Algeria-Marocco: quella frontiera che non si apre
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Algeria-Marocco: quella frontiera che non si apre
Djerrad Amar
Alcuni media dei nostri vicini marocchini continuano ad attaccare l’Algeria. Attacchi ingiusti, fatti di menzogne e di falsità e che invitano praticamente gli Algerini a ribellarsi contro i loro governanti
Degli articoli, tanto violenti che bizzarri, vengono pubblicati a tutta forza in alcuni giornali e siti, perfino su siti israeliani (Israel-flash) da giornalisti marocchini, come quel cortigiano che si firma F.M. e che proclama di volere la “democrazia” per… l’Algeria. Tutti questi articoli – che puntano sull’Algeria – sono intrisi di menzogne e falsità. Non fanno che denigrare e falsificare la realtà. Da qualcuno di questi titoli è facile capirne la “specialità”: “L’Algeria; un dragone regionale di carta”, “A quelli che attaccano il Marocco”, “Una bella batosta per il movimento del 20 febbraio e i suoi fagocitatori”, “Dissidenza in seno al Fronte Polisario”, “Declino dello Stato algerino e provocazione di Algeri”, “La schizofrenia dei generali algerini contro il Marocco”, “Il Marocco in movimento e l’Algeria nella inerzia totale”, “L’oligarchia militar-politica algerina in posizione critica”, ecc.
Sono solo il Marocco e quelli che si fanno chiamare “l’opposizione algerina all’estero”, con sede a Londra, oltre a qualche critico “indipendente”, che passano il tempo a fustigare o criticare “il regime algerino”, “il governo algerino”, “l’apparato militare” e tutti quanti (in italiano nel testo, ndt). Con l’unica differenza che da parte dei Marocchini traspare, in più, una certa rabbia. Questa gente del Marocco sembra dire ogni volta agli Algerini: “accontentateci nelle nostre richieste e desiderata, altrimenti susciteremo delle rivolte”. Come se ne avessero il monopolio e la capacità.
Per chiarire le cose al lettore, bisogna dare conto ci quello che attualmente costituisce il punto di scontro tra Marocco e Algeria. Oltre alle varie vicissitudini storiche che alimentano dei cliché che sono duri a morire, soprattutto da parte marocchina, ci sono soprattutto il Sahara Occidentale e l’apertura della frontiera.
Il Sahara Occidentale, che il Marocco occupa dal 1975, dopo l’allontanamento degli Spagnoli, viene considerato dall’Algeria come un problema di decolonizzazione, la cui soluzione è l’autodeterminazione del popolo saharawi. Il punto di vista dell’Algeria è dunque conforme alla legalità (al diritto internazionale) e legittimo (tenuto conto della sua storia coloniale). Là è la divergenza fondamentale. Sentiamo il nostro “analista”: “Algeri vede con l’arrivo di un regime democratico filo-occidentale a Tripoli venir meno anche un sostegno di peso sulla questione del sahara marocchino”. Il Marocco sostiene dunque questi felloni per questo motivo?
La chiusura della frontiera da parte dell’Algeria è seguita all’attentato terroristico, nel 1994, perpetrato all’hotel Atlas Asni a Marrakech. Il re Hassan II che ha immediatamente accusato ingiustamente “i servizi algerini” – nonostante fosse stato messo in guardia da taluni responsabili francesi – impose, per umiliarli, il visto di ingresso per gli Algerini rendendo più difficili le loro condizioni di soggiorno sul suo territorio. Per tutta risposta, l’Algeria ha chiuso addirittura la frontiera per meglio “rassicurarlo”. Chi ha perso? Il Marocco, dice che è l’Algeria. Perché allora questa ossessiva e continua richiesta di apertura al contrario dell’Algeria che temporeggia condizionandola “alla (risoluzione) dei problemi che ne hanno provocato la chiusura”, secondo Bouteflika e ad “… un approccio globale a ciò che vogliamo fare del nostro Maghreb”, secondo Zerhouni, l’ex ministro dell’interno.
In effetti è il Marocco ad essere il vero perdente. Sono più di due miliardi di dollari per anno persi; fatti i calcoli su 19 anni, sono un mancato guadagno di circa 40 miliardi di dollari! Ecco le vere cause e i veri motivi che spingono i Marocchini a simili comportamenti contro l’Algeria e i suoi leader. I visti di ingresso sono stati soppressi nel 2005/2006. Restano diverse questioni, tra cui quelle legate al Sahara occidentale.
Tutte le loro critiche girano intorno al “governo algerino”, al Sahara Occidentale, all’apertura delle frontiere. E’ interessante notare che tutti gli interventi e le critiche di responsabili o giornalisti marocchini nei confronti dell’Algeria si fissano sempre su questi tre temi. Voi parlate loro di “vendemmie in Australia” e loro si ingegnano a introdurre questi temi! Una ossessione patologica che deriva da sentimenti di frustrazione e dal desiderio di regolare i conti con l’Algeria attraverso il loro ricorrente augurio che si determini il caos o l’invito alla rivolta. Alcuni spingono l’indecenza fino a rimproverarci di avere troppi soldi e incitando allora gli Algerini a ribellarsi per reclamare la loro parte! Niente di meno!
L’Algeria non è né “un dragone”, né è “di carta”. E’ un territorio, un popolo, una storia, come il Marocco. Non è in “declino” o in stato di “inerzia totale”. Non viviamo “sull’orlo della povertà”. Abbiamo sì dei poveri, ma non c’è la miseria diffusa di molti che constatiamo in Marocco. Osserviamo così questa buffa affermazione: “L’Algeria conferma il suo naufragio avviato da quasi sei decenni” (?!) (vale a dire dal 1954, l’inizio della rivoluzione che sarebbe dunque un “naufragio”?) Se è un naufragio, esso è immediato, non dura sei decenni; è stupido dirlo. Altrimenti non ci troveremmo oggi a subire incessanti pressioni per l’apertura della frontiera al fine di “migliorare” la loro economia. Anche Ban Ki moon ci mette del suo.
Infine l’Algeria non ha mai praticato “una corsa sfrenata all’armamento per intimidire il suo vicino marocchino”, ma ha solo proceduto al rinnovamento di una parte del suo armamento. Il Marocco ha pure acquistato degli F16 senza vedersi rivolgere dei rimproveri dall’Algeria!
Con questa politica maligna e queste “tattiche” meschine e puerili, le cose non saranno mai mature per evolvere verso gli esiti auspicati dai dirigenti marocchini. Nemmeno tra altri venti anni!