La "macchina per uccidere" non è fantascienza


di Alessandra Riccio


 

E' davvero un'esperienza strana starsene una domenica a leggere un "best sellers" degli Oscar Mondadori, comprato per caso in una stazioncina ferroviaria e poi, sempre per caso e tanto per obbedire a un rituale che ormai fa parte della vita quotidiana -come lavarsi i denti o prendere un caffè-, aprire la posta elettronica e trovarci una "Riflessione" dell'ostinato e lucido Fidel Castro, a proposito dei documenti della Cia appena desecretati. E scoprire lì gli stessi intrighi, gli stessi nomi, gli stessi luoghi che il  fantasioso Reynaldo Lugo, autore di Palmeras de sangre (Oscar Mondadori, trad. Paola Del Vecchio, 2002, pp. 354, € 7,80) ha raccontato nel suo appassionante "romanzo poliziesco".
Ancora una volta ha ragione Fidel: la realtà è più incredibile di un romanzo; e tutto l'intrigo raccontato da Lugo trova l'esatto riscontro nei documenti resi pubblici (ma, fa notare Fidel, centinaia di pagine sono ancora in bianco). Roselli, il re del ghiaccio a Las Vegas, Salvatore Giancana, Santos Trafficante sono esseri in carne ed ossa, dediti ad attività criminose, protetti, complici e soci in affari di vari (forse tutti?) governi degli Stati Uniti d'America. Ce lo avevano raccontato tanti films, tanti gialli, ma anche la nostra stessa storia -basti ricordare la complicità della mafia, tramite Luky Luciano, per preparare lo sbarco in Sicilia durante la Seconda Guerra Mondiale- ma non ci abbiamo voluto e ancora non ci vogliamo credere.
"Bush ha creato potenti e costose super-strutture di spionaggio e sicurezza ed ha trasformato tutte le forze aeree, navali e di terra in strumenti di potere mondiale, che portano la  guerra, l’ingiustizia, la fame e la morte in qualsiasi parte del pianeta, per educare i suoi abitanti all’esercizio della democrazia e della libertà". Parola di Fidel Castro nella sua ultima "Riflessione", e vorrei trovare qualcuno che abbia il coraggio di smentirle.
Non io che - secondo la rivista "Limes"- appartengo alla schiera dei "filocastristi". Come se fossimo ancora ai tempi del Liceo, quando ci dividevano il mondo in bianchi e neri, guelfi e ghibellini o, peggio, come se si trattasse di una tifoseria, romanisti o laziali, Inter o Milan.
E non, invece, di una lunga e attenta osservazione del caso, davvero sorprendente, di una piccola isola del Mar Caribe che riesce a sopravvivere da cinquanta anni alle più avverse e sconvolgenti vicende.
Neanche le pillole avvelenate fornite al "bieco" Orta, aiutante di Fidel in questioni di agricoltura, sono andate a destinazione. Perfino al traditore è mancato il cuore. Per questo, né Salvatore Giancana, né Santos Trafficante, né Meyer Lanskj, né Luky Luciano sono potuti tornare all'Avana, ai loro ippodromi, ai loro casinò, alle loro slot-machine. E per questo dieci amministrazioni degli Stati Uniti si sono rose, inutilmente, il fegato.





LE RIFLESSIONI DI FIDEL

 

La macchina per uccidere

 

La domenica è un buon giorno per leggere quella che sembra fantascienza.
Era stato annunciato che la CIA avrebbe declassificato centinaia di pagine su azioni illegali comprendenti piani per assassinare leaders di governi stranieri. Improvvisamente la pubblicazione è stata interrotta e ritardata di un giorno. Non è stata data una spiegazione coerente. Forse qualcuno della Casa Bianca ha riesaminato il materiale.
Il primo pacchetto di documenti è noto come "I Gioielli della Famiglia"; consta di 702 pagine su azioni illegali della CIA tra il 1959 e il 1973. A questa parte sono state soppresse circa 100 pagine. Si tratta di azioni non autorizzate da nessuna legge, di complotti aventi lo scopo di assassinare altri dirigenti; esperimenti con droghe su esseri umani per il controllo delle loro menti; spionaggio nei confronti di combattenti per i diritti civili e giornalisti, tra le altre attività del genere espressamente proibite.
La compilazione dei detti documenti cominciò 14 anni dopo i primi fatti, quando l’allora direttore della CIA, James Schlessinger, si allarmò per quello che la stampa scriveva e soprattutto per gli articoli di Robert Woodward e Carl Bernstein pubblicati dal Washington Post, già menzionati nel "Manifesto al Popolo di Cuba". L’Agenzia veniva accusata di essere la promotrice dello spionaggio nell’Hotel Watergate, con la partecipazione dei suoi ex agenti Howard Hunt e James McCord.
Il Direttore della CIA pretese nel maggio 1973 che "tutti i principali agenti operativi dell’agenzia devono informarmi immediatamente su qualsiasi attività in corso o del passato che potrebbe essere al di fuori della carta costitutiva di quest’Agenzia". Schlessinger, designato poi Capo del Pentagono, venne sostituito da William Colby. Questi si riferiva ai documenti chiamandoli "scheletri nascosti in un armadio". Le nuove rivelazioni della stampa costrinsero Colby ad ammettere i rapporti al presidente ad interim Gerald Ford, nel 1975. The New York Times denunciò l’infiltrazione dell’Agenzia nei gruppi contrari alla guerra. La legge costitutiva della CIA le proibisce di spiare all’interno del paese.
Questa fu solo "la punta dell’iceberg", esclamò l’allora Segretario di Stato, Henry Kissinger.
Lo stesso Kissinger avvertì che sarebbe stato "versato sangue" se fossero state divulgate altre azioni, aggiungendo immediatamente: "Per esempio che Robert Kennedy controllò personalmente l’operazione volta all’assassinio di Fidel Castro". Il fratello del Presidente era allora Procuratore Generale degli Stati Uniti. Morì poi, assassinato, quando aspirava alla Presidenza nelle elezioni del 1968 nelle quali, in mancanza di un così forte candidato, l’elezione di Nixon trovò la strada libera da ostacoli.
L’aspetto più drammatico del caso è che sembra fosse arrivato a convincersi che John Kennedy fu vittima di una cospirazione. Pignoli investigatori, dopo aver analizzato i fori, i calibri degli spari e le altre circostanze che causarono la morte del Presidente, arrivarono alla conclusione che a sparare furono almeno tre persone. Il solitario Oswald, usato come strumento, non può essere stato l’unico tiratore. Questo richiamò molto l’attenzione di chi scrive. Scusatemi se vi racconto che il caso fece di me l’istruttore di tiro con mirino telescopico di tutti gli spedizionieri del Granma. Passai mesi praticando e insegnando tutti i giorni; l’obiettivo si perde con ogni sparo, anche se rimane statico e va cercato di nuovo in frazioni di secondo.
Oswald volle passare da Cuba mentre stava viaggiando verso l’URSS. Era già stato là. Qualcuno lo mandò a chiedere il visto nell’ambasciata del nostro paese in Messico. Nessuno lo conosceva nè venne autorizzato. Volevano implicarci nella cospirazione. Poi Jack Ruby, dal grossolano curriculum mafioso, lo assassinò nientemeno che in una stazione piena di poliziotti non potendo sopportare, dichiarò, tanto dolore e tristezza.
In seguito, in iniziative internazionali o in visite a Cuba, mi sono incontrato più di una volta con gli addolorati familiari di Kennedy, che mi hanno salutato con rispetto. Un figlio dell’ex presidente, che quando assassinarono suo padre era un bambino molto piccolo, visitò Cuba 34 anni dopo, si riunì con me e lo invitai a cena.
Il giovane, nel pieno della sua vita e ben educato, morì tragicamente in un incidente aereo mentre stava volando con sua moglie in una notte tempestosa verso l’isola di Martha’s Vineyard. Non ho mai affrontato con nessuno dei familiari quello spinoso tema. Ho segnalato però che, se il Presidente eletto degli Stati Uniti fosse stato Nixon e non Kennedy, dopo la loro sconfitta a Girón saremmo stati attaccati dalle forze aeronavali che scortavano la spedizione mercenaria, con un ulteriore enorme costo di vite per entrambi i popoli. Nixon non si sarebbe limitato a dire che la vittoria aveva molti padri e che la sconfitta era orfana.
Risulta che Kennedy non si entusiasmò mai per l’avventura di Girón, dove venne condotto dalla fama militare di Eisenhower e dall’irresponsabilità del suo ambizioso vicepresidente.
Ricordo che, esattamente nel giorno e nel minuto in cui lo assassinarono, io stavo conversando in un tranquillo luogo fuori dalla capitale con il giornalista francese Jean Daniel.
Questi mi annunciò che portava un messaggio del Presidente Kennedy. Mi raccontò che gli aveva detto essenzialmente: "Vai a trovare Castro. Vorrei sapere cosa pensa del terribile pericolo che stiamo correndo, di vederci coinvolti in una guerra termonucleare. Voglio vederti di nuovo appena torni". "Kennedy era molto attivo, pareva una macchina per fare politica", aggiunse Daniel e non potemmo continuare a parlare, perchè qualcuno arrivò rapidamente portandoci la notizia dell’avvenuto. Ci mettemmo ad ascoltare la radio. Quel che pensava Kennedy era già inutile.
È chiaro che io vissi questo pericolo. Cuba era la parte più debole ed anche quella che avrebbe ricevuto i primi colpi, ma non eravamo d’accordo con le concessioni che vennero fatte agli Stati Uniti. Ho già parlato di questo in un altro momento. Kennedy era uscito dalla crisi con più autorità. Arrivò a riconoscere gli enormi sacrifici in vite umane e ricchezze materiali del popolo sovietico nella lotta contro il fascismo. Il momento peggiore delle relazioni tra Cuba e Stati Uniti non era ancora arrivato nell’aprile 1961. Gli USA non si rassegnarono alla sconfitta di Girón e venne la crisi di ottobre. Il blocco, il soffocamento economico, gli attacchi pirata e gli attentati si moltiplicarono. Ma i piani d’assassinio ed altri fatti di sangue iniziarono con l’amministrazione Eisenhower-Nixon.
Non ci saremmo rifiutati dopo la Crisi d’Ottobre di conversare con Kennedy, nè avremmo cessato di essere rivoluzionari e radicali nella nostra lotta per il socialismo. Cuba non avrebbe mai rotto le sue relazioni con l’URSS, come si esigeva da noi. Forse una vera presa di coscienza dei governanti nordamericani su quel che significa un conflitto bellico con armi di sterminio di massa avrebbe messo fine prima ed in un altro modo alla guerra fredda. Almeno così potevamo pensare allora, quando non si parlava di riscaldamento del pianeta, degli squilibri, del colossale costo degli idrocarburi e delle sofisticate armi che la tecnologia ha creato, come già dissi ai giovani cubani. Avremmo avuto a disposizione molto più tempo per ottenere, attraverso la scienza e la coscienza, quel che oggi siamo costretti a realizzare in tutta fretta.
Ford decise di nominare una Commissione per indagare sull’Agenzia Centrale d’Intelligenza (CIA). "Non vogliamo distruggere la CIA ma preservarla", disse.
Il presidente Ford, come conseguenza delle investigazioni della Commissione diretta dal senatore Frank Church, approvò l’ordine esecutivo che proibisce espressamente la partecipazione di funzionari nordamericani all’assassinio di leaders stranieri.
I documenti pubblicati adesso raccolgono elementi sul rapporto CIA-mafia per assassinarmi. Vengono anche rivelati dettagli sull’Operazione Caos, sviluppata dal 1969 per almeno sette anni, per la quale la CIA creò uno squadrone speciale con la missione di infiltrarsi in gruppi pacifisti e indagare sulle "attività internazionali di radicali e militanti neri". L’Agenzia compilò più di 300.000 nomi di cittadini e organizzazioni nordamericane ed estesi archivi di 7.200 persone.
Il presidente Johnson, secondo The New York Times, era convinto che il movimento nordamericano contro la guerra fosse finanziato e controllato da governi comunisti e ordinò alla CIA di produrre le prove.
I documenti riconoscono inoltre che la CIA spiò vari giornalisti come Jack Anderson, artisti come Jane Fonda e John Lennon ed i movimenti studenteschi dell’Università di Columbia. Vennero anche perquisite abitazioni ed effettuati esperimenti su cittadini statunitensi per provare la reazione dell’essere umano a determinate droghe.
Walter Elder, che era stato assistente esecutivo di John McCone (il direttore della CIA all’inizio degli anni ’60), informò in un memorandum diretto a Colby nel 1973 su discussioni negli uffici del capo della CIA che vennero registrate e trascritte: "So che chiunque abbia lavorato negli uffici del direttore era preoccupato per il fatto che queste conversazioni negli uffici e per telefono venissero trascritte. Negli anni di McCone c’erano microfoni nei suoi uffici regolari, in quello interno, nella mensa, nell’ufficio dell’edificio dell’est e nello studio della sua casa, nella via White Haven. Non so se qualcuno sarebbe disposto a parlare di questo, ma l’informazione tende ad infiltrarsi e l’Agenzia di sicuro è vulnerabile in questo caso".
Le trascrizioni segrete dei direttori della CIA potrebbero contenere una gran quantità di "gioielli". Gli Archivi di Sicurezza Nazionale stanno già richiedendo le dette trascrizioni.
Un memorandum chiarisce che la CIA aveva un progetto denominato OFTEN per raccogliere "informazioni su droghe pericolose di ditte nordamericane", fino a quando il programma venne chiuso nell’autunno del 1972. In un altro memorandum ci sono informazioni in base alle quali i produttori di droghe commerciali "avevano passato" alla CIA droghe "rifiutate a causa dei loro cattivi effetti secondari".
La CIA, come parte del programma MKULTRA, somministrò LSD ed altre droghe psico-attive a persone, senza che queste lo sapessero.
Sidney Gottlieb, psichiatra e chimico capo del Programma di Controllo del Cervello dell’Agenzia, secondo un documento d’archivio, è il presunto responsabile di aver fornito il veleno da utilizzare in un tentativo d’assassinio di Patrice Lumumba.
Agenti della CIA assegnati a MHCHAOS – l’operazione che servì per vigilare gli oppositori nordamericani alla Guerra del Vietnam ed altri dissidenti politici – espressero un "alto grado di risentimento" per aver ricevuto l’incarico di portare a termine tali missioni.
Nonostante ciò questi documenti rivelano una serie di questioni interessanti, come l’alto livello al quale venivano prese le decisioni delle azioni contro il nostro paese.
La tecnica utilizzata adesso dalla CIA per non offrire dettagli non sono le sgradevoli cancellature ma gli spazi bianchi, ottenuti con l’uso della computazione.
Le lunghe sezioni censurate, secondo The New York Times, dimostrano che la CIA non può ancora esporre tutti gli scheletri dei suoi armadi e molte attività sviluppate in operazioni all’estero, rivedute anni fa da giornalisti, investigatori del Congresso e da una commissione presidenziale, non sono citate dettagliatamente nei documenti.
Howard Osborn, allora Direttore di Sicurezza della CIA, fa un riassunto dei "gioielli" compilati dal suo ufficio. Enumera otto casi – compreso il reclutamento del gangster Johnny Roselli per il colpo contro Fidel Castro –, ma è stato cancellato il documento n.1 della lista iniziale di Osborn: due pagine e mezzo.
"Il gioiello numero 1 degli Uffici di Sicurezza della CIA dev’essere molto buono, visto che il numero 2 è la lista del programma di assassinio di Castro da parte di Roselli", ha detto il direttore degli Archivi di Sicurezza Nazionale Thomas Blanton, che chiese la declassificazione dei "Gioielli di Famiglia" 15 anni fa in base all’Atto sulla Libertà d’Informazione.
È degno di nota che l’amministrazione che ha declassificato meno informazioni nella storia degli Stati Uniti e che ha perfino iniziato un processo di riclassificazione d’informazioni precedentemente declassificate, decida adesso di fare queste rivelazioni.
Considero che una tale azione possa significare il tentativo di dare un’immagine di trasparenza nel momento in cui il governo ha l’indice di gradimento e popolarità più basso e nello stesso tempo di dare ad intendere che questi metodi appartengono ad un’altra epoca ed oggi non si usano più. Il generale Hayden, attuale direttore della CIA, ha dichiarato annunciando la decisione: "I documenti permettono di dare un’occhiata a tempi molto diversi e ad un’agenzia molto diversa".
È superfluo aggiungere che tutto quanto qui si descrive si continua a fare, ma in modo più brutale e in tutto il mondo, compreso il numero crescente d’azioni illegali compiute nello stesso territorio statunitense.
The New York Times sostiene che esperti d’Intelligence consultati hanno espresso che la rivelazione dei documenti è un tentativo di distrarre l’attenzione dalle recenti controversie e scandali che girano attorno alla CIA e ad un’amministrazione che sta vivendo il suo peggior momento in termini d’impopolarità.
La declassificazione può anche puntare a mostrare, nella fase iniziale del processo elettorale, che le amministrazioni democratiche sono state uguali o peggiori di quella di Bush.
Nelle pagine che vanno dalla 11 alla 15 del Memorandum per il direttore dell’Agenzia Centrale d’Intelligenza si legge:
Il Sig. Richard M. Bissel si avvicinò al colonnello Sheffield Edwards nell’agosto 1960, con l’obiettivo di determinare se l’Ufficio di Sicurezza disponeva di agenti in grado di aiutare in una missione confidenziale richiedente un’azione di tipo gangsteristico. L’obiettivo della missione era Fidel Castro.
"Considerata l’estrema riservatezza della missione, venne messo al corrente del progetto solo un piccolo gruppo di persone. Venne informato del progetto il direttore della CIA, che dette la sua approvazione. Anche il colonnello J.C. King, capo della Divisione dell’Emisfero Occidentale fu informato, ma vennero deliberatamente nascosti tutti i dettagli a tutti gli ufficiali dell’operazione JMWAVE. Gli ufficiali delle Comunicazioni (Commo) e della Divisione dei Servizi Tecnici (TSD) che parteciparono alle fasi iniziali della pianificazione, non sapevano qual’era l’obiettivo della missione.
"Robert A. Maheu venne contattato, informato in termini generali rispetto al progetto e gli venne chiesta la sua valutazione sulla possibilità di accesso agli elementi gangsteristici come primo passo per raggiungere la meta desiderata.
"Il signor Maheu informò di essersi incontrato in diverse occasioni con un tal Johnny Roselli mentre era in visita a Las Vegas. Lo conosceva informalmente tramite clienti, ma gli avevano dato ad intendere che era un membro dell’alta gerarchia del ‘sindacato’ e che controllava tutte le macchine che producevano ghiaccio a La Franja. Secondo Maheu, se Roselli era effettivamente un membro del clan, aveva indubbiamente connessioni che lo legavano all’affare dei giochi a Cuba.
"Venne chiesto a Maheu di avvicinarsi a Roselli, il quale sapeva che Maheu era un dirigente di relazioni personali che si occupava dei conti nazionali e stranieri e di dirgli che lo aveva recentemente contrattato un cliente che rappresentava diverse ditte commerciali internazionali che stavano soffrendo enormi perdite finanziarie a Cuba come risultato dell’azione di Castro.
Erano convinti che l’eliminazione di Castro rappresentasse la soluzione al loro problema ed erano disposti a pagare 150.000 dollari in caso di riuscita dell’operazione. Doveva essere messo in chiaro a Roselli che il governo nordamericano non era al corrente, nè doveva esserlo, di questa operazione.
"Ciò venne fatto presente a Roselli il 14 settembre 1960 nell’Hilton Plaza Hotel di New York. La sua reazione iniziale fu il tentativo d’evitare di vedersi coinvolto ma, grazie all’opera di persuasione di Maheu, accettò di presentargli un amico, Sam Gold, che conosceva la ‘gente cubana’. Roselli mise in chiaro che non avrebbe accettato alcuna somma per la sua parte in questo e credeva che Sam avrebbe fatto lo stesso. Nessuna di queste persone venne mai pagata con fondi dell’Agenzia.
"Maheu, durante la settimana del 25 settembre, venne presentato a Sam, che era alloggiato nel Fontainebleau Hotel di Miami Beach. Vide fotografie di queste due persone nel supplemento domenicale di Parade soltanto diverse settimane dopo il suo incontro con Sam e Joe, che gli venne presentato come corriere. Venivano identificati rispettivamente come Momo Salvatore Giancana e Santos Trafficante. Ambedue figuravano nella lista del Procuratore Generale dei dieci uomini più ricercati. Il primo veniva descritto come il cacicco di Cosa Nostra a Chicago e successore di Al Capone, mentre l’altro come il capo delle operazioni cubane di Cosa Nostra. Maheu chiamò immediatamente questo ufficio dopo essere venuto a conoscenza dell’informazione.
"Sam, analizzando i possibili modi per compiere la missione, suggerì che non ricorressero ad armi da fuoco ma che, se fosse stato possibile, fornissero a lui un qualche tipo di pillola potente, da mettere nei cibi o nelle bevande di Castro, operazione molto più efficace. Sam indicò di avere un possibile candidato nella persona di Juan Orta, funzionario cubano che aveva ricevuto pagamenti a titolo di corruzione per gli affari del gioco, che aveva ancora accesso a Castro e che si trovava in una situazione di difficoltà finanziaria.
"Alla TSD (Divisione dei Servizi Tecnici), venne richiesta la produzione di 6 pillole ad alto contenuto letale.
"Joe consegnò le pillole ad Orta. Dopo diverse settimane di tentativi, sembra che Orta si sia scoraggiato e che per questo abbia chiesto di essere esonerato dalla missione. Suggerì un altro candidato che realizzò diversi tentativi senza esito".
Tutto quanto detto nei numerosi paragrafi precedenti è virgolettato. I lettori osservino bene quali metodi stavano già utilizzando gli Stati Uniti per governare il mondo.
Ricordo che nei primi anni della Rivoluzione, lavorava con me negli uffici dell’Istituto Nazionale della Riforma Agraria un uomo che di cognome si chiamava Orta, proveniente dalle forze politiche antibatistiane. Appariva rispettoso e serio. Non può essere nessun altro. Sono passati i decenni e vedo di nuovo questo cognome nei rapporti della CIA. Non posseggo elementi di giudizio per provare immediatamente che fu lui. Chiedo scusa se offendo involontariamente qualche familiare o discendente, sia o no colpevole la persona menzionata.
L’impero ha creato una vera e propria macchina per uccidere costituita non solo dalla CIA e dai suoi metodi. Bush ha allestito poderose e costose super strutture d’intelligenza e sicurezza. Ha inoltre trasformato tutte le forze aeree, marittime e terrestri in strumenti del potere mondiale che portano la guerra, l’ingiustizia, la fame e la morte in qualsiasi parte del mondo, per educare i suoi abitanti all’esercizio della democrazia e della libertà. Il popolo nordamericano sta prendendo sempre più coscienza di questa realtà.
"Non è possibile ingannare il popolo per tutto il tempo", disse Lincoln.


Fidel Castro Ruz
30 giugno 2007
Ore 18.45
(Traduzione Granma Int.)

 

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