L'arresto e la condanna di Jean Bosco Talla
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Arresto e condanna di un giornalista
Le Messager, dicembre 2009
Reportage atipico di un collega di Germinal sull’arresto di Jean Bosco Talla
Repressione: come il potere intende mettere a tacere Jean Bosco Talla
Fino a ieri alle ore 15, al momento in cui andiamo in stampa, malgrado ogni tentativo, non siamo riusciti a metterci in contatto col collega Jean Bosco Talla. Il suo telefonino è sempre chiuso, e il telefono di casa squilla senza risposta. Veniamo a sapere da fonti vicine ai servizi di sicurezza che il direttore di Germinal è detenuto in una cella della brigata investigativa della gendarmeria nazionale presso il Segretariato di Stato alla difesa, nel quartiere del Lac. Si ignora in quali condizioni sia giunto lì. E’ stato verso mezzogiorno di giovedì 10 dicembre 2009 che la voce della sua sparizione ha cominciato a circolare a Yaundé.
Secondo le informazioni in nostro possesso, Jean Bosco Talla, insegnante di francese formatosi alla Scuola normale superiore di Yaundé, e convertitosi al giornalismo dalla fine degli anni 1990, è stato visto per l’ultima volta nella sede dell’ONG Nouveaux Droits de l’Homme verso la fine del pomeriggio di mercoledì 9 dicembre 2009. Membro attivo della Piattaforma della Società civile camerunese, vi si era recato, come al solito, per incontrare il dr. Hilaire Kamga, il presidente di Nouveaux Droits de l’Homme. Avevano discusso , come da tempo facevano, delle “condizioni dell’alternanza politica al vertice dello Stato in Camerun nel 2011”. Ma anche dell’ultima edizione del giornale Germinale che Jean Bosco Talla dirige. Dopo di ché i due amici si sono salutati.
Ad ogni modo, ricordiamo che nell’ultima edizione del giornale Germinal, il direttore e la redazione avevano tra l’altro realizzato un dossier sul “Patto segreto tra Ahmadou Ahidjo e Paul Biya”. La prima pagina si apriva su questo dossier, con la frase collocata sul fondo:”Paul è omosessuale?” Fonti degne di fede riferiscono che questo numero del giornale, fin dalla sua uscita, avrebbe creato grande allarme nell’ambiente politico camerunense. Soprattutto al vertice dello Stato. Talune alte personalità dello Stato che Le Messager ha avvicinato si sono mostrate furibonde, parlando di “provocazione e oltraggio al capo dello Stato”. Jean Bosco Talla che il regime sospetta abbia collaborato alla redazione dell’assai polemico rapporto del Comitato cattolico contro la fame e per lo sviluppo (CCFD-Terre solidaire), che aveva trattato dei ”guadagni disonesti di Paul Biya”, da allora sembra essere nel mirino dei detentori del potere. Il dossier di Germinal sul “patto segreto tra Ahmadou Ahidjo e Paul Biya”, con le (pericolosissime) allusioni sull’eventualità che l’attuale capo di Stato sia omosessuale, sembra ai turiferari del regime “una provocazione di troppo”.
Il dossier pubblicato da Germinal si basa sulle rivelazioni di un certo Ebale Angounou, un giovane (oggi deceduto), già assurto agli onori della cronaca agli inizi degli anni 1990 per essersi fatto passare per il “giovane amico di Paul Biya”. Ebale Angounou, che aveva rivelato allora di essere un agente del potere con l’incarico di scovare gli oppositori all’inizio degli anni 1990, prima di sparire aveva messo a nudo il regime in un opuscolo oggi ritirato dal commercio, dove tra l’altro affermava, sulla base di testimonianze sconcertanti e terribili, che i detentori del potere in Camerun, dopo l’indipendenza, si sono dati a pratiche poco ortodosse, come quella dell’omosessualità. Ebale Angounou ha anche affermato che la trasmissione del potere al vertice dello Stato, in Camerun, è avvenuta dopo l’indipendenza attraverso l’iniziazione all’omosessualità. E ha citato il caso del defunto presidente Ahmadou Ahidjo e del presidente Paul Biya.
Jean Bosco Talla ha dunque deciso di offrire ai suoi lettori, secondo il suo stile, queste testimonianze di Ebale Angounou, arricchite di alcuni commenti. Raggiunto al telefono giovedì scorso, il dr. Hilaire Kamga, che diceva di non averne più notizie, manifestava la sua inquietudine per la sorte del direttore di Germinal. Soprattutto perché, dopo il mese di giugno 2009 e la vicenda del CCFD-Terre solidaire relativa ai “guadagni disonesti di Paul Biya”Jean Bosco Talla ha ricevuto molte minacce anonime di morte.
Finalmente, venerdì 11 dicembre 2009, il direttore di Germinal è stato localizzato nella Gendarmeria del Lac a Yaoundé. Al momento è difficile stabilire con precisione se sia stato legalmente fermato o si sia trattato effettivamente di un rapimento come affermano alcune fonti.
Allo stato attuale delle informazioni in nostro possesso, si ignora esattamente che cosa si contesta al direttore di Germinal, ma si può immaginare che il contenuto dell’ultimo numero del giornale abbia qualcosa a che fare con la sua detenzione. Se è così, vuol dire che il Governo in carica vuole colpire un giornalista conosciuto per il suo protagonismo e la sua opposizione nei confronti dei detentori del potere, particolarmente del presidente attuale della Repubblica del Camerun. I dossier di Germinal, che è un giornale di analisi, di inchiesta e di opinioni, spesso contengono accuse, a torto o a ragione, nei confronti di Paul Biya e del suo entourage. Viene in mente soprattutto il dossier di qualche mese fa sulla fortuna accumulata dall’attuale capo di Stato camerunense, o ancora quello oggi oggetto di polemica.
Le nostre fonti segnalano che Jean Bosco Talla, che è stato arrestato in violazione delle norme del codice di procedura penale e della legge sulla stampa, potrebbe essere presentato al Procuratore della Repubblica nei prossimi giorni. Forse in settimana. Con due capi di imputazione: “oltraggio al Presidente della Repubblica e divulgazione di notizie false”. Per preparare l’opinione pubblica a questa novità, il direttore aggiunto del Gabinetto civile della presidenza della repubblica, l’ex giornalista Joseph Le, ha commissionato un lungo articolo che accusa Jean Bosco Tallo e che è stato pubblicato venerdì scorso rispettivamente nel quotidiano governativo Cameroon Tribune e sul quotidiano privato Le Jour.
Jean François Channon
Le Jour, 22.12.2009
Affaire Germinal: Il Procuratore della repubblica chiede che Jean Bosco Talla venga dichiarato colpevole
di Evariste Menounga
Il rappresentante del pubblico ministero ha presentato ieri la sua requisitoria dinanzi al Tribunale di 1° istanza di Yaoundé-centro amministrativo, che renderà pubblico il suo verdetto il 28 dicembre 2009
Decidendo di pubblicare degli estratti del libro “Sang pour sang”, Jean Bosco Talla ha deliberatamente scelto di violare la legge camerunense, Egli non è in grado di provare le accuse contenute nel libro. Ha così consumato consapevolmente il delitto di oltraggio verso il presidente della repubblica, pubblicando delle rivelazione che lui stesso ha definito esplosive sul giornale Germinal, senza essere in grado di provare l’omosessualità del capo dello Stato. Tanto più che, prosegue il procuratore della Repubblica, ai sensi dell’art. 153 cpp, in caso di oltraggio non può essere in alcun modo opposta la verità dei fatti diffamatori. Per tutte queste ragioni, bisogna dichiarare Jean Bosco Talla colpevole del delitto di oltraggio verso il Presidente della Repubblica, fatto previsto e punito dagli articoli 74, 152 e 153 c.p.p.
E’ con questa richiesta che il procuratore della Repubblica, Awono Elele, ha concluso la sua requisitoria ieri, lunedì 21 dicembre 2009, davanti al Tribunale di 1° istanza di Yaoundé-centro amministrativo. Per persuadere il Tribunale a condannare il giornalista, il rappresentante del pubblico ministero lo ha accusato di aver scritto che il presidente non aveva voluto, nel corso di un discorso, offendere i suoi simili ed aveva dichiarato che l’omosessualità è cosa che appartiene alla vita privata e di aver affermato altresì che il presidente è uomo dai rancori tenaci. Inoltre, secondo il procuratore, il giornalista avrebbe scritto che il capo dello Stato sarebbe stato vittima di pratiche omosessuali da parte di preti quando era in seminario e che è approdato al potere in virtù di un patto omosessuale, in virtù del quale egli doveva obbedienza ad Ahidjo.
Circostanze che sono state ammesse dall’imputato il quale, secondo Awono Elele, avrebbe definito le stesse come opinioni personali a proposito del capo dello Stato, considerato come un personaggio rancoroso.
Proseguendo la sua requisitoria, il Procuratore della Repubblica ha chiesto all’imputato di leggere la prima di copertina del libro di Eballe Angounou, dove lo stesso autore mette in guardia gli acquirenti del suo libro, dal farsi trovare in territorio camerunense, dove potrebbero correre dei rischi. Un libro che secondo il procuratore della repubblica, sarebbe stato pubblicato fuori dal paese a cura dello stesso autore. E il pubblico ministero ha concluso con una domanda: che cosa intendeva fare pubblicando queste rivelazioni esplosive in qualità di insegnante? Non sono cose che portano la pace, ma piuttosto l’esplosione sociale,
Nel corso delle sue arringhe, Maitre Nouga, l’avvocato della difesa, ha esordito dicendo che questo è un processo di libertà. “Non ci siamo ancora liberati dall’influenza dell’ Esecutivo, ragione per cui non rispettiamo la legge del 1990 sulla stampa. Il potere giudiziario vuole farsi carico del suo ruolo? Tutto il processo si risolve nelle opinioni di un individuo, Eballe Angounouche, che dichiara esservi stato un patto segreto tra Ahidjo e Biya, alle quali Germaine Ahidjo risponde che si tratta di circostanze false. Il mio cliente ha voluto che ciascuno si formasse una propria opinione, mettendo a confronto queste due posizioni. Noi abbiamo il diritto, in quanto cittadini, di sapere cosa c’è scritto in quel libro. Provi il signor Procuratore a dimostrare che costituisce una violazione dei principi deontologici il fatto di riportare gli scritti di qualcuno che viene citato. Non v’è oltraggio senza diffamazione, senza minacce e senza ingiurie. Il Signor Eballe, insiste l’avvocato, pensa vi sia stato un patto omosessuale e Talla precisa che si tratta dell’opinione di Eballe. Egli non afferma niente come vero.
Non vi è stata alcuna volontà di commettere un’infrazione e le regole professionali sono state rispettate. La signora Ahidjo ha avuto due pagine di spazio per smentire le supposizioni di Eballe. Non vi sono state ingiurie, né minacce, né diffamazioni: dunque niente oltraggio. Bisognava – ripete l’avvocato – individuare la violazione di una regola deontologica e la volontà di convincere l’opinione pubblica della veridicità delle supposizioni di Eballe Angounou. Il delitto di oltraggio è un’infrazione oramai obsoleta. Perché mai bisogna avviare procedure giudiziarie per restringere la libertà che lo stesso Biya ci offre, dal momento che né lui, né alcuna altra istituzione ha presentato querela (la mancanza di querela era stata sollevata come eccezione dalla difesa, ma essa è stata respinta dal Tribunale)? Che l’oltraggio al capo dello stato cessi di essere la strada della repressione. Tanto premesso, “Signor Presidente – conclude l’avvocato Nouga - lei ha ampia possibilità di non condannare. Dal punto di vista fattuale e legale, il reato non sussiste. Il mio cliente ha avuto ragione a dichiararsi non colpevole e lei lo dichiarerà tale”.
La sentenza è prevista il 28 dicembre 2009
Dichiarazione di Jean Bosco Talla
Grazie di avermi dato la parola, signor presidente. Io dirò brevemente tre cose: prima di tutto il libro di Eballe Angounou circola nel net, e questo non dipende certo da me. Inoltre, al momento di assumere la sua decisione, signor presidente, lei deve porsi la seguente domanda: la sua decisione sarà di stimolo o meno al giornalismo di inchiesta? Infine, signor presidente, al momento di assumere questa decisione non dimentichi le parole di Paul Biya: oramai in Camerun nessuno sarà costretto a darsi alla macchia per avere espresso la sua opinione. Traduzione, nessuno dovrà più essere messo in prigione a causa delle sue opinioni.
Journalducameroun.com 29.12.2009
Un anno di prigione per il giornalista Jean Bosco Talla
di Idriss Linge
Il direttore di Germinal è stato condannato dal Tribunale di prima istanza di Yaoundé
La sentenza è stata pronunciata
Le conclusioni del processo erano fissate per lunedì 28 dicembre alle 9. Il Tribunale di prima istanza di Yaoundé ha dichiarato Jean Bosco Talla colpevole di oltraggio nei confronti del presidente della Repubblica e lo ha condannato ad un anno di prigione con pena sospesa e tre anni di probation, così recita il dispositivo letto a fine udienza e che conclude, almeno in primo grado, un feuilleton giudiziario iniziato il 16 dicembre scorso. L’avvocato del direttore di Germinal, Maitre Jean-Marie Nouga, ha dichiarato che il suo cliente proporrà appello, sottolineando che il Tribunale non ha potuto sancire ch’egli aveva commesso una violazione delle norme deontologiche. L’avvocato ha peraltro osservato che la sospensione della pena accordata al suo cliente assomiglia più ad una condanna. Se infatti in linea di diritto la sospensione equivale ad una libertà condizionata per l’imputato, i giudici tuttavia talvolta la trasformano scorrettamente in privazione di libertà. Talla è stato condannato a pagare tre milioni di F cfa (oltre 4.500 euro) di ammenda in favore dello stato del Camerun e 154.000 F cfa (circa 235 euro) di spese di giustizia.
Ricondotto in prigione, vi resterà se non paga l’ammenda per il periodo di detenzione per insolvenza fissata in due anni. Ciò significa ch’egli corre il rischio di “restare almeno due anni in prigione”. Il suo avvocato ha dichiarato che Talla non è in condizioni di pagare una tale somma. Gli osservatori ritengono che, di fronte alla pressione delle organizzazioni di difesa della stampa nazionale e internazionale, il governo abbia voluto liberarsi di un “seccatore” del dibattito di opinione, a cagione delle sue posizioni definite spesso dure dai filo-governativi.
Ha ripreso per criticarli dei passaggi di un libro controverso
Il direttore del settimanale camerunese Germinal, arrestato il 10 dicembre e incriminato per oltraggio al presidente della Repubblica prima di comparire davanti al Tribunale di Yaoundé, era accusato di aver pubblicato sul suo giornale l’estratto di un libro che parla di un “patto segreto” tra l’attuale presidente camerunese Paul Biya ed il suo predecessore Ahmadou Ahidjo. Nel numero del 3 dicembre 2009, il settimanale Germinal ha dedicato un dossier dove si parla di un’oscura vicenda di omosessualità al vertice dello stato. Il giornale di jean Bosco Talla, corredandola di dettagli particolareggiati, riferisce una particolare versione degli avvenimenti che hanno segnato la transizione tra Ahmadou Ahidjo ed il suo successore costituzionale, Paul Biya. Una versione dei fatti descritta da Eballe Amougou in un libro pubblicato all’estero e del quale sono presenti diverse copie sul net.
Un processo vendetta?
Jean Bosco Talla si è difeso dall’accusa di oltraggio, ma il suo recente passato non lo ha aiutato. Per quanto il suo avvocato abbia cercato di dimostrare ch’egli aveva ripreso i passaggi contestati per smentirli, le autorità non hanno certamente dimenticato e certamente non lo hanno perdonato per la pubblicazione del rapporto sulle ruberie che hanno coinvolto il capo dello stato. Secondo taluni esperti non sono stati affrontati tutti gli aspetti della questione, involontariamente o per ignoranza. L’articolo 306, comma 9 del codice penale, a proposito dell’oltraggio, precisa che non costituisce reato “la critica di un’opera di spettacolo, di una qualunque opinione pubblicamente manifestata, a condizione che la predetta critica non si risolva in personale animosità”.
“Io dirò brevemente tre cose: prima di tutto il libro di Eballe Angounou circola nel net, e questo non dipende certo da me. Inoltre, al momento di assumere la sua decisione, signor presidente, lei deve porsi la seguente domanda: la sua decisione sarà di stimolo o meno al giornalismo di inchiesta? Infine, signor presidente, al momento di assumere questa decisione, non dimentichi le parole di Paul Biya: oramai in Camerun nessuno sarà costretto a darsi alla macchia per avere espresso la sua opinione. Traduzione, nessuno dovrà più essere messo in prigione a causa delle sue opinioni”, ha dichiarato l’imputato quando gli è stata data la parola. A metà dicembre l’organizzazione Reporters sans frontières (RSF) ha chiesto alle autorità di rimettere in libertà Talla, sostenendo che “nulla in una vicenda di diffamazione può giustificare la detenzione di un giornalista”.