Pensavo che l'espressione "giudeo-nazisti" fosse eccessiva. Ho cambiato idea
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Mondoweiss, 8 dicembre 2023 (trad.ossin)
Pensavo che l'espressione "giudeo-nazisti" fosse eccessiva. Ho cambiato idea
Jonathan Ofir
Il defunto professor Yeshayahu Leibowitz coniò l’espressione “giudeo-nazisti”, alla fine degli anni ’80, con riferimento all’ex giudice della Corte Suprema Meir Landau, che di fatto aveva legalizzato la tortura. Leibowitz usò nell’occasione espressioni forti: “Lo Stato di Israele rappresenta l’oscurità di un corpo statale, dove una creatura di forma umana che riveste la carica di presidente della Corte Suprema decide che l’uso della tortura è consentito nell’interesse dello Stato”.
La considerai una manifestazione di esasperazione morale. Certo, era orrendo: i Palestinesi venivano torturati sistematicamente. Ma, in qualche modo, continuavo a pensare che non fossimo genocidi come i nazisti.
Ma oggi la penso diversamente. Ieri il vicesindaco di Gerusalemme Arieh King ha twittato una foto di oltre un centinaio di Palestinesi nudi rapiti dall'esercito israeliano a Gaza, ammanettati e seduti sulla sabbia, sorvegliati da soldati israeliani. King ha scritto che “L’IDF sta sterminando i musulmani nazisti a Gaza” e che “dobbiamo accelerare il ritmo”. “Se dipendesse da me”, ha aggiunto, “porterei 4 D9 [bulldozer], li metterei dietro le colline sabbiose e darei l'ordine di seppellire vive tutte quelle centinaia di nazisti. Non sono esseri umani e nemmeno animali umani, sono subumani ed è così che dovrebbero essere trattati”, ha detto King. Ha concluso ripetendo il riferimento biblico al genocidio degli Amalek di Netanyahu: “Sradicare la memoria degli Amalek, non dimenticheremo”.
Sebbene Israele lo abbia definito un “rastrellamento di militanti di Hamas”, gli uomini e i bambini in quelle foto, di appena 13 anni, erano in realtà medici, giornalisti, negozianti e altri civili che avevano cercato rifugio nelle scuole dell’UNRWA a Beit Lahia. Sono stati rapiti arbitrariamente e separati dalle loro famiglie.
Il tweet di King è stato ripubblicato da Middle East Monitor e pare sia stato considerato esagerato da X, perché risulterebbe essere stato rimosso dalla piattaforma. Ma non preoccupatevi: questa mattina King ha twittato di nuovo con la stessa foto e altre (di ragazzi e uomini palestinesi nudi sui camion), questa volta aprendo il suo post con una citazione biblica riferita ad Amalek, forse per confondere gli algoritmi. Ha citato Deuteronomio 25, 19:
«Quando il Signore tuo Dio ti avrà dato pace da tutti i nemici che ti circondano nel paese che sta per assegnarti in eredità, cancellerai il nome di Amalek sotto il cielo. Non dimenticare!"
Tuttavia, King ha ritenuto necessario sottolineare la rilevanza attuale della citazione, per evitare che fosse troppo vaga:
“Centinaia di figli di Amalek, musulmani-nazisti, quale pensate che dovrebbe essere la loro sorte?”
Quindi, è chiaro che siamo davvero in epoca nazista, e questo consente davvero associazioni con l’Olocausto. Questa retorica e questi fatti sono ormai ovunque. Oggi, il giornalista e conduttore dei media Yinon Magal (che in passato è stato parlamentare nel partito Jewish Home di Naftali Bennett e conduce un programma radiofonico con Ben Caspit sulla radio centrista Maariv 103FM) ha twittato la stessa foto, associata ad un’altra del 1967 di prigionieri palestinesi (in questa sono vestiti), e ha scritto che “la storia si ripete”. Avrebbe potuto benissimo usare una foto della Nakba del 1948 o, del resto, una foto dell’Olocausto. Magal sembra non cogliere il paradosso: la storia, infatti, si ripete.
Ieri, Magal ha twittato una foto di alcuni di questi ragazzi e uomini nudi mentre sedevano per strada tra le macerie del quartiere raso al suolo di Beit Lahiya e ha chiesto seriamente: "perché non ci sono donne nella foto".
È difficile persino raggiungere simili livelli di perversione.
Ieri, Magal ha condiviso un video di soldati israeliani a Gaza che cantano e ballano, e ha trascritto con approvazione le parole della loro canzone genocida:
“Sono venuto per conquistare Gazae colpire Hezbollah in testae adempiere solo al mitzvah [comandamento religioso]di sradicare il seme di Amalekho lasciato la mia casa alle spallee non tornerò finché non [non sarà ottenuta la vittoria]Tutti conoscono il nostro sloganTutti noi siamo coinvolti"
Questi non sono solo i cori di alcuni ragazzini sulle colline. Sono soldati a Gaza – gli stessi soldati che perpetrano questo orribile genocidio proprio davanti ai nostri occhi. E anche quelli che li incoraggiano in termini esplicitamente genocidi non sono solo fanatici di estrema destra; questo stato d’animo è generalizzato.
את עזה אני בא לכבוש
— ינון מגל (@YinonMagal) December 7, 2023
ולחיזבאללה נותן בראש
ובמצווה אחת דבק
למחות את זרע עמלק
את הבית השארתי מאחור
ועד הניצחון אנ'לא אחזור
את הססמה שלנו מכירים
אין בלתי מעורבים pic.twitter.com/5lkbxYeufb
Sto parlando con alcuni colleghi attivisti che trovano davvero difficile affrontare tutto questo. È duro seguire tutti questi orrori, il crescente bilancio delle vittime, mentre i funzionari statunitensi affermano che l’assalto israeliano potrebbe continuare nella sua modalità attuale fino alla fine di gennaio, e poi continuare con una “strategia a bassa intensità e iper-localizzata”.
Come diavolo può continuare questo genocidio sotto gli occhi del mondo intero, ci chiediamo? Ebbene, la risposta sembra essere che tutto ciò continua proprio perché il mondo intero ha scelto di guardarlo invece di fermarlo. E questo ci coinvolge tutti.
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