Kapitalis, 8 novembre 2012 (trad. ossin)



Quale è il gioco dell’emiro del Qatar?
Rachid Barnat

Il paradosso di un emiro pieno di petrodollari, amico dei Fratelli mussulmani e degli Stati occidentali, che ha rapporti privilegiati sia con Israele che con Hamas e fa lo sponsor dei nuovi regimi nati dalle “rivoluzioni” arabe. Il paradosso dell’emiro del Qatar, Hamad bin Khalifa Al Thani, è il suo doppio gioco: si atteggia a modernista con i suoi “amici” occidentali, e sostiene gli estremisti religiosi coi “fratelli” orientali… ma probabilmente con l’approvazione degli amici occidentali, e con i petrodollari dell’emiro che servono a fare ingoiare la pillola del paradosso!


A meno che il suo gioco non rientri nella strategia degli Stati Uniti: 1-neutralizzare gli estremisti dell’interno, sottraendoli ad una probabile influenza iraniana sciita! E’ quello che sta facendo l’emiro del Qatar con Hamas della striscia di Gaza che flirtava con l’Iran e appoggiava Bachar el Assad. E 2 – consentire una ripresa del dialogo tra i Palestinesi e gli Israeliani affinché il rieletto Obama attui il suo bel discorso-programma del momento in cui divenne presidente: farla finita con una questione che paralizza le relazioni internazionali da più di 60 anni!


Sfruttare l’occasione delle rivoluzioni per esportare massicciamente il wahabismo
Tanto più che il Qatar, con L’Egitto, è uno dei rari paesi “arabi” a riconoscere Israele e ad intrattenere con questo paese buone relazioni. Con anche il “riconoscimento” da parte del mondo detto “arabo” al Qatar per il suo contributo alla soluzione del “problema” palestinese, e per avere neutralizzato gli Ibn Saud (dinastia regnante dell’Arabia Saudita, ndt) e la loro dannosità mentre il mondo intero “scopre” il reale pericolo di questa dinastia medioevale che deve la sua salvezza solo al wahabismo oscurantista e retrogrado, e che è “tenuto” ad esportarlo e a farne proselitismo per rispettare il patto con Ibn Abdelwahhab (fondatore del wahabismo, ndt), che aveva loro accordato il potere temporale sulla oumma (la comunità dei credenti, ndt).


Ma mentre questo emiro vuole mettere in ombra il suo fratello nemico Ibn Saud, quest’ultimo tenta di sfruttare il “gioco” dell’emiro, con una massiccia esportazione del “wahabismo saudita”, più violento e assolutamente retrogrado, per neutralizzare il wahabismo che vorrebbe essere illuminato dell’emiro.

L’altro paradosso, e questo è occidentale, sta nell’atteggiamento della Francia nei confronti di un “amico” per certi versi ingombrante.


Il governo francese, che intende combattere l’islamismo radicale sul suo territorio, ha come partner privilegiato l’emiro del Qatar, cui è concesso un vantaggioso regime fiscale, sovrano di una monarchia assoluta dal modernismo ostentato, ma ingannevole, che dovunque sostiene i Fratelli mussulmani e i salafisti armati!


Forse il governo francese si risveglierà dopo l’espulsione della missione francese che non ha accettato l’ingerenza dell’emiro nella scelta dei libri di testo, per conformarli alla dottrina wahabita (si fa riferimento alla espulsione della missione laica francese – MLF – che gestisce un liceo a Doha, capitale dell’emirato, che è stata espulsa per non avere accettato l’ingerenza del governo del Qatar nella scelta dei libri di testo, ndt). A dimostrazione, se ve ne fosse bisogno, che questi monarchi esportano il loro modello di società, wahabismo compreso.


I Francesi desiderano riequilibrare i loro rapporti con i petro-monarchi, riavvicinandosi a Ibn Saud, fratello nemico dell’emiro del Qatar, ma anche questo è un riavvicinamento ad un regime che funziona allo stesso modo di quello del Qatar, che pratica il wahabismo come sistema politico-religioso, oltretutto oscurantista nell’Arabia Saudita! Ma si può fare altrimenti?


E’ normale che in nome della realpolitik si possa collaborare con regimi che sostengono gli islamisti più radicali! Arriverà, ahinoi, il giorno in cui il boomerang ritornerà indietro, perché questi regimi saranno probabilmente vittime delle loro creature: i salafiti jihadisti!


Chi potrebbe credere alla generosità dell’emiro?
A ben pensarci, c’è della logica nei comportamenti dell’emiro del Qatar! Egli persegue unicamente i propri interessi e si para il culo: governando uno Stato non più grande della Corsica, poverissimo, che viveva della pesca delle perle, assai presto entrata in concorrenza con lo sviluppo della coltivazione delle perle da parte dei Giapponesi, dovendo la sua improvvisa ricchezza solo ai giacimenti di gas scoperti al largo delle sue coste… ma cosciente che una simile manna non è inesauribile, investe e piazza i suoi petrodollari in giro per il mondo intero, comprando azioni, immobili, terre… sia in occidente che nel mondo arabo! Come in Tunisia dove ha delle pretese, dopo Ben Ali, grazie al suo protetto Ghannouchi, e della quale può impossessarsi con un boccone di pane.


Se si è invitato nelle rivoluzione della “primavera araba”, non è stato affatto per altruismo: ha fatto di tutto per farle abortire, perché è troppo grande per lui il rischio che esse potessero contagiare le petro-monarchie.


E cosa c’è di meglio, per neutralizzare questi popoli in rivolta, che di diffondere tra loro il wahabismo, un sistema politico-religioso perfetto, che mantiene sul loro trono dei petro-monarchi dal potere assoluto e incontestato, come è stato loro concesso da Mohamed Abdelwahhab, fondatore del wahabismo!


Chi potrebbe credere alla generosità dell’emiro, che si è dato da fare per aiutare i suoi fratelli arabi di Hamas a Gaza? Dietro questo aiuto si nascondono intenti politici ed economici più terra terra.


Alcuni esperti hanno recentemente scoperto importanti giacimenti di gas sui quali l’emiro vuole mettere le mani. La sua alleanza con Hamas taglia i legami che quest’ultima aveva con l’Iran, vicino e nemico ereditario dell’emiro e del quale l’emiro teme la potenza. E la sua “presenza” a Gaza gli assicura il “controllo” del vicino egiziano sempre imprevedibile e che pretende anch’egli la leadership sul mondo “arabo”, una leadership più antica di quella del Qatar e dell’Arabia…


Il paradosso reale è quello degli Occidentali che sanno tutto delle intenzioni dell’emiro e della sua capacità di far danni ai popoli che aspirano alla democrazia, ma di fronte al quale chiudono gli occhi per calcoli geopolitici e interessi economici.


Tutte queste potenze “democratiche” o “finanziarie” non giocano forse con il fuoco a danno dei popoli che non chiedono loro niente? Tanto più che lasciare che il wahabismo si diffonda tra i popoli in rivolta finirà presto o tardi per colpirli, volenti o nolenti, giacché gli jihadisti  salafisti non arretrano davanti a niente.


Solo un popolo cosciente può sventare o almeno respingere una simile ingerenza.


I Tunisini sapranno resistere a questa ingerenza e respingere il “colonialismo religioso” che sta dietro la massiccia esportazione del wahabismo delle petro-monarchie?

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