Rivolta per il pane
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Le Pays (Burkina Faso), 8 settembre 2010
Tutti quei morti per arrivare a questo?
di Abdou Zoure
Meglio tardi che mai, sicuro. Ma quei 13 morti e 443 feriti erano proprio necessari perché il governo mozambicano ritornasse sulla sua decisione di aumentare il prezzo del pane? Qualche volta viene da pensare che i governanti africani vivano nelle nuvole e ignorino le sofferenze del popolo. I moti del 1 e 2 settembre nelle città e nei villaggi del paese del presidente Armando Guebuza confermano questa idea.
Quelle centinaia di persone non marciavano per domandare qualcosa di lussuoso o d’impossibile: avevano fame. Solo questo. Era una protesta di sopravvivenza. E quale gesto commovente hanno usato per esprimerlo: battere il ventre per mostrare che lo stomaco era vuoto! Le autorità non hanno trovato niente di meglio che di… finirli, in quanto sedicenti strumenti di oppositori invisibili. Hanno forse bisogno di essere manipolati per gridare che hanno fame? Ne abbiamo viste di manifestazioni convocate con un battage mediatico ben più consistente dei semplici SMS che circolavano in Mozambico e che, nonostante ciò, sono state un fiasco. Se questa volta, invece, la gente ha sentito il bisogno di scendere in strada è perché aveva ragioni ben gravi.
E va bene, il male è oramai fatto e non resta che ricavarne la lezione. Prima di tutto, quando scoppiano scioperi di questo tipo, sarebbe bene che i governi africani si comportassero con maggiore prudenza e ricorressero di meno alla repressione sistematica. L’uomo affamato non ha più niente da perdere. Che affronti i colpi d’arma da fuoco o resti chiuso in casa, sa comunque di non avere alternativa alla morte o alle sofferenze. E allora non saranno i fucili o la ferocia che riusciranno a convincerlo a restarsene in casa. Inoltre il fatto che lo Stato ascolti le ragioni del malcontento e cerchi di trovarvi soluzione non significa automaticamente ch’esso abdichi alla sua autorità. La decisione di ridurre la spesa pubblica, di congelare i salari degli alti funzionari per sovvenzionare il prezzo del pane, dell’acqua e dell’elettricità non avrebbe potuto essere presa prima? Non sarebbe stata di gran lunga migliore di questa distruzione e questo spreco, materiale e umano, che non farà che aggravare i ritardi del Mozambico? La vita di quello scolaretto, ucciso mentre tornava innocentemente da scuola, valeva quello “sviluppo del Mozambico” che il governo ha utilizzato come alibi per mantenere l’aumento dei prezzi?
Lo sviluppo si misura prima di tutto in rapporto al contenuto del piatto del pranzo. Non è necessario che, siccome il prezzo del barile di petrolio all’estero è aumentato, bisogna per forza che questo si ripercuoti all’interno. Naturalmente ciò comporta un aumento del carico dello Stato, forse delle perdite o dei mancati guadagni. Ma anche lo Stato più capitalista del paese, gli Stati Uniti, per non citare che lui, ha rinsanguato con grandi trasferimenti di dollari USA alcune banche private durante la crisi dei subprimes del 2008. Cercare lo sviluppo secondo gli standard internazionali è cosa buona. Ma tenere conto della realtà è ancora meglio.
Moti di piazza in Mozambico: il governo ha bloccato gli SMS
AFP – 15 settembre 2010
Il governo del Mozambico ha ordinato all’operatore di telefonia mobile Vodacom di bloccare la trasmissione degli SMS che hanno permesso ai manifestanti di organizzare la manifestazione contro il caro-vita dei primi di settembre, secondo quanto ha dichiarato martedì un responsabile dell’impresa. “La scorsa settimana, la filiale di Vodacom’s Group del Mozambico ha ricevuto l’ordine da parte del regolatore delle telecomunicazioni di sospendere temporaneamente il servizio di SMS nel paese”, ha affermato in un comunicato Portia Maurice, la direttrice degli affari interni di Vodacom Mozambique.
“Le leggi in vigore nel paese impongono alla compagni a di ottemperare questo tipo di direttive e noi abbiamo agito in questo senso. La trasmissione degli SMS è stata riattivata mercoledì scorso”, ha aggiunto.
I media locali avevano già riportato la notizia, ma il Ministro delle telecomunicazioni Pailo Zucula aveva negato di avere dato simili disposizioni.
Il 1 settembre un messaggio era girato nei quartieri poveri per mobilitare gli abitanti contro il caro-vita. Esso era stato sufficiente a infiammare i faubourg di Maputo, dove migliaia di persone hanno manifestato per tre giorni.
La polizia ha aperto il fuoco e 14 persone sono morte durante gli scontri.