L'assassinio di Robert Kennedy e la falsa pista palestinese
- Dettagli
- Categoria: Le Schede di Ossin
- Visite: 3511
Le schede di ossin, 13 giugno 2021 - Il 6 giugno 1968, Robert Kennedy aveva appena vinto le primarie presidenziali democratiche della California, quando venne ucciso a colpi di arma da fuoco, cinque anni dopo suo fratello (nella foto, Sirhan Bishara Sirhan)
Unz Review, 5 giugno 2021 (trad.ossin)
L'assassinio di Robert Kennedy e la falsa pista palestinese
Laurent Gueynot
Il 6 giugno 1968, Robert Kennedy aveva appena vinto le primarie presidenziali democratiche della California, quando venne ucciso a colpi di arma da fuoco, cinque anni dopo suo fratello
David Talbot ha dimostrato nel suo libro “Brothers: The Hidden History of the Kennedy Years”, pubblicato nel 2007 da Simon & Schuster, che Robert non aveva mai creduto alle conclusioni del Rapporto della Commissione Warren, e che, se fosse riuscito a diventare presidente, avrebbe fatto di tutto per avviare una nuova indagine. Se poi sarebbe riuscito ad andare fino in fondo, questa è un'altra questione. Ma è ragionevole supporre che le forze che avevano ucciso John sono state le stesse che hanno poi ucciso anche Robert mentre si preparava alla campagna elettorale per la Casa Bianca. Dopotutto, come scrive Laurence Leamer in Sons of Camelot: “Bobby era stato l'alter ego e il protettore del presidente. . . . Aveva amato suo fratello così intensamente e lo aveva servito così bene che, all'interno dell'amministrazione, era difficile dire dove finisse uno e cominciasse l'altro”. [1] Nel 1963, Robert aveva raccolto l’eredità di suo fratello. Ne era diventato l'erede e il vendicatore.
Questo è il motivo per cui ho già sostenuto - e lo ripeto adesso nel mio nuovo libro - che la chiave definitiva del giallo di JFK la si può trovare nell'assassinio di RFK, che ha una firma israeliana molto chiara e inconfondibile. L'assassinio di RFK è un capolavoro di operazione sotto falsa bandiera, progettata da una cabala estremamente intelligente, machiavellica e organizzata, la stessa che aveva orchestrato un anno prima, con la complicità di Johnson, il tentativo di attacco false flag alla USS Liberty (guardate il nuovo rivoluzionario film documentario Sacrificing Liberty).
Ciò che è veramente straordinario, e dimostra un'esperienza senza pari nell'industria della menzogna, è che i cospiratori sono riusciti a sbarazzarsi di Robert Kennedy, gettandone allo stesso tempo la colpa sui loro nemici - i Palestinesi – dotandosi così di un alibi e costruendosi un ruolo di vittima: hanno affermato che, attraverso RFK, l’obiettivo era Israele.
Sirhan Sirhan, il “virulento antisemita”
Poche ore dopo l'assassinio di Robert, la stampa ha informato il popolo statunitense, non solo dell'identità dell'assassino, ma anche del suo movente, e persino della sua dettagliata biografia. [2] Sirhan Bishara Sirhan, ventiquattro anni, era nato in Giordania e si era trasferito negli Stati Uniti quando la sua famiglia era stata espulsa da Gerusalemme Ovest nel 1948. Quando venne arrestato, nella tasca di Sirhan fu trovato un ritaglio di giornale, che riportava la seguente dichiarazione di Robert : "Gli Stati Uniti dovrebbero vendere senza indugio a Israele i 50 jet Phantom che gli sono stati promessi così a lungo". Appunti scritti a mano da Sirhan, trovati in un taccuino a casa sua, confermavano che il suo atto era stato premeditato, e motivato dal suo odio per Israele.
E questa è diventata la narrazione ufficiale fin dal primo giorno. Jerry Cohen del Los Angeles Times scrisse un articolo in prima pagina, affermando che Sirhan veniva "descritto dai conoscenti come un 'virulento' anti-israeliano" (Cohen lo ha cambiato in "virulento antisemita" in un articolo per il Salt Lake Tribune), e che: "Le indagini e le rivelazioni di persone che lo hanno conosciuto meglio [lo] raccontano come un giovane che coltiva un odio supremo per lo Stato di Israele". Cohen ne deduceva che “Il senatore Kennedy . . . è diventato la personificazione di quell'odio a causa delle sue recenti dichiarazioni filo-israeliane”. Cohen ha inoltre rivelato che, circa tre settimane prima della sparatoria, Sirhan aveva scritto "un promemoria per se stesso" nel quale appuntava: "Kennedy deve essere assassinato prima del 5 giugno 1968", vale a dire "il primo anniversario della Guerra dei sei giorni nel corso della quale Israele ha umiliato tre vicini arabi, Egitto, Siria e Giordania”. [3]
Dopo l'11 settembre 2001, la tragedia dell'assassinio di Robert è stata riscritta e inserita nella mitologia neocon dello "Scontro di civiltà" e della "Guerra al terrore". Un libro intitolato The Forgotten Terrorist, di Mel Ayton (2007), pretende di presentare "una grande quantità di prove sul fanatico nazionalismo palestinese [di Sirhan]" e di dimostrare che "l'atto politicamente motivato [di Sirhan] è stato un precursore del terrorismo odierno ”.
Nel 2008, in occasione del 40 ° anniversario dell'omicidio di Bobby, Sasha Issenberg del Boston Globe ha ricordato che la morte di Robert Kennedy è stata "un primo assaggio del terrore mediorientale". Citando il professore di Harvard Alan Dershowitz: “Fu in qualche modo l'inizio del terrorismo islamico negli Stati Uniti. Era il primo colpo. Molti di noi non l'hanno riconosciuto in quel momento". [4] Dershowitz si era perso il fatto che Sirhan provenisse da una famiglia cristiana.
Il rabbino Jeffrey Salkin si è premurato di menzionare tale dettaglio in The Forward, aggiungendo però che il fanatismo islamico scorreva comunque nelle sue vene: “Ma quello che condivideva con i suoi cugini musulmani – gli autori dell'11 settembre – era un odio viscerale e irrazionale per Israele. Lo ha spinto a uccidere un uomo che alcuni pensano ancora possa essere stata la più grande speranza di una generazione precedente. . . . Sirhan odiava Kennedy perché aveva sostenuto Israele”.
E così, il Forward insiste: “Non si può fare a meno di notare il parallelo tra l'assassinio di [Robert] Kennedy e gli attacchi terroristici dell'11 settembre 2001. In entrambi i tragici casi, il fanatismo arabo ha mostrato la sua brutta faccia sul suolo statunitense, cambiando irrevocabilmente il corso degli eventi in questo paese”. [5] E la lezione: "Nel ricordare Bobby Kennedy, ricordiamo non solo per cosa ha vissuto, ma anche per cosa è morto, vale a dire, la preziosa natura della relazione statunitense-israeliana". [6] In altre parole: diffondiamo la narrazione, perché fa bene a Israele.
Nel cinquantesimo anniversario, la narrazione è stata ben preparata: Robert è stato ucciso perché era “pro-Israele”. [7] Pertanto il suo omicidio è stato un crimine contro Israele.
Per chiunque abbia familiarità con la storia del clan Kennedy, c'è qualcosa di strano nell'idea che l'assassinio di Robert Kennedy sia stato un crimine contro Israele. Robert non era stato, nel governo di suo fratello, un procuratore generale filo-israeliano. Aveva fatto infuriare i leader sionisti sostenendo un'indagine condotta dal senatore William Fulbright e dal Committee on Foreign Relations, volta a registrare il Consiglio sionista statunitense come un "agente straniero", cosa che ne avrebbe notevolmente ostacolato l'azione.[8]
Nel 1968, Robert Kennedy non era diventato improvvisamente filo-Israele. Stava semplicemente cercando di attirare voti ebraici, come tutti gli altri. La dichiarazione di Robert in una sinagoga dell'Oregon, menzionata nell'articolo di Pasadena Independent Star-News del 27 maggio trovato nella tasca di Sirhan, non superava i requisiti minimi. Il suo autore David Lawrence, in un altro articolo intitolato “Paradoxical Bob”, aveva sottolineato quanto poco si dovesse dare credito a tali promesse elettorali: “I candidati presidenziali vogliono ottenere voti e alcuni di loro non si rendono conto delle proprie incongruenze”.[9] In effetti, come ha notato Arthur Krock, il presunto movente dell'omicidio di RFK è di per sé paradossale: “Se questo movente fosse da ricercarsi nelle dichiarazioni in difesa di Israele come nazione, ci sarebbe comunque da evidenziare che aveva espresso tale concetto con più moderazione di quella di altri importanti personaggi politici che dicevano la stessa cosa».[10]
Tutto considerato, non c'è motivo di credere che Robert Kennedy sarebbe stato, come presidente degli Stati Uniti, particolarmente amico di Israele.
Sirhan ha ucciso Robert Kennedy?
Se ci fidiamo delle dichiarazioni ufficiali e delle notizie mainstream, l'assassinio di Robert Kennedy è un caso aperto e chiuso. L'identità dell'assassino non è oggetto di discussione, poiché è stato arrestato sul posto, con la pistola fumante in mano.
In realtà, le prove balistiche e forensi mostrano che nessuno dei proiettili di Sirhan ha colpito Kennedy. Secondo il rapporto autoptico del medico legale capo Thomas Noguchi, Robert Kennedy è stato colpito da tre proiettili, mentre un quarto ha solo attraversato il suo cappotto. Tutti questi proiettili sono stati sparati da dietro: due sotto l'ascella destra, seguendo un angolo verso l'alto, e il terzo, il proiettile fatale, dietro l'orecchio destro, a bruciapelo. Il Dr. Noguchi conferma tali conclusioni nel suo libro di memorie, Coroner (1983). Eppure le dichiarazioni giurate di dodici testimoni hanno stabilito che Robert non aveva mai voltato le spalle a Sirhan e che Sirhan si trovava a cinque o sei piedi di distanza dal suo obiettivo quando ha sparato. Inoltre, Sirhan fu sopraffatto fisicamente da Karl Uecker dopo il secondo colpo e, sebbene continuasse a premere meccanicamente il grilletto, il suo revolver non era più diretto verso Kennedy.
Contando tutti gli impatti dei proiettili nella dispensa e quelli che hanno ferito cinque persone intorno a Kennedy, è stato stimato che siano stati sparati almeno dodici proiettili, mentre la pistola di Sirhan ne aveva solo otto. Il 23 aprile 2011, gli avvocati William Pepper e Laurie Dusek hanno raccolto tutte queste prove e altro ancora in un file di 58 pagine, presentandolo alla Corte della California con la richiesta di riapertura del caso di Sirhan. Hanno evidenziato importanti irregolarità nel processo del 1968, in particolare che il numero di serie della pistola di Sirhan non corrispondeva al numero di serie della pistola utilizzata per il confronto coi proiettili estratti dal cervello di Robert.[11] Pepper ha anche fornito un'analisi informatica delle registrazioni audio durante la sparatoria, fatta dall'ingegnere Philip Van Praag nel 2008, che conferma che si sentono sparare due pistole.[12] Paul Schrade, un confidente di Kennedy che si trovava dietro Robert durante la sparatoria e ha ricevuto uno dei proiettili di Sirhan, ha creduto a lungo che ci fosse un secondo sparatore. Ha testimoniato all'udienza per la libertà vigilata di Sirhan nel 2016 e gli ha detto: "le prove mostrano chiaramente che non eri tu l'uomo che ha sparato a Robert Kennedy".[13] Robert F. Kennedy Jr. e sua sorella Kathleen condividono con Schrade la richiesta di aprire una nuova inchiesta sull'assassinio.[14]
La presenza di un secondo sparatore è stata citata da diversi testimoni e riportata lo stesso giorno da alcune testate giornalistiche. Ci sono forti sospetti che il vero assassino di Robert sia stato Thane Eugene Cesar, una guardia di sicurezza assunta dall'Hotel Ambassador, di proprietà dell'uomo d'affari sionista Myer Schine. Cesar si trovava dietro Kennedy al momento della sparatoria e alcune persone lo videro estrarre la pistola. Uno di loro, Don Schulman, lo vide con sicurezza sparare.[15] Incredibilmente, l'arma di Cesar non fu mai esaminata, e lui non fu mai interrogato, anche se non ha mai nascosto il suo odio per i Kennedy.[16]
Anche supponendo che Sirhan abbia ucciso Robert Kennedy, vi è un secondo aspetto che solleva seri dubbi: Sirhan sembrava essere in uno stato di trance durante la sparatoria e di disorientamento subito dopo. Ancora più importante, Sirhan ha sempre affermato di non ricordare nulla del suo atto. Cinquant'anni dopo i fatti, continua a dichiarare: “Mi è stato detto dal mio avvocato che ho sparato e ucciso il senatore Robert F. Kennedy e che negarlo sarebbe del tutto inutile, [ma] non avevo, e continuo a non avere, alcuna memoria dell’uccisione del senatore Kennedy”. Afferma inoltre di non avere memoria di "molte cose e incidenti avvenuti nelle settimane precedenti la sparatoria". [17] Poche righe ripetitive in un quaderno ritrovato nella stanza di Sirhan, che quest’ultimo riconosce come scritte da lui, ma non ricorda di averle scritte, hanno l’aspetto di una scrittura automatica: c'è un'intera pagina di quindici ripetizioni della frase "RFK deve morire, Robert F. Kennedy deve essere assassinato, assassinato, assassinato, assassinato", che improvvisamente diventano: "Non ho mai sentito per favore paga a l'ordine del del del del del». [18]
La perizia psichiatrica, realizzata anche avvalendosi della macchina della verità, ha confermato che l'amnesia di Sirhan non è falsa. Pertanto, esperti in ipnosi e manipolazione mentale credono che Sirhan sia stato sottoposto alla programmazione ipnotica. "E’ evidente che era stato programmato per uccidere Robert Kennedy e programmato per dimenticare di essere stato programmato", ha affermato il dott. Robert Blair. [19] Nel 2008, il professore dell'Università di Harvard Daniel Brown, un noto esperto di ipnosi e perdita di memoria traumatica, ha intervistato Sirhan per un totale di 60 ore e ha concluso che Sirhan, classificabile tra "altamente ipnotizzabili", ha agito involontariamente sotto l'effetto della suggestione ipnotica. : "Il suo sparo non è stato né sotto il suo controllo volontario, né fatto con consapevolezza, ma è probabilmente un prodotto del comportamento ipnotico automatico e del controllo coercitivo". Nel corso delle sessioni con il dottor Brown, Sirhan ha ricordato di essere stato accompagnato da una donna attraente, e di essersi poi improvvisamente trovato in un poligono di tiro con un'arma che non conosceva. Secondo il rapporto di Brown, "Mr. Sirhan non è andato con l'intento di sparare al senatore Kennedy, ma ha risposto a uno specifico segnale ipnotico datogli da quella donna per entrare in "modalità gamma", durante la quale il signor Sirhan ha risposto automaticamente e involontariamente con un "flashback" che stava sparando in un poligono di tiro su bersagli circolari”. Più tardi, l'avvocato William Pepper ha trovato una traccia nel fascicolo della polizia, secondo cui, pochi giorni prima dell'assassinio, Sirhan aveva visitato un poligono di tiro, accompagnato da un istruttore sconosciuto. [20]
Mossad, controllo mentale e terrorismo sotto falsa bandiera
Sappiamo che negli anni '60 le agenzie militari statunitensi stavano sperimentando il controllo mentale. Il dottor Sidney Gottlieb, figlio di ebrei ungheresi, diresse il famigerato progetto della CIA MKUltra, che, tra le altre cose, doveva rispondere a domande come: "Una persona sotto ipnosi può essere costretta a commettere un omicidio?" secondo un documento declassificato del maggio 1951.[21] Come ha sottolineato Larry Romanoff, MKUltra era un'impresa prevalentemente ebraica, con collaboratori come il Dr. John Gittinger, Harris Isbell, James Keehner, Lauretta Bender, Albert Kligman, Eugene Saenger, Chester Southam, Robert V. Lashbrook, Harold Abramson, Charles Geschickter e Ray Treichler. [22]
Nel suo libro Rise and Kill First: The Secret History of Israel's Targeted Assassinations (2018), il giornalista israeliano Ronen Bergman ha rivelato che, nel maggio 1968, il mese precedente l'assassinio di Robert Kennedy, l'intelligence militare israeliana (AMAN) stava pianificando di assassinare Yasser Arafat programmando ipnoticamente un palestinese. L'idea era stata proposta da uno psicologo della Marina di nome Binyamin Shalit, il quale aveva affermato che "se gli fosse stato dato un prigioniero palestinese - uno delle migliaia nelle carceri israeliane - con le giuste caratteristiche, avrebbe potuto fare il lavaggio del cervello e ipnotizzarlo per farlo diventare un killer programmato. Sarebbe poi stato trasferito attraverso il Giordano, per unirsi ai seguaci di al Fatah e, quando si fosse presentata l'occasione, avrebbe fatto fuori Arafat”. La proposta venne approvata. Shalit scelse un palestinese di 28 anni di Betlemme, che riteneva facilmente suggestionabile. L'operazione fallì, ma il fatto dimostra che, proprio nel 1968, Israele praticava un metodo di assassinio identico a quello usato contro Robert Kennedy. [23]
Inoltre, manipolare i Palestinesi per costringerli a commettere crimini, o commettere crimini e incolpare i Palestinesi, è operazione tipica di Israele. Secondo l'ex agente del Mossad, Victor Ostrovsky, nel 1991 elementi del Mossad stavano tramando un attentato alla vita del presidente George H. W. Bush. Bush aveva resistito a una campagna di lobbying pro-Israele senza precedenti che chiedeva 10 miliardi di dollari per aiutare gli Ebrei a emigrare dall'ex Unione Sovietica in Israele, e si era lamentato, nel corso di una conferenza stampa televisiva il 12 settembre, che "mille lobbisti ebrei sono a Capitol Hill contro me che sono un povero vecchio solo”, [24] Inoltre, e a peggiorare le cose, egli premeva su Israele, al tavolo dei negoziati alla Conferenza di Madrid, congelando le loro garanzie sui prestiti. Israele ne aveva abbastanza di lui. Il piano era di far giungere alla polizia spagnola la falsa notizia di un imminente attacco terrorista, uccidere Bush e, nel colmo della confusione, liberare tre Palestinesi catturati in precedenza e ucciderli sul posto. [25]
È risaputo che Israele ha una lunga storia e una grande esperienza nel terrorismo false flag. Un rapporto della US Army School for Advanced Military Studies (SAMS), citato dal Washington Times il 10 settembre 2001, descriveva l'agenzia di intelligence israeliana come: "una mina vagante, spietata e astuta. Ha la capacità di prendere di mira le forze statunitensi e farlo sembrare un atto palestinese/arabo", [26] Questa dichiarazione è stata resa pubblica alla vigilia dell'11 settembre.
Lo schema risale a prima della creazione dello Stato ebraico, con l'attentato al King David Hotel, sede delle autorità britanniche a Gerusalemme, la mattina del 22 luglio 1946. Sei terroristi dell'Irgun vestiti da arabi portarono 225 kg di esplosivi nascosti nei bidoni del latte nell'edificio. Quando un ufficiale britannico si insospettì e ne seguì uno sparo, i membri dell'Irgun fuggirono dopo aver innescato gli esplosivi. L'esplosione uccise 91 persone, per lo più britanniche, ma anche 15 ebrei.
La strategia fu ripetuta in Egitto durante l'estate del 1954, con l'Operazione Susannah. L'obiettivo era quello di impedire il ritiro degli Inglesi dal Canale di Suez, richiesto dal colonnello Abdul Gamal Nasser con il sostegno del presidente Eisenhower. Ebrei egiziani addestrati in Israele bombardarono diversi obiettivi britannici, incolpando poi i Fratelli Musulmani. La detonazione accidentale di un ordigno esplosivo permise di smascherare il complotto, noto come l'“Affaire Lavon”, dal nome del ministro della Difesa ritenuto responsabile.
Altre storie simili sono raccontate in Gideon's Spies: the Secret History of the Mossad (2009) di Gordon Thomas. [27] Siccome gli atti terroristi sotto falsa bandiera araba vengono smascherati solo quando falliscono, non possiamo sapere quante operazioni del genere siano state organizzate dal Mossad. Ma, alla luce delle rivelazioni di Ronen Bergman in Rise and Kill First, Sirhan sembra sicuramente un tipico pasticcione palestinese made in Mossad.
Ci sono ancora, ovviamente, domande senza risposta: come ha fatto Sirhan a ritrovarsi nella dispensa della cucina dell'Ambassador Hotel a mezzanotte del 6 giugno 1968, con una pistola in tasca? Lo stesso Sirhan dichiarò che fu per caso, o per errore, ma poi non ricorda molto di quella sera. Un'altra domanda è: perché Kennedy, dopo aver terminato il suo discorso, è uscito dalla sala da ballo attraverso la dispensa della cucina, invece di camminare tra la folla dei suoi sostenitori, come faceva di solito?
A questa c’è una risposta: stando a quanto riferito da un sostenitore della campagna elettorale presente sul posto e intervistato da Michael Piper, fu Frank Mankiewicz a insistere perché Robert facesse quel tragitto. [28] Ebbene non è forse un caso che Mankiewicz abbia cominciato la sua carriera nelle pubbliche relazioni « quale direttore per i diritti civili per la filiale occidentale della Anti-Defamation League of B’nai B’rith », come egli stesso ricorda nella sua autobiografia.[29] (L'ADL, ricordate, è stata fondata nel 1913 dal B'nai B'rith per difendere lo stupratore e assassino di bambini condannato Leo Frank). [30] Nel 1991, Mankiewicz si è occupato della pubblicità del film JFK di Oliver Stone .
Note:
[1] Laurence Leamer, Sons of Camelot: The Fate of an American Dynasty, HarperCollins, 2005, kindle 225.
[2] Guardate Evidence of Revision: Part 4: The RFK assassination as never seen before, 01:11:42
[3] Jerry Cohen, “Yorty Reveals That Suspect’s Memo Set Deadline for Death,” Los Angeles Times, 6 giugno 1968, in latimesblogs.latimes.com; Jerry Cohen, “Jerusalem-Born Suspect Called An Anti-Semite,” The Salt Lake Tribune, 6 giugno 1968, in www.newspapers.com.
[4] Sasha Issenberg, “Slaying gave US a first taste of Mideast terror,” Boston Globe, 5 giugno 2008, in www.boston.com
[5] Jeffrey Salkin, “Remember What Bobby Kennedy Died For,” Forward.com, 5 giugno 2008. Anche Michael Fischbach, “First Shot in Terror War Killed RFK,” Los Angeles Times, 2 giugno 2003, in articles.latimes.com
[6] Jeffrey Salkin, “Remember What Bobby Kennedy Died For,” Forward.com, 5 giugno 2008.
[7] Judy Maltz, “Bobby Kennedy’s Little-known Visit to the Holy Land That Made Him pro-Israel – and Got Him Killed,” The Forward, 8 giugno 2018, in www.haaretz.com/
[8] The Israel Lobby Archive, www.irmep.org/ila/forrel/
[9] David Lawrence, “Paradoxical Bob,” Independent Star-News, 26 maggio 1968, pag. 14, in www.newspapers.com/; Shane O’Sullivan, RFK Must Die, in YouTube, a 00:14.
[10] Arthur Krock, Memoirs: Sixty Years on the Firing Line, Funk & Wagnalls, 1968, p. 347.
[11] Scoperto per la prima volta nel 1970 dal criminologo di Pasadena William Harper. John Crewdson, “6 Years Later, Evidence in Sirhan’s Case Is Questioned,” New York Times, 15 dicembre 1974, in www.nytimes.com
[12] Frank Morales, “The Assassination of RFK: A Time for Justice!” 16 giugno 2012, in www.globalresearch.ca; guardate “RFK Assassination 40th Anniversary (2008) Paul Schrade on CNN” in YouTube.
[13] “Robert F Kennedy’s killer loses 15th parole bid as witness says: ‘It’s my fault’”, 11 febbraio 2016, in www.thegardian.com
[14] Stephanie Haney “Bobby Kennedy’s children at war with each other over new death probe,” 2 giugno 2018, in dailymail.com
[15] Guardate il film di Ted Charach e Gerald Alcan The Second Gun: Who Really Killed Robert Kennedy, 1998 , in YouTube.
[16] Philip Melanson, The Robert F. Kennedy Assassination: New Revelations On the Conspiracy And Cover-Up, S.P.I. Books , 1994, p. 25.
[17] Nel corso dell’udienza per la liberazione condizionata nel 2011. Guardate “Sirhan Sirhan Denied Parole” in YouTube.
[18] Shane O’Sullivan, Who Killed Bobby? The Unsolved Murder of Robert F. Kennedy, Union Square Press, 2008, pp. 5, 44, 103.
[19] Nel documentario del 2007 di Shane O’Sullivan RFK Must Die: The Assassination of Bobby Kennedy, in YouTube.
[20] Jacqui Goddard, “Sirhan Sirhan, assassin of Robert F.Kennedy, launches new campaign for freedom 42 years later,” The Telegraph, 3 dicembre 2011, in www.telegraph.co.uk
[21] Colin Ross, Bluebird: Deliberate Creation of Multiple Personality by Psychiatrists, Manitou Communications, 2000, summary in www.wanttoknow.info/bluebird10pg
[22] Larry Romanoff, “CIA Project MK-Ultra,” in www.unz.com
[23] Ronen Bergman, Rise and Kill First: The Secret History of Israel’s Targeted Assassinations, Random House, 2018, pp. 117-119.
[24] Alexander Cockburn, ed., The Politics of Anti-Semitism, AK Press, 2003, p. 104.
[25] Victor Ostrovsky, The Other Side of Deception: A Rogue Agent Exposes the Mossad’s Secret Agenda, HarperCollins, 1994.
[26] Rowan Scarborough, “U.S. troops would enforce peace Under Army study,” The Washington Times, 10 settembre 2001, in www.washingtontimes.com
[27] Gordon Thomas, Gideon’s Spies: The Secret History of the Mossad, St. Martin’s Press, 1999, pp. 384-385 and 410-411.
[28] Piper, Final Judgment, pp. 343, 347.
[29] Frank Mankiewicz, So As I Was Saying… My Somewhat Eventful Life, with Joel Swerdlow, MacMillan, 2016, p. 10.
[30] Ron Unz, “American Pravda: The ADL in American Society,” 15 ottobre 2018, in unz.com.
Ossin pubblica articoli che considera onesti, intelligenti e ben documentati. Ciò non significa che ne condivida necessariamente il contenuto. Solo, ne ritiene utile la lettura |