Lo Stato Islamico, il “Progetto Califfato” e la “Guerra Mondiale contro il terrorismo”
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Mondialisation.ca, 5 luglio 2014
Lo Stato Islamico, il “Progetto Califfato” e la “guerra Mondiale contro il
terrorismo”
Michel Chossudovsky
La leggenda di Al Qaeda e la minaccia di un “Nemico Esterno” viene alimentata da molti media e dalla propaganda governativa
Nell’era post-11 settembre 2001, la minaccia terrorista di Al Qaeda costituisce la pietra angolare della dottrina militare USA/NATO. Essa giustifica – sotto copertura di azioni umanitarie – le “operazioni antiterroriste” in tutto il mondo.
Conosciute e documentate, talune entità affiliate a Al Qaeda sono state strumentalizzate da USA/NATO in molti conflitti quali “elementi attivi della intelligence”, fin dagli epici momenti del conflitto tra l’Afghanistan e l’Unione Sovietica. In Siria i ribelli di al Nusra e di ISIS sono le truppe dell’alleanza militare occidentale, che a sua volta supervisiona e controlla il reclutamento e l’addestramento di forze paramilitari.
Mentre il Dipartimento di Stato USA accusa diversi paesi di ospitare i terroristi, gli Stati Uniti sono, al livello mondiale, lo “Stato Sponsor del terrorismo” numero 1: Lo Stato Islamico dell’Iraq e del Levante (ISIS, Islamic State of Iraq and al-Sham) – che imperversa sia in Iraq che in Siria – viene segretamente sostenuto e finanziato dagli USA e dai loro alleati, tra cui la Turchia, l’Arabia saudita e il Qatar. Inoltre il progetto di califfato sunnita dello Stato islamico dell’Iraq e del Levante coincide con un vecchio progetto USA diretto a spezzettare l’Iraq e la Siria in territori distinti: un califfato islamico Sunnita, una Repubblica Araba Sciita, una Repubblica del Kurdistan, tra gli altri.
La Guerra Mondiale contro il terrorismo guidata dagli USA costituisce la pietra angolare della dottrina militare statunitense. “Dare la caccia ai terroristi” è un elemento centrale della guerra non convenzionale. L’obiettivo sottostante è quello di giustificare operazioni antiterroriste in tutto il mondo, che consentano agli USA e si loro alleati di ingerirsi negli affari interni delle nazioni sovrane.
Molti autori progressisti e i media alternativi, tutti attenti a seguire gli sviluppi recenti in Iraq, non ne comprendono la logica tutta interna alla “Guerra Mondiale contro il terrorismo”. L’ISIS viene spesso considerato come una “entità indipendente” piuttosto che uno strumento dell’alleanza militare occidentale. Peraltro molti attivisti pacifisti impegnati – che si oppongono all’agenda militare della NATO – approvano però il programma antiterrorista di Washington contro Al Qaeda. La minaccia terrorista mondiale viene considerata come “reale”. “Noi siamo contro la guerra, ma appoggiamo la Guerra Mondiale contro il terrorismo”.
Il progetto Califfato e il Rapporto del Consiglio Nazionale di Informazione USA
Un nuovo flusso di propaganda è stato messo in movimento. Il capo dell’ormai defunto Stato Islamico dell’Iraq e del Levante (ISIS), Abu Bakr al-Baghdadi, ha annunciato il 29 giugno 2014 la creazione di uno Stato islamico.
I combattenti fedeli al “Califfo Ibrahim ibn Awwad”, ovvero Abu Bakr al Baghdadi come era conosciuto fino all’annuncio di domenica 1 luglio, si ispirano al Califfato Rachidun (Il Califfato “ben guidato” retto dai primi quattro successori di Maometto, ndt), succeduto al Profeta Maometto nel 7° secolo, e viene venerato dalla maggior parte dei Mussulmani (Daily Telegraph, 30 giugno 2014)
E’ di una ironia crudele il fatto che il progetto di Califfato, come strumento di propaganda, giaccia nei cassetti dei Servizi USA da più di dieci anni. Nel dicembre 2004, ancora sotto l’amministrazione Bush, il Consiglio Nazionale di Informazione (NIC, National Intelligence Council) aveva previsto che, entro l’anno 2020, si sarebbe costituito un nuovo Califfato, tra il Mediterraneo Occidentale e l’Asia Centrale e l’Asia del Sud-Est, minacciando la democrazia e i valori occidentali.
Le “scoperte” del NIC sono state pubblicate in un rapporto di 123 pagine accessibile al pubblico, intitolato “Tracciare il futuro mondiale” (“Mapping the Global Future”).
“Un Nuovo Califfato ci dà un esempio di come un movimento mondiale alimentato da politici radicali di identità religiosa potrebbe rappresentare una sfida alle norme e ai valori occidentali, quali fondamento di un sistema mondiale”.
Il rapporto del NIC del 2004 rasenta il ridicolo, del tutto privo come è di elementi di informazione e di analisi storica e geopolitica. La sua narrazione inventata sul Califfato, però, rassomiglia in modo impressionante all’annuncio, rilanciato in tutto il net, della creazione del Califfato da parte del capo dell’ISIS, Abu Bakr al-Baghdadi.
Il rapporto del NIC presenta un sedicente “scenario fantastico scritto da un immaginario nipote di Ben Laden a un membro della famiglia nel 2020”. E’ su questa base che si avventura in previsioni per l’anno 2020. Basandosi sulla lettera di un nipote inventato di Ben Laden, piuttosto che su elementi informativi ed una analisi empirica, la comunità USA di intelligence ne ricava che il Califfato rappresenta un pericolo reale per il mondo e la civiltà occidentale.
Da un punto di vista propagandistico, l’obiettivo perseguito dal “progetto Califfato” – così come descritto dal NIC – è di demonizzare i Mussulmani in vista di giustificare una crociata militare:
“Lo scenario immaginario descritto costituisce un esempio di come un movimento mondiale alimentato da un comunitarismo religioso radicale potrebbe emergere.
Secondo questo scenario, viene proclamato un nuovo Califfato e contribuisce a fare avanzare una potente contro-ideologia che si combina con estesi interessi.
Viene messo in scena nella forma di una ipotetica lettera di un nipote imaginario di Ben Laden a un membro della famiglia nel 2020.
Racconta le lotte del Califfo per tentare di strappare l’egemonia ai regimi tradizionali, nonché i conflitti e la confusione che si creano conseguentemente nel mondo mussulmano e all’esterno, tra i Mussulmani e gli Stati Uniti, l’Europa, la Russia e la Cina. Mentre la capacità del Califfo di mobilitare sostegni varia, alcune zone lontane dal centro mussulmano del Medio Oriente – in Africa e in Asia – entrano in convulsione a causa dei suoi appelli.
Lo scenario termina prima che il Califfo riesca a consolidare sia l’autorità spirituale che quella temporale sul suo territorio – come è stato storicamente per i Califfati precedenti. Alla fine, si traggono alcune lezioni”. (Mapping the Global Future, p.83)
La pagina 90 del rapporto
Questo rapporto “imposto” del NIC, “Mapping the Global Future” non è stato solo presentato alla Casa Bianca, al Congresso e al Pentagono, è stato anche trasmesso agli alleati degli USA. La “minaccia proveniente dal mondo mussulmano”, cui fa riferimento il rapporto del NIC (compresa la sezione sul progetto di Califfato) dimora fermamente nella dottrina militare di USA/NATO.
L’intenzione era che il documento del NIC fosse letto da dirigenti di alto livello. Insomma faceva parte della campagna di propaganda “TOPOFF” (“Top Official”, responsabili di alto rango) che ha per destinatari gli alti funzionari che assumono le decisioni di politica estera e militare, senza dimenticare gli intellettuali, i ricercatori e gli attivisti di ONG. L’obiettivo è di fare in modo che i “responsabili di alto rango” continuino a credere che i terroristi islamisti minacciano la sicurezza del mondo occidentale.
Il fondamento teorico dello scenario del Califfato è lo “scontro di civiltà”, che giustifica, agli occhi dell’opinione pubblica, gli interventi degli USA nel mondo nel quadro di un’agenda mondiale anti terrorista.
Da un punto di vista geopolitico e geografico, il Califfato si estende su una vasta regione sulla quale gli Stati Uniti tentano di accrescere la loro influenza economica e strategica. Come ha detto Dick Cheney, a proposito del rapporto del NIC del 2004:
“Dicono di volere ricostruire qualcosa che potreste chiamare il Califfato del 7° secolo. E’ il mondo come era organizzato 1200 o 1300 anni fa, quando l’Islam o genti mussulmane controllavano tutto, dal Portogallo e la Spagna a Ovest, attraverso il Mediterraneo verso l’Africa del Nord, tutta l’Africa del Nord, il Medio oriente, risalendo nei Balcani, le Repubbliche dell’Asia Centrale, l’estremo sud della Russia, buona parte dell’India, fino a quella che oggi è l’Indonesia. In una parola, da Bali e Giacarta da un lato, fino a Madrid dall’altro” (Dick Cheney).
Quello che Cheney descrive nel contesto di oggi è una vasta regione che si estende dal Mediterraneo all’Asia Centrale e all’Asia del Sud-Est, nella quel gli USA e i loro alleati sono direttamente impegnati in diverse operazioni militari e di spionaggio.
L’obiettivo confessato del rapporto del NIC era di “preparare la successiva amministrazione Bush alle sfide che l’attendevano, facendo delle proiezioni a partire dalle tendenze del momento, che potessero costituire una minaccia per gli interessi USA”.
Il documento del NIC partiva, non dimentichiamolo, dalla “ipotetica lettera di un immaginario nipote di Ben Laden ad una membro (immaginario) della famiglia nel 2020”. “Le lezioni da trarre”, cosi come vengono abbozzate nel documento “imposto” del NIC sono le seguenti:
- Il progetto di califfato “costituisce una seria sfida all’ordine internazionale”
- “La rivoluzione delle tecnologie dell’informazione riuscirà probabilmente ad ampliare lo scontro tra il mondo occidentale e il mondo mussulmano…”.
Il documento fa riferimento all’appello ai Mussulmani lanciato dal Califfo e conclude che:
“La proclamazione del califfato non ridurrà i rischi di terrorismo e l’instaurarsi di nuovi conflitti”.
“Lezioni da trarre”
L’analisi del NIC suggerisce che la proclamazione di un califfato provocherà una nuova ondata di terrorismo di matrice mussulmana, giustificando in tal modo una nuova escalation nella Guerra Mondiale contro il Terrorismo da parte degli USA:
“La proclamazione del Califfato… potrà generare una nuova generazione di terroristi risoluti ad attaccare quelli che si oppongono al Califfato, che siano interni o esterni al mondo mussulmano”
Quello che il rapporto omette di menzionare è che l’intelligence USA, in cooperazione con il MI-6 inglese e il Mossad israeliano, è segretamente impegnata nel sostegno sia ai terroristi che al progetto di califfato.
A loro volta, i media si sono impegnati in una nuova ondata di menzogne e di invenzioni, focalizzandosi su una nuova “minaccia terrorista” proveniente non solo dal mondo mussulmano, ma dai “terroristi islamisti domestici” in Europa e in America del Nord.