Felice chi come i Saharaoui…
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TEL QUEL 13/19 dicembre 2008
di Samir Achehbar
Privilegi. Felice chi come i Saharaoui….
Gli abitanti del Sud beneficiano delle famose “réquisitions” e di numerosi vantaggi economici.
La morte di due studenti ad Agadir porta in primo piano il trattamento riservato agli abitanti del Sud. Un sistema costoso e vecchio di diversi decenni.
Lunedì 1 dicembre, due giovani saharaoui sono morti schiacciati nella stazione degli autobus di Agadir e due altri sono stati gravemente feriti. Tutto è cominciato quando gli studenti saharaoui, muniti di biglietto gratuito, volevano partire subito invece di attendere il giorno dopo, come proposto dalla compagnia a causa della indisponibilità di posti e di vetture in questo periodo di festa.. Malmenato, l’autista ha perso la pazienza e si è gettato nella mischia. Il giorno dopo, mentre le foto dei due “martiri” saharaoui che sventolano la bandiera della RASD facevano il giro del mondo, un gruppo di studenti originari del Sud manifestava alla stazione ferroviaria di Mohammedia. Volevano avere la precedenza sugli altri marocchini comuni che devono prenotare i treni dell’ONCF e gli autobus della Supratours.
Grazie Basri
Le famose “réquisitions” – ci spiega un esperto del Sahara – sono state introdotte per la prima volta da Driss Basri intorno alla fine degli anni 1980. Il sistema è stato imposto al ministero dei trasporti come benefit per i funzionari in servizio al Sud, in particolare i Saharaoui. Poi questi biglietti gratuiti sono stati estesi agli studenti. Oggi imbarazzano tutti i funzionari, nessuno dei quali osa a questo punto fare commenti o avanzare statistiche. Inutile chiedere informazioni in proposito al Ministero dei Trasporti e delle infrastrutture. Il governo cerca piuttosto di evitare le conseguenze negative dell’incidente di Agadir, mentre dall’altro versante del muro (di sabbia) gli amici di Mohammed Abdelaziz chiedono all’Unione Europea di avviare un’inchiesta internazionale. Per adesso quattro persone sono state arrestate, tra cui l’autista dell’autobus che ha provocato l’”incidente” che è costato la vita ai due studenti.
Facciamo una semplice comparazione tra due studenti iscritti alla stessa università. Il marocchino che lascia Tangeri per studiare a Rabat deve arrangiarsi coi 1300 Dhirams e dispari che lo Stato accorda come borsa di studio trimestrale ad alcuni studenti. E barcamenarsi per trovare un posto in una camera da dividere con tre altri colleghi della cittadella universitaria. Altrimenti affittare una camera in uno dei quartieri periferici ed arrangiarsi ancora ogni giorno per seguire i corsi. Lo studente saharaoui, in linea di principio un marocchino, che fa un Dakhla-Rabat gratuitamente grazie alla sua magica “réquisition”, ha diritto ad un posto, ma alza ugualmente la voce per ottenere una camera singola o, al massimo, per due persone. Come paghetta, può contare generalmente su una “cartiya” , un’altra famosa carta magica che elargisce ai Saharaoui la bazzecola di una media di 1200 dhirams al mese. Alla “Entraide nazionale”, l’amministrazione che rilascia queste carte, l’argomento è tabù.
Anche i disoccupati hanno diritto ad un trattamento di favore. Ma quando i disoccupati sono picchiati dalla polizia davanti al Parlamento, i disoccupati del Sahara, i “porteurs de lettres royales” (un gruppo autonomo di disoccupati organizzati, ndt), hanno la priorità per qualsiasi assunzione. Un altro regalo avvelenato lasciato in eredità da Driss Basri a Mohammed VI.
Voragine da sovvenzioni
Quanto spende lo Stato per la generosità di Mohammed VI in Sahara? Difficile da contabilizzare in mancanza di statistiche ufficiali. Tuttavia un diplomatico di alto rango afferma che lo Stato arriva a sborsare fino a sei volte di più per i saharaoui (rispetto agli altri cittadini). E anche a mantenere aperte le miniere di fosfati di Boucraa solo per preservare l’occupazione e garantirsi una “piccola pace”. Nella scorsa primavera l’economista Fouad Abdelmoumni ha formulato una stima da brivido: il conflitto in Sahara, tutto compreso, è costata al Marocco la bazzecola di 120 miliardi di dollari. Vale a dire, secondo un rapporto dell’”International Crisis Group” (con sede a Bruxelles), l’equivalente da 1 a 2 punti del PIL annuale. In più, in Sahara, lo Stato non esige né la TVA, né il TIC (tassa sul consumo interno) sulla stragrande maggioranza dei prodotti. E niente IR o IS, senza contare le maggiorazioni di salario concesse ai funzionari, che vanno dal 25% al 75% a seconda degli incarichi e delle città. D’altronde non è un caso che gli abitanti di Sidi Ifni e gli Ait Baamrane (la tribù che abita Sidi Ifni, ndt) hanno sempre chiesto un trattamento analogo. Più concretamente, dopo un buon tratto di strada a Laayoune un autista di taxi chiederà tre miserabili dhirams, quale che sia la corsa. Nell’aprile scorso, quando gli abitanti di Casablanca pagavano un litro di benzina 10,26 dhirams, i loro compatrioti di Dakhla lo pagavano solo 6,34 dhirams.
Oltre le sovvenzioni, lo Stato ha inventato nel 2005 l’Agenzia per lo sviluppo delle regioni del Sud, posta, in teoria, sotto la responsabilità del Primo Ministro. Un’altra storiella della nuova era che non fa ridere nessuno ma attribuisce altri vantaggi ai Saharaoui. Per esempio, sono stati spesi non meno di 870 milioni di dhirams tra il 2004 e il 2005 per costruire delle infrastrutture di base, soprattutto alloggi.
In Sahara vi sono numerosi militanti di associazioni riuniti in ONG familiari che difendono qualcosa che abbia i caratteri della marocchinità. Essi frequentano più (e gratis) le strade di Rabat e l’hotel Balia che le dune del Sahara. Prima di ripartire gratis su un volo delle Regional Air Lines. Se il federalismo si fonda sul principio di solidarietà, il “resto del Marocco” ha pagato e paga un contributo pesante per il Sahara. In uomini e anche in favori sonanti ed insicuri. Quando si ama (il Sahara) non si fanno calcoli.
Trasparenza. E il Corcas?
Ahmed Midaoui, il presidente della Corte dei Conti, può permettersi di controllare i conti ai pezzi grossi della politica regionale come i sindaci Hamid Chabat, Omar Baharaoui e altri. Ma oserebbe inviare i suoi ispettori a ficcare il naso in quelli del Consiglio consultivo reale per gli affari saharaoui (Corcas), risuscitato nel marzo 2006 da Mohammed VI? Improbabile. Il budget del Consiglio è collegato a quello della Corte reale. E i suoi 144 membri non sono pagati per quello che fanno, ma largamente rimborsati per i più insignificanti spostamenti a Rabat: voli, alberghi, pranzi. Molte voci circolano a proposito delle spese stravaganti sostenute dal presidente Khelli Henna Ould Errachid e dai suoi, tra cui il figlio che dirige la sua segreteria. Ma l’uomo non ha mai smentito nulla, preferendo ignorare i suoi detrattori piuttosto che abbassarsi a mostrare le fatture al primo venuto. Chiunque sia?