di questo 10 febbraio 2007 è pesantissimo. In tutta la Guinea i saccheggi sono stati la misura della straordinaria collera popolare.
12.2.2007