Aime VI, Giove e il Biondastro con un buco nell'orecchio
 
Ahmed Bensaada - 4 agosto 2024
 
 
Ahmed Bensaada ha questa volta tirato fuori gli artigli della satira per commentare i luccicanti, quanto vani, successi del re Mohammed VI nel suo annoso tentativo di vedersi riconosciuta l’occupazione marocchina del Sahara Occidentale. Così, Bensaada ci parla dell’iniziativa di Donald Trump del 2020 che ha concesso al re del Marocco, in cambio della sua adesione ai Patti di Abramo e all’accettazione marocchina dell’occupazione israeliana della Palestina, null’altro che un … tweet col quale riconosceva la sovranità marocchina sul Sahara Occidentale.
 
Impresa non troppo difficile per il Biondastro, dato che il Marocco vanta un’antica e ignobile amicizia con l’entità sionista. Fu il padre dell’attuale re, Hassan II, a tradire i suoi fratelli arabi, consentendo al Mossad di spiare una cruciale riunione della Lega araba a Casablanca… in cambio dell’aiuto israeliano a catturare (e ad ammazzare) il dissidente marocchino Mehdi Ben Barka.
 
E vi è poi la più recente… lettera di Emmanuel Macron al reuccio dello Sceriffato, con la quale il sedicente Giove sul viale del tramonto ha supportato le pretese di sovranità del Marocco sulla ex colonia spagnola.
 
Quale validità hanno questi riconoscimenti sul piano del diritto internazionale? Quasi nessuno. Quali effetti sulla determinazione di un popolo fiero e combattivo come quello saharawi? Proprio nessuno.
 
Non basterà a far vincere il Marocco la “diplomazia del Mamounia”, che prende nome dal celeberrimo albergo di Marrakech di proprietà del re, nel quale vengono ospitati (e corrotti) gli ospiti di rango,  con servizi alberghieri gratuiti ed altri confort di più ignobile natura…
 
 
 
 
E’ la storia di un formidabile trio : un babbeo sul cui capo avevano piazzato una corona reale più larga della sua testa, un biondastro che pensava di governare il mondo nonostante i capelli difficili e un ciuffo particolarmente ribelle, ed un ex banchiere cui, lungo il viale del tramonto, piaceva spacciarsi per Giove
 
Il babbeo, era Aime VI un reuccio che governava il Bisnacastan, il paese del bisnaga, un’ erba curiosa che dà allucinazioni a chi la fuma. Il sovrano che amava il dolce far niente, passava talmente tanto tempo all’estero da riuscire a stento a fare  qualche visita ufficiale solo all’interno del suo Regno. Vero è che, tra i suoi castelli nel “paese degli Uomini Gialli”, le residenze nella repubblica di Bonga e la sua storica dimora in Barzizan, non riusciva proprio a trovare il tempo di occuparsi dei suoi sudditi. Che volete, ci sono solo 24 ore in un giorno e 365 giorni in un anno. Non bastano, dai!
 
Aime VI preferiva delegare il governo del Bisnacastan ai suoi amici d’infanzia che avevano fissato la loro base in un meraviglioso palazzo chiamato Niamouma, dove giovani donne e bambini (a seconda dei gusti) svolgevano superbi compiti. Si prendevano cura in modo ammirevole degli ospiti illustri del Regno, facendo in modo che il loro soggiorno assomigliasse alle “mille e una notte”. Aime VI ci teneva assai.
 
Sguazzando in tutto questo fasto e questo ozio reale, Aime VI tuttavia era assillato da una preoccupazione costante. Hash II, il defunto padre, gli aveva fatto promettere di espandere il regno e lui non ci riusciva. Suo padre aveva tentato verso est, ma invano. La gente dell’est è troppo coriacea e non conviene provocarla troppo perché, invece di guadagnare qualche ettaro, si rischia di perdere l’intero regno.
 
Aveva quindi rivolto il suo sguardo verso Sud, dove terre immense erano abitate dagli Ouisrasah, un popolo che già aveva a lungo combattuto per la propria indipendenza. Ma nonostante le invasioni, le torture, gli intrighi e la corruzione, non era mai riuscito a piegare questo popolo fiero e combattivo. Allora che fare?
 
 
Aime VI decise di rivolgersi al Biondastro, una specie di imbroglione dal ciuffo ribelle, il cui orecchio era stato bucato da un proiettile mirato alla testa. Quest’ultimo disponeva di un esercito super-armato, uso a portar guerra ai quattro angoli del mondo, seminando al passaggio morte, caos e desolazione, senza però riuscire mai a vincere una sola volta.
 
Il Biondastro, esperto di affari in vite umane e terre altrui, gli propose un accordo win win:
 
 
  • Tu riconosci la colonizzazione della Tinelespa da parte dei miei « compari gentili » che hanno contribuito per la mia elezione e io riconosco la tua colonizzazione delle Terre del Sud? Che te ne pare? E’ un buon accordo, no?
 
 
Aime VI accettò allegramente l’accordo giacché i « compari gentili » erano anche i suoi e, soprattutto, di suo padre. Hash II aveva perfino tradito i suoi fratelli in tempo di guerra, solo per compiacerli.
 
Felice dell’accordo vantaggioso, il Biondastro con un buco nell’orecchio fece il suo riconoscimento con un semplice tweet. Perché impegolarsi in cose complicate quando si possono fare semplici? Forse che lui non era il padrone del mondo? Chi avrebbe potuto dubitare che con un semplice cinguettio avrebbe fatto sparire gli Ouisrasah?
 
Quel giorno, perché il suo popolo ingoiasse il rospo senza colpo ferire, Aime VI, con la larga corona scesagli sul collo, distribuì gratuitamente tonnellate di Bisnaga. Per giorni e giorni, folle fumate ebbero allucinazioni dai colori belli come quelli delle aurore boreali!
 
Ma infine il popolo si risvegliò perché gli effetti del bisnaga, anche della migliore qualità, non sono eterni. E i valorosi Ouisrasah erano ancora là, sempre pronti a combattere. Tanto più che il Biondastro l’avevano spedito a farsi una permanente, questione di domare definitivamente il ciuffo ribelle. Per non parlare dei « compari gentili » del monarca che, allargandosi un po’ troppo, cominciarono a mettere gli occhi sul Regno dell’erba magica.
 
 
Aime VI si rivolse allora a un altro suo compare, Giove, Gran Maestro del « paese degli Uomini Gialli ». Questo paese deve il suo nome ai suoi abitanti che passano il tempo a urlare e a lamentarsi di tutto e di più. E, quando raggiungono il colmo della rabbia, si addobbano con dei gilet gialli, provocando immancabilmente l’ira di Giove. Che, peraltro, non sopportando più quel nome, ha tentato di cambiarlo in « paese degli Uomini Rosa » organizzando una festa gigantesca, trasmessa in tutto il mondo.
 
Aime VI sapeva come stuzzicare l’ego di quelli cui voleva sgraffignare qualcosa. Dunque invocò :
 
 
  • « O Giove,
  • Tu che governi cielo e terra,
  • Puoi aiutarmi a realizzare il desiderio di mio padre? »
 
 
La ridicola genuflessione del sovrano colse di sorpresa Giove, che si girò per vedere chi c’era alle sue spalle. Resosi conto che invece il sovrano si rivolgeva proprio a lui, si sentì spuntare le ali e si librò nell’aria.
 
A dire il vero, questo Giove non è niente di più che uno di quei potenti del mondo con la faccia da schiaffi, che non si lasciano sfuggire nessuna occasione per fare il loro gioco, specie dopo il tentativo di cambiare il nome del suo paese. Anche i suoi cittadini erano stufi di vedere questo povero banchierucolo aggrapparsi al potere e avrebbero voluto davvero sostituirlo, ma con chi? Gli altri erano peggio di lui. E tuttavia ogni sera, al calare della notte, il banchiere si metteva in posa in tutto il suo splendore dinanzi allo specchio chiedendogli « O specchio, specchio, dimmi perché ridono di me quando dico di essere Giove? ».
 
La richiesta del reuccio fece tanto piacere a Giove, che decise di scrivere un’intera lettera per dire che ne riconosceva la colonizzazione delle terre del Sud. Vero che era un po’ più lunga del tweet del Biondastro, ma questa carta non valeva molto di più dell’inchiostro usato per scriverla.
 
Aime VI fece salti di gioia vedendo la dichiarazione. Per esprimergli la sua gratitudine, offrì a Giove qualche spedizione di bisnaga e un abbonamento a vita al Niamouma. Chiarendo  però di non voler vedere nessun gilet giallo nel suo Regno, giacché – aggiunse – già i suoi sudditi gli davano abbastanza problemi.
 
Assistendo a queste commediole interpretate da burattini squilibrati, gli  Ouisrasah rimasero perplessi. Che cosa pensano di ottenere questi imbecilli con i loro tweet e le loro lettere? Credono davvero che queste frasi vuote, scritte a migliaia di chilometri di distanza, possano cancellare il sangue versato per liberare le terre del Sud? E chi sono per parlare a nome nostro?
 
 
Per rispondere a tutto questo, i giovani Ouisrasah si riunirono e cantarono tutti insieme:
 
 
  • « Quando viene il giorno in cui un popolo decide di vivere,
  • il destino non può fare altro che obbedire,
  • le tenebre non possono fare altro che rischiararsi,
  • Le catene non possono che spezzarsi » [1].
 
 
Epilogo
 
La storia racconta che Aime VI è stato scacciato dal trono dai suoi « compari gentili » e che, fuggendo, ha perso la sua corona troppo grande. Vive attualmente in esilio in Barzizan.
 
Il Biondastro si è completamente rasato per far respirare un po’ il cuoio capelluto. Pare che l’altro orecchio sia stato bucato da un proiettile vagante.
 
Infine, qualcuno avrebbe visto un ex banchiere, in tutto il suo splendore, correre lungo le strade di Rispa, la capitale del « paese degli Uomini Rosa ». Gridava a squarciagola : « Io sono Giove! Giove sono io! ».
 
Gli Ouisrasah, per contro, vivono tranquillamente nelle terre del Sud dopo aver difeso valorosamente il loro paese.
 
 
Avvertenza
 
Ogni somiglianza con fatti veri o personaggi esistenti o esistiti è puramente casuale ed è solo frutto di pura coincidenza o di sfrenata fantasia.
 
 
[1] Abou El Kacem Echebbi : poeta tunisino (1909-1934)
 
 

 

Ossin pubblica articoli che considera onesti, intelligenti e ben documentati. Ciò non significa che ne condivida necessariamente il contenuto. Solo, ne ritiene utile la lettura

 

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