L'aiuto USA ai Palestinesi costa meno di uno yacht saudita
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Democracy Now, 10 gennaio 2018 (trad.ossin)
L'aiuto USA ai Palestinesi costa meno di uno yacht saudita
Amy Goodman intevista Norman G. Finkelstein
Norman G. Finkelstein è uno storico e politologo statunitense, figlio di sopravvissuti ebrei del ghetto di Varsavia, e poi del campo di sterminio di Auschwitz. La sua opera più nota è «L'industria dell'Olocausto», una denuncia della strumentalizzazione della Shoah a fini politici (per sostenere la politica israeliana) o mercantili (ottenere indennizzi finanziari da parte della Germania e della Svizzera)
Un precedente stralcio di questa intervista in:
Amy Goodman : Israele potrebbe essere oggetto di una indagine della Corte Penale Internazionale sui crimini di guerra commessi durante l’aggressione del 2014 a Gaza e la costante espansione delle colonie nella Cisgiordania occupata. Secondo l’emittente israeliana Channel 10, il Consiglio per la sicurezza nazionale israeliano ha recentemente avvertito il Parlamento israeliano che la CPI potrebbe avviare un’inchiesta quest’anno. Nonostante ciò, il ministro israeliano della difesa ha annunciato martedì che Israele approverà la costruzione di centinaia di nuove abitazioni in Cisgiordania. I dirigenti palestinesi hanno cominciato a chiedere l’apertura di una inchiesta della CPI poco dopo l’aggressione del 2014 contro Gaza, che ha ucciso più di 2.100 Palestinesi, tra cui più di 500 bambini.
Tutto ciò accade mentre Israele e gli Stati Uniti devono far fronte ad una crescente condanna per il modo in cui trattano i Palestinesi. Il mese scorso, le Nazioni Unite hanno votato, 128 contro 9, a favore di una risoluzione che chiede agli Stati Uniti di ritirare il recente riconoscimento di Gerusalemme quale capitale di Israele. Contemporaneamente, martedì, la Svezia ha criticato l’amministrazione Trump per aver minacciato il taglio di centinaia di milioni di dollari di aiuto annuale all’agenzia dell’ONU che soccorre i rifugiati palestinesi. L’ambasciatore svedese alle Nazioni Unite ha dichiarato che questo taglio « sarebbe destabilizzante per la regione ». Il parlamentare palestinese Hanan Ashrawi ha definito un ricatto la minaccia del presidente Trump di tagliare gli aiuti.
Hanan Ashrawi : Direi che i diritti dei Palestinesi non sono in vendita, e noi non cederemo al ricatto. Ci sono imperativi ed esigenze per la pace. E unilateralmente il presidente Trump li ha distrutti. Ha anche sabotato i nostri tentativi di giungere ad una pace giusta e ottenere libertà e dignità per il popolo palestinese. Riconoscendo Gerusalemme occupata come la capitale di Israele, non solo si è squalificato come mediatore o negoziatore, prendendo partito e facendosi complice dell’occupazione israeliana, ma anche completamente sabotato, completamente distrutto, gli stessi fondamenti della pace.
Amy Goodman : Una parte dei soldi dell’aiuto USA va ai rifugiati che vivono nella striscia di Gaza occupata, la zona più densamente popolata del mondo. Da anni, le Nazioni Unite e i gruppi umanitari ammoniscono che la situazione a Gaza è quasi invivibile a causa del blocco militare israeliano che dura da un decennio, e dei molteplici attacchi israeliani contro la regione. Secondo il Comitato Internazionale della Croce Rossa, sette persone su dieci a Gaza vivono dell’aiuto umanitario. Il tasso di disoccupazione è del 44 %. Le interruzioni nella fornitura dell’energia elettrica possono arrivare a durare fino a 20 ore al giorno.
Gaza è argomento di un nuovo libro dell’autore e professore universitario Norman Finkelstein. E’ intitolato “Gaza : un’inchiesta sul suo martirio”. Norman Finkelstein è figlio di un sopravvissuto dell’Olocausto. E’ autore di molti altri libri, tra cui “L’industria dell’Olocausto: Riflessioni sullo sfruttamento della sofferenza umana” e “Se ne sa troppo: Perché finisca il romanzo degli ebrei statunitensi con Israele”.
Norman Finkelstein, siamo contenti di rivederla a Democracy Now ! Cominciamo dalle ultime novità su di una eventuale inchiesta della CPI – Corte Penale Internazionale – sui crimini di guerra durante l’aggressione israeliana di Gaza nel 2014.
Norman Finkelstein : Ebbene inchieste della CPI sui comportamenti israeliani ci sono da tempo, e questa è un’altra fase, la stampa israeliana dice che stanno andando avanti. Il Procuratore capo, Fatou Bensouda, è stata molto indulgente, come anche l’ex Procuratore capo, quando si è trattato di indagare chiunque, salvo gli Africani. Dalla creazione della CPI nel 1998, le uniche persone ad essere state già processate sono dirigenti africani o Africani accusati di crimini gravi contro i diritti umani. Molti Stati africani la chiamano la Corte internazionale del Caucaso e non Corte criminale.
Cosa ne uscirà non è ben chiaro. E’ possibile che il Procuratore capo, Fatou Bensouda, utilizzi la vicenda della Palestina per dimostrare che la Corte non procede solo contro gli Africani, per dimostrare che vuole porre fine a questa situazione senza precedenti. Io stesso l’ho contattata in quanto, come ho detto, l’inchiesta dura da tempo e gli avvenimenti del 2014, di cui parlo lungamente nel mio libro, fanno parte dell’inchiesta. E alcune persone che la conoscono e che sono rimasti entusiasti del mio manoscritto pure l’hanno contattata.
Vorrei anche sottolineare una cosa. Certo un’inchiesta sarebbe una bella cosa. Certo è opportuna. Tuttavia dobbiamo ricordarci che i Palestinesi hanno ottenuto molte importanti vittorie giuridiche e politiche. Nel 2004, la Corte internazionale di Giustizia si è pronunciata in tutti I campi a favore dei Palestinesi. Poi c’è stato il rapporto Goldstone, che è stata un’altra vittoria importante. Il problema non è che ai Palestinesi manchino vittoria politiche e giuridiche importanti. Il problema è che i dirigenti palestinesi, o sedicenti dirigenti, non hanno mai tradotto le vittorie giuridiche e politiche in qualcosa di concreto sul terreno. E anche se – e io spero che ciò accada – anche se ci sarà una vittoria per i Palestinesi alla CPI, anche se questa remota possibilità si realizzasse, il problema è: che cosa ne farete? E i dirigenti palestinesi non hanno mai fatto niente con le loro vittorie.
Amy Goodman : Prima di parlare del suo libro su Gaza, vorrei anche sollecitarle un parere su questa minaccia degli Stati Uniti di tagliare milioni di dollari di contributi all’UNRWA, l’agenzia per i rifugiati palestinesi. Spieghi quale è l’importanza di questa agenzia e perché i Palestinesi contano tanto su di essa.
Norman Finkelstein : Ok. Prima di tutto deve ricordare che il 70% dei Palestinesi a Gaza – chiamiamoli semplicemente Gazesi – il 70% degli abitanti di Gaza sono classificati come rifugiati. Tecnicamente sarebbero veri rifugiati e figli di rifugiati. Ma secondo la categorizzazione utilizzata a Gaza, sono tutti classificati come rifugiati. Dunque il 70%. In secondo luogo, la metà della popolazione di Gaza, o poco più, è costituita da bambini. E c’è quindi questa massiccia presenza di bambini rifugiati, e dipendono in gran parte dall’UNRWA, l’Ufficio di soccorso e di lavoro delle Nazioni Unite per i rifugiati (della Palestina).
L’UNRWA è finanziato per un 25-30% dagli Stati Uniti, pari a circa 300 milioni di dollari all’anno. Di conseguenza, la minaccia di tagliare i fondi all’UNRWA sarebbe devastante per una popolazione già devastata, composta in grande maggioranza da bambini. Però vorrei inquadrare la cosa nelle sue giuste proporzioni. Sarebbe certamente una catastrofe se gli Stati Uniti non finanziassero più l’UNRWA. Però guardiamo le cifre. Parliamo di 300 milioni di dollari all’anno. Mohammad bin Salman, il principe ereditario dell’Arabia Saudita, ha pagato 500 milioni di dollari uno yacht. Questa somma avrebbe coperto la spesa statunitense per l’UNRWA – la parte statunitense – per più di un anno. Ha pagato 450 milioni di dollari per un quadro di (Leonardo) da Vinci. Sarebbero bastati a coprire tutte le spese statunitensi, ancora una volta, per più di un anno. Avrebbe pagato 300 milioni di dollari per una casa a Versailles (*). Sarebbero bastate a coprire tutte le spese statunitensi per l’UNRWA. E Dio sa quanti soldi ha pagato per la cronaca di Tom Friedman sul New York Times.
Amy Goodman : Bene, perché non ci spiega di che cosa sta parlando, l’editoriale del New York Times a proposito di Mohammad bin Salman, il principe ereditario dell’Arabia Saudita ?
Norman Finkelstein : Ci sono dei ragazzi qui, devo quindi fare attenzione al mio linguaggio. Ma era tutto molto costoso, era un…
Amy Goodman : Sì, stia attento, niente espressioni volgari qui.
Norman Finkelstein : No, non si tratta di volgarità. Ma era un lunghissimo pompino verbale, probabilmente il più caro della storia del mondo, che è stato somministrato a Mohammad bin Salman, l’editoriale scritto nel Times. Era Tom Friedman vintage. Va in Arabia Saudita per tre giorni, dice che tutto è meraviglioso, parla con la sorella del principe ereditario, molto rappresentativa del popolo saudita (!?!), dice che sono tutti molto entusiasti, poi torna e scrive questa cronaca.
Amy Goodman : Menzionando soltanto, in questa colonna, tra le altre cose lo Yemen. Mohammad bin Salman, responsabile dell’aggressione saudita appoggiata dagli Stati Uniti contro lo Yemen.
Norman Finkelstein : Sì, ebbene lo Yemen è… Vede, il fatto è che tutti I movimenti reazionari e regressive del mondo arabo sono finanziati dai Sauditi, in Yemen, in Bahrein, in Siria e in Egitto. Dovunque ci sono soldi sauditi. E sono, incidentalmente, soldi sauditi, tanti, anche quelli che mantengono l’Autorità Palestinese. E’ per questo che tutti debbono renderle omaggio… devono tutti dimostrare deferenza ai Sauditi. E’ un regime corrotto e parassita.
Amy Goodman : Cosa mi dice della relazione di Jared Kushner con Mohammad bin Salman ? E quale influenza ha sulla situazione ? Si è recato varie volte in Arabia Saudita. Jared Kushner, consigliere principale di suo suocero, il presidente Trump, sembra sia responsabile del processo di pace in Medio Oriente. E sembra abbiano elaborato un piano – Jared Kushner e Mohammad bin Salman – per la pace in Medio Oriente.
Norman Finkelstein : Ebbene, prima di tutto occorre guardare al contesto: Jared Kushner non sa nulla di nulla. Jared Kushner sta lì solo perché ha sposato la figlia di Trump. E’ il figlio di Charles Kushner. Charles Kushner è un magnate dell’Immobiliare, un miliardario che si distingue per essere stato arrestato ed aver passato qualche tempo in prigione. E’ qualcosa di assai raro...
Amy Goodman : Da Chris Christie, quando era procuratore del New Jersey.
Norman Finkelstein : Sì. E’ molto raro negli Stati Uniti per un miliardario di passare qualche tempo in prigione. Tra le altre cose, ha ingaggiato una prostituta e l’ha fatta filmare insieme al suo cognato, poi ha mostrato il video a sua moglie durante una riunione di famiglia. Jared Kushner, è entrato all’Università di Harvard perché quell’anno suo padre ha donato 2,3 milioni di dollari ad Harvard. Tutti concordavano nel dire che non aveva superato i test. Sono persone che approfittano, che approfittano della ricchezza dei genitori. Nessuno ha mai sentito parlare di una benché minima conoscenza che abbia in materia di Medio Oriente.
E d’altronde è lo stesso con Mohammad bin Salman. Il suo unico interesse è… Ha un solo interesse. E’ certo l’interesse è di mantenersi al potere. Ma il regime saudita è un regime parassitario. Letteralmente, « lavorare » in Arabia Saudita, la parola « lavoro » è una parola oscena. Se lei dice di avere un lavoro, che lavora, la classe dirigente saudita la guarderà con disprezzo. « Lei lavora ?! » E dunque i Sauditi sanno che nel loro attuale scontro con l’Iran, sanno che non potranno farcela contro l’Iran sul piano militare, sul piano strategico. Sa, l’Iran è una civiltà antica di 5.000 anni. E’ un posto impressionante. E sperano che gli Stati Uniti e Israele cavino loro le castagne dal fuoco. Vogliono quindi che Israele e gli Stati Uniti facciano guerra all’Iran. E sono quindi pronti a fare qualsiasi cosa. Sa, sono pronti a regalare la Palestina. Regalerebbero questo studio, Lo comprerebbero e lo regalerebbero perché Stati Uniti e Israele facessero quel che vogliono. Dunque non stiamo parlando di un vero piano di pace. Parliamo di dare a Israele tutto quello che vuole, in cambio del fatto che Israele e gli Stati Uniti elimino l’Iran.
(*) Il Castello di Louveciennes, "la casa più cara del mondo", comprato dal principe saudita Mohammed bin Salman