Mata Hari, la spia che non lo è mai stata
- Dettagli
- Categoria: Inchieste
- Visite: 9560
Inchiesta, settembre 2017 - Un secolo dopo la sua morte, Mata Hari resta la figura esemplare di spia femminile. Ma non è mai stata quello che si dice di lei. Piuttosto è stata una delle prime vittime di ciò che noi oggi chiamiamo le «Fake News», conosciuto anche col nome di «propaganda» (nella foto, Mata Hari)
Cassandra's Legacy, 24 luglio 2017 (trad. ossin)
Quando le Fake News uccidono
Mata Hari, la spia che non lo è mai stata
Ugo Bardi
Un secolo dopo la sua morte, Mata Hari resta la figura esemplare di spia femminile, un caso estremo di «femme fatale». La si considera come una persona che, non solo seduceva gli uomini per desiderio di danaro e potere, ma anche perseguendo una sorta di desiderio lussurioso di vederli uccidersi a migliaia sui campi di battaglia. Ma non è mai stata quello che si dice di lei. Piuttosto è stata una delle prime vittime di ciò che noi oggi chiamiamo le «Fake News», conosciuto anche col nome di «propaganda», un insieme di tecniche di manipolazione di massa, che cominciavano allora a svilupparsi e che oggi hanno raggiunto la perfezione
Cento anni fa, il 24 luglio 1917, Margaretha Gertruida Zelle, conosciuta col nome di Mata Hari, veniva condannata a morte da un tribunale militare a Parigi, con l'accusa di essere una spia dei Tedeschi. Si disse che aveva loro trasmesso informazioni che avevano provocato la morte di «forse cinquantamila soldati francesi». Venne fucilata qualche mese dopo.
Oggi, rileggendo gli atti processuali, emerge con evidenza l'assurdità e l'incoerenza delle accuse. Se si vuole l'esempio di una corte di giustizia composta da marsupiali, è proprio questo il caso. E' impossibile che Mata Hari abbia potuto fare quello che era accusata di aver fatto. E' stata piuttosto un capro espiatorio ucciso per distrarre il pubblico in un momento in cui la guerra andava male per la Francia. Detto in una parola: si trattava di una montatura. Uno dei primi esempi degli effetti mortali della propaganda (oggi chiamata anche col nome di «Fake News») che in quei tempi cominciava a diventare una caratteristica comune del nostro mondo.
Il processo ha segnato la fine di una carriera di ballerina e attrice che Margaretha Zelle aveva cominciato al ritorno in Europa dall'Indonesia, che allora si chiamava «Indie Olandesi». Aveva trascorso solo qualche anno laggiù come moglie di un ufficiale olandese, ma le era stato sufficiente per assorbire qualche elemento della cultura locale che le permetteva di dirsi buddista. Apprese dalla lingua locale anche quanto bastava per potere scegliere «Mata Hari» come nome d'arte, espressione che significa (mi sembra) «La luce dell'Alba». Come ballerina, Mata Hari è stata molto criticata ai suoi tempi ed è probabile che la sua danza fosse qualcosa di più che uno strip-teases di sapore orientale. Tuttavia diventò molto popolare in Europa, dopo avere dato la sua prima rappresentazione a Parigi nel 1905.
Nel corso degli anni seguenti, Mata Hari abbandonò progressivamente gli spettacoli di spogliarello in pubblico e si dice che sia diventata una cortigiana di alto rango, seducendo i ricchi e i famosi (anche questo può essere un fatto inventato dalla propaganda). Durante la guerra, ha forse tentato di fare l'agente segreto, ma è più probabile che sia stata semplicemente strumentalizzata. In un certo senso, sia i servizi segreti francesi, che quelli tedeschi, hanno collaborato per mandarla di fronte al plotone di esecuzione. I Tedeschi l'hanno considerata come un «oggetto di propaganda» per dimostrare come i Francesi fossero capaci di ammazzare una donna innocente, mentre i Francesi hanno usato il processo per dimostrare come fossero risoluti contro i traditori (e le traditrici).
Il processo e la detenzione di Mata Hari sono un esempio di crudeltà e di intimidazione. Le ultime immagini che abbiamo di lei non mostrano più la ballerina che era stata, ma una donna fisicamente distrutta dopo mesi di vita in prigione. Dopo l'esecuzione, Mata Hari ha ricevuto anche l'estremo insulto, le venne rifiutata una sepoltura dignitosa, il suo corpo venne sezionato su un tavolo di ospedale e i suoi resti vennero gettati nella spazzatura. Si racconta che la sua testa mummificata sia stata tenuta per qualche anno nel museo di anatomia a Parigi, prima di essere anch'essa gettata via e persa. Le si è negato lo statuto di essere umano, considerandola piuttosto come una specie di insetto da eliminare. La trasformazione degli esseri umani in insetti, e la loro susseguente eliminazione, è qualcosa che Kafka aveva già profeticamente descritto nel romanzo Le Metamorfosi.
Più tardi, l'antropologo Roy Rappaport ha definito «menzogne diaboliche» quelle che «manipolano la struttura stessa della realtà». Oggi noi chiamiamo queste menzogne con il termine più neutro di «fake news», come fossero solo una moda che va e viene. Ma le «fake news» possono uccidere e una delle loro vittime è stata Mata Hari. La combinazione mortale di nazionalismo e di propaganda che l'ha uccisa sarebbe continuata fino ad esplodere negli anni successivi con la Seconda Guerra Mondiale, portando l'Europa a impegnarsi in uno dei peggiori stermini di innocenti della storia fino ad oggi. Mata Hari è stata tra le prime ad essere travolta da questa ondata di uccisioni senza senso. E' stata uccisa a sangue freddo da persone che, molto probabilmente, sapevano perfettamente che era innocente.
E' molto probabile che l'influenza orientale su Mata Hari non sia stata solo una indoratura per nobilitala un po', ma è possibile che ella abbia seriamente studiato il buddismo e altre correnti orientali mentre si trovava nelle Indie olandesi. Il suo atteggiamento al momento dell'esecuzione, la sua calma, l'evidente convinzione che la morte sia solo un passaggio, sembra suggerirci che il suo buddismo non fosse solo una posa, ma qualcosa che aveva davvero preso a cuore. Cento anni dopo, abbiamo ancora qualcosa da apprendere dalla sua storia.
Queste note si basano principalmente sul libro di Rusell Warren Howe, Mata-Hari. L’histoire vraie (Éditions de l’Archipel, Paris 2007), e sul rapporto contemporaneo di Emile Massard, Espionnes à Paris (Gallimard, 1922), ma sono disponibili molte informazioni sulla sua storia. Mentre in passato qualcuno ancora sosteneva che era stata una spia, oggi l'opinione diffusa è che non lo sia stata.