Storie di genocidio
Ahmad dagli occhi a mandorla
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Storie di genocidio, 19 agosto 2024 - E poi la notizia del martirio di Ahmad ci ha colpito come un fulmine. Ahmad è stato trovato disteso a terra. Era stato colpito da una scheggia al collo. Sembra che sia morto dissanguato, senza che nessuno abbia potuto aiutarlo...
The Electronic Intifada, 3 giugno 2024 (trad.ossin)
Ahmad dagli occhi a mandorla
Asil Almanssi (*)
Ahmad aveva occhi a mandorla e i capelli biondi.
Era supponente, ambizioso e di buon cuore. Amava i libri e la musica.
Ahmad – cugino di mio padre – e la sua famiglia avevano vissuto un dolore enorme. Uno dei suoi fratelli era stato ucciso durante l'operazione Piombo Fuso, l'attacco israeliano a Gaza tra la fine del 2008 e il 2009.
Più o meno nello stesso periodo, una delle sorelle di Ahmad morì di malattia.
Nel 2020, il padre di Ahmad lamentò un giorno un forte mal di testa mentre lavorava. Cercò ugualmente di tirare avanti, finché un giorno perse conoscenza.
Gli venne diagnosticato un tumore al cervello. In uno stadio avanzato.
Alcuni familiari portarono il padre di Ahmad all'estero per cure. Circa due anni dopo, egli perse nuovamente conoscenza e morì.
Con la morte del padre e il matrimonio del fratello maggiore, la famiglia passò interamente a carico di Ahmad.
Ahmad e la sua famiglia vivevano ad al-Mukhabarat, un'area a nord-ovest di Gaza City.
Nelle prime fasi dell’attuale guerra a Gaza, Israele ordinò alla famiglia di lasciare la propria casa. Subito dopo che la famiglia se ne fu andata, Israele bombardò il quartiere.
La famiglia è andata a stare presso i parenti a Beit Lahiya, nel nord di Gaza.
Il 22 novembre, al mattino, Ahmad è uscito da casa dove la famiglia si era rifugiata. Sua madre fu presa da ansia crescente perché il tempo passava e Ahmad non tornava.
Passarono due giorni e ancora non si avevano sue notizie.
Fulmine
Il 24 novembre fu proclamata una tregua. Si è rivelata molto breve ma all'epoca speravamo che si sarebbe prolungata indefinitamente.
La mia famiglia tornò a casa, cominciò a pulirla e a preparare il cibo. Ci siamo sentiti felici per un po'.
E poi la notizia del martirio di Ahmad ci ha colpito come un fulmine.
Ahmad è stato trovato disteso a terra. Era stato colpito da una scheggia al collo.
Sembra che sia morto dissanguato, senza che nessuno abbia potuto aiutarlo.
Quando ho saputo che Ahmad era stato ucciso, io non potevo crederci. All'inizio sono rimasto come paralizzato, poi ho iniziato a piangere lacrime amare.
Ho pianto per il modo in cui un giovane uomo con sogni e ambizioni ci era stato portato via in modo così crudele e criminale.
Ho pianto per la madre di Ahmad. Ho pianto per tutta l'agonia che aveva vissuto.
L’unica consolazione è stato sapere che il corpo di Ahmad era intatto.
Qui a Gaza è diventato un lusso morire con il corpo intatto. Ho visto i corpi dei vicini, bruciati così terribilmente che non era possibile riconoscerli.
C’è chi è stato decapitato. Molti corpi sono stati ritrovati fatti a pezzi.
Ringrazio Dio che siamo riusciti a identificare Ahmad e a seppellirlo in un luogo che conosciamo, non in una fossa comune.
Altre notizie orribili
La tregua terminò dopo una settimana.
Il giorno in cui riprese la guerra la nostra casa fu presa di mira. Miracolosamente siamo riusciti a fuggire.
Siamo andati a stare dai nostri parenti – che ci avevano già ospitato – ancora una volta.
Mentre eravamo lì, abbiamo ricevuto notizie ancora più orribili. Il fratello maggiore di Ahmad era stato ucciso durante un massacro compiuto da Israele a Beit Lahiya.
Com’era potuto accadere?
Come ha potuto la loro madre affrontare la perdita di due figli in un arco di tempo così breve?
La situazione intanto peggiorava nel nord di Gaza. Dopo che le truppe israeliane hanno invaso la zona in cui alloggiavamo, ci siamo rifugiati a Gaza City.
Per coincidenza, siamo stati evacuati insieme alla madre di Ahmad, alla figlia e al figlio rimasti.
Nel rifugio circa 20 di noi dovevano dormire in un’unica stanza.
Una notte mi sono svegliato perché dovevo andare in bagno. Ho visto la madre di Ahmad seduta vicino alla porta.
Le ho chiesto perché non dormiva. Lei ha risposto che stava aspettando il ritorno di Ahmad.
Cominciai a piangere senza potermi controllare.
"Pensi che io sia pazza?", mi chiese sua madre. E mi ha spiegato che, anche se aveva visto il cadavere di Ahmad, "il mio cuore sente che è ancora vivo".
La sorella minore di Ahmad è rimasta ferita durante il massacro di Beit Lahiya. Il massacro in cui è stato ucciso il fratello.
Sua sorella mi ha detto che lei e Ahmad talvolta litigavano. Poi però Ahmad le portava dei regali e delle cose buona da mangiare, cercando di tirarla su di morale.
Ahmad aveva comprato un appartamento, mi ha detto, perché voleva sposarsi.
Aveva cominciato ad arredarlo. Ma il lavoro non era stato completato e ora non lo sarebbe mai stato.
Il fratellino di Ahmad ha solo 8 anni.
“Mi manca Ahmad”, mi ha detto. “Voglio crescere, sposarmi e avere tanti figli, così da poterli chiamare come i miei fratelli che sono tutti martiri”.
La madre di Ahmad mi ha detto che il giorno in cui hanno dovuto lasciare al-Mukhabarat, Ahmad ha aiutato alcuni vicini più anziani, uno dei quali non poteva camminare. Ahmad è riuscito a uscire dall'edificio in cui vivevano poco prima che Israele lo attaccasse, per andare ad aiutare i suoi vicini a evacuare.
Ahmad meritava di vivere. Israele lo ha privato di questa possibilità.
Riposa in pace, Ahmad.
(*) Asil Almanssi è uno scrittore che vive a Gaza.