Gli Stati Uniti si pentiranno di avere assassinato Qassim Soleimani
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Intervento, 3 gennaio 2020 - Gli Stati Uniti non hanno niente da guadagnare dal loro attacco, ma ne sentiranno le conseguenze nei decenni a venire. D’ora in poi la loro posizione in Medio Oriente sarà fortemente limitata. Altri si faranno avanti per prendere il loro posto (nella foto, il generale Qassim Soleimani)
Moon of Alabama, 3 gennaio 2020 (trad.ossin)
Gli Stati Uniti si pentiranno di avere assassinato Qassim Soleimani
Moon of Alabama
Oggi gli Stati Uniti hanno dichiarato guerra all’Iran e all’Iraq.
E l’avranno
Stamattina un drone o un elicottero statunitense ha ucciso il maggiore generale Qassim Soleimani, il famoso comandante della forza iraniana al Quds (Gerusalemme), mentre lasciava l’aeroporto di Bagdad dove era da poco atterrato. Intendeva partecipare al funerale dei 31 soldati iracheni che gli Stati Uniti avevano ucciso il 29 dicembre lungo il confine siriano-iracheno, vicino ad al Qaim.
La forza al Quds è il braccio estero del Corpo dei Guardiani della Rivoluzione islamica iraniana. Soleiman era responsabile dei rapporti tra l’Iran e tutti i movimenti politici e militanti esteri. Hajji Qassim è stato consigliere di Hezbollah libanese durante la guerra del 2006 contro Israele. Il suo aiuto ai gruppi iracheni ha consentito loro di cacciare gli invasori statunitensi dall’Iraq. E’ stato l’autore della sconfitta dello Stato Islamico in Iraq e in Siria. Nel 2015, Soleimani si recò a Mosca e convinse la Russia a intervenire in Siria. Il suo aiuto agli Houthi in Yemen ha permesso loro di resistere agli assalitori sauditi.
Soleimani era arrivato a Bagdad su un normale volo dal Libano. Non viaggiava in incognito. E’ stato accolto all’aeroporto da Abu Mahdi al-Muhandes, comandante aggiunto di al-Hashd al-Shaabi, una forza di sicurezza irachena ufficiale, agli ordini del Primo Ministro iracheno. Le due vetture sulle quali viaggiavano sono rimaste distrutte nel corso dell’attacco statunitense. I due uomini, i loro autisti e le guardie del corpo sono tutti morti.
Gli Stati Uniti hanno creato due martiri che diventeranno un modello e un idolo per decine di milioni di giovani nel Medio Oriente.
Gli Houthi in Yemen, Hezbollah in Libano, il Jihad islamico in Palestina, le forze paramilitari in Siria, in Iraq e altrove hanno tutti avuto in Soleimani un consigliere e un aiuto. Faranno di tutto per vendicarlo.
Moqtada al-Sadr, l’indisciplinato religioso sciita che è al comando di milioni di adepti in Iraq, ha dato ordine di riattivare la sua forza militare «Jaish al-Imam al-Mahdi». Tra il 2004 e il 2008, le forze del Mahdi hanno combattuto contro l’occupazione USA in Iraq. Ricominceranno.
L’assassinio diretto di un comandante della statura di Soleimani esige una reazione iraniana, almeno di dimensioni similari. Tutti i generali e gli alti politici statunitensi che viaggiano in Medio Oriente o altrove dovranno adesso guardarsi le spalle. Non ci sarà per loro alcuna sicurezza, in nessun posto.
Nessun politico iracheno potrà più dichiararsi favorevole al mantenimento della presenza statunitense nel paese. Il Primo ministro iracheno Abdel Mahdi ha chiesto una riunione di emergenza del Parlamento per chiedere il ritiro di tutte le truppe statunitensi:
" «L’assassinio premeditato di un comandante iracheno è una violazione dell’accordo. Può scatenare una guerra in Iraq e nella regione. E’ una chiara violazione delle condizioni per la presenza statunitense in Iraq. Chiedo al Parlamento di assumere le misure necessarie» ".
Il Consiglio per la sicurezza nazionale dell’Iran è in riunione con il leader supremo Ali Khamenei per «valutare le opzioni di risposta». Ve ne sono parecchie. Gli Stati Uniti hanno soldati dislocati in molti paesi intorno all’Iran. Oramai nessuno di essi sarà più al sicuro.
L’ayatollah Ali Khamenei ha reso pubblica una dichiarazione nella quale si fa appello a tre giorni di lutto nazionale, e poi a rappresaglie.
" «Il suo ritorno a Dio non pone fine al suo cammino né alla sua missione», dice il comunicato, «ma una forte vendetta attende i criminali le cui mani grondano del loro sangue e del sangue degli altri martiri della scorsa notte» ".
L’Iran modulerà la sua risposta sul calendario politico. Il presidente statunitense Donald Trump avvierà la sua campagna di rielezione con truppe USA ovunque sotto minaccia. C’è da attendersi che incidenti come l’attentato alla caserma di Beirut nel 1983 [241 soldati USA uccisi] possano ripetersi dove Trump sarà più vulnerabile.
Trump imparerà che uccidere un nemico è la parte facile della guerra. Il difficile viene dopo.
Nel 2018, Soleimani rispose pubblicamente ad un tweet col quale Trump aveva minacciato l’Iran:
" Signor Trump, giocatore d’azzardo ! […] Lei ben conosce la nostra potenza e le nostre possibilità nella regione. Lei sa quanto siamo potenti nella guerra asimmetrica. Venga pure, la aspettiamo. Siamo noi i veri uomini sulla scena, per quanto la riguarda. Lei sa che una guerra significherebbe la perdita di ogni sua capacità. Lei può ben cominciare la guerra, ma saremo noi a determinarne la fine ".
Da maggio 2019, gli Stati Uniti hanno dispiegato almeno altri 14 800 soldati in Medio Oriente. Nel corso degli ultimi tre giorni, sono giunte altre forze aerotrasportate e altre forze speciali. Gli Stati Uniti hanno chiaramente previsto una escalation.
Soleimani sarà sostituito dal generale di brigata Ismail Ghani, un veterano della guerra Iran-Iraq che da decenni è attivo nella Forza al Quds e ha combattuto contro l'ISIS in Siria. È un ufficiale di uguale statura e capacità.
Le politiche e gli aiuti dell’Iran ai gruppi stranieri si intensificheranno. Gli Stati Uniti non hanno niente da guadagnare dal loro attacco, ma ne sentiranno le conseguenze nei decenni a venire. D’ora in poi la loro posizione in Medio Oriente sarà fortemente limitata. Altri si faranno avanti per prendere il loro posto.
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