La tortura in Marocco non è un "deplorevole incidente"
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Demain online, 24 febbraio 2014 (trad. ossin)
Il Quai d'Orsay deve rispettare il principio della separazione dei poteri
La tortura in Marocco non è un "deplorevole incidente"
Il 20 febbraio, per ordine della Giustizia francese, sette poliziotti si sono presentati alla residenza dell'ambasciatore del Marocco in Francia, per notificare un invito a comparire al Direttore Generale della Sorveglianza sul Territorio (DST) marocchino, accusato di complicità nella tortura di tre vittime difese dall'ACAT (1). Di fronte alla viva reazione del Marocco, il Quai d'Orsay annunciava di avere "immediatamente chiesto che venisse fatta luce, il più rapidamente possibile, su questo deplorevole incidente" (2).
Secondo l'avvocato Joseph Breham, "l'incidente in questione altro non è che un atto giudiziario, assunto da un giudice istruttore francese indipendente, del quale non può che apprezzarsi la diligenza e la serietà".
Questo magistrato è stato designato, a fine 2013, per indagare su una denuncia di torture, sporta nel maggio 2013 da ACAT e Adil Lamtalsi. Quest'ultimo, cittadino franco-marocchino, ha dichiarato di essere stato arrestato e torturato in Marocco nel centro di detenzione segreto di Temara, gestito dalla DST marocchina. E' nell'ambito di questa inchiesta che il giudice istruttore, informato della presenza sul territorio francese del direttore della DST indicato nella denuncia come complice della tortura, ha invitato quest'ultimo a comparire davanti a lui per interrogarlo. Si tratta di un atto giudiziario assolutamente conforme al codice di procedura penale francese.
"Non c'è 'luce' da fare né vi sono inchieste da aprire", aggiunge Hélène Legeay, responsabile per il Maghreb/Medio oriente dell'ACAT. "In una democrazia come la Francia, il ministero degli affari esteri, in quanto ramo del potere esecutivo, non ha alcun diritto di immischiarsi nel funzionamento del potere giudiziario. La flagrante violazione del principio fondamentale della separazione dei poteri cui si è abbandonato il Quai d'Orsay nella sua dichiarazione è preoccupante".
L'ACAT e l'avvocato Breham plaudono alla reattività e all'imparzialità della giustizia francese nella istruttoria di un'inchiesta tanto diplomaticamente sensibile, come quella di Adil Lamtasi. Secondo Joseph Breham, "la trattazione di questa vicenda fa onore alla reputazione della Francia - paese dei diritti dell'uomo. La reazione ubuesca del ministero degli affari esteri segnala il nervosismo dell'amministrazione quando si discuta degli 'amici' della Francia".
ACAT (Action des chrétiens pour l'abolition de la torture) & Cabinet Joseph Breham
(1) Il 21 maggio 2013, l'ACAT, gli avvocati Joseph Breham e William Bourdon hanno depositato due denunce in Francia, nell'interesse di due cittadini franco-marocchini, Adil Lamtalsi e Mostafa Naim, arrestati rispettivamente nel 2008 e 2010 dalla polizia marocchina e condannati per reati comuni, in differenti inchieste. A due anni di intervallo, essi hanno subito sevizie nel centro di detenzione segreta di Temara, per mano del DST marocchino, fino a quando non hanno firmato una confessione sotto tortura.
Il 20 febbraio, mentre il direttore del DST marocchino si trovava di passaggio in Francia, l'ACAT e Maitre Joseph Breham hanno indirizzato alla Procura del Polo specializzato in crimini gravi una denuncia di tortura, invocando la competenza universale, nell'interesse di Ennaama Asfari. Quest'ultimo è un difensore dei diritti dell'uomo e un militante per l'autodeterminazione del Sahara Occidentale ed è stato torturato in Marocco, nel novembre 2010, prima di essere ingiustamente condannato, nel 2013, a 30 anni di reclusione dalla Giustizia militare, sulla base di confessioni strappate con la tortura. La denuncia di tortura è stata sporta soprattutto contro il direttore del DST, oltre che altri agenti dei Servizi di Informazione marocchini, gendarmi e poliziotti.
(2) Il comunicato del Ministero degli affari esteri può essere consultato al seguente indirizzo: : http://www.diplomatie.gouv.fr/fr/dossiers-pays/maroc/la-france-et-le-maroc/article/action-des-chretiens-pour-l