I sindacati rifiutano di negoziare con le autorità.

17 febbraio 2007 – AFP



I sindacati promotori delle manifestazioni contro il regime che da gennaio scuotono la Guinea, sabato hanno rifiutato di riprendere la riunione intavolata giovedì con i responsabili del governo e dell’esercito per tentare di trovare un inizio di soluzione della crisi.
Avevano concordato di ritrovarsi sabato, ma i sindacati chiedono pregiudizialmente la cessazione dello stato di assedio molto severo decretato dal presidente Conté il 12 febbraio.
“Le riunioni sono vietate durante lo stato di assedio, tanto quelle pubbliche che quelle private, quindi non andremo a palazzo” ha dichiarato all’AFP Yamoussa Touré, segretario generale aggiunto della CNTG, una delle centrali che hanno proclamato lo sciopero generale cominciato il 10 gennaio e ripreso il 12 febbraio.
“Per il momento la riunione è annullata. Chiediamo il ritiro dello stato di assedio, chiediamo inoltre che sia garantita la incolumità dei sindacalisti e la cessazione delle perquisizioni notturne e dei massacri”, ha confermato Rabiatou Sérah Diallo, segretaria generale della CNTG.
La signora Diallo aveva partecipato giovedì scorso a una prima riunione col Presidente dell’Assemblea nazionale, Aboubacar Somparé, con i rappresentanti del Consiglio economico e sociale, del padronato, dell’esercito e dei capi religiosi.
La Guinea ha respinto venerdì l’invio di una commissione di inchiesta internazionale dopo diverse settimane di manifestazioni ostili al governo che hanno provocato almeno 113 morti e spinto il presidente Lansana Conté a decretare uno stato di assedio molto severo.
Nello stesso tempo, la Francia si è detta pronta a evacuare diverse migliaia di residenti stranieri, sottolineando l’ inquietudine della comunità internazionale di fronte a una crisi che non è risolta anche se lo stato di assedio ha prodotto un ritorno della calma nel paese.
Le violenze di gennaio e febbraio sono state oggetto di numerose condanne, tra cui quelle del parlamento europeo che ha chiesto l’invio di una commissione di inchiesta internazionale.
In serata, il ministro della giustizia Alsény René Gomez ha respinto la proposta, sostenendo che “poiché è stata già varata una commissione di inchiesta nazionale, non si sente la necessità di una commissione internazionale”. Il Guardasigilli ha spiegato che é stata già composta una commissione nazionale formata da magistrati, poliziotti, responsabili del Consiglio nazionale delle organizzazioni della società civile e dei sindacati, precisando tuttavia che l’Organizzazione guineiana dei diritti dell’uomo (OGDH) e gli organismi degli avvocati hanno rifiutato di parteciparvi.
“Noi chiediamo una inchiesta internazionale perché non crediamo all’obiettività di questa commissione” ha precisato all’AFP il presidente dell’OGDH Thierno Maadjou Sow.
Il Consiglio di pace e sicurezza dell’Unione Africana (UA) ha da parte sua deciso di appoggiare una inchiesta guineana sulle violenza.
Nelle strade di Conakry, venerdì si è avvertito un alleggerimento della presenza militare. Sono stati mantenuti solo dei posti di blocco nei punti sensibili della capitale e – fatto inedito – si sono visti degli elicotteri sorvolare nel pomeriggio il centro cittadino.
  

    
 
  
 
   
 
 

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