E' morto in carcere il giornalista Bibi Ngota
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www.camer.be , 27 aprile 2010
Camerun: Incontro con la signora vedova Ngoulou nata Edima Georgette, madre di Bibi Ngota, “Mio filio è stato torturato e umiliato”
E’ una madre inconsolabile quella che abbiamo incontrato questo week-end nel quartiere Biyem-Assi di Yaoundé. La signora vedova Ngoulou nata Edima Georgette è tormentata. Partita due mesi fa dal suo villaggio per venire ad assistere suo figlio passato sotto il rullo compressore messo in moto da uomini del potere, si macera nel suo dolore. Lei stessa è molto sofferente. E’ una vecchia donna dignitosa e coraggiosa che ha accettato di parlare con noi, nonostante la sofferenza che la opprime. Con voce commossa ci ha confidato, con la semplicità propria delle donne “timorose di Dio”, delle semplici verità. Deplora il comportamento disumanano riservato a suo figlio dalle autorità giudiziarie e penitenziarie. Non capisce per esempio perché il direttore della prigione di Yaoundé non abbia accolto la richiesta del medico che sollecitava la scarcerazione del suo paziente. Tutto quello che al momento le interessa è di poter accompagnare degnamente suo figlio German Ngota Ngota, meglio conosciuto come Bibi Ngota, alla sua ultima dimora.
Mamma, come si è sentita durante il sequestro di suo figlio?
Figli miei, io soffro dal giorno in cui ho visitato Bibi nella cella della Polizia giudiziaria (PJ) di Yaoundé il 5 marzo. Ho pianto molto, perché il suo stato fisico era preoccupante. Allora mi hanno condotto al piano di sopra per incontrarmi col suo investigatore. Questi mi ha fatto capire che al suo livello non poteva fare niente, che avrei dovuto rivolgermi alla Procura, alla quale il dossier di mio figlio stava per essere trasferito. In Procura ho incontrato il Procuratore della Repubblica in persona e gli ho parlato con le lacrime agli occhi. Quando gli ho chiesto di mettere mio figlio in libertà provvisoria per consentirgli di sottoporsi a cure mediche, il magistrato ha giudicato al mia richiesta irricevibile, sostenendo che si trattava di una vicenda grave. Bibi e i suoi colleghi sono andati e venuti diverse volte per diversi giorni tra la Procura e la Polizia Giudiziaria. Alla fine sono stati finalmente trasferiti alla prigione di Kondegui. Che afflizione è stata per me, ipertesa come sono! Vi assicuro che ho ancora versato molte lacrime. Improvvisamente la mia malattia si è aggravata e poi la mia pressione è aumentata giorno dopo giorno e credo di non avere molto tempo ancora da vivere.
Figli miei, due giorni dopo il loro trasferimento, nonostante il mio stato di salute, sono andata a Kondegui, insieme alla sua sorella minore, la moglie di Bosco Tchoubet. Lì abbiamo potuto constatare che Bibi era ancor più indebolito dalla malattia. Mio figlio aveva già assunto da qualche tempo un aspetto grave ed era dimagrito. Mi ha detto: “Mamma, se resto qui, finirò col morire. Perché viviamo in condizioni disumane qui al Kossovo (uno dei reparti peggiori della prigione di Yaoundé). Soprattutto per il fatto che dormo per terra e mi camminano sopra, tanti siamo in una stanza stretta, e qualche volta mi piove anche addosso. Fate qualcosa perché possa essere sistemato in altro reparto.
Allora ha tentato di fare qualcosa per farlo cambiare di reparto?
Il giorno dopo la signora Tchoubet è tornata a Kondengui. Ha depositato una istanza ed ha sborsato la somma di 30.000 Fcfa (circa 45 euro) pretesi dall’intendente della prigione, un certo Meya, che ha dato assicurazione che Bibi sarebbe stato sistemato in un altro reparto. Ma curiosamente l’intendente non ha fatto niente e Bibi ha curiosamente continuato a soffrire al Kossovo. E in queste condizioni di promiscuità insopportabili, il suo stato di salute si è di nuovo deteriorato. Qualche giorno dopo abbiamo saputo che era crollato e che l’avevano finalmente trasportato all’infermeria della prigione, dove l’ho visto per l’ultima volta il 20 aprile. E due giorni dopo è morto.
Che cosa ha provocato la morte di suo figlio?
Veramente non so cosa dirvi. So solo che le condizioni di vita cui è stato sottoposto sia nelle camere di sicurezza della PJ che a Kondengui erano insopportabili. E in questi ambienti malsani ha contratto la scabbia e il suo stato di salute è peggiorato. Il medico della prigione gli ha prescritto medicinali del costo di 35.000 F cfa (circa 54 euro). Suo cognato Bosco Tchoubet ha subito comprato i prodotti e la scabbia si è un po’ arrestata. Bibi ha continuato ad essere sottoposto a flebo, ma col procedere dei giorni era sempre più spossato. Più tardi il dottore ci ha chiesto la somma di 150.000 Fcfa (circa 230 euro), per operarlo dell’ernia di cui soffriva.
Durante l’ultima visita del 20 aprile, abbiamo incontrato il medico della prigione. Egli ci ha indirizzato alla sua clinica parallela e noi gli abbiamo consegnato i 150.000 Fcfa che ci aveva chiesto prima. Mentre attendevamo che Bibi fosse operato, il dottore ci ha consegnato un’altra prescrizione di medicinali per circa 50.000 Fcfa (circa 76 euro), informandoci che bisognava differire l’operazione perché il malato presentava una pressione arteriosa anomala. La sorella minore è andata a comprare anche queste medicine e il dottore ha continuato prestargli piccole cure. Nel frattempo comunque la signora Tchoubet mi faceva notare che tra i prodotti prescritti e comprati, non c’era nessun tipo di medicine, come delle vitamine, capaci di tirare su Bibi, che continuava ad essere spossato.
Bibi vi ha detto di essere stato torturato dalla Polizia Giudiziaria?
Nella cella della Procura, dove potevo vederlo attraverso una piccola apertura, mi ha detto: “Mamma, è brutto, è brutto, vedo la morte avvicinarsi!” Alla DGRE (Direction de la recherche extérieure) e anche a Kondengui Bibi ha subito molte sevizie.
Ha cercato di ottenere il suo trasferimento per poter essere meglio curato?
Sì, la signora Tchoubet ha inviato una richiesta di trasferimento al medico della prigione. E quest’ultimo, avendo constatato la gravità del caso, ha espresso parere favorevole. Ma il direttore ha categoricamente respinto ogni ipotesi di trasferimento.
Che cosa ha detto Bibi dei reati che gli erano stati contestati?
Figli miei, io sono cristiana e sono timorosa di Dio. Alla PJ Bibi mi ha detto che non sapeva nulla di questa storia. E prima di Bibi, avevo incontrato Mintya (Robert Mintya, il direttore di Cameroun Express, ndt). Questi mi ha riferito che aveva inviato un protocollo di intervista al ministro Laurent Esso per una storia di falsi rivelata da un documento del quale era in possesso. Sulla provenienza del documento in questione, Mintya mi ha detto che era stato Bibi che l’aveva informato del fatto che Mko’o (l’altro giornalista implicato nel caso e sparito dopo essere stato liberato dalla DGRE) vendeva un documento che accusava Laurent Esso. E Mintya mi ha detto di avere acquistato il documento da Nko’o per 100.000 Fcfa (circa 150 euro). Quando gli ho chiesto perché Bibi, che ha un giornale suo, non aveva interesse a comprare lui il documento, Mintya mi ha risposto che era perché Bibi non aveva soldi.
Alla domanda sul perché Bibi era stato arrestato, Mintya mi ha risposto che Bibi era stato convocato in qualità di amico intimo di Nko’o. E siccome non sapeva dove Nko’o si trovava, egli era stato costretto a condurre la polizia da BIbi. Alla fine Mintya mi ha ribadito che Bibi non sapeva niente di questa vicenda. E mi ha anche assicurato che Bibi sarebbe stato liberato. Ma quel giorno io ho detto a Mintya che, se fosse capitato qualcosa di male a mio figlio, è a lui che per primo io ne avrei chiesto conto. Ora, quando si è trattato di deporre, Mintya ha, contro ogni aspettativa, mutato versione, non ha più parlato di Nko’o ma di Bibi.
Secondo lei di cosa è morto suo figlio?
Io ho attirato l’attenzione delle autorità giudiziarie sullo stato di salute di mio figlio, malauguratamente nessuno mi ha voluto dare ascolto. Inoltre la sua domanda di trasferimento è stata respinta dal direttore. Mio figlio non è morto per cause naturali. Ha subito troppe torture.
Mamma, ci dica in poche parole chi era Bibi
Bibi, secondo dei cinque figli che Dio mi ha donato, era rispettoso, di buoni principi e socievole. In famiglia non ha mai avuto battibecchi con nessuno. Io sono sicura che anche voi, suoi colleghi e amici, potete confermarlo.
Un messaggio
Mio figlio è morto in prigione. Io mi rimetto semplicemente a Dio eterno che, in realtà, è il solo vero giudice. Ora, dopo aver subito tante umiliazioni e torture, io desidero solo che Bibi sia sepolto dignitosamente. Infine, nonostante tutto, prego le autorità di liberare S. Mintya e H. Sabouang.
Come Bibi Ngotta e i suoi amici sono stati torturati
Il giornale Mutations, nella sua edizione del 28 aprile 2010, afferma che “Bibi Ngotta e i suoi compagni di sventura sono stati arrestati e torturati dai servizi di informazione” e descrive le condizioni disumane nelle quali sono stati tenuti.
“Prima del loro trasferimento nel carcere di custodia preventiva di Kondengui, Bibi Ngotta, Robert Harris Mintsa, Serge Sabouang, ma anche Simon Hervé Nko’o, oggi latitante, sono passati sotto le forche caudine della Direction Générale de la recherche exteriéure (DGRE). Prelevati da uomini in borghese all’inizio dello scorso febbraio, sarebbero stati tenuti in luoghi di detenzione segreti e in condizioni particolarmente difficili, secondo quanto essi stessi ha dichiarato”, così comincia l’articolo di Felix Ebolé Bola.
Che descrive poi le condizioni di detenzione nelle celle della DGRE:
celle senza aperture esterne, illuminate permanentemente da grosse sorgenti di luce per privare i suppliziati del sonno,
turbe del sonno provocate dal rumore costante dello scolo dell’acqua, dal movimento e dal soggiorno in celle particolarmente fredde mentre i detenuti sono completamente nudi,
divieto dell’uso di toilette per urinare, interruzione del sonno durante la notte per le sedute nella camera di tortura dove i detenuti vengono “trattati” fino all’alba…
Legati dome bestie da arrostire, si fa girare la sbarra di ferro mentre la schiena dei suppliziati viene colpita…
Supplizio della botte d’acque, dove si immerge la testa della vittima nell’acqua fino al limite dell’annegamento
Obbligo di bere delle urine macerate per delle settimane nei buglioli.
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