ProfileLe schede di ossin, 24 novembre 2023 - La Crociata è la Grande Idea che definisce l’Occidente: riscattare il mondo e se stesso attraverso le guerre in nome di nobili principi. L’Occidente, ora sotto la guida degli Stati Uniti, è ancora la Civiltà della Crociata. Ma tutto ciò sta per finire...    

 

Un Review, 7 settembre 2023 (trad.ossin)
 
La Crociata sta per finire
Laurent Guyénot
 
 
Il papa fu la guida della civiltà europea durante il Medioevo centrale. Alla fine dell'XI secolo prospettò alla casta dominante un'idea rivoluzionaria: la Crociata. Riuscì a tirar fuori il meglio e il peggio dalla classe guerriera, riuscì a suscitare l’entusiasmo delle masse e a dare al papa un dominio spirituale e politico senza precedenti. La Crociata è diventata centrale per l'identità e il senso di missione dell'Europa. Anche se vestita con abiti nuovi, essa è rimasta la Grande Idea che definisce l’Occidente: riscattare il mondo e se stesso attraverso le guerre in nome di nobili principi. L’Occidente, ora sotto la guida degli Stati Uniti, è ancora la Civiltà della Crociata. Ma tutto ciò sta per finire
 
 
 
 
Comprendere le crociate
 
In questo articolo intendo dimostrare che le Crociate medievali furono un’esperienza così potente, che la loro influenza sulla civiltà occidentale sopravvisse alla caduta dell’autocrazia papale. Il mio scopo non è quello di raccontare di nuovo la storia delle Crociate, ma di spiegarne l'essenza (citando i migliori studiosi) e di trarre qualche intuizione sul carattere ereditato dell'Occidente. L’attenzione sarà focalizzata su ciò che le Crociate hanno fatto all’Occidente, compreso il suo rapporto con l’Oriente. Vi chiedete a cosa serva tutto questo? Vi rispondo che, proprio come gli individui, anche le civiltà hanno bisogno di guardare indietro ai loro primi anni di vita, soprattutto quando la loro vita adulta inizia a disfarsi ed esse si rendono conto che tutti le odiano.
 
Non pretendo, ovviamente, che le Crociate medievali forniscano una spiegazione sufficiente per la storia del colonialismo e dell’imperialismo dell’Occidente moderno, ma solo che gettino luce su di essa, non a titolo di paragone – che gli Stati Uniti abbiano agito come i Crociati è abbastanza ovvio, soprattutto nel mondo arabo - ma come reale, significativa causa storica.
 
Vorrei aggiungere altre due osservazioni preliminari. In primo luogo, sembra che ogni nazione o civiltà abbia una personalità, una particolare “volontà di potere” che determina i suoi modelli di comportamento nei confronti delle altre comunità. [1] Ma solo una minoranza dominante contribuisce a forgiare quell'anima collettiva. Ad ogni livello, le élite muovono il corpo sociale e ne determinano il destino.[2] Pertanto, quando affermo che la Crociata è l’essenza dell’Occidente, non intendo dire che la gente comune sostenga necessariamente le avventure crociate occidentali, ma che la crociata è rimasta un principio esistenziale fondamentale della cultura dell’élite occidentale.
 
In secondo luogo, il mio scopo non è giudicare le persone, ma analizzare le idee che hanno segnato la traiettoria dell'Europa. Individui intelligenti, coraggiosi e altruisti possono essere mossi da idee che alla fine si riveleranno disastrose e saranno considerate deliranti dalle generazioni future. Gli storici delle Crociate hanno rinunciato a cercare di spiegare “l’idea della Crociata” come fosse un mero pretesto religioso per ottenere guadagni materiali. Nelle parole di Jonathan Riley-Smith, autore di The First Crusade and the Idea of Crusading:
 
Alla luce delle evidenze, è difficile credere che la maggior parte dei crociati fosse motivata da un rozzo materialismo. Se si tiene conto della loro esperienza, delle loro aspettative e del clima economico in cui vivevano, investire nella possibilità abbastanza remota di insediamento in Oriente sarebbe stata una scommessa stupida. È molto più sensato supporre, se vogliamo generalizzare, che fossero mossi da un idealismo che deve aver ispirato non solo loro ma anche le loro famiglie.[3]
 
È vero che le persone tendono ad aggrapparsi alle idee che considerano vantaggiose per se stesse. Ma se i crociati cercavano un guadagno personale, era più in termini di credito sociale. Dal XII secolo, spiega Christopher Tyerman, autore di God's War, "la crociata agì come un ascensore sociale... un mezzo di ingresso nei ranghi dei cavalieri e delle persone rispettabili per i parvenus, un biglietto di ammissione nell'élite sociale secolare".[4] Ciò significa semplicemente che la Crociata faceva parte del sistema di valori della classe dominante, cioè del sistema di valori dominante.
 
L'impatto delle crociate
 
In una revisione del 2006 dei recenti sviluppi nella storiografia delle Crociate, Norman Housley ha scritto:
 
Anche se permangono molti aspetti controversi nella storia delle crociate, su di un punto acclarato nel corso dell’ultimo mezzo secolo probabilmente sono tutti d’accordo: il fatto che le crociate abbiano svolto un ruolo centrale piuttosto che periferico nello sviluppo dell’Europa medievale. [5]
 
“Non c’è dubbio”, aggiunge Housley, “che le crociate furono una delle peculiarità della vita medievale che diedero all’Europa cattolica il suo notevole tasso di crescita. Esse favorirono quello specifico dinamismo che caratterizzò il Medioevo centrale”.[6]
 
Uno degli aspetti più notevoli di questo impulso è il suo manifestarsi all’improvviso. “Non fu l’apice di un’evoluzione, ma l’effusione quasi spontanea di una prodigiosa potenza di animazione collettiva”, scriveva lo storico francese Paul Alphandéry intorno al 1930. [7] Possiamo individuare il giorno (27 novembre 1095) in cui la chiamata cadde come lo Spirito Santo su una folla, prima di essere predicata da un esercito di missionari.
 
La Prima Crociata (1095-97) fu un successo, celebrato in quella che può essere considerata la prima campagna di propaganda su scala globale. La Prima Crociata divenne per gli occidentali ciò che la guerra di Troia fu per gli antichi greci. [8] Christopher Tyerman scrive:
 
La portata e la rapida produzione di storie della Prima Crociata da parte di testimoni oculari, e di altri desiderosi di interpretare didatticamente eventi sorprendenti, non trova paralleli nella storiografia medievale. Nel giro di una dozzina di anni dalla presa di Gerusalemme, almeno quattro resoconti completi di testimoni oculari, tre importanti storie occidentali e parte della grande versione lorenese di Alberto di Aquisgrana, circolavano insieme a uno stuolo di altri resoconti, più o meno derivati, fantasiosi o polemici. Pur se scritti in monasteri e cattedrali, questi testi riflettevano ed eccitavano interessi secolari, ad esempio negli eroi locali o nell'orgoglio nazionale. La maggior parte di essi raccontano storie emozionanti di fede, coraggio, sofferenza, pericolo, tenacia e trionfo. I teologi distillavano il messaggio dell'immanenza di Dio e del dovere cristiano; i testimoni oculari, non meno astuti, producevano racconti accessibili di miracoli e massacri. Uno dei primissimi, il Gesta Francorum, includeva scene elaborate con stereotipi orientali esotici che declamavano stravaganti, magniloquenti nonsense, molto nello stile dei versi chanson de geste. La rappresentazione naturalistica, soprattutto del nemico, non era presente.[9]
 
Le storie epiche della Prima Crociata ebbero un impatto così duraturo che, quando una seconda Crociata venne predicata nel 1145, la risposta fu, ancora una volta, travolgente. «Ho aperto la bocca, ho parlato, e subito i crociati si sono moltiplicati all'infinito», scriveva al papa Bernardo di Chiaravalle. “I villaggi e le città sono ormai deserti. Difficilmente troverai un uomo ogni sette donne. Dovunque si vedono vedove i cui mariti sono ancora vivi”. [10]
 
 
 
 
Sebbene fosse fin dall’inizio un’idea papale, la Crociata mise radici profonde nelle menti e nei cuori della classe dirigente secolare e invase ogni regione della cultura laica. Alcuni resoconti vernacolari della Prima Crociata, come l'immensamente popolare Chanson d'Antioche, gareggiavano con il genere dei vangeli apocrifi nel loro uso generoso di profezie, visioni, miracoli e altri segni della divina Provvidenza. Entrambi i generi si sono effettivamente fusi nei best-seller internazionali del corpus del Graal: il romanzo fondamentale di Chrétien de Troyes, Le Conte du Graal, scritto intorno al 1180, era intessuto attorno alle icone esoteriche della Crociata: il Graal, contenente l'ostia (cioè il corpo di Cristo) è il simbolo del Santo Sepolcro, mentre la “lancia sanguinante” è la Lancia Sacra la cui punta di lancia fu miracolosamente scoperta ad Antiochia dai crociati assediati. [11] Non è esagerato affermare che evocazioni implicite della Crociata sono presenti in tutta la letteratura laica medievale, dalle prime chansons de geste agli ultimi romanzi arturiani.
 
Attraverso le Crociate, l’Europa nordoccidentale si è guadagnata un posto nella storia. “Prima del loro inizio”, ha scritto Steven Runciman nella sua insuperabile Storia delle Crociate, “il centro della nostra civiltà era a Bisanzio e nelle terre del califfato arabo. Prima ancora che fossero terminate, l’egemonia della civiltà era passata all’Europa occidentale”. [12] In altre parole, l’Europa occidentale divenne una civiltà a sé stante attraverso la Crociata. La fine delle Crociate viene tradizionalmente datata nel 1291, quando la città di Acri, ultima roccaforte del Regno latino di Gerusalemme, cadde in mano ai Mamelucchi, senza lasciare alcun luogo di sbarco per nuove spedizioni. A rigor di termini, quindi, le Crociate durarono due secoli. Gli storici moderni le hanno convenzionalmente numerate da uno a otto o nove, ma in realtà ci fu un flusso ininterrotto di campagne militari di varie dimensioni e origini verso il Medio Oriente. Tra la Prima e la Seconda Crociata, ad esempio, furono inviate almeno sei spedizioni, che non vengono conteggiate come crociate a tutti gli effetti ma come rinforzo agli Stati latini creati durante la Prima Crociata. Le Crociate possono quindi essere considerate come un'unica guerra durata due secoli, la più lunga della storia umana.
 
In effetti, molte altre guerre avrebbero continuato ad essere intraprese sotto la bandiera papale, con l'intero arsenale teologico delle Crociate, fino alla fine del XVI secolo. Solo nel XV secolo furono promulgate non meno di sette bolle papali per le Crociate. [13] Come la vede Christopher Tyerman:
 
Le crociate non si ridussero dopo il 1291. Cambiarono, come era avvenuto nei due secoli precedenti a partire dalla Prima Crociata. … La mentalità della crociata, diventata abituale, la liturgia corrente e il costante rinnovamento in nuovi appelli all’elemosina, alle tasse, all’acquisto delle indulgenze e, occasionalmente, al servizio armato, hanno forgiato un modo di guardare il mondo. Questa mentalità, ampiamente diffusa nella società, consentiva l’espressione della fede e dell’identità attraverso rituali sociali e istituzioni religiose senza la necessità di un’azione politica o militare individuale. La relativa scarsità di cruce signati era mascherata dall’ubiquità culturale. Indipendentemente dai combattimenti e dalle guerre, la crociata si è evoluta come uno stato mentale; uno strumento della Grazia; una metafora e un meccanismo di redenzione; una prova della fragilità umana, del giudizio divino e della corruzione della società. La crociata divenne qualcosa in cui credere piuttosto che qualcosa da fare.[14]
 
Salvezza attraverso la guerra o il denaro
 
La Crociata introdusse una nuova via di salvezza individuale: la guerra penitenziale. Dio, parlando attraverso il Suo vicario in terra, concedeva ora la piena remissione dei peccati (e quindi un posto in Paradiso) a chiunque avesse giurato di recarsi in Terra Santa e uccidere gli infedeli o di essere ucciso da loro. Secondo lo storico Orderico Vitalis, che ha scritto intorno al 1135, “il papa esortò tutti coloro che potevano portare le armi a combattere contro i nemici di Dio, e con l'autorità di Dio assolse tutti i penitenti da tutti i loro peccati, fin dal momento in cui avessero preso la croce del Signore". [15]
 
 
A giudicare dalle sei versioni parziali del discorso di Papa Urbano II conservate nelle cronache, non è chiaro se egli presentasse le cose in termini così espliciti. Potrebbe aver semplicemente decretato, come riferisce il vescovo Lambert di Arras, un testimone diretto: "Chi per sola devozione, non per guadagnare onori o denaro, si reca a Gerusalemme per liberare la Chiesa di Dio, può sostituire questo viaggio a qualsiasi altra penitenza". [16] E potrebbe aver aggiunto, come riportato da Fulchero di Chartres: “Tutti coloro che muoiono lungo il cammino, sia per terra che per mare, o in battaglia contro i pagani, avranno immediata remissione dei peccati. Questo glielo concedo attraverso il potere di Dio di cui sono investito”. [17] Probabilmente fu il primo a dare un'interpretazione radicalmente nuova di Matteo 10:38, come riportato da Roberto il Monaco: "Chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me". [18]
 
In ogni caso, la remissione piena e immediata di tutti i peccati confessati per tutti i cruce signati (quelli segnati da una croce cucita sugli abiti). È così che si è sviluppata negli anni la teologia della Crociata, grazie ad apologeti come Innocenzo II e San Bernardo di Chiaravalle, o il grande canonista Graziano. [19] Nel 1187, nella lettera Audita tremendi che lanciava la Terza Crociata, papa Gregorio VIII dichiarò:
 
a coloro che con cuore contrito e spirito umiliato intraprendono la fatica di questo viaggio e muoiono in penitenza per i loro peccati e con retta fede, promettiamo la piena indulgenza delle loro colpe e la vita eterna; sopravvivendo o morendo sapranno che, per la misericordia di Dio e per l'autorità degli apostoli Pietro e Paolo e per la nostra autorità, avranno la remissione per tutti i loro peccati, dei quali abbiano fatto debita confessione.[20]
 
Si noti che solo i peccati confessati sarebbero stati perdonati (la confessione orale annuale sarebbe diventata obbligatoria per i cattolici romani con il Concilio Lateranense del 1215).
 
La Crociata era una nuova religione. Guibert de Nogent, uno dei cronisti più entusiasti della Prima Crociata, osservò che, prima, i cavalieri potevano raggiungere la salvezza solo abbandonando il loro modo di vivere e diventando monaci, ma “Dio ha istituito ai nostri tempi le guerre sante, affinché l’ordine dei cavalieri e la folla che corre al loro seguito… possano trovare un nuovo modo per ottenere la salvezza”. La Crociata, dichiarata maestra degli Ospitalieri nel XIV secolo, divenne “la via più vicina al Paradiso”. [21] Il sacerdote gallese Adamo di Usk andò oltre nel suo Chronicon (inizio del XV secolo):
 
Qualsiasi uomo che non partirà subito
per la terra dove Dio visse e morì,
qualsiasi uomo che non prenderà la croce della Terra Santa
avrà poche possibilità di andare in paradiso.[22]
 
Naturalmente non era escluso un guadagno materiale per i sopravvissuti. Secondo l'arcivescovo Baldrico di Bourgueil, Urbano II aveva affermato: “Anche i possedimenti dei nemici saranno tuoi, poiché farai preda dei loro tesori e tornerai vittorioso ai tuoi. O, imporporato dal tuo stesso sangue, avrai guadagnato la gloria eterna”. [23] Eppure le prove suggeriscono che la maggior parte di coloro che si unirono alle Crociate lo fecero per salvare la propria anima. Per quanto strano possa sembrarci oggi, credevano che il papa sapesse di cosa stava parlando quando distribuiva le remissioni dei peccati (chiamate “indulgenze”) in cambio del servizio militare. Confidavano che questa valuta immaginaria avesse corso legale nell'Altro mondo.
 
 
 
 
Il voto di “prendere la croce” era vincolante e il mancato rispetto di esso avrebbe causato la scomunica, equivalente a una condanna all’inferno. Fortunatamente per coloro che avevano ceduto alle pressioni dei coetanei ma poi si erano trovati delle scuse, l'indulgenza alla Crociata fu estesa a coloro che, invece di recarsi personalmente dopo aver pronunciato il voto, avevano mandato un altro al loro posto o avevano dato soldi per finanziare le crociate: questa dispensa in cambio di un pagamento in denaro si chiamava “redenzione del voto”. Dal pontificato di Alessandro III (1159-1181), spiega Christopher Tyerman,
 
La redenzione dei voti contribuì a modificare radicalmente il finanziamento delle crociate, il modo in cui veniva sostenuta la croce, i metodi di reclutamento e pianificazione e persino la reputazione stessa dell’azione poiché il sistema divenne vulnerabile alle accuse di “croci in cambio di denaro”.[24]
 
L'offerta delle indulgenze rimase parte di un sistema penitenziale generale, sempre più commerciale poiché il riscatto dei voti o anche il compimento di qualche particolare atto meritorio cedettero il posto alla semplice vendita e al pagamento. La dottrina del Tesoro dei Meriti, una sorta di conto bancario divino predisposto da Dio, cui potevano attingere i fedeli penitenti, fu perfezionata da Clemente VI.[25]
 
Così il vangelo della salvezza tramite la guerra si è evoluto lentamente nel vangelo della salvezza tramite il denaro. Secondo Norman Housley, “lo spostamento avvenuto nella predicazione della crociata verso la raccolta di denaro insieme o al posto dei volontari… è stato certamente una componente importante della tendenza che fondeva l’enfasi devozionale sulle opere con il volume sostanziale di monete che potevano essere donate in una società sempre più commerciale”. [26]
 
Per la cronaca, a questo racket si aggiunse anche il mercato nero: negli anni 1226-1228 vi furono scandali in Germania e in Italia, quando predicatori impostori dispensarono dal voto della Crociata per somme più o meno ingenti, compreso uno che riuscì a farsi passare per Papa e che, per quasi sei settimane, dispensò dai voti una folla di crociati e pellegrini. [27]
 
Ciò che è ancora più importante fu che il mercato delle indulgenze, una conseguenza della Crociata, fu l’accusa centrale rivolta contro il papato nelle novantacinque tesi di Martin Lutero, perfettamente ragionevoli, e una delle ragioni per cui in seguito egli definì il papa “il vero Anticristo che si è innalzato al di sopra di e si è posto contro Cristo” nei suoi Articoli di Smalcalda. In effetti, è difficile negare che, con una certa arroganza luciferina, i papi abbiano minato la propria credibilità e l’unità della cristianità europea, e abbiano gettato l’Europa nelle guerre più sanguinose mai viste.
 
Fare di Gerusalemme la capitale dell’Europa
 
Si dice che le Crociate abbiano unito l'Europa. Lo storico francese François Guizot affermò nelle sue lezioni alla Sorbona nel 1828:
 
Il primo carattere delle crociate è la loro universalità; tutta l'Europa si unì; furono il primo evento europeo. Prima delle crociate, l'Europa non era mai stata mossa dallo stesso sentimento, né aveva agito per una causa comune; fino ad allora, infatti, l’Europa non esisteva. Le crociate resero manifesta l'esistenza dell'Europa cristiana.[28]
 
Ciò è vero in una certa misura, ma quella “causa comune” non dovrebbe essere confusa con l’unità politica o addirittura con la pace interna, a meno che non chiamiamo “unità” e “pace” la guerra perpetua. Le Crociate non portarono la pace in Europa, come speravano i Papi. La Terza Crociata è un esempio calzante di questo. Prima di partire, i re francesi e inglesi erano in guerra per rivendicazioni territoriali. Sebbene il Papa avesse convinto Filippo II e Riccardo I a firmare una tregua prima di partire per la Terra Santa, durante la spedizione il loro rapporto peggiorò invece di migliorare. Non appena tornarono in patria (cioè dopo che Riccardo fu liberato dal carcere di Leopoldo d'Austria, che lo aveva accusato di aver organizzato l'assassinio di Corrado di Monferrato), ripresero la loro faida, che sarebbe poi sfociata nella Guerra dei Cent'anni. (1337-1453).
 
 
Come ho scritto in “The Failed Empire”, uno dei problemi delle Crociate è che avevano lo scopo di unire l’Europa attorno a Gerusalemme. “Con le Crociate, i Papi dissero agli europei che la culla della loro civiltà era una città all’altra estremità del mondo, contesa da altre due civiltà (quella bizantina e quella islamica), e chiesero loro di lottare per essa come se la propria la civiltà dipendesse da questo. Non può esserci progetto più antieuropeo”.
 
L’ossessione europea per Gerusalemme non è iniziata con le Crociate. Dall'inizio dell'XI secolo, scrive Jonathan Riley-Smith,
 
Un gran numero di persone partiva abitualmente per Gerusalemme con l'incoraggiamento dei monasteri, e questi traffici durarono fino alla vigilia della crociata e oltre. …In effetti l’atteggiamento dei cristiani dell’XI secolo nei confronti di Gerusalemme e della Terra Santa era ossessivo. Gerusalemme era il centro del mondo, il punto della terra che Dio stesso aveva scelto quando aveva deciso di redimere l'umanità intervenendo nella storia; nello stesso luogo, alla fine dei tempi, si sarebbero rappresentati gli ultimi eventi che avrebbero portato al Giorno del Giudizio.[29]
 
 
 
 
Fu un colpo di genio di Urbano II spacciare la spedizione militare come un pellegrinaggio penitenziale a Gerusalemme:
 
Non c'è dubbio che Urbano, a Clermont, presentò la Crociata come un pellegrinaggio, e molte delle misure da lui adottate assomigliavano alle pratiche del pellegrinaggio. Estese la protezione della Chiesa ai crociati, decretando che i loro beni fossero inviolati fino al loro ritorno. … Anche l’introduzione da parte di Urbano della croce da cucire sugli abiti dei crociati deve essere stata associata al pellegrinaggio a Gerusalemme”. [30]
 
In questo modo Urbano II unì in una nuova sintesi due elementi tradizionalmente considerati incompatibili: il fascino per Gerusalemme come meta di pellegrinaggio – manifestazione di pietà cristiana – e l’etica guerriera della classe feudale ereditata dalla loro origine barbarica. Quella combinazione si è rivelata esplosiva.
 
Va sottolineato che Gerusalemme non era ciò che interessava al Basileus bizantino Alessio Comneno quando chiese l'aiuto occidentale. Non faceva parte dell'Impero bizantino da quando era stata conquistata dagli arabi nel 638, e la Siria stessa era periferica rispetto all'Impero. Il suo obiettivo primario era riconquistare l'Anatolia, cominciando da Nicea (oggi Iznik), che i Turchi avevano conquistato nel 1081, facendone la capitale del loro Sultanato di Rum, a poche centinaia di chilometri da Costantinopoli. Come obiettivo secondario, Alessio sperava di recuperare Antiochia, una città greca prospera e strategicamente importante che era sempre appartenuta all'Impero.
 
Fino al 1073, Gerusalemme era stata governata in nome dei califfi fatimidi, che rispettavano l'autorità del Basileus e del Patriarca di Gerusalemme sui santuari cristiani, e lasciavano che i cristiani pregassero liberamente. [31] I cristiani ortodossi non si lamentavano, e i giacobiti siriani e altri cristiani non ortodossi preferivano addirittura il dominio musulmano a quello bizantino. Fu solo quando i Turchi selgiuchidi presero il controllo della Siria che le cose si complicarono per i cristiani di Gerusalemme e per i pellegrini occidentali. Ma i Fatimidi ripresero Gerusalemme dai Selgiuchidi un anno prima che i Crociati arrivassero davanti alle sue mura, e il Basileus era più che disposto a lasciarli governare di nuovo. Per gli occidentali, tuttavia, la Crociata mirava a “liberare” Gerusalemme. Rifiutarono l'offerta di pace dei Fatimidi, assaltarono la Città Santa e massacrarono la sua popolazione. Raimondo di Aguilers, che fu testimone dell'evento, scrisse: “nel Tempio e nel portico di Salomone, i crociati cavalcavano nel sangue fino alle ginocchia e fino alle briglie dei loro cavalli. In effetti, è stato un giusto e splendido giudizio di Dio, che questo luogo fosse pieno del sangue dei miscredenti, poiché aveva sofferto così a lungo per le loro bestemmie”. Questo, affermò, adempiva Apocalisse 14:20: “E il torchio fu pigiato fuori della città, e il sangue uscì dal torchio, fino alle briglie dei cavalli”. [32] Un altro cronista, l'anonimo autore delle Gesta Francorum, scrive: “i nostri si sparsero per tutta la città, prendendo oro e argento, cavalli e muli e case piene di ogni sorta di beni, e vennero tutti esultanti e piangenti per l'eccessiva letizia a pregare nel Sepolcro del nostro Salvatore Gesù, e lì adempirono i loro voti”. [33] Questo è l'evento che meritava di essere celebrato come “il più grande avvenimento dopo la risurrezione”, secondo il cronista Roberto di Reims.[34]
 
Non dovremmo sottovalutare l’impatto di tale narrazione sulla mentalità occidentale. La notizia della “liberazione” di Gerusalemme mise a tacere i critici del concetto di guerra santa in Europa, e la sua celebrazione rese definitivamente la Crociata come il paradigma centrale nella cultura occidentale. Da quel momento in poi gli occidentali si considerarono i guardiani dell’ombelico del mondo. È diventato parte della loro identità. La loro ossessione crebbe solo dopo che Gerusalemme fu riconquistata da Salah al-Din (Saladino) nel 1187 (con comportamenti improntati ad una umanità che svergognava la cavalleria occidentale), e ad ogni nuovo tentativo fallito di recuperarla.
 
Uno dei più grandi paradossi delle Crociate è che Gerusalemme fu temporaneamente recuperata nel 1229 dall'imperatore del Sacro Romano Impero Federico II, mentre era sotto scomunica da papa Gregorio IX, e la riprese – insieme a Betlemme e Nazaret – attraverso trattative diplomatiche, senza versare una sola goccia di sangue musulmano o cristiano. Il Papa condannò questo approccio pacifico, denunciando come particolarmente peccaminoso il riconoscimento da parte di Federico dei diritti dei musulmani sulla Moschea di Omar. Nel 1241 lanciò una crociata contro Federico, con piena indulgenza per coloro che vi avessero preso parte, e la possibilità per coloro che avevano programmato di recarsi in Terra Santa di commutare i propri voti per combattere invece contro Federico. [35]
 
Nel 1248, dopo che Gerusalemme fu restituita ai musulmani, il re francese Luigi IX guidò la settima crociata, che si concluse con la sua cattura da parte del sultano Turanshah. Luigi IX – venerato postumo come San Luigi – è un buon esempio della maledizione che Gerusalemme era diventata per l’Europa. Abbandonò nuovamente il suo regno per un'altra crociata nel 1270 e morì di dissenteria in Egitto, quello stesso anno. È stato riferito che le sue ultime parole furono “Gerusalemme! Gerusalemme!" - la città che non ha mai visto. [36]
 
 
Da allora tutta l’Europa, a quanto pare, piange su Gerusalemme. “Le élite clericali e laiche dell’Europa occidentale”, scrive Christopher Tyerman, “hanno trovato quasi impossibile abbandonare la Terra Santa come ambizione politica o visione di perfezione. Nel corso dei secoli XIV e XV, governi, moralisti, predicatori e lobbisti tornarono più e più volte su un argomento in cui obiettivi pratici e morali erano fusi insieme. [37] In effetti, Gerusalemme non lasciò mai la mente degli occidentali finché non fu riconquistata definitivamente dalle truppe cristiane il 9 dicembre 1917. Quando il generale Edmund Allenby entrò a piedi in città in una solenne processione, proclamò “la fine delle Crociate". Il London Punch pubblicò un'illustrazione che mostrava Riccardo I che guarda Gerusalemme dall'alto e annuisce soddisfatto: "Il mio sogno diventa realtà!" (stampato sulla copertina del libro di Eitan Bar-Yosef, The Holy Land in English Culture 1799-1917: Palestine and the Question of Orientalism, Clarendon Press, 2005).
 
Si noti che la Chiesa anglicana, e successivamente le propaggini britanniche del calvinismo, hanno a lungo rifiutato l’autorità papale e condannato ufficialmente la nozione di guerra penitenziale. Eppure non si può negare che l’ossessione per Gerusalemme rimase forte per tutta l’età vittoriana e giocò un ruolo significativo nel sostegno britannico al sionismo. Va detto, però, che il sionismo britannico era stato stimolato dal tentativo francese di strappare l’Egitto e la Palestina agli Ottomani nel 1799. Quella quasi-crociata del giovane generale Napoleone Bonaparte, anche se fu un fallimento, contribuì non poco alla sua leggenda autoprodotta, e che di per sé testimonia la persistente attrazione per Gerusalemme nell’inconscio collettivo dei francesi. Mentre Bonaparte combatteva in Siria, la stampa ufficiale francese parlò della sua intenzione di offrire Gerusalemme agli ebrei. L’autenticità del suo “Proclama agli ebrei”, scoperto nel 1940, è dubbia [38] (una discussione informata si può leggere qui), ma l'episodio napoleonico non va escluso dal dibattito sull'origine del sionismo. [39]
 
Fu proprio la Crociata a suggellare per prima un legame innaturale ma indissolubile tra l’Europa e Gerusalemme, rendendo il possesso del centro del mondo un’idée fixe nella mentalità occidentale. Inoltre, l’ossessione di conquistare Gerusalemme ha trasformato la cristianità occidentale in una imitazione di Israele. Secondo un racconto di Roberto di Reims, Urbano II aveva detto a Clermont: “Prendete la strada del Santo Sepolcro, salvate quella terra da una razza terribile e governatela voi stessi, quella terra in cui, come dice la Scrittura, scorre latte e miele fu data da Dio in possesso ai figli d'Israele». [40] La retorica dell'Antico Testamento fece sempre parte delle Crociate e, per Innocenzo III, il papa crociato per eccellenza , "le prove degli eroi israeliti dell'Antico Testamento erano di rilevanza contemporanea e non solo di risonanza oratoria". [41] Il fantasma di Giosuè, piuttosto che di Cristo, aleggiava sui crociati. Ai cattolici piace incolpare i protestanti per la loro enfasi sull'Antico Testamento, ma la tendenza era stata avviata dalla retorica della crociata dei papi.
 
La teocrazia papale e l'alienazione della cristianità orientale
 
L’idea di una guerra santa in Terra Santa non fu di Urbano II (1088-1099), ma del suo mentore Gregorio VII (1073-1085), il più energico promotore di quella che divenne nota come Riforma Gregoriana — “la prima Rivoluzione europea” secondo Robert I. Moore. [42] Gregorio VII aveva progettato di guidare personalmente un esercito contro i musulmani orientali. Norman Cantor spiega i suoi due obiettivi principali:
 
Tale crociata sarebbe stata l'espressione della leadership morale del sommo pontefice sul mondo occidentale (che era una delle dottrine cardinali di Gregorio) e avrebbe avvicinato i popoli del nord a Roma. Infine, ci si poteva aspettare che l’invasione latina dell’Oriente favorisse l’affermazione dell’egemonia papale nelle terre greco-cristiane.[43]
 
Fu lasciato al carismatico Urbano II il compito di portare a compimento il progetto. Per quanto riguarda il primo obiettivo, è stato un successo. Prima di pronunciare il suo famoso sermone nel novembre 1095, Urbano si trovava in una posizione disastrosa: era stato espulso da Roma, dove l'imperatore Enrico IV aveva insediato il proprio papa Clemente III (1080-1100). Secondo Christopher Tyerman, "Urbano II cercò di utilizzare la mobilitazione della spedizione come mezzo per rivendicare la posizione del papa in Italia e dimostrare la sua leadership di fatto sulla cristianità, indipendente dai monarchi secolari". [44] La dimostrazione di forza fu tanto più spettacolare in quanto, nello stesso Concilio di Clermont, Urbano confermò la scomunica del re di Francia Filippo I per il suo matrimonio adultero con Bertrade di Montfort. [45] Urbano dimostrò così che poteva entrare in territorio francese, dichiarare il re francese inadatto e mobilitare sotto la sua stessa bandiera la crema della cavalleria francese. Fu un colpo di Stato magistrale e il vero inizio della sovranità papale sui re europei.
 
 
 
 
Ad ogni nuova crociata, la morsa papale diventava più forte. Alla fine, i papi avrebbero utilizzato la Crociata per portare avanti tutte le loro politiche, facendo dei loro nemici gli obiettivi della guerra santa e promettendo la remissione dei peccati a chiunque avesse accettato di combatterli. Furono lanciate crociate contro i nemici politici del papa, come gli Hohenstaufen, così come contro qualsiasi principato che ospitasse "eretici" (in pratica, comunità che rifiutavano l'autorità papale), come i Catari nella contea di Tolosa nel 1209-29, o gli Ussiti di Boemia nel 1420-71. La Crociata, commenta Norman Housley, “facilitò il passaggio da una risposta non violenta al dissenso organizzato ad una risposta coercitiva”. [46] Facilitò anche la trasformazione dell’Europa in quella che Robert I. Moore ha definito una “società persecutoria”. [47]
 
Per quanto riguarda il secondo obiettivo del papa, affermare la supremazia papale sulla Chiesa greca, le Crociate furono un totale fallimento. Le Crociate resero lo scisma permanente e irreversibile. Le tensioni si erano accumulate fin dall'inizio della Prima Crociata, che non era il tipo di aiuto che Alessio Comneno si aspettava, come dimostra Steven Runciman:
 
Nessun governo è riluttante a farsi degli alleati. Ma quando questi alleati inviano grandi eserciti, sui quali non hanno alcun controllo, a invadere il suo territorio, aspettandosi di essere nutriti, alloggiati e forniti di ogni comodità, è facile che quel governo cominci a chiedersi se valga la pena di allearsi. Quando la notizia del movimento crociato raggiunse Costantinopoli suscitò sentimenti di inquietudine e allarme”. [48]
 
Questi sentimenti si dimostrarono giustificati quando il normanno Boemondo di Tarento, uno dei leader della Prima Crociata, si impadronì di Antiochia e in seguito tentò di formare una crociata contro la stessa Costantinopoli, con il sostegno papale.
 
La Seconda Crociata, che non aveva nemmeno il pretesto di aiutare Costantinopoli, peggiorò i rapporti tra Franchi e Bizantini. I crociati accusarono l'imperatore Manuele I Comneno del peggior tradimento, ma Steven Runciman mette le cose in chiaro:
 
Il comportamento dei crociati quando furono ospiti nel suo territorio non fu tale da aumentare la simpatia dell'Imperatore nei loro confronti. Saccheggiarono, attaccarono la sua polizia; ignorarono le sue indicazioni di percorso; e molti dei loro uomini eminenti parlavano apertamente di attaccare Costantinopoli. Alla luce di ciò, il trattamento riservato dall’imperatore ai crociati sembra essere piuttosto stato generoso e tollerante.[49]
 
Il punto di rottura fu, ovviamente, la Quarta Crociata deviata contro Costantinopoli. Gli storici occidentali hanno faticato a spiegarlo, ma gli storici di Bisanzio, come George Ostrogorsky, lo considerano “il risultato quasi inevitabile dei primi sviluppi”.
 
Dopo lo scisma tra le Chiese, e soprattutto dopo l'inizio del movimento crociato, in Occidente era cresciuta l'ostilità verso Bisanzio. … Di fronte all’evidente debolezza e impotenza dell’Impero bizantino sotto la famiglia degli Angelo, l’odio occidentale si trasformò in pensieri di conquista. …Quando Venezia mise a rischio i suoi interessi commerciali e politici, l’idea divenne realtà. La crescente secolarizzazione dello spirito crociato raggiunse la sua logica conclusione: la crociata divenne uno strumento di conquista da utilizzare contro l'Oriente cristiano.[50]
 
Innocenzo III si aspettava che questa felice svolta degli eventi accelerasse la sottomissione greca alla “Chiesa Madre”. Ma, come spiega Steven Runciman, la sua speranza non si è mai avverata.
 
Invece, la barbarie [dei crociati] lasciò un ricordo che non permise che fossero mai più perdonati. Se in seguito i potentati cristiani orientali avessero patrocinato un’alleanza con Roma nella speranza che essa avrebbe costituito un fronte unito contro i Turchi, la loro gente non li avrebbe seguiti. Non potevano dimenticare la Quarta Crociata. ... l'intero movimento crociato aveva inasprito i rapporti, e da quel momento in poi, qualunque cosa alcuni principi avessero tentato di fare, nei cuori dei cristiani d'Oriente lo scisma era completo, irrimediabile e definitivo.[51]
 
Riunificare l’Islam e rilanciare il Jihad
 
I bizantini avevano stabilito una coesistenza relativamente pacifica con il califfato fatimide. “Alla metà dell’XI secolo”, scrive Steven Runciman, “la tranquillità del mondo del Mediterraneo orientale sembrava assicurata per molti anni a venire. Le sue due grandi potenze, l’Egitto fatimide e Bisanzio, erano in buoni rapporti tra loro”. [52] I cristiani pregavano liberamente a Gerusalemme, mentre i musulmani avevano la loro moschea appena fuori dalle mura di Costantinopoli (fu incendiata dai Franchi durante la Quarta Crociata).
 
Gli invasori selgiuchidi provenienti dall'Oriente erano i nemici comuni dei Fatimidi e dei Bizantini. Ma, per i rozzi crociati, tutti i musulmani erano uguali. I Franchi disturbarono l'alleanza di Costantinopoli con il califfato fatimide e, dopo il crollo di quest'ultimo, continuarono a danneggiare la diplomazia bizantina, che aveva imparato “come mettere gli uni contro gli altri i vari principi musulmani e così isolarli uno dopo l'altro". [53] Ad esempio, la decisione dei crociati di attaccare Damasco durante la seconda crociata fu particolarmente sconsiderata. Runciman scrive:
 
È stata una decisione di totale follia. ... di tutti gli Stati musulmani, solo il regno Buride di Damasco era ansioso di rimanere in amicizia con i Franchi; poiché, come i più lungimiranti tra i Franchi, riteneva che il suo principale nemico fosse Nur ed-Din. Gli interessi dei Franchi sarebbe stato quello di mantenere l'amicizia damascena finché Nur ed-Din non fosse stato schiacciato, e di mantenere aperta la breccia tra Damasco e Aleppo. Attaccare il primo era, come avevano dimostrato gli eventi dell'anno precedente, il modo più sicuro per gettare i suoi governanti nelle mani di Nur ed-Din. … Per i crociati in visita Aleppo non significava nulla, ma Damasco era una città consacrata nelle Sacre Scritture, il cui salvataggio dagli infedeli avrebbe risuonato alla gloria di Dio.[54]
 
I crociati fecero una pietosa ritirata da Damasco dopo soli quattro giorni di assedio. Questa fu “una terribile umiliazione” e “un duro colpo per il prestigio cristiano”. [55] Stimolò la riunificazione del mondo musulmano, precedentemente frammentato in due califfati rivali (Baghdad e Il Cairo) e una serie di emirati e città-stato indipendenti. L'arcivescovo Guglielmo di Tiro scrisse all'inizio degli anni '80:
 
In passato quasi ogni città aveva il proprio sovrano… non dipendente l’uno dall’altro… che intesseva le proprie alleanze non meno dei cristiani [e] non poteva o non voleva unirsi prontamente per respingere il pericolo comune o armarsi per la nostra distruzione. Ma ora… tutti i regni adiacenti a noi sono stati portati sotto il potere di un uomo [Nur ad-Din].[56]
 
 
Come osserva Norman Housley, ogni nuova ondata di crociati portava con sé la politica del papa di “ostilità normativa” contro i musulmani, che a sua volta radicalizzava l'odio islamico verso l'Occidente e ravvivava lo spirito del jihad. [57] Questo è facile da capire per noi, perché la storia si è ripetuta quando i crociati statunitensi hanno lanciato la “democrazia” in Iraq e Siria sotto forma di bombe. George W. Bush definì la sua guerra una “crociata” mentre Hollywood intensificava la sua propaganda contro gli “arabi orrendi”. [58] Nel frattempo, Saddam Hussein si presentava come il nuovo Saladino.
 
 
Progetto di colonizzazione
 
In The Latin Kingdom of Jerusalem: European Colonialism in the Middle Ages, Joshua Prawer ha presentato la società crociata come un primo passo verso la successiva espansione colonialista europea. Le istituzioni e l’economia degli Stati latini si comprendono meglio alla luce del loro status coloniale, sostiene.
 
Sebbene la colonizzazione non sia un fenomeno nuovo nella storia europea, solo a partire dalle Crociate si è verificata continuità e filiazione tra i movimenti colonialisti. Da allora, il colonialismo è rimasto un fattore importante nella storia europea e non europea. In questo senso è giustificato considerare il regno crociato come la prima società colonialista europea. [59]
 
È difficile dubitarne. La continuità tra Crociata e colonialismo è tanto più evidente in quanto, sulla scia della Prima Crociata, nuove Crociate furono lanciate verso le regioni baltiche, con il beneficio di piene indulgenze e privilegi papali. Queste guerre di conquista si adattano perfettamente alle definizioni moderne di colonizzazione, e l’appello dell’arcivescovo Adalgot di Magdeburgo nel 1108 lo rende chiaro:
 
Questi gentili sono molto malvagi, ma la loro terra è la migliore, ricca di carne, miele, mais e uccelli, e se fosse ben coltivata nessuna potrebbe essere paragonato ad essa per ricchezza di prodotti... E così, rinomati sassoni, francesi, Lorena e Fiamminghi e conquistatori del mondo, questa è per voi un'occasione per salvare le vostre anime e, se lo desiderate, acquisire la migliore terra in cui vivere. Colui che con la forza del suo braccio condusse gli uomini della Gallia in marcia dal lontano Occidente in trionfo contro i suoi nemici nell'estremo Oriente, vi dia la volontà e il potere di conquistare quei gentili più disumani che ci sono vicini e di prosperare bene in tutte le cose.[60]
 
La filiazione tra Crociata e colonizzazione risulta evidente anche quando si studia il contesto della colonizzazione delle Americhe. In Cristoforo Colombo e la ricerca di Gerusalemme, Carol Delaney rivela:
 
La ricerca di Gerusalemme era la grande passione di Colombo; fu la visione che lo sostenne attraverso tutte le prove e le tribolazioni che percepì, che sopportò come Giobbe... Aveva dedicato la sua vita alla liberazione di Gerusalemme; sul letto di morte, rendendosi conto che non avrebbe mai visto realizzato il suo progetto, ratificò il suo testamento che lasciava denaro per sostenere la crociata che sperava fosse intrapresa dai suoi successori.[61]
 
Anche Colombo era ossessionato dall’oro. Sperava di raggiungere il Cipango (Giappone) di Marco Polo, così ricco d'oro da usarlo per costruire tetti e mobili. Ma l'oro significava per lui Gerusalemme. Scrisse nel suo diario, il 26 dicembre 1492, di voler trovare oro “in quantità tale che i sovrani… si impegnino e si preparino per andare alla conquista del Santo Sepolcro”. [62] In una lettera scritta al re Ferdinando e alla regina Isabella poco prima del ritorno dal suo primo viaggio, Colombo affermò “che tra sette anni a partire da oggi potrò pagare alle Vostre Altezze cinquemila cavalieri e cinquantamila fanti per la guerra e la conquista di Gerusalemme, per il quale scopo fu intrapresa questa impresa”. Dieci anni dopo, si soffermava ancora sullo stesso tema. In una lettera scritta dalla Giamaica durante il suo quarto viaggio, scrisse ai Sovrani: “L’oro è un metallo eccellentissimo sopra tutti gli altri e dall’oro si formano i tesori, e chi lo possiede fa e compie ciò che vuole nel mondo, e se ne serve infine per mandare le anime in Paradiso”. [63]
 
I conquistadores spagnoli e portoghesi furono immersi per tutta la vita nell'ideologia della Reconquista, una serie di crociate contro i musulmani dell'Iberia. Come spiega Norman Cantor:
 
La Reconquista fu il tema dominante, quasi esclusivo, della storia cristiana spagnola medievale, e alcuni storici l'hanno vista come il fattore determinante nella formazione del peculiare carattere spagnolo. Tutta la società iberica ebbe origine da una cruenta guerra durata cinque secoli contro l’Islam, e la struttura istituzionale spagnola era organizzata attorno al signore della guerra e alle necessità di una guerra aggressiva. [64]
 
Non c'è da stupirsi, quindi, che i conquistadores si considerassero crociati. Cortez “si descriveva come un salvatore religioso, un messia inviato per salvare gli indiani dall’uso di pratiche non cristiane durante le loro festività spirituali”. [65]
 
Perché, allora, i paesi dell’America Latina non hanno oggi uno spirito crociato – ed è per questo che non sono considerati come parte dell’“Occidente”? Il motivo è semplice: questi paesi non sono mai usciti dalla loro condizione di colonie. Su questo argomento non posso che consigliare il classico saggio di Eduardo Galeano, Vene aperte dell'America Latina: cinque secoli di saccheggio di un continente, originariamente pubblicato nel 1971, in cui viene spiegato anche come gli Asburgo spagnoli sprecarono le tonnellate di oro estratto affinché i nativi d'America finanziassero non la conquista di Gerusalemme, ma le guerre di religione in Europa.
 
Al contrario, gli Stati Uniti d’America hanno ereditato lo spirito crociato dell’Europa. Nel diciannovesimo secolo, dopo aver realizzato il loro “destino manifesto” in patria, gli Stati Uniti divennero un impero crociato. Il presidente Woodrow Wilson dichiarò nel 1912: “Siamo stati scelti, e scelti prepotentemente, per mostrare alle nazioni del mondo il sentiero della libertà”.[66] Dwight Eisenhower intitolò le sue memorie Crociata in Europa. Christopher Tyerman definisce le Crociate medievali come “guerre giustificate dalla fede, condotte contro nemici reali o immaginari individuati dalle élite religiose e politiche come minacce percepite per i fedeli cristiani”. [67] L’unica differenza è che oggi le crociate vengono lanciate in nome della democrazia piuttosto che del cristianesimo.
 
Ma come hanno potuto gli Stati Uniti ereditare il gene della crociata se, a differenza dei paesi dell’America Latina, avevano trascurabili radici cattoliche dirette? Per spiegare questo paradosso, propongo una deviazione attraverso la Francia.
 
Deviazione attraverso l'Illuminismo francese
 
La crociata era una specialità francese. I crociati furono sempre conosciuti in Oriente come Franchi e il francese era la lingua principale nel Levante latino. La Prima Crociata fu “l’agire di Dio per mano dei Franchi” (Gesta Dei per Francos), come Guiberto di Nogent intitolò la sua cronaca. La seconda crociata fu la crociata del re Luigi VII. Secondo Christopher Tyerman, “questa avventura internazionale conferì a Luigi e alla sua dinastia l’effettività del dominio nazionale”, anche come pretesto per un’imposta generale senza precedenti. [68] Le due crociate del pio Luigi IX furono ugualmente importanti nella costruzione della Francia. “Nel 1300, la crociata era stata rivendicata quasi come una prerogativa nazionale, un’impresa nella quale il re di Francia deteneva la maggioranza delle azioni”. [69]
 
 
 
 
La Crociata, quindi, ebbe un impatto particolare sull’identità nazionale francese. Questo, ovviamente, fu il risultato di un'alleanza unica tra il papato e la monarchia francese, che fece scrivere papa Gregorio IX a Luigi IX nel 1239:
 
[Dio] ha scelto la Francia, rispetto a tutte le altre nazioni della terra, per la protezione della fede cattolica e per la difesa della libertà religiosa. … Come anticamente la tribù di Giuda ricevette dall'alto una particolarissima benedizione tra gli altri figli del patriarca Giacobbe, così il Regno di Francia è al di sopra di tutti gli altri popoli, coronato da Dio stesso con straordinarie prerogative. La tribù di Giuda era la figura anticipata del Regno di Francia. [70]
 
L'eredità francese dell'elezione di Israele, simboleggiata dall'unzione rituale del re secondo il modello biblico, divenne un motivo ricorrente dell'adulazione papale. [71]
 
Questa missione provvidenziale unica del regno francese fu trasferita alla repubblica francese dopo il 1789. Pur ripudiando le istituzioni cattoliche e monarchiche, i rivoluzionari conservarono, sotto nuove vesti, la fede messianica nazionale che caratterizzava l'identità francese. Su cos’altro avrebbero potuto costruire la loro nuova nazione? La Francia era ormai scelta per illuminare il mondo con la nuova Trinità: Liberté, Égalité, Fraternité. In un discorso stampato nell’aprile 1791, Maximilien de Robespierre ringraziò l’“eterna Provvidenza” che invitava i francesi, “da soli fin dall’origine del mondo, a restaurare sulla terra l’impero della Giustizia e della Libertà”. [72]
 
 
Sebbene gli Stati Uniti siano nati prima della Rivoluzione francese, essi furono fondati sulle idee dell’Illuminismo francese, come chiarisce indiscutibilmente la Dichiarazione di Indipendenza. Da questo punto di vista, è la Francia, piuttosto che l’Inghilterra, ad essere la madrina degli Stati Uniti, che hanno assunto la missione di portare la democrazia nel mondo. La mitologia puritana, credo, è al secondo posto tra gli ingredienti dell’identità statunitense come potenza mondiale. La Crociata scorreva anche nel sangue dei Puritani, ma trovando la loro “nuova Gerusalemme” nel Massachusetts, essi si liberarono dall'attrazione di quella vecchia. A quanto mi risulta, lo spirito crociato arrivò negli Stati Uniti dall’Illuminismo francese, erede del cattolicesimo, piuttosto che dal protestantesimo. Lo offro come ipotesi speculativa.
 
Non pretendo di aver isolato l’unico fattore che ha spinto gli Stati Uniti a intraprendere una crociata mondiale a partire dalla Prima Guerra Mondiale. Ma spero di aver dimostrato che il suo irresistibile habitus da crociato deriva in parte da una storia molto particolare iniziata nell'XI secolo. In caso contrario, spero almeno di aver sostenuto in modo convincente che comprendere l’essenza e l’impatto delle crociate medievali è utile a noi occidentali per sapere chi siamo. E se non ci sono riuscito, spero di aver suscitato almeno il vostro interesse.
 
 
Note:
 
[1] Questo è, ovviamente, condiviso dalla maggior parte dei filosofi delle civiltà, e notoriamente da Oswald Spengler, che definì l’Occidente la civiltà “faustiana”.
 
[2] L'esempio archetipico è fornito nella Bibbia ebraica, dove leggiamo, ancora e ancora, come i Leviti (in origine la guardia personale di Mosè) sottomettano un popolo riluttante e incorreggibilmente “idolatro”. In definitiva, il carattere di Israele è il carattere imposto a Israele dai leviti. Quel personaggio è cambiato molto poco nel corso dei secoli.
 
[3] Jonathan Riley-Smith, The First Crusade and the Idea of Crusading, University of Philadelphia Press, 1986, p. 47.
 
[4] Christopher Tyerman, God’s War: A New History of the Crusades, Penguin, 2006, p. 885.
 
[5] Norman Housley, Contesting the Crusades, Blackwell Publishing, 2006, p. 144.
 
[6] Housley, Contesting the Crusades, pp. 154-155.
 
[7] Paul Alphandéry e Alphonse Dupront, La Chrétienté et l’idée de croisade, Paris, Albin Michel, 1954-1959, nuova ed. 1995, kindle l. 311.
 
[8] Come notato da Oswald Spengler, Decline of the West, pp. 10 and 27.
 
[9] Tyerman, God’s War, p. 244.
 
[10] Steven Runciman, A History of the Crusades, vol. 2: The Kingdom of Jerusalem and the Frankish East, 1100-1187, Cambridge UP, 1951 (in archive.org), p. 253.
 
[11] Laurent Guyénot, La Lance qui saigne: Hypertextes et métatextes du ‘Conte du Graal’, Champion, 2011.
 
[12] Steven Runciman, A History of the Crusades, vol. 1: The First Crusade and the Foundation of the Kingdom of Jerusalem, The Folio Society, 1994 (in archive.org), p. xi.
 
[13] Jérôme Baschet, La Civilisation féodale. De l’an mil à la colonisation de l’Amérique, Flammarion, 2006, p. 373.
 
[14] Tyerman, God’s War, p. 825
 
[15] Riley-Smith, The First Crusade and the Idea of Crusading, p. 28.
 
[16] Louise e Jonathan Riley-Smith, ed. and trans., The Crusades. Ideas and Reality, 1095-1274, Edward Arnold, 1981, p. 37.
 
 
 
[19] Riley-Smith, The First Crusade and the Idea of Crusading, p. 1.
 
[20] Jonathan Riley-Smith, What were the Crusades? third edition, Ignatius Press, 2002, p. 62.
 
[21] Tyerman, God’s War, p. 827.
 
[22] Tyerman, God’s War, p. 756.
 
 
[24] Tyerman, God’s War, p. 481.
 
[25] Tyerman, God’s War, p. 888.
 
[26] Housley, Contesting the Crusades, p. 148.
 
[27] Paul Alphandéry e Alphonse Dupront, La Chrétienté et l’idée de croisade, Albin Michel, 1954-1959, nuova edizione, 1995, p. 419.
 
[28] François Pierre Guillaume Guizot, General History of Civilization in Europe, D’Appleton & Co, 1896, in oll.libertyfund.org/title/knight-general-history-of-civilization-in-europe
 
[29] Riley-Smith, The First Crusade and the Idea of Crusading, p. 20.
 
[30] Riley-Smith, The First Crusade and the Idea of Crusading, pp. 22, 24.
 
[31] Runciman, A History of the Crusades, vol. 1, p. 23.
 
[32] Raymond d’Aguilers, Histoire des Francs qui prirent Jérusalem. Chronique de la première croisade, Les Perséides, 2004, p. 165.
 
[33] Tyerman, God’s War, p. 158.
 
[34] Tyerman, God’s War, p. 168.
 
[35] Jonathan Harris, Byzantium and the Crusades, 2nd ed., Bloomsbury Academic, 2014, kindle l. 4153-62.
 
[36] Tyerman, God’s War, p. 812.
 
[37] Tyerman, God’s War, p. 827.
 
[38] È difeso da Paul Strathern in Napoleon in Egypt , Bantam Books, 2009, pp. 353-356.
 
[39] Si veda anche l’articolo di Haaretz del 2021 intitolato “When Napoleon Was About to Declare a Jewish State in Palestine,”
 
 
[40] Tyerman, God’s War, p. 84.
 
[41] Tyerman, God’s War, p. 477.
 
[42] Robert I. Moore, The First European Revolution, c. 970-1215, Basil Blackwell, 2000.
 
[43] Norman Cantor, The Civilization of the Middle Ages, HarperPerennial, 1994, pp. 290-291.
 
[44] Tyerman, God’s War, pp. 7-8. Anche p. 74.
 
[45] Questo episodio e il suo significato sono studiati in Georges Duby, The Knight, The Lady, and the Priest: The Making of Modern Marriage in Medieval France , Pantheon Books, 1981.
 
[46] Housley, Contesting the Crusades, p. 164.
 
[47] Robert I. Moore, The Formation of a Persecuting Society: Authority and Deviance in Western Europe 950-1250, seconda edizione, Blackwell Publishing, 2007.
 
[48] Runciman, History of the Crusades, vol. 1, p. 96
 
[49] Runciman, A History of the Crusades, vol. 2 : The Kingdom of Jerusalem and the Frankish East, 1100-1187, Cambridge UP, 1951, p. 275.
 
[50] George Ostrogorsky, History of the Byzantine State, Rutgers UP, edizione rivista, 1969, p. 414.
 
[51] Steven Runciman, A History of the Crusades, vol. 3: The Kingdom of Acre and the Later Crusades (1954), Penguin Classics, 2016, p. 131.
 
[52] Runciman, A History of the Crusades, vol. 1, p. 42.
 
[53] Runciman, A History of the Crusades, vol. 2, pp. 274-275.
 
[54] Runciman, A History of the Crusades, vol. 2, p. 281.
 
[55] Runciman, A History of the Crusades, vol. 2, p. 284-285.
 
[56] Tyerman, God’s War, p. 343.
 
[57] Housley, Contesting the Crusades, p. 158.
 
[58] Jack Shaheen, Real Bad Arabs: How Hollywood Vilifies a People, Olive Branch Press, 2012. Guarda anche il documentario con lo stesso titolo.
 
[59] Joshua Prawer, The Latin Kingdom of Jerusalem: European Colonialism in the Middle Ages, Weidenfeld and Nicolson, 1972, p. ix. Vedi anche George Demacopoulos, Colonizing Christianity: Greek and Latin Religious Identity in the Era of the Fourth Crusade, Fordham UP, 2019.
 
[60] Tyerman, God’s War, p. 676.
 
[61] Carol Delaney, Columbus and the Quest for Jerusalem, Free Press, 2012, kindle l. 228.
 
[62] Delaney, Columbus and the Quest for Jerusalem, l. 86.
 
[63] Carol Delaney, “Columbus’s Ultimate Goal: Jerusalem,” on
 
[64] Norman Cantor, The Civilization of the Middle Ages, HarperPerennial, 1994, p. 290.
 
[65] Frank Jacob e Riccardo Altieri, “Missionaries or Crusaders? – The Self-Reception of the Spanish Conquistadors in the 16th and 17th Century,” City University of New York, 2015,
 
 
[67] Christopher Tyerman, God’s War, p. xiii.
 
[68] Tyerman, God’s War, pp. 276-277.
 
[69] Tyerman, God’s War, p. 909.
 
 
[71] Nel 1311, papa Clemente V dichiarò: «Come è noto che gli Israeliti hanno concesso l'eredità del Signore mediante l'elezione del Cielo, per eseguire i desideri nascosti di Dio, così il regno di Francia è stato scelto come speciale eredità del popolo del Signore” (Tyerman, God's War , p. 909).
 
[72] Auguste Valmorel, Œuvres de Robespierre, 1867 (sur fr.wikisource.org), p. 71. 
 
 
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