Rivelato il progetto di regime change in Venezuela
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Off Guardian, 6 agosto 2017 (trad. ossin)
Rivelato il progetto di regime change in Venezuela
David William Pear
Quando gli Stati Uniti volevano rovesciare un governo, lo facevano fare segretamente all’Agenzia Centrale di Informazioni (CIA), particolarmente quando questi governi erano stati democraticamente eletti, come l’Iran (1953), il Guatemala (1954), il Cile (1973), il Nicaragua (1980), Haiti (2006), Honduras (2009), l’Ucraina (2014) e la Siria, dove questo progetto sanguinario è ancora in corso, dove la conta dei cadaveri continua ad aumentare e dove milioni di rifugiati sono senza rifugio
Nel corso degli ultimi decenni, gli Stati Uniti sono diventati più sfrontati nei loro progetti di regime change. Quel che di solito si faceva in segreto, attualmente viene praticato senza complessi sotto gli occhi di tutti. Il progetto di regime change in Venezuela del 2017 è oramai diventato di pubblico dominio. La gran parte degli Statunitensi non è in grado di vedere la foresta che viene loro nascosta dagli alberi della propaganda, che li ha ingannati sulle ragioni dell’attuale caos venezuelano. La principale delle quali è il finanziamento da parte degli Stati Uniti, a colpi di milioni di dollari, dei partiti politici dell’oligarchia. Senza questi soldi, i partiti politici dell’opposizione sarebbero più divisi e più deboli di quanto non siano.
I grandi media fanno propaganda dicendo che il presidente Maduro è un dittatore. Che Maduro reprime e uccide il suo popolo di pacifici manifestanti. Che i giudici della Corte Suprema del Venezuela sono suoi complici e sono andati oltre i loro poteri costituzionali. Che il referendum costituzionale voluto da Maduro è illegale. Che lo scrutinio è stato truccato. Che l’opposizione è composta da democratici che vogliono la democrazia. Che Maduro ha distrutto l’economia del Venezuela. Che la stampa e la televisione sono censurati da Maduro. Che il presidente Barack Obama ha imposto delle sanzioni al Venezuela, perché esso costituisce una minaccia per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti. Che il presidente Trump ha imposto ulteriori sanzioni perché si preoccupa della democrazia, della libertà e del governo del Venezuela.
Nulla di tutto questo è vero. Però i grandi media continuano a ripeterlo: New York Times, Washington Post, Guardian, Fox News, CNBC e CNN. I membri del Congresso continuano a ripetere queste menzogne, un’espressione che raramente utilizzo. Dalla co-cospirazione dei media dominanti in occasione della invasione illegale dell’Iraq nel 2003 da parte dell’amministrazione Bush-Cheney, non sono mai caduti così in basso e non si sono mai tanto macchiati di complicità, diffondendo propaganda menzognera a sostegno della politica estera statunitense di aggressione illegale. Chiunque ancora si facesse illusioni sulla libertà e sull’indipendenza dei media statunitensi dominanti, deve ravvedersi guardando la disinformazione che ci dispensano oggi a proposito del Venezuela.
La complicità dei media dominanti non è nuova. Ecco un editoriale del New York Times, pubblicato dopo il rapimento di Hugo Chavez nel corso del colpo di Stato militare del 2002:
di Juan Forero, 13 aprile 2002
Un governo di transizione guidato da un uomo d’affari di primo piano ha sostituito oggi Hugo Chavez, poco dopo che alcuni ufficiali dell’esercito lo avevano costretto alle dimissioni. E’ la fine improvvisa del regno turbolento di un uomo forte eletto con la promessa di rendere indipendente il suo paese dall’influenza degli Stati Uniti, sconvolgendo il precedente ordine sociale del Venezuela.
Pedro Carmona Estanga, il presidente della più importante società commerciale del Venezuela è stato nominato presidente ad interim nel corso di una cerimonia che si è svolta alle 18.00. Il nuovo presidente ha promesso che il suo governo difenderà «una visione pluralista, democratica, civile e garantirà il rispetto della legge, lo Stato di diritto».
Nuove elezioni saranno indette entro un anno, hanno affermato I responsabili ufficiali.
L’amministrazione Bush ha fermamente attribuito la colpa del rovesciamento del signor Chavez allo stesso leader destituito. I responsabili ufficiali hanno definito questa destituzione una vittoria della democrazia.
(Pedro Francisco Carmona Estanga, ex dirigente di una società commerciale venezuelana, ha per breve tempo sostitutito Hugo Chavez come Presidente della Repubblica, dopo il colpo di Stato del 2002)
Il giorno dopo, il New York Times è stato costretto dalle circostanze a dire il contrario, una specie di ritrattazione che non ritratta. Notate che «l’eminente uomo d’affari» non è più così «eminente» dopo avere «sciolto l’Assemblea Nazionale, licenziato i giudici della Corte Suprema, abrogato la Costituzione, arrestato importanti ministri del governo Chavez e costretto altri a nascondersi». Tutto questo assomiglia di più al genere di fascisti di destra che gli Stati Uniti preferiscono vedere ai posti di responsabilità. Quanto alla questione sul chi l’aveva «collocato» alla presidenza ad interim, il New York Times non lo dice precisamente. Certamente la cosa doveva aver dato a Bush qualche ragione di soddisfazione. Né il Times né gli Stati Uniti hanno reagito come ci si sarebbe aspettato reagiscano dei paladini della democrazia dopo un colpo di Stato militare. Come potrebbe infatti considerarsi un colpo di Stato come una vittoria della democrazia?
di Ginger Thompson e Juan Forero, il 14 aprile 2002
CARACAS, Venezuela, 14 aprile — Due giorni dopo che un immenso movimento politico ha costretto il presidente venezuelano Hugo Chavez alle dimissioni, una sollevazione di segno contrario ha infiammato tutte le bidonville della capitale e riportato oggi il leader populista alla presidenza.
Appena insediato, il governo ad interim di breve durata, guidato da un importante uomo d’affari, Pedro Carmona Estanga, aveva sciolto l’Assemblea Nazionale, licenziato i giudici della Corte Suprema, arrestato importanti ministri del governo Chavez e costretto altri a nascondersi.
Il nuovo governo aveva annunciato che il signor Chavez si era dimesso. Ma subito si è diffusa la notizia attraverso i canali delle televisioni internazionali che il signor Chavez non si era dimesso. I suoi sostenitori delle bidonville e delle città povere di tutto il paese hanno allora cominciato a temere per la sua sicurezza. Sono scesi in piazza pretendendo che fosse liberato. E hanno vinto.
[L’amministrazione Bush non ha mostrato alcun rimorso per aver tentato di rovesciare Chavez con la violenza, un colpo di Stato costato la vita a decine di persone]
Il New York Times proseguiva:
L’amministrazione Bush, che non si era dimostrata troppo dispiaciuta per l’apparente rovesciamento del signor Chavez venerdì, ha dichiarato il proprio appoggio alla risoluzione dell’OAS [che chiede la reintegrazione di Chavez alla presidenza]. Ma ha invitato il signor Chavez a cambiare politica.
«Spero che Hugo Chavez ascolti il messaggio che il suo popolo gli ha inviato, che le sue politiche non sono vantaggiose per il popolo venezuelano, che le ha praticate in modo autoritario», ha dichiarato oggi il consigliere per la sicurezza nazionale del presidente Bush durante la trasmissione di informazione Meet the Press della NBC.
L’amministrazione Bush, il New York Times e I grandi media non hanno manifestato né rammarico, né vergogna – il governo degli Stati Uniti ha continuato a tenere sotto sorveglianza e a boicottare il governo chavista in tutti i modi possibili. Gli Stati Uniti sono tuttora impegnati e continuano a finanziare un progetto di regime change a lungo termine. L’Impero non rinuncia mai.
Gli Stati Uniti hanno perfezionato le loro tecniche di regime change, camuffandole in «promozione della democrazia», che finanzia la sovversione attraverso l’Agenzia per lo Sviluppo internazionale (USAID), il Servizio di Informazioni degli Stati Uniti (USIS) e il National Endowment for Democracy (NED) finanziato dal Congresso, l’International Republican Institute (IRI) e altre organizzazioni non governative selezionate. La CIA e l’esercito USA continuano anche adesso a boicottare a democrazia in Venezuela.
Il regime change è stato perfezionato con tecniche di pubbliche relazioni sofisticate, che utilizzano strategie da marketing, come il bombardamento di slogan, il controllo delle immagini, la scelta delle parole, le campagne contro, i media, la propaganda menzognera e la mozione dei sentimenti. La scelta di deporre un capo di Stato eletto democraticamente, come oggi il presidente del Venezuela Nicolas Maduro, viene cinicamente presentata come promozione della democrazia e dei diritti umani. La vera motivazione è invece il tentativo di trovare un capo di Stato docile; ma non è questo che racconterà la macchina di propaganda dei media, come ha dimostrato il New York Times, dopo il colpo di Stato del 2002 appoggiato dagli Stati Uniti.
(Paul Wolfowitz, all'epoca Segretario di Stato aggiunto alla Difesa)
Dal crollo dell’Unione Sovietica nel 1991, gli Stati Uniti si sono proposti come missione l’egemonia mondiale, conosciuta come Dottrina Wolfowitz:
«Impedire a qualsiasi Potenza ostile di dominare una regione le cui risorse, una volta consolidato il controllo, sarebbero sufficienti a creare una potenza mondiale».
E il Maestro del Grande Scacchiere Zbigniew Brzezinski :
«Il compito più immediato è assicurarsi che nessuno Stato o raggruppamento di Stati abbia i mezzi per scacciare gli Stati Uniti – da [qualsiasi parte del mondo] – o anche di ridimensionarne in modo significativo il ruolo di arbitro decisivo».
Gli Stati Uniti impongono la loro egemonia mondiale con la Potenza, le pressioni politiche e il dominio economico.
La potenza militare degli Stati Uniti è incontestabile col loro budget annuale di mille miliardi di dollari, le loro 1000 basi all’estero in tutte le regioni del mondo, le loro alleanze militari ampie come la NATO e il loro apparato di forze speciali paramilitari segrete e la loro cyber-sorveglianza.
L’egemonia economica esige il controllo di organizzazioni mondiali come le Nazioni Unite, la Banca Mondiale, il Fondo Monetario Internazionale, di enormi società internazionali e l’utilizzo del dollaro USA nelle transazioni finanziarie mondiali. La brutale potenza economica degli Stati Uniti è un rigurgito della falsa teoria dell’economia liberale, che per buone ragioni merita di essere definita economia voodoo.
Niente e nessuno può passare avanti l’egemonia militare ed economica statunitense nel mondo. Mantenerla necessita un impegno da parte di universitari, media, burocrati, politici e di una classe di servi disposti a vendere la propria anima per prestigio e remunerazione. Una delle più importanti funzioni di tutto questo apparato è quella di fabbricare il consenso della maggioranza della popolazione degli Stati Uniti e dei loro alleati. Gli Stati Uniti non esiterebbero ad uccidere milioni di persone, pur di mantenere intatta la loro egemonia. Come ha detto proprio il Maestro del Grande Scacchiere Zbigniew Brzezinski :
«Attualmente è più difficile controllare un milione di persone, che ucciderle».
Le parole di Brzezinski non erano solo retorica di un intellettuale, politologo o filosofo. Le ha dette molto molto seriamente. Il numero delle persone uccise direttamente o indirettamente a causa dell’egemonia degli Stati Uniti dal 1991 si calcola in milioni. Sono milioni di persone che non potevano essere controllate, dunque sono state uccise o sono diventate danni collaterali a profitto dell’Impero statunitense. Il numero di persone che gli Stati Uniti hanno ucciso per la democrazia e i diritti umani è pari a zero.
La popolazione statunitense è diventata controllabile grazie ad un apparato di sicurezza statale fatta di spie, polizia militarizzata, carcerazione su scala industriale, politiche di lavaggio del cervello, per mantenerla letteralmente grassa e indolente, per tenerla costantemente preoccupata attraverso un assurdo sensazionalismo, con la creazione di una cultura consumista, intrattenendola con dosi massicce di sesso e di violenza, tenerla obbediente attraverso la propaganda di una rete di media commerciali compiacenti.
Ottenere il non dissenso del pubblico nei confronti di un budget militare astronomico, guerre all’etero, campagne militari e campagne di regime change, è il risultato di un meccanismo sofisticato che fa sembrare “1984”, il romanzo di George Orwell, un libro per bambini. Nonostante le migliaia di miliardi di dollari spesi per l’Impero, la gente si è lasciata convincere che gli Stati Uniti non possono permettersi investimenti nel capitale umano, come la sanità, l’istruzione, alloggi popolari, programmi di lotta contro la povertà, trasporti pubblici e la manutenzione e il miglioramento necessario delle infrastrutture.
Né gli Stati Uniti stanno fermi quando un altro paese investe nel suo capitale umano. Hanno promosso una campagna per rovesciare il governo del Venezuela dopo l’elezione di Hugo Chavez nel 1998. Egli aveva rotto col sistema neoliberale e neocoloniale che lo teneva sottomesso agli Stati Uniti. Il Venezuela, tra le sue grandi risorse naturali, possiede i maggiori giacimenti acclarati di petrolio. Sono risorse che gli Stati Uniti intendono controllare.
Chavez ha commesso il crimine imperdonabile agli occhi degli Stati Uniti egemonici di respingere l’economia neoliberale, di utilizzare la ricchezza petrolifera del Venezuela a profitto del suo popolo, di nazionalizzare le attività petrolifere, di adottare un modello economico socialista, di legarsi a Cuba e diventare un esempio per l’America del Sud, sfidando apertamente il dominio degli Stati Uniti. Hugo Chavez, il suo socialismo bolivarista e il suo successore, Nicolas Maduro, sono inaccettabili per gli Stati Uniti, che hanno tentato di sradicarli.
Nel 2002, l’amministrazione George W. Bush è stata presa con le mani nel sacco in un complotto con la classe ricca e mediosuperiore del Venezuela per rovesciare Chavez con un colpo di Stato. Chavez è stato esautorato per poco, tenuto prigioniero in una prigione militare statunitense, e gli Stati Uniti si sono affrettati a riconoscere la legittimità del governo golpista.
Con gran sorpresa per gli Stati Uniti e con scorno per Bush, il popolo venezuelano ha manifestato in massa, pretendendo il ritorno di Chavez, il presidente che aveva democraticamente eletto. Il governo golpista e gli Stati Uniti non hanno avuto altra scelta se non di capitolare. Ma ciò non ha impedito che gli Stati Uniti continuassero e demonizzare Chavez ed a tentare di rovesciare il suo governo socialista democratico.
Dopo la morte di Chavez nel 2013, Nicolas Maduro, il vice presidente democraticamente eletto, ha assunto le funzioni di presidente, conformemente al dettato costituzionale. Alle elezioni che sono seguite, nuovamente Maduro è stato democraticamente eletto alla presidenza. Gli Stati Uniti non hanno riconosciuto la legittimità di questa elezione e, in accordo con la classe superiore ricca del Venezuela, hanno immediatamente gridato alla frode elettorale.
Gli Stati Uniti hanno continuato a calunniare Maduro, accusandolo di essere un dittatore e di violare I diritti dell’uomo. Non hanno abbandonato il progetto di un regime change. Hanno stanziato centinaia di milioni di dollari in una sedicente «promozione della democrazia» da parte di USAID, USIS, NED, IRI, di alcune ONG e di molte alter organizzazioni in Venezuela, per rovesciare Maduro e il socialismo bolivarista, attraverso le elezioni, la violenza di piazza o un colpo di Stato militare. Con grande delusione e rabbia degli Stati Uniti, fino ad oggi hanno fallito.
Assistiamo oggi ad una fase intensa del progetto USA di regime change in Venezuela. Si tratta di un colpo di Stato visibile da chiunque. Segue lo scenario applicato in Ucraina, in Honduras e altrove per decenni. Il popolo venezuelano ama la sua democrazia così come è. Ma nessuno negli Stati Uniti lo saprà, a causa della propaganda dei media dominanti.
Il presidente Donald Trump, il Segretario di Stato Rex Tillerson (foto a sinistra), il Segretario al Tesoro Steven Mnuchin e il Congresso appoggiano i ricchi autori del colpo di Stato in Venezuela. Molti di essi sono gli stessi che hanno appoggiato la destituzione e il tentativo di colpo di Stato contro Hugo Chavez nel 2002.
Gli Stati Uniti finanziano l’opposizione, guidano la pressione diplomatica internazionale contro il presidente democraticamente eletto del Venezuela Nicolas Maduro, impongono sanzioni e incoraggiano l’esercito venezuelano a fare un colpo di Stato. La narrazione statunitense e la propaganda sono piene di falsità, non c’è modo più educato di dirlo. Non vi sono parole educate per le menzogne. Gli artefici del regime change e i fautori del colpo di Stato conoscono esattamente la verità. Ecco qualche esempio di falsa dichiarazione scandalosa:
«Come ha detto chiaramente il presidente Trump, gli Stati Uniti non ignoreranno gli attuali tentativi del regime di Maduro di distruggere la libertà e lo Stato di diritto», ha dichiarato il Segretario al Tesoro, Steven Mnuchin.
[La verità: il Venezuela è una democrazia dotata del migliore sistema elettorale del mondo, come hanno certificato la Fondazione Carter e l’Organizzazione degli Stati americani (OEA). Maduro rispetta la Costituzione del Venezuela e non è un dittatore].
Ecco cosa ha detto Mike Pompeo, il direttore della CIA: «Nel momento in cui v’è un paese tanto grande e con la stessa capacità economica del Venezuela, gli USA sono profondamente interessati ad assicurarsi che sia stabile, e il più democratico possibile. E dunque lavoriamo assiduamente per questo».
[La verità: il Venezuela è più democratico e ha un migliore bilancio in termini di diritti dell’uomo dei docili governi del Messico, della Colombia e del Brasile, che si uniscono agli Stati Uniti nelle critiche a Maduro, che sarebbe un dittatore. Pompeo ha lasciato intendere che gli interessi della CIA in Venezuela riguardano la sua «capacità economica». Sta parlando del petrolio].
Le notizie false contribuiscono alla cospirazione di un regime change promosso dagli USA. Ripetono in continuazione che Maduro è un «dittatore», che il referendum di domenica per istituire una Assemblea costituente, che ha visto un tasso di partecipazione tra i più elevati nella storia del Venezuela, era truccato. Che le forze di sicurezza di Maduro sono responsabili dei morti e della violenza, cosa che non è vera; è stata l’opposizione a provocare la maggior parte dei morti. Le notizie false continuano a ripetere il numero dei morti senza dire chi è che ha ucciso, facendo credere che siano tutti responsabilità di Maduro. E’ un’altra menzogna per omissione.
Quei cecchini misteriosi, che abbiamo già visto in Ucraina, sono ricomparsi. Questi agenti provocatori hanno soprattutto ammazzato dei testimoni innocenti e i loro stessi manifestanti dell’opposizione, come in Ucraina. E’ un omicidio a sangue freddo per il petrolio.
Gli Stati Uniti non si preoccupano della democrazia e dei diritti umani. Se così fosse, lancerebbero delle campagne e imporrebbero sanzioni all’Arabia Saudita, che sta effettuando decapitazioni a ritmo frenetico dall’inizio dell’anno. Gli Stati Uniti si preoccuperebbero del numero osceno di giornalisti assassinati in Messico, dell’Honduras che ha rovesciato un governo democratico con un colpo di Stato (con l’aiuto degli Stati Uniti), della Colombia, protagonista di una delle politiche più sporche nell’America del sud, dove il 60% dei votanti non si sposta nemmeno per andare ai seggi, del Brasile, sommerso dagli scandali, dalla corruzione e dalla recessione e dove meno del 5% della popolazione approva il presidente Michel Temer.
Il popolo statunitense deve capire che gli Stati Uniti non si preoccupano della democrazia, dei diritti umani, della giustizia, dei prigionieri politici, della tortura, dei giornalisti o dei milioni di persone uccise o mutilate nelle guerre statunitensi di aggressione, di provocazione del caos e di regime change. Tra i venti paesi sudamericani, il Venezuela si colloca al settimo posto nell’indice di sviluppo umano delle Nazioni Unite. La propaganda delle false notizie non menzionerà questa circostanza.
Durante le elezioni che hanno portato alla presidenza Hugo Chavez nel 2012, l’ex presidente Jimmy Carter, osservatore umanitario ed elettorale internazionale, ha certificato i risultati e definito il sistema elettorale del Venezuela come il «migliore nel mondo». L’opposizione e gli Stati Uniti, che avevano promesso prima delle elezioni di attenersi al giudizio di Carter, hanno denunciato brogli all’annuncio dei risultati. Solo gli Stati Uniti, in ragione del loro supposto eccezionalismo, possono decidere chi vince le elezioni, chi viene eletto democraticamente presidente e chi è un dittatore.
Il Venezuela non ha bisogno di «promozione della democrazia» (vale a dire sovversione) da parte di USAID, USIS, NED, IRI, o da parte di una qualsiasi ONG bidone. Il Venezuela potrà dimostrare al resto dell’America del sud e agli Stati Uniti di saperla più lunga in materia di democrazia e di diritti umani. L’interesse per il Venezuela riguarda solo la sua «capacità economica», come ha ammesso il direttore della CIA Mike Pompeo, riferendosi soprattutto al petrolio. Gli Stati Uniti vogliono che il Venezuela accetti il neoliberalismo in modo che le mega società internazionali possano sfruttare il suo petrolio, che è la più grande riserva acclarata del mondo. Il Segretario di Stato Rex Tillerson, l’ex amministratore delegato di Exxon, vuole che sia il suo ex datore di lavoro a trarne profitto, piuttosto che il popolo venezuelano.
Quando la gente riuscirà a capire che gli Stati Uniti non si preoccupano della democrazia, dei diritti umani, della morte di civili innocenti, di vedove e di vedovi, degli orfani e dei senza tetto prodotti dalle guerre statunitensi? Che vogliono solo il petrolio?